Questo articolo non è per gli appassionati di rugby, ma per quelli che vorrebbero diventarlo. Perché seguire il mondiale? Ecco quattro ragioni.
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Il torneo iridato
Ci sono i mondiali di rugby da inizio settembre, ma in quanti fuori dalla bolla della palla ovale se ne sono accorti? Per chi, come chi vi scrive, la Webb Ellis Cup rappresenta il momento più atteso nell’arco di 4 anni, è inconcepibile che si possa ignorarne l’esistenza. Eppure il rugby, soprattutto in Italia, è uno sport ancora molto di nicchia anche se i vari Lo Cicero e Castrogiovanni sono andati più volte in televisione e a suo tempo l’ingresso nel Sei Nazioni attirò molti curiosi. Ecco dunque un articolo pensato per voi, neofiti di questo sport, per suggerirvi alcuni motivi per guardare quella partita che state considerando se guardare o no, fosse anche per mancanza di alternative.

I “flying fijians” scuotono il mondo
Se siete amanti del rugby sapete che i fijiani son una categoria di esseri umani di cui dovreste avere grande timore. Non importa in che ruolo giochino, dall’ala fino alla seconda linea sono più o meno tutti grossi, e c’è un metro e mezzo di larghezza fra una loro spalla e l’altra. Nonostante la disciplina e l’organizzazione non siano esattamente gli ingredienti più abbondanti nella ricetta, prima del mondiale hanno saputo battere l’Inghilterra a casa sua, nel tempo del rugby di Twickenham. Quest’anno questa nazione fatta di più di 300 isole e meno di un 1 milione di persone ha infatti prodotto una squadra di rugby capace di scuotere anche gli animi più democristiani delle valutazioni sportive.

Persa la prima di pochissimo (32-26) contro il Galles a causa di un errore di handling costato carissimo, hanno saputo rigirare la narrativa come si flippa un pancake vincendo contro l’Australia alla seconda (22-15). Al momento al secondo posto del girone, devono affrontare Georgia e Portogallo, due nazioni inferiori a loro nel ranking mondiale. Le possibilità di arrivare ai quarti di finale sono concrete: il Galles deve giocare con Australia e Georgia, due squadre toste e ricche di talento. L’Australia deve giocare con il Galles e il Portogallo, ma avendo perso con le Fiji, in caso di parità di punti gli sarebbe dietro in classifica. Insomma, siamo tutti prontissimi per un quarto di finale dal sapore isolano, contro una fra Inghilterra, Giappone e Argentina.

La nouvelle vague italiana spaventa i piani alti
Per la prima volta da quando ci sono i mondiali di rugby (1987), l’Italia si trova fra le squadre indiziate dai media internazionali per creare l’attesissimo big upset che tutti sperano di vedere nelle competizioni internazionali sportive. Bradbury che vince nel pattinaggio a Salt Lake City nel 2002, la Germania che vince 1-7 a Belo Horizonte contro il Brasile nel mondiale di calcio in Brasile del 2014… Esempi di big upsets. L’Italia, tradizionalmente agnello sacrificale per i forti del rugby e mano che po’ esse fero per i meni forti, è in girone con la Francia e gli All Blacks. Due squadre impossibili da battere o quasi per gli azzurri, ma guardando i precedenti recenti dallo svecchiamento della selezione azzurra (circa 2021) ci sono due indizi.

Il primo: la sconfitta bruciante per 24-29 del Sei Nazioni 2023 contro la Francia, dove l’Italia a momenti la vince nell’ultima azione. Il secondo: il test match del 2021 contro gli All Blacks (poi finito 9-47 per i neozelandesi) dove gli azzurri sono riusciti a inchiodare i kiwi sullo 0-0 per ben 28′ minuti di partita con una masterclass difensiva inedita per noi, mostrando a tutti di che pasta erano fatti quei nuovi ragazzini. Lo disse, nell’intervista post-partita, perfino Sam Cane (capitano degli All Blacks in quell’occasione) facendo i complimenti al nostro giovane capitano Michele Lamaro. Nel mezzo, fra questi due momenti dello spazio-tempo, anche l’indimenticabile vittoria 21-22 contro il Galles arrivata a Cardiff nel Marzo 2022 per la prima volta nella storia. Assieme ad essa, una vittoria contro Samoa per 49-17 a Padova e la strabiliante vittoria 28-27 contro l’Australia a Firenze, entrambe nel Novembre 2022. Siamo pronti per dare finalmente fastidio ai potenti?

Quest’anno forse tocca al Nord
I mondiali di rugby sono un affare dell’emisfero sud, che ci piaccia o no. Solo l’Inghilterra nel 2003 è riuscita a spezzare questo incantesimo, con il trofeo negli altri anni barricato fra le segrete di Sud Africa (3), Australia (2) e Nuova Zelanda (3). Quest’anno però le cose sono cambiate: l’Irlanda, che storicamente non ha mai superato i quarti, è prima nel ranking mondiale. E non solo: la Francia si trova al terzo posto, la Scozia al quinto, e l’Inghilterra nonostante lo scivolone rispetto al 2019 si trova comunque al sesto posto. Quattro nazioni in sei posti che dovrebbero garantire all’emisfero nord una seria fat chance di avere una squadra in finale del torneo.

Dal 2003 (anno di introduzione del ranking) ad oggi, la governance è stata quasi totalmente appannaggio di Nuova Zelanda e Sud Africa con alcune brevissime interruzioni tipo quella dell’Irlanda nel 2019 appena prima della coppa del mondo di Giappone 2019. Da circa un anno però, l’Irlanda è solidamente al comando di questa classifica con il Sud Africa al secondo posto. Riusciranno i verdi a superare i quarti di finale, vincere una semifinale, e giocare una finale mondiale? Dai che in fondo ci state sperando un po’ tutti. E se non fossero gli irlandesi, le probabilità che in finale ci arrivino i francesi spinti dal pubblico di casa e dalle infinite scelte di qualità nella rosa sono comunque molto alte.

Degli underdogs più forti del solito
No, non sto parlando della Romania che purtroppo ha passato i primi due turni del mondiale a prendere schiaffi a destra e a manca dalle due squadre più forti del mondo (Irlanda e Sud Africa), pace all’anima loro. Sto parlando di Portogallo, Chile, Georgia e Uruguay. Queste nazioni si sono guadagnate il mondiale con le unghie, il sangue e il sudore, e sono più forti oggi che mai. Il Chile ha vinto contro gli Stati Uniti una partita secca che nessuno pensava nelle loro possibilità. La nazionale dei condores è composta interamente da giocatori del Selknam di Santiago del Chile, una franchigia che affronta la Superliga Americana de Rugby (SLAR). Questa competizione ha innalzato il livello in Sud America al punto di permettere ai cileni di strappare un biglietto mondiale contro una squadra come gli USA che pensava di avercela già in tasca.

Come per il Chile, anche per l’Uruguay la SLAR ha innalzato il livello di gioco di molti giocatori che oggi compongono la selezione celeste che ha impensierito perfino la Francia nel secondo round del torneo. Il Portogallo ha saputo tenere a bada un Galles non esaltante perdendo per 26-8 una partita dove per larghi tratti è sembrato poterla tenere, con tigna e determinazione. La Georgia, infine, è forse la rolls royce di queste quattro squadre: confinati nel Rugby Europe ma fuori categoria per quel torneo, i lelos al mondiale vogliono impressionare. Alla prima hanno fatto un passo falso contro l’Australia, ma ora affrontano Portogallo, Galles e Fiji, tutte squadre che hanno battuto in passato.
