Un sabato d’intrecci, di destini e di ambizioni. Un sabato emozionante, da qualunque lato lo si guardi. Per i tifosi, per il rugby italiano ed in particolare per un paio di giocatori. Sabato 20 gennaio si è infatti giocata la sfida per il primo posto nel girone di Challenge Cup tra Benetton Treviso e Montpellier. Abbiamo avuto l’occasione di seguirla direttamente dallo stadio, e con questo articolo cercheremo di portarvi con noi in quella fredda, ma splendida giornata di rugby.
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Tutto ciò che serve
C’erano tutti i presupposti perchè quel sabato di fine Gennaio divenisse una giornata memorabile: cielo sereno, poco vento ed un importante obbiettivo da centrare. E Treviso ci sta abituando bene in questa stagione, secondo posto in URC alle spalle della sola corazzata Leinster, prestazioni solide e convincenti in coppa e la convinzione che tutto ciò non sia soltanto un momento di forma passeggera. Dall’altra parte troviamo invece una squadra campione di Top14 nel 2021/22, con una rosa importante ed un giocatore chiave come Willemse al ritorno dall’infortunio. Montpellier che però si trova in una situazione complicata in campionato, all’ultimo posto e con un ruolino di marcia tutt’altro che importante e con un gioco che stenta a decollare anche dopo l’arrivo del nuovo allenatore Collazo. Già di per sè questi ingredienti sarebbero sufficienti per godersi un’ottima giornata di rugby, ma ci siamo dimenticati di parlare delle formazioni delle due squadre. Infatti, al contrario di quanto di solito accade soprattutto con le francesi, gli allenatori hanno messo nel mirino questa sfida e non hanno lesinato di schierare formazioni pressochè titolari per affrontare il match.
Ci si aspettava un match difficile, ma la confidenza dalla parte trevigiana è molta e già dal riscaldamento si percepiva tranquillità e decisione, e soprattutto chiarezza sugli obbiettivi. L’osservato speciale nel riscaldamento era però un altro giocatore, un mediano d’apertura che a soli 23 anni ha già sollevato un trofeo internazionale con Treviso – la Rainbow Cup nel Giugno 2021 – ed un Bouclier de Brennus, lo scudo che conquistano i vincitori del campionato francese Top14, con Montpellier nel 2022. Oramai avrete capito di chi stiamo parlando: Paolo Garbisi. Il suo riscaldamento individuale ha avuto come focus il gioco al piede, con evidenti istruzioni dallo staff: drop d’inizio indirizzati nei 22 avversari a circa 10 metri dalla linea di touche e up&under da posizione centrale del campo verso i 5 metri laterali al fine di contendere il possesso e continuare ad avere momento avanzante anche quando la difesa sta avendo un po’ la meglio – un po’ come il Sud Africa nel 2019. Nel piccolo team-run poco prima dell’inizio del match non si è ovviamente visto molto, anche se si poteva intuire quale sarebbe stato il gioco di Montpellier: verticalità e attacco vicino con gli avanti. Al contrario si poteva notare come il gioco di Treviso fosse più rapido, a prima vista quasi meno strutturato, e c’è un motivo per tutto questo, ma lo affronteremo dopo.
La partita: da intenditori
Conoscevamo gli ingredienti e la location, abbiamo potuto vedere da vicino la preparazione degli stessi, ma finchè non si calcia il primo drop non si può mai sapere che cosa verrà fuori. E ciò che è venuto fuori è stato un incontro estremamente intenso, giocato al massimo da entrambe le squadre, ma che ha visto uscirne vincitrice quella più cinica a sfruttare le occasioni e migliore nella lettura delle situazioni e dei momenti del match. La partita è cominciata subito al massimo, con un chiaro intento delle due squadre di indirizzarla sin da subito nel proprio terreno di gioco preferito. Non c’è stata una fase di studio, e le due squadre hanno sin da subito evidenziato la volontà di giocare nel campo avversario. Montpellier ha infatti usato molto bene le percussioni dei propri avanti per portarsi in zona pericolo per Treviso, e quando la squadra è sul piede avanzante Paolo Garbisi ci mette spesso del suo per gestire al meglio le cose scegliendo i giocatori giusti a cui passare il pallone e giostrando il gioco da dietro – lo si può vedere spesso indicare la direzione in cui andare o il giocatore da lanciare contro la difesa – e comunicare con i propri compagni il piano di gioco.
Ad inizio match si è anche messo in mostra con un paio di tentativi palla in mano, sia dalla profondità che da vicino alla linea difensiva, e con un calcio a seguire molto interessante che ha permesso a Montpellier di portarsi ben dentro l’area dei 22 trevigiani, da cui però non ne hanno cavato nulla. Nei 22 avversari infatti Montpellier non si rivela così efficace ed avanzante tanto quanto lo è in mezzo al campo, e lo è per due motivi: la prevedibilità del proprio gioco e l’aumento dell’intensità difensiva di Treviso sia nella salita della linea che nei punti d’incontro. Montpellier infatti nei 22 avversari adotta una tattica molto semplice: prendi la palla e vai dritto. Per quanto possa la fisicità dei propri giocatori essere il punto di forza di Montpellier, a questi livelli spesso non è sufficiente se non si varia un po’ lo spartito, magari utilizzando i trequarti al momento giusto.

D’altro canto la difesa di Treviso nei propri 22 metri è davvero eccezionale. La salita è molto aggressiva nei primi metri, per poi andare a scalare benissimo una volta che il pallone si sposta al largo, e soprattutto nei 22 i placcaggi sono raddoppiati molto più spesso che nel resto del campo, permettendo così ai fetcher trevigiani – Manuel Zuliani vi dice nulla? – di rubare palloni e guadagnare il possesso o un calcio di punizione a favore. Lo spartito dei primi 20 minuti rimane lo stesso, con le squadre che non riescono a portare a compimento la battaglia fisica e tattica. Almeno finchè non ci mette lo zampino un certo Manuel Zuliani, che con un calcetto su una palla vagante in seguito ad un box-kick di Alessandro Garbisi permette ad Albornoz di involarsi verso la meta e portare così il punteggio sul 10 a 0 al 21esimo minuto di gioco – precedentemente c’era stata una punizione a favore di Treviso.
Treviso continua ad accelerare, con la chiara intenzione di indirizzare definitivamente la partita dalla parte giusta. Dopo un forcing prolungato nei 22 avversari Treviso commette un’infrazione che potrebbe dare ai francesi un po’ di respiro. Montpellier si porta così lontano dalla propria zona rossa con una touche sulla metà campo alla ricerca di avanzamento tramite le solite penetrazioni verticali con gli avanti, ma la difesa di Treviso si fa trovare pronta, e la pressione ripaga: pallone vagante su un tentativo di una seconda linea di attacco e Ratave se ne impossessa, ringrazia tutti e va a segnare in mezzo ai pali per il momentaneo 17-0 in favore di Treviso.

A questo punto il match sembra ben sui binari per Treviso, che non riesce però ad affondare il colpo per merito anche di Montpellier, che con un sussulto d’orgoglio risponde a 5 minuti dalla fine del primo tempo segnando una meta su una disattenzione difensiva di Treviso. Si archivia così il primo tempo sul 17 a 5 per i padroni di casa. Il secondo tempo parte in maniera diversa dal primo: Montpellier spinge, aumenta il ritmo e l’intensità delle collisioni; i giocatori sembrano aver approfittato bene della pausa ed entrano in campo con tutt’altro piglio rispetto al primo tempo. Gli avanti mettono la squadra francese sul piede avanzante – Willemse davvero sugli scudi – e permettono anche a Paolo Garbisi di prendersi qualche libertà. Paolo ne approfitta e con un paio di giocate al piede ben assestate porta Montpellier nella metà campo trevigiana, e con un’altra penal-touche porta Montpellier nei 22 metri biancoverdi – rosanero per l’occasione. Piattaforma da cui poi Montpellier riuscirà a segnare grazie a continui avanzamenti degli avanti gestita con buon tempismo dalla mediana.
La partita è nuovamente in bilico: il punteggio è ora di 17 a 12. In questa circostanza lo staff trevigiano decide che è il momento giusto di far entrare forze fresche: tra il 45esimo ed il 49esimo minuto entrano in campo Michele Lamaro, Federico Ruzza, Tiziano Pasquali e Mirco Spagnolo. Ed è proprio in questi minuti che l’inerzia francese viene fermata, con il capitano – Michele Lamaro – che si rende protagonista di un jackal tanto spettacolare quanto tecnicamente perfetto ed importante e con gli altri subentrati che si fanno sentire in difesa rispedendo spesso al mittente le cariche francesi. Al 60esimo minuto Treviso allunga il proprio vantaggio con una punizione, portandosi così sul 20 a 12. Montpellier però non si dà per vinto, ed al 69esimo si porta ad un solo punto di distanza grazie alla meta di Karkadze al termine di una maul ben eseguita. Servono però soltanto 3 minuti a Treviso per rimettere a posto le cose e mettere il sigillo definitivo al match. Pallone recuperato splendidamente da Spagnolo, ottima transizione in attacco con Mendy e Umaga, e poi capolavoro ancora una volta di Michele Lamaro che con uno splendido offload lancia Albornoz nello spazio per la marcatura che chiude definitivamente il match.

L’osservato speciale
Lo aspettavano un po’ tutti. Chi con gioia e contentezza di veder tornare a casa il figliol prodigo e chi con un po’ di amarezza e rancore per ciò che sarebbe potuto essere. Tutti avevano almeno un occhio di riguardo per Paolo Garbisi: un po’ per il suo passato ed un po’ per lo scontro con il fratello Alessandro, che rendeva questa sfida ancora più speciale di quanto già non lo fosse. Tutti sappiamo cosa Paolo ha portato a Treviso, un trofeo ed una prestazione – proprio in finale di Rainibow Cup – che è ad oggi forse una delle sue migliori di sempre: una masterclass di gioco al piede e gestione dei tempi di gioco come poche ne abbiamo viste in Italia. E forse Garbisi stesso avrebbe voluto ripetere quella prestazione, ma così non è stato, ed è poi lui il primo ad ammetterlo nella conferenza stampa post-partita.
“Eravamo venuti qui per vincere, chiaramente siamo rammaricati. Abbiamo giocato con poca precisione nel primo tempo, soprattutto nel gioco al piede e qui mi assumo le mie responsabilità ma abbiamo lottato fino alla fine”
Paolo Garbisi
Paolo non ha offerto una buona prestazione, ha fatto qualche errore nel gioco al piede, ha sbagliato un calcio piazzabile ed in generale non ha espresso per 80 minuti il suo estro, ma lo ha fatto soltanto per brevi sprazzi. Superficialmente si potrebbe pensare che tutto ciò sia dovuto al suo utilizzo anche come primo centro e quindi ad una scarsa abitudine a giocare come mediano d’apertura, ma la realtà non è proprio così. Nella stagione in corso infatti ha giocato quasi sempre come mediano d’apertura, partendo titolare con la maglia N°1o ben 6 volte, contro le sole 2 con la N°12. Ha giocato più spesso come primo centro subentrando dalla panchina – 3 volte su 4 – o spostandosi a partita in corso – proprio come accaduto a Treviso – per lasciar spazio a Foursans o Carbonel, con i quali si sta combattendo la titolarità nel ruolo.

I problemi in realtà sono ben altri, e non sono imputabili a Garbisi: il gioco di Montpellier è in crisi da tempo oramai, e la partenza in Top14 è stata tra le peggiori mai registrate. In particolare contro Treviso si è vista una struttura di gioco molto ermetica e semplice, con poco spazio per inventare ed evidenti ordini dello staff di giocare secondo uno spartito ben privo di arie per i propri tenori. I trequarti in particolare fanno linee di corsa molto semplici e facilmente leggibili dalla difesa; si è visto molto raramente utilizzare una seconda linea di attacco, e anche gli attacchi da prima fase sono risultati sempre sterili di fronte ad una difesa organizzata come quella di Treviso. Proprio gli interpreti sono sembrati sfiduciati e poco lucidi: nel secondo tempo Montpellier perde una buona occasione saltando l’uomo in un 3 contro 2, buttando così alle ortiche la superiorità numerica.
Nel gioco aperto Garbisi si trova ad essere sempre in asse al vertice alto del pod formato dagli avanti, pronto a ricevere un pull-pass ma senza poi avere reali alternative d’attacco, trovandosi quindi costretto o ad attaccare la linea o ad allargare il pallone per i suoi compagni di reparto, quasi sperando in una superiorità numerica o affidandosi alle individualità dei compagni. Quello che è stato sempre un punto di forza di Paolo Garbisi è il gioco tattico al piede, ancora più dei calci piazzati – fondamentale in cui attualmente non è nella forma migliore. Ci ricordiamo tutti la sua prestazione contro i Bulls in finale di Rainbow Cup, oppure quella contro il Galles nell’epica vittoria nel 6 Nazioni 2022. Calci di spostamento ben calibrati, a togliere pressione dalla propria zona rossa e mettendone agli avversari mantenendo il territorio a proprio favore. Ecco, con Montpellier Garbisi non riesce a trovare questo estro, e non possiamo sapere il reale motivo, ma certamente il piano di gioco non sembra poter garantire una simile libertà, o perlomeno non a questo punto dell’evoluzione da parte del nuovo coach Collazo.
I calci di Garbisi, come già accennato in precedenza, si limitano ad essere di alleggerimento dai propri 22 metri o degli up&under indirizzati nei 15 metri laterali per poter essere contesi. Questi calci vengono utilizzati per mantenere un avanzamento anche quando la difesa pare avere la meglio, e Paolo spesso li esegue bene, permettendo a Montpellier di portare una buona pressione, e in qualche occasione di recuperare palla. Con Montpellier Garbisi si trova spesso nella condizione di dover difendere la profondità assieme ad un’ala o all’estremo. In queste occasioni è stato sfidato da Treviso, ma non si è fatto quasi mai cogliere impreparato, tranne in un’occasione in cui sia lui sia Lam erano fuori posizione e hanno permesso a Smith di recuperare il proprio calcio addirittura senza saltare. Insomma, Montpellier è una squadra in difficoltà che sta cercando di ritrovare confidenza, ma che fatica a trovare continuità di risultati e prestazione, come ha sottolineato lo stesso Garbisi.
“Perdere queste partite ti da fastidio, perchè hai un po’ l’impressione di fare un passo in avanti, uno indietro e poi di nuovo uno in avanti. È vero che nelle ultime 7 partite ne abbiamo vinte 5 […] però è anche vero che siamo ancora ultimi in Top14 e questa è una cosa che va velocemente identificata, perchè se arrivi ultimo retrocedi. E nessuno vuole giocare la ProD2 l’anno prossimo”
Paolo Garbisi

Quello che tutti noi tifosi speriamo è di ritrovare la migliore versione di Paolo dove conta realmente per noi, e cioè quando indossa la maglia azzurra. A riguardo gli abbiamo domandato in conferenza stampa se avesse già avuto un colloquio con il nuovo Head Coach della Nazionale – Gonzalo Quesada – e se sapesse già come sarebbe stato utilizzato, se da 12 o 10.
“È venuto a trovarmi a Montpellier un mesetto fa, ma non abbiamo parlato di questo. Abbiamo parlato un po’, mi ha spiegato quello che è un po’ il suo progetto, e l’ha fatto con tutti quelli che giocano all’estero eh, non solo con me [ride]. Abbiamo parlato di quello che si aspetta da noi e di quello che vuole fare in campo e fuori, ma non abbiamo parlato di me nello specifico.”
Paolo Garbisi
Parlando della nazionale e rispondendo anche ad altre domande su quest’argomento Paolo è sembrato deciso e volenteroso di giocare con la maglia Azzurra. Non possiamo essere nella sua testa, ma magari cambiare ambiente e riunirsi con un gruppo affiatato come quello della nazionale con rinnovati obbiettivi e ambizioni può sicuramente far bene a Paolo ed alla Nazionale stessa; e magari restituirà anche a Montpellier un Garbisi ancora più forte ed in grado di trascinarli come nell’annata della vittoria del Top14.
E ora arriva il bello
La giornata è giunta al termine, il caldo sole pomeridiano ha lasciato spazio ad un pungente freddo invernale, che non ha però intaccato gli animi dei tifosi e dei giocatori, entrambi restati fino a tardi a godersi la vittoria ed il passaggio del turno. Ma soprattutto a godersi l’idea che potenzialmente Treviso si giocherà il proprio percorso di Challenge Cup verso la finale di Londra tutto in casa, a Monigo; in quello che è diventato un vero e proprio fortino. Lions e Gloucester permettendo, avere ottavi, quarti e semi-finale come match casalinghi è un vantaggio non indifferente, e ciò può permettere ai tifosi di sognare, ma non troppo. La stagione è infatti ancora lunga, con il 6 Nazioni in mezzo ed un campionato di URC anch’esso affrontato con altissime e chiare ambizioni.

Se c’è una cosa di cui Treviso può però andar fiero è la profondità della propria rosa, che permette di fare turnover senza farlo realmente, poichè la quasi totalità degli atleti sono di livello altissimo e permettono di non far scendere l’asticella delle prestazioni. I giovani dello scorso anno sono cresciuti ed ora sono praticamente titolari – vero Izekor? – ed i giovani inseriti in rosa quest’anno sono di assoluto livello, con Mirko Spagnolo davvero sugli scudi, dando così tanti bei piacevoli grattacapi allo staff. Non soltanto la profondità della rosa, ma Treviso ha anche dimostrato di saper adattare il proprio piano di gioco rispetto all’avversario che ha davanti. Per molti infatti questa partita potrebbe quasi essere sembrata un’involuzione rispetto alla prestazione contro i Newcastle Falcons – partita vinta 18-57 in trasferta – ma in realtà lo staff e i giocatori sapevano bene cosa aspettarsi, e le contromisure hanno funzionato alla grande, come sottolinea Coach Bortolami in conferenza stampa.
“Penso questo tipo di partita si avvicini molto ad un test match internazionale, per cui la cosa fondamentale che puoi allenare, ma che poi sono i giocatori a doverla mettere in campo, è questa capacità di leggere la situazione soprattutto nella zona centrale del campo, su quando portare pressione al piede e quando continuare a giocare. Alcune volte l’abbiamo fatto bene, quest’oggi abbiamo portato pressione e forzato degli errori, altre voltre avremmo potuto farlo meglio. Però ne siamo usciti davanti rispetto al nostro avversario, per cui oggi siamo stati padroni di queste zone grigie, ed è in queste zone dove la partita viene decisa, e oggi siamo stati superiori a loro.”
Marco Bortolami, Head Coach Benetton Treviso
Il mese di Febbraio sarà quindi un turning point fondamentale sia per Treviso che per Paolo Garbisi, ed entrambi guarderanno a questo mese con speranza ed ambizione. Treviso sentendosi forte del proprio gioco e della propria rosa andrà a giocare sfide fondamentali per restare in zona playoff URC, mentre Garbisi andrà in nazionale per cercare di ritrovare tranquillità e quel gioco che a Montpellier non riesce ad esprimere al meglio. Noi tifosi ci uniamo nelle speranze, perchè questo Febbraio continui a stupirci e a renderci felici e fieri di seguire questo splendido sport.