Dopo le edizioni del 2011 e del 2015, il Mondiale di Rugby Under 20 torna in Italia ospitato tra Rovigo, Viadana, Calvisano e Verona. In questa edizione ha vinto il Sud Africa che torna al successo 13 anni dopo i Junior Boks di Stephen Kitshoff, Pieter-Steph du Toit e Handre Pollard. Le previsioni della vigilia non davano il Sud Africa tra le super favorite per la vittoria finale soprattutto a causa del Rugby Championship under 20 chiuso recentemente al terzo posto. Quindi è stato un po’ più sorprendente il dominio con cui sono arrivati al successo: quasi 50 punti segnati a partita e vittorie con uno scarto medio di più di 30 punti. Tre giocatori (Hlekani, Pead e Jooste) sono stati anche invitati da Erasmus nel gruppo degli Springboks che stanno preparando il Rugby Championship.

Beauden Barrett, TJ Perenara, Brodie Retallick, Owen Farrell, George Ford, Elliot Daly, Eben Ezebeth, Siya Kolisi, Thomas du Toit, Michael Hooper, Liam Williams, Thomas Ramos, Blair Kinghorn, Garry Ringrose, Tomos Williams: sono solo alcuni dei nomi usciti dai due precedenti mondiali under 20 italiani.
Ovviamente è molto difficile dire chi si potrà unire ai nomi di questa lista tra una decina di anni, ma proviamo a passare in rassegna quali giocatori tra le 12 squadre impegnate nel torneo si sono particolarmente distinti.
- 1- Diego Correa ARGENTINA
- 2- Kepu Tuipulotu INGHILTERRA
- 3- Tomas Rapetti ARGENTINA
- 4- Xavier Treacy NUOVA ZELANDA
- 5- Riley Norton SUD AFRICA
- 6- Bathobele Hlekani SUD AFRICA
- 7- Harry Beddall GALLES
- 8- Mikheili Shioshvili GEORGIA
- 9- Hassiem Pead SUD AFRICA
- 10- Vusi Moyo SUD AFRICA
- 11- Jaco Williams SUD AFRICA
- 12- Felipe Ledesma ARGENTINA
- 13- Cooper Roberts NUOVA ZELANDA
- 14- Cheswill Jooste SUD AFRICA
- 15- Sydney Harvey AUSTRALIA
- Italia
1- Diego Correa ARGENTINA
L’Argentina under 20 vista in questo mondiale è tornata “alle origini” basando il successo di un torneo chiuso al terzo posto su una mischia dominante e abrasiva. Uno dei tre titolari in prima linea (che vedeva a tallonatore Tadeo Ledesma-Arocena, figlio del leggendario Mario) è stato il pilone sinistro classe 2005 che gioca nei Dogos nel Super Rugby America. Misure quasi da pilone destro (1.88m x 127kg) gli hanno permesso di dominare in mischia ordinata tutti gli avversari che si è trovato davanti.
Honorable mention: Edouard Jabea Njocke FRANCIA
“Piloncino” compatto (1.80m x 118kg) classe 2006 del Racing 92, si è messo in mostra per il grandissimo dinamismo in campo aperto che gli ha permesso di segnare due mete nell’arco del torneo e di essere uno dei migliori piloni del torneo come numero di placcaggi (41 con il 95% di successo).
2- Kepu Tuipulotu INGHILTERRA
Tallonatore di Bath con 8 presenze a livello seniores in questa stagione. Nato in Galles (ma la sua carriera giovanile si è svolta tutta in Inghilterra), è figlio di Sione mediano di mischia con 29 caps con Tonga e fratello minore di Sisilia pilone del Galles femminile. Ball carrier potente e dinamico, in questo mondiale è stato letale quando ha portato palla nei 5 metri avversari segnando 4 mete nell’arco del torneo. Ottimo timone per la maul, come tanti tallonatori moderni deve però migliorare il lancio in touche.
Honorable mention: Manumaua Letiu NUOVA ZELANDA
Tallonatore classe 2005 di Canterbury e dei Crusaders (con i quali ha già esordito in Super Rugby per una manciata di minuti) è stato il capitano della Nuova Zelanda arrivata seconda. Giocatore solido e forse meno appariscente di Tuipulotu, compensa la minor esuberanza in campo aperto con un lancio più consistente in touche, buone doti di leadership e una buona presenza nel gioco generale.

3- Tomas Rapetti ARGENTINA
Inizialmente non si era sicuri che avremo visto Rapetti in questo mondiale under 20: si pensava che potesse essere già convocato da Contepomi con la nazionale maggiore. Invece il pilone destro dei Pampas XV (pronto a trasferirsi a Tolosa nella prossima stagione) è stato un tassello fondamentale (anche con 3 mete) della prima linea dei pumitas che ha dominato le mischie di tutto il torneo. Senza dubbio l’appuntamento con la maglia dei pumas è solamente rimandato.
Honorable mention: Robson Faleafa NUOVA ZELANDA
Pilone destro solido (1.84 x 124kg), ha ancorato la mischia neozelandese per tutto il torneo soffrendo solo nel secondo tempo della finale contro il Sud Africa. Buona presenza difensiva ha mostrato una discreta mobilità in rapporto alla stazza.

4- Xavier Treacy NUOVA ZELANDA
Nato negli Stati Uniti, cresciuto in Australia ed arrivato in Nuova Zelanda solo nel 2024 per portare avanti la sua carriera rugbistica. Seconda linea non pesantissima (1.96m x 108kg) porta in campo ad ogni partita un work rate di altissimo livello, con un lavoro costante e importantissimo di pulizia delle ruck in attacco. Top 10 per carries (48), quinto per numero di placcaggi (54), ha anche segnato due mete ed è stato un tassello fondamentale della touche neozelandese.
Honorable mention: Tom Burrow INGHILTERRA
La star nel reparto di seconda linea inglese (e in generale nel torneo) avrebbe dovuto essere Junior Kpoku l’enorme giocatore del Racing 92 che ha collezionato 13 presenze in stagione che però non ha brillato come ci si sarebbe aspettato (anche a causa di un infortunio che lo ha tenuto fuori da semifinali e finali). Il miglior giocatore del reparto inglese si è rivelato Tom Burrow, seconda linea dei Sale Sharks con i quali ha già esordito in stagione in Premiership. Dimensioni importanti (2.03m x 117kg), ha svolto per tutto il torneo il lavoro sporco e in parte invisibile della seconda linea con l’aggiunta di un’ottima presenza come saltatore in touche.

5- Riley Norton SUD AFRICA
Citando RugbyPass: “faccia da ragazzo che vorresti che tua figlia ti porti a casa”. Nonostante sia un 2006, quindi al primo anno di under 20, è già il capitano della squadra vincitrice del mondiale. La leadership è senza dubbio una sua dote naturale visto che l’anno scorso è stato anche il capitano della nazionale under 19 sudafricana di cricket. Seconda linea dall’enorme work rate, ha messo a segno 63 placcaggi in tutto il torneo (terzo assoluto) di cui 23 nella sola finale contro la Nuova Zelanda. In generale è stato un giocatore eccellente in tutte quelle cose piccole e oscure che spesso non finiscono nei tabellini.

6- Bathobele Hlekani SUD AFRICA
Classe 2005, ha già esordito negli Sharks negli ottavi di finale dell’ultima Challenge Cup. Ball carrier straripante e dalle dimensioni enormi (1.93m x 115kg), è stato uno delle armi fondamentali per mettere l’attacco sudafricano sempre sul piede avanzante. Le statistiche non rendono a pieno la devastante potenza che mette a terra ad ogni carica rendendo sempre necessari almeno due uomini per fermarlo, il tutto amplificato dal fatto che viene spesso utilizzato nella profondità a ricevere calci lunghi e caricare la linea avversaria in piena velocità. Oltre al lavoro visibile nel portare avanti il pallone ha effettuato anche un ottimo lavoro “sporco” placcando ed essendo sempre presente nel pulire i raggruppamenti.
Honorable mention: Antoine Deliance FRANCIA
Flanker classe 2005 di Lione, è stato una delle ancore difensive della Francia quarta classificata. Secondo miglior placcatore del torneo con 72 placcaggi e il 94% di successo. Nonostante la buona stazza fisica (1.92m x 99kg) ha fatto vedere di dover ancora migliorare in attacco e palla in mano.
7- Harry Beddall GALLES
Coraggioso e inesauribile capitano di un Galles che chiude il mondiale all’ottavo posto. Classe 2005 dai Leicester Tigers con i quali in questa stagione ha esordito a livello seniores in Premiership Rugby Cup per poi scendere in Championship in prestito ad Hartpury. La prossima stagione tornerà in Galles ai Dragons. Macchina da placcaggi (nell’ultimo Sei Nazioni under 20 ne ha messi a segno 34 in una sola partita contro l’Irlanda) in questo torneo è stato il giocatore che ne ha effettuati di più (83 di cui 7 dominanti). Oltre a questo è una presenza costante e asfissiante al breakdown e, a dispetto delle misure non enormi (1.78m x 95kg), si è messo in evidenza anche come portatore di palla con 41 carries (top 15 nel torneo) e 94 metri fatti dopo il contatto.
Honorable mention: Freddy Douglas SCOZIA
Il capitano della Scozia è senza dubbio uno dei giocatori con più esperienza di questo torneo: ha 7 presenze in questa stagione con Edimburgo tra URC e Challenge Cup e, soprattutto, ha già esordito con la nazionale maggiore scozzese entrando dalla panchina contro il Portogallo nei test match autunnali 2024. Numero 7 “classico”, sono le statistiche difensive a saltare all’occhio: primo assoluto nel torneo per palloni rubati al breakdown (10) e quarto assoluto per numero di placcaggi (57).

8- Mikheili Shioshvili GEORGIA
Il numero 8 georgiano classe 2006 degli espoirs di Tolone ha dominato ogni classe statistica. In attacco: 7 mete totali (migliore del torneo), 56 palloni portati avanti (secondo assoluto) con 312 metri fatti, 33 difensori battuti e 265 metri fatti dopo il contatto. Sono state ottime anche le statistiche difensive: 48 placcaggi effettuati (dodicesimo assoluto) di cui 8 dominanti e 7 palloni rubati al breakdown (terzo assoluto).
Honorable mention: Elyjah Ibsaiene FRANCIA
Numero 8 classe 2006 di Bordeaux-Begles con i quali non ha ancora esordito tra i professionisti (tra i pochissimi tra i titolari francesi di questo mondiale). Giocatore longilineo (è ancora sotto i 100kg), ma ball carrier efficace sia nello stretto che in campo aperto (pochi carries ma molto redditizi con 14 difensori battuti e 122 metri dopo il contatto), ha messo in mostra anche buone doti tecniche (94% di passaggi riusciti).
9- Hassiem Pead SUD AFRICA
Probabilmente il giocatore di questo torneo. Mani, testa e piedi velocissimi che lo rendono una minaccia costante palla in mano (312 metri guadagnati, solo Dupont nel 2016 ha fatto meglio di lui tra i mediani di mischia), soprattutto intorno ai raggruppamenti e un’opzione sempre disponibile sulle linee di sostegno dei compagni. In questo torneo ha segnato 6 mete (secondo posto assoluto) e ne ha assistite 5 portandolo ad essere coinvolto in 11 mete totali, miglior dato di sempre nella storia del mondiale under 20. In un’ottica di sviluppo futuro, anche pensandolo nel contesto del gioco sudafricano, deve migliorare il gioco al piede che per quantità e qualità non sembra essere del livello degli altri fondamentali.
Honorable mention: James Martens AUSTRALIA
Tra i numeri 9, al secondo posto della classifica dei metri guadagnati palla in mano dominata da Pead, si trova il mediano di mischia classe 2005 dell’Australia. Le misure sopra la media per un mediano di mischia (1.87m x 92kg) l’hanno aiutato a segnare 4 mete e ad essere una buona presenza anche difensiva con 3 placcaggi dominanti (migliore tra i mediani di mischia). Alla parte atletica ha unito anche un ottimo passaggio con il 96% di successo.
10- Vusi Moyo SUD AFRICA
La prima cosa che salta all’occhio è ovviamente il piede preciso e potente sia ai pali (anche dalla propria metà campo) sia nel gioco aperto grazie al quale è stato il miglior realizzatore di punti del torneo con 63 punti in 5 partite, per trovare un giocatore sudafricano che abbia segnato di più dobbiamo risalire ad Handre Pollard nel 2014. Oltre al piede ha dimostrato un buon atletismo che gli ha permesso di attaccare occasionalmente in prima persona e di non essere un problema per la squadra in difesa, anche se questi ultimi due aspetti non sono sicuro siano sufficienti anche ad un livello superiore. Se Pead è stato il motore della mediana e il giocatore che spesso ha verticalizzato l’azione sudafricana, Moyo è stato la mente razionale e ordinata della squadra (da notare che è un classe 2006 quindi al primo anno di under 20).
Honorable mention: Rico Simpson NUOVA ZELANDA
Apertura ed estremo con già 8 presenze nello scorso NPC con Auckland. Fisico longilineo (1.95m x 93kg) ha dimostrato di avere doti di distributore (96% di accuratezza nei passaggi), ma anche capacità di creare gioco in prima persona attaccando palla in mano (quinto per carries) aprendo opportunità per i compagni: è stato infatti il dominatore della classifica degli offloads con 15 (il secondo si è fermato a 9).

11- Jaco Williams SUD AFRICA
1.75m x 73kg, due presenze dalla panchina in questa stagione di URC con gli Sharks. Le statistiche offensive sono strabordanti: 4 mete, 10 difensori battuti, 8 line breaks, 284 metri guadagnati palla in mano. Velocità e gioco di piedi impressionanti uniti ad un’ottima consapevolezza delle proprie capacità atletiche ne fanno un’arma letale quando si è trovato un po’ di spazio a disposizione.
Honorable mention: Jack Bracken INGHILTERRA
Figlio del mediano di mischia campione del mondo 2003 Kyran, l’ala dei Saracens ha già esordito e segnato in Premiership Rugby Cup per poi essere prestato ad Ampthill in Championship dove ha segnato 7 mete in 6 partite. In questo mondiale ha segnato 5 mete (terzo dietro a Shioshvili e Pead) e totalizzato 10 line breaks e 16 difensori battuti. Grande istinto da finisher, buone abilità sui palloni alti e ottime linee di corsa a sostegno dei compagni, ancora altalenante in difesa, ha registrato un buon dato sui palloni rubati in ruck (5, terzo tra i trequarti).
12- Felipe Ledesma ARGENTINA
Capitano e leader by example dell’Argentina arrivata al terzo posto. Primo centro pesante (1.83m x 101kg) e ottimo ball carrier è stato la nota più positiva di questa Argentina fuori dalla prima linea. Il giocatore dei Pampas XV ha sempre messo il gioco dei trequarti sul piede avanzante con 51 carries totali (terzo assoluto), ma ha saputo essere anche un discreto distributore con il 93% di passaggi riusciti anche se non in un grande numero di casi.
Honorable mention: Malakye Enasio AUSTRALIA
Il giocatore dei Brumbies non doveva nemmeno essere sull’aereo per l’Italia, è stato un rimpiazzo dell’ultimo momento per un infortunio. Primo centro potente e con ottime linee di corsa in attacco: 3 mete segnate, 41 carries (top 15 del torneo) con 156 metri fatti dopo il contatto, 5 line breaks e pericolosissimo al breakdown in difesa con numeri di palloni rubati da terza linea: 9 turnovers totali (secondo assoluto, migliore tra i trequarti).

13- Cooper Roberts NUOVA ZELANDA
Centro di sostanza (1.88m x 97kg) e di qualità, unisce buone doti di corsa negli spazi allargati ad altrettanto buone doti di distribuzione. Ha già esordito con Otago nell’ultimo NPC.

14- Cheswill Jooste SUD AFRICA
Classe 2006, 1.75 x 73kg, accreditato di un 10.74 sui 100m. Su di lui si può fare un discorso simile a quello fatto per Williams, ma le statistiche sono anche migliori: 3 mete, 21 difensori battuti, 9 line breaks, 356 metri fatti. A questi due manca solo un caschetto per ricordarvi in modo inquietante (se siete un avversario) un’altra coppia di pericolosissime ali sudafricane.
Honorable mention: Frank Vaenuku NUOVA ZELANDA
Le misure (1.82m x 98kg) e le origini fijiane ci fanno capire che siamo di fronte ad un tipo diverso (ma non meno pericoloso) di ala. 32 palloni portati avanti, 332 metri fatti, 20 difensori battuti e 11 line breaks sono le sue statistiche offensive che ne certificano il buon mondiale giocato. Ha già esordito in NPC con Bay of Plenty e pare avere gli occhi addosso di tutte le franchigie neozelandesi in Super Rugby per la prossima stagione.
15- Sydney Harvey AUSTRALIA
Una minaccia costante palla in mano per tutti gli avversari dell’Australia. L’estremo classe 2005 nel giro anche della nazionale Seven ha impressionato per la velocità e l’elusività. Le statistiche offensive sono impressionanti: primo assoluto nel torneo per carries (65) con 459 metri guadagnati, 6 line breaks, 28 difensori battuti e 221 metri fatti dopo il contatto. Ha segnato 3 mete e messo in mostra anche un ottimo piede sinistro sia in gioco aperto che con 5 trasformazioni messe a segno.
Honorable mention: Josh Bellamy INGHILTERRA
Sarà il fatto di essere un giocatore degli Harlequins ma a me ha ricordato una specie di “mini Marcus Smith”. Estremo/Apertura (in questo mondiale ha iniziato tutte le partite da estremo concludendone alcune da apertura) classe 2005, nell’ultima stagione ha giocato 11 partite in prestito ai London Scottish in Championship. Giocatore elusivo, creativo ed estremamente pericoloso palla in mano come certificano i 51 carries (quarto assoluto nel torneo), gli 8 clean breaks (quinto) e i 9 offloads (secondo).

ITALIA
L’Italia ha chiuso questo Mondiale under 20 casalingo con un settimo posto, miglior risultato di sempre in questa competizione. Nonostante il risultato statisticamente ottimo, la percezione sulla prestazione generale dei giocatori italiani ha lasciato molti con l’amaro in bocca e l’impressione che si potesse ottenere risultati ancora migliori soprattutto sul piano del gioco.
Alcuni giocatori si sono comunque messi in luce in questo torneo: Enoch Opoku-Gyamfi: la seconda linea/numero 8 classe 2006 nata a Portogruaro che adesso milita nell’academy di Bath ha dato l’impressione di aver fatto un passo avanti rispetto all’ultimo Sei Nazioni di categoria in cui si presentava forse con delle aspettative troppo alte. Per prima cosa c’è l’impressione che sia migliorata la sua mobilità in giro per il campo e il suo work rate: in difesa ha effettuato 52 placcaggi (undicesimo assoluto, allo scorso Sei Nazioni nello stesso numero di partite erano stati 28), in attacco ha totalizzato 45 carries (decimo assoluto) anche se sia ha ancora la sensazione che tutto il suo potenziale fisico non venga ancora neanche lontanamente sfruttato al massimo. Rispetto al Sei Nazioni è migliorato anche il numero di minuti che riesce a stare in campo: al Sei Nazioni, nelle partite in cui ha giocato titolare, non ha mai superato i 61 minuti, al Mondiale è sempre stato sopra i 62 minuti.

Nelson Casartelli: l’esempio italiano di leader by example tanto da essere inserito nel XV ideale del Mondiale di RugbyPass. Miglior realizzatore di mete italiano con 4, è stato anche un inesauribile portatore di palla con 49 carries (sesto assoluto nel torneo). Ha continuato anche in questo Mondiale le ottime prestazioni prodotte durante lo scorso Sei Nazioni.

Giacomo Milano: per il giocatore che dal prossimo anno vedremo alle Zebre (con le quali ha già esordito) va sottolineato l’aspetto difensivo essendo il giocatore italiano che ha effettuato più placcaggi (53), dato che l’ha messo al settimo posto in questo Mondiale. Viste le dimensioni (1.92m x 110kg) andrebbe forse sfruttato di più anche in attacco dove in questo torneo si è visto poco.
Riccardo Casarin: il classe 2006, alla sua prima esperienza in under 20, si è messo in luce per le sue ottime doti difensive e per la solidità come ball carrier grazie anche al suo fisico compatto (1.78m x 98kg). Il dato più eclatante sono i 6 palloni rubati in ruck che lo collocano al quarto posto assoluto e al secondo tra i trequarti, a questi ha aggiunto anche 43 placcaggi dato che gli permette di stare nella top 20 del Mondiale.
Edoardo Todaro: la star di questa versione dell’Italia under 20. Il centro/estremo classe 2006 appena promosso nella senior academy dei Northampton Saints è il giocatore che ha fatto vedere le cose migliori in questo torneo. Costante minaccia per le difese avversarie palla in mano, ha messo insieme numeri paragonabili a quelli delle due ali sudafricane (con un attacco che ha creato molte meno occasioni): 2 mete a cui ha aggiunto anche 12 punti al piede, 35 carries con ben 416 metri fatti, 24 difensori battuti e 6 line breaks.

Francesco Braga: per ultimo resta il più giovane della rosa italiana e l’unico 2007. Apertura dal fisico ancora acerbo (1.72m x 74kg) ha esordito nella semifinale contro l’Australia davanti al pubblico della sua città con una prestazione (unita a quella contro il Galles nella finale 7/8 posto) che lascia molto ben sperare per il futuro. Eccellente piede che gli ha permesso di segnare 22 punti in due partite, in distribuzione ha fatto vedere un buon 96% di passaggi riusciti regalando anche un try assist.