L’emisfero nord sta diventando sempre più forte nel panorama rugbistico internazionale. Più forte significa anche più attrattivo, cosa che non è sfuggita ai piani alti della federazione ovale sudafricana che già da qualche anno ha iniziato una lenta ma costante transizione che li ha portati prima fuori dal Super Rugby con le loro quattro franchigie più forti. Ora, addirittura, gli Springboks vengono periodicamente accostati al Sei Nazioni. Recentemente, Rassie Erasmus si è espresso molto a favore di un ingresso degli Springboks nel torneo, ma ha successivamente chiarito che la vittoria dell’Italia contro il Galles ha chiuso le discussioni su una possibile sostituzione. Si è però pronunciato a favore dell’idea di un torneo allargato. C’è da dire che questa è una storia vecchia che viene fuori ogni anno: l’Italia perde le partite iniziali del Sei Nazioni e la stampa mette in dubbio la sua presenza nel torneo. Questa volta è stato il Daily Mail qualche settimana fa a vociferare di un’uscita dell’Italia, condita da una possibile sostituzione con il Sud Africa a partire dal Guinness Six Nations 2025. Probabilmente la vittoria sul Galles ha rasserenato gli animi di tutti, ma recentemente la SARU ha rinnovato il contratto con il Rugby Championship solo fino al 2025. Un rinnovo di breve durata, che combacierebbe più o meno con il termine dell’accordo dell’Italia (2024). Il board del Sei Nazioni ci ha tenuto a stemperare gli animi con un comunicato ufficiale nel quale sancisce la non-volontà di modificare il torneo o le sue concorrenti. Inoltre risulta difficile credere che in un’eventuale votazione per decidere il futuro del torneo l’Italia si auto-escluda, e che la Scozia voti per tornare ad essere l’indiziata speciale a vincere quasi ogni anno un pratico utensile da cucina. Il tema è, a livello filosofico: tenersi una nazione che non vince quasi mai o portarne dentro una che vincerebbe fin troppo? Andy Farrell, coach dell’Irlanda, ha le idee chiare: l’Italia U20 sta facendo bene da anni e presto si vedrà anche in nazionale maggiore, e in più il torneo è già lungo e logorante così.

La tentazione dell’emisfero nord per il Sud Africa
In termini di federazione rugbistica, i campioni del mondo sono chiaramente radicati nell’emisfero sud. Tuttavia, già da qualche anno hanno cominciato a occhieggiare al Nord in termini di club, prima con l’ingresso di due squadre in Pro12 (Southern Kings e Cheetahs) e poi con l’ingresso delle quattro franchigie del Super Rugby nello URC (Bulls, Sharks, Stormers, Lions). Questa mossa li porta verso il nord come area di influenza, sfruttando l’appartenenza allo stesso fuso orario e sganciandosi dalla SANZAAR. Questo potrebbe far presagire un futuro coinvolgimento di qualche tipo anche per gli Springboks, anche se siamo nel campo delle speculazioni. A chi converrebbe questas mossa? Per la SARU, partecipare a una competizione nell’emisfero nord sarebbe una vittoria sotto svariati punti di vista. In primis in termini di soldi: i notevoli guadagni di un potenziale torneo che li includesse sarebbero linfa vitale nelle casse di un movimento che il COVID-19 ha piegato. Inoltre, il premio in Euro o Sterline farebbe gola a una nazione la cui valuta (Rand) sta perdendo valore. A guadagnarci sarebbero anche i tifosi sudafricani: giocare nel sud significa vedere le partite spesso a orari molto scomodi del giorno e della notte. Fra Johannesburg e Brisbane ci sono 8 ore di fuso orario di differenza, mentre sono 5 fra Pretoria e Buenos Aires. Se giocassero nel nord avrebbero 1-2 ore di differenza con le principali nazioni. Con quasi 60 milioni di abitanti pronti a interrompere qualsiasi cosa stiano facendo per vedere giocare gli Springboks, si tratta di una enorme audience potenziale: possiamo immaginare che il board di CVC non intenda lasciarsi sfuggire questa possibilità. Infine, bisogna menzionare l’argomento-campionato: lo United Rugby Championship, dove giocano anche le franchigie sudafricane, stabilisce gli incontri di modo da non sovrapporsi alle finestre internazionali. Se il Sud Africa fosse coinvolto anche a livello di nazionale, non avrebbe i problemi di sovrapposizione fra partite delle franchigie e degli Springboks come invece avviene adesso. Tutte speculazioni, ma di sicuro non prive di attrattiva per la SARU.

Ingresso nel 6 Nazioni: un’idea che non ha convinto molto
Il rumour principale riguardo a questa migrazione della SARU verso il NH è stato quello di un coinvolgimento nel Sei Nazioni. Alcuni tifosi vedrebbero sicuramente di buon occhio un ingresso del Sud Africa nel torneo più vecchio del mondo, pregustando battaglie annuali con gli Springboks. Le rispettive federazioni però non sarebbero per forza dello stesso avviso. L’ingresso del Sud Africa, infatti, ridurrebbe per ciascuna gli incassi derivanti dal torneo. I premi in denaro del Sei Nazioni sono tarati in base all’ordine di arrivo: il primo classificato vince 5 milioni di sterline, 6 se si tratta di un grande slam (i.e. le vince tutte), mentre il secondo ne vince 3.5. Le vincite in denaro sono linfa vitale per federazioni piccole come quella scozzese, che infatti sta cercando di raffreddare gli animi a riguardo. Non è però l’unica: anche l’Irlanda sembra poco convinta dall’idea di avere gli Springboks nel suo giardino. Per tutte le federazioni si tratterebbe di una minor possibilità di portare a casa soldi e potenzialmente un trofeo. In aggiunta, viaggiare fino a Cape Town, Pretoria o Johannesburg non è per nulla comodo se fatto su base annuale. Mentre noi la guardiamo dal divano, giocatori e staff dovrebbero farsi dalle 12 alle 16 ore di aereo per ogni trasferta. Muovere una squadra nazionale costa già decine di migliaia di euro fra giocatori e staff, cifra che aumenterebbe inesorabilmente se la trasferta dovesse aver luogo in uno dei paesi più a sud del mondo. C’è, però, una voce importante che avrebbe sicuramente da guadagnare con l’ingresso del Sud Africa nel torneo, ed è quella di CVC, il colosso del broadcasting che nel 2021 ha comprato 1/7 del Sei Nazioni e una fetta dello URC. Per chi trae profitto dalla trasmissione di partite di interesse internazionale, gli Springboks sono una miniera d’oro. Associarli annualmente a molte delle nazioni più forti del mondo in un torneo annuale sarebbe un guadagno netto impossibile da ignorare. Va detto che non c’è, per ora, nessuna intenzione da parte del Sei Nazioni di modificarsi per accomodare l’ingresso dei sudafricani.

Un torneo a sette è proibitivo su vari fronti
Si è vociferato di un possibile torneo a sette squadre. È impensabile? Ho provato a simulare come sarebbe usando il minor numero di voli possibile, riposo ogni due turni, metà partite in casa, alternanza home/away. È stata dura e non sempre sono riuscito a rispettare tutte le necessità. In più in sette ci sarebbe una squadra che riposa ogni turno: ho dunque stabilito come altra regola che il Sud Africa giochi le prime tre partite in trasferta e le seconde tre in casa, e riposi nel turno centrale per garantire il rimpatrio degli atleti senza fretta. Inoltre ho messo il turno di riposo per l’Italia all’ultima giornata, controvoglia, per garantire che il titolo venga assegnato all’ultima con scontri di simile livello – sappiamo che farebbero così. Ecco il calendario ipotetico:
- W01: Scozia-Sud Africa, Inghilterra-Italia, Francia-Irlanda, riposa: Galles
- W02: Italia-Sud Africa, Irlanda-Inghilterra, Galles-Francia, riposa: Scozia
- W03: Turno di riposo
- W04: Irlanda-Sud Africa, Inghilterra-Galles, Scozia-Italia, riposa: Francia
- W05: Inghilterra-Scozia, Italia-Francia, Galles-Irlanda, riposa: Sud Africa
- W06: Turno di riposo
- W07: Sud Africa-Inghilterra, Francia-Scozia, Italia-Galles, riposa: Irlanda
- W08: Sud Africa-Francia, Scozia-Galles, Irlanda-Italia, riposa: Inghilterra
- W09: Turno di riposo
- W10: Sud Africa-Galles, Inghilterra-Francia, Scozia-Irlanda, riposa: Italia
Il torneo diventerebbe di 10 settimane: un lasso di tempo lungo, provante, e non gradito dai club europei che perderebbero i loro migliori giocatori per tutto questo tempo. In aggiunta, questo farebbe slittare le partite dei campionati e delle competizioni europee come Champions e Challenge cup di qualche settimana in avanti, rischiando di finire le stagioni troppo tardi. Chiaramente queste perplessità espresse da vari allenatori e giocatori verrebbero probabilmente cestinate se i premi in denaro per le squadre partecipanti dovessero quadruplicare.
Un altro scenario possibile
Se il Sud Africa volesse partecipare alle competizioni dell’emisfero nord anche con gli Springboks, si potrebbe pensare di utilizzare le finestre internazionali estiva e di Novembre. I test match di Novembre, in particolare, sono stati sperimentati in formato-competizione durante la pandemia con l’Autumn Nations Cup. Questa coppa è sembrata subito a tutti un beta-test per qualcosa di più strutturato, cosa che con l’ingresso del Sud Africa potrebbe avvenire. Il formato era interessante: due gruppi, e successive partite fra le pari-classificate dei due gruppi per ottenere una classifica finale. Se entrambe le finestre internazionali fossero così sfruttate ci sarebbero un totale di 6 test match a disposizione per un eventuale competizione che coinvolgerebbe squadre di Tier 1 e 2. Se ogni squadra dovesse giocare sei test match, questo allargherebbe le possibilità a due gruppi da 6 squadre (5 partite ciascuna, più partita finale per il piazzamento generale). Con un totale di dodici squadre si creerebbe una competizione più inclusiva con scontri fra nazionali di Tier 1 e 2 che tanto mancano nel panorama internazionale. Springboks a parte, le principali indiziate all’inclusione sarebbero, ovviamente, provenienti dal Rugby Europe: Georgia, Portogallo, Spagna, Romania per fare degli esempi. Si potrebbe poi invitare 1-2 squadre dell’emisfero sud come All Blacks, Australia, Giappone, Fiji e Tonga per completare i gruppi, cambiando gli inviti su base annuale. Sempre ricordando che si tratta di speculazioni da appassionato, non sembra così difficile pensare che strutturare le finestre internazionali in una competizione porterebbe maggiore crosstalk fra Tier 1 e 2, nonché maggiori profitti alle varie federazioni, facendo crescere il movimento. Qualunque sia la direzione che il rugby sta prendendo nell’emisfero nord, la speranza è quella che non sia un tentativo di fare del gatekeeping, preservando lo status quo ed escludendo chi sta sotto. Per uno sport che si fregia della sua inclusività a livello umano, sarebbe bello vedere delle azioni in questa direzione corrispondere alle parole.
3 pensieri riguardo “È possibile inserire gli Springboks nel rugby dell’emisfero nord?”