Se n’è parlato in lungo ed in largo dopo le prestazioni della nazionale italiana nelle Autumn Nations Series 2022. Manifestazione dove la nazionale ha mostrato un gioco esaltante, spettacolare e ad altissima intensità. Ma cosa si intende per ruck speed? Ma soprattutto: cos’è la ruck? E cosa può portare la velocità in questo ambito? Andiamo ad analizzarlo in questo articolo.

Tempo di lettura: 10′ minuti

Facciamo un po’ di chiarezza: la ruck

Partiamo dalle basi, così che anche i meno avvezzi al gioco del rugby possano addentrarsi in questi dettagli: la ruck. Ruck è il termine inglese utilizzato per il raggruppamento a terra e si forma quando almeno un giocatore per squadra è sopra al pallone a terra a contenderne il possesso, e quasi sempre avviene subito dopo un placcaggio. Probabilmente è la situazione che più spesso si verifica durante una partita di rugby. Una volta che il placcato si trova a terra ci sarà il suo compagno di squadra che proverà a difendere il possesso ed un avversario che proverà invece a prendere possesso del pallone. Sia il compagno di squadra del placcato che l’avversario dovranno rimanere in piedi sulle proprie gambe supportando il proprio peso, non potendo quindi appoggiarsi a terra o sul giocatore a terra, pena un calcio di punizione contro chi ha commesso l’infrazione. Una volta formata la ruck nessun giocatore facente parte della stessa può mettere le mani sul pallone, ed a questo punto il cambio di possesso può avvenire soltanto con un’azione di spinta contro la squadra in possesso, allontanandola dal pallone. Non ci dilunghiamo troppo sulla spiegazione e sulle regole ed i principi che governano la ruck – per questo vi rimando a questo link a cui scaricare le regole ufficiali di World Rugby per la ruck – ma entriamo nel merito della ruck speed. Per Ruck Speed si intende il tempo che il pallone ci mette a tornare in Open Play dal momento in cui si è formato il raggruppamento a terra. Questo valore temporale dipende da molti fattori: la vicinanza del mediano di mischia – colui che solitamente smista i palloni dalle ruck verso i giocatori schierati in campo – oppure la difficoltà a mantenere il possesso del pallone ed a presentarlo efficacemente per rimetterlo in gioco. La ruck speed può anche essere trattata come il metronomo del ritmo a cui si vuole fare giocare la propria squadra, e per questo una ruck veloce non sempre equivale ad un vantaggio, così come una ruck lenta non equivale ad uno svantaggio.

Esempio di ruck: il difensore – in azzurro – tenta di rubare il pallone spingendo le giocatrici della squadra in possesso del pallone che provano a mantenere la propria posizione – fonte Nebraska News

Un po’ di dati: quant’è veloce una ruck?

Abbiamo descritto a grandi linee cosa si intende per ruck e ruck speed, ma nella realtà del rugby internazionale quanto ci mette mediamente un pallone ad uscire da una ruck? Prendendo ad esempio il 6 Nazioni 2023 una squadra ha avuto una ruck speed media di 3.00 secondi, la più veloce del torneo. Questa squadra è l’Italia, che non ha vinto alcun match, ma di questo parleremo più avanti. Se andiamo a vedere tutte le altre nazionali – usando come campione il 6 Nazioni 2022 – ci attestiamo su un valore compreso tra i 2.89 ed i 3.93 secondi. Un solo secondo di differenza può non sembrare molto, ma provate a pensare a quanta strada può coprire un’atleta di livello internazionale in un secondo e capirete quanta differenza può fare nel gioco un valore simile. Nel primi round del 6 Nazioni 2022 la squadra con la ruck speed migliore è stata l’Irlanda, con appunto 2.89 secondi di media, seguita da Scozia e Francia con 3.31 e 3.37 e da Inghilterra e Galles con 3.78 e 3.79 e l’Italia fanalino di coda con 3.93. Ma i dati diventano ancora più impressionanti se si osservano i valori di ruck speed delle fasi precedenti ad una segnatura. Nel primo round del 6 Nazioni 2022 la ruck speed media per i possessi precedenti la meta è di 2.53 secondi, una differenza notevole rispetto alle medie generali. La Scozia ha per esempio mostrato un aumento di velocità anche di 2 secondi rispetto alla media degli altri possessi, dimostrando che gestire la velocità delle ruck è fondamentale nel gioco moderno.

La Ruck Speed media dei primi tre match del 6 Nazioni 2022 – fonte The Analyst.com

La velocità è nulla senza controllo

La ruck speed è quindi un’arma potente e fondamentale per poter segnare mete, ma non è un qualcosa che si può portare all’estremo per tutti gli 80 minuti di partita poichè il rischio di andare fuori giri è alto. Un elevato ritmo di gioco è sicuramente favorevole a creare scompiglio nella difesa ed a creare ed evidenziarne le criticità. Un attacco veloce ed organizzato rende infatti il lavoro difensivo ben più complicato, dovendo per forza scegliere se tentare di rallentare il ritmo avversario obbligando gli avversari a piazzare più giocatori nelle ruck, oppure coprire maggiormente la larghezza del campo permettendo però così una velocità maggiore nei raggruppamenti a terra. Muovere il pallone così velocemente però espone anche l’attacco a dei rischi non trascurabili: primo tra tutti il rischio di isolare il portatore di palla ed esporsi quindi a turnover e di conseguenza a calci di punizione. Un altro rischio a cui ci si espone con un ritmo elevato è quello di farsi trovare impreparati alla fase successiva, con giocatori mal schierati, non avanzanti ed in balia di una difesa arrembante che quindi romperà il ritmo di gioco, vanificando così gli sforzi profusi sino a quel momento. Una Ruck Speed elevata costringe la difesa a tirare troppo la famosa coperta corta da una parte all’altra, e permette così all’attacco di creare dei linebreaks – cioè a trovare dei buchi “puliti” – e guadagnare molti metri in pochi secondi. Da questa situazione si aprono solitamente due scenari: il primo è quello di segnare una meta nell’immediato con continuità diretta e competenza nel gioco rotto, il secondo è l’isolamento del portatore di palla, con i sostegni fuori tempo, esponendolo ad un turnover che potrebbe anche essere sanguinoso in fase di transizione. La ruck speed è quindi un aspetto del gioco da governare con sapienza e coesione, poichè è il classico mezzo da high risk – high reward.

Al minuto 4:10 l’inizio di una sequenza di gioco azzurra che porterà alla meta di Varney, con ruck rapide e pulite – Fonte YouTube Guinnes Six Nations

Est modus in rebus

Così come ci insegna Orazio – “C’è una misura nelle cose” – ma anche l’Uomo Ragno – “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità” – bisogna saper utilizzare i poteri che si possiedono. Ed è ciò in cui il gioco azzurro deve migliorare, poichè sia nelle Autumn Nations Series 2022 sia nel 6 Nazioni 2023 abbiamo espresso un gioco veloce, spettacolare e che fa del ritmo esasperato le proprie fondamenta, ma abbiamo notato come contro squadre ben organizzate e soprattutto più esperte – vedasi il match contro il Galles – possa non essere abbastanza per portare a casa la partita. Le partite, soprattutto a livello internazionale, sono scandite da un ritmo altalenante, ma non casuale, bensì le variazioni di questo ritmo sono sapientemente gestite dai giocatori in campo – spesso da mediani di mischia ed apertura – a proprio piacimento e vantaggio. Useremo il gioco italiano come metro di misura, così da rendere più semplice la spiegazione. L’Irlanda adotta uno stile di gioco simile a quello azzurro, cioè fatto di molto possesso e che utilizza la sua forza nei breakdown e la sua struttura super rodata per accelerare il proprio gioco concedendo pochissimi turnover. La nazionale del trifoglio è infatti una squadra che mantiene una Ruck Speed media molto veloce per tutto l’andamento del match, mandando fuori giri le difese con feroci avanzamenti vicino al punto d’incontro, attirando quindi i difensori verso la fonte di gioco, per poi allargare il pallone verso le proprie freccie per dare il colpo di grazia. L’Irlanda è infatti anche la squadra con il maggior rapporto tra ingressi nei 22 e punti segnati, segno di un’estrema efficacia del sistema. Una squadra che invece ha avuto una ruck speed non eccelsa nell’ultimo 6 Nazioni è stata l’Inghilterra, che ha basato il proprio gioco sulla pressione e sulla fisicità. Con il cambio di guida tecnica infatti la squadra non aveva ancora uno schema di gioco ben rodato, e la velocità evidenziava tutte le lacune in tal senso, mostrando un gioco poco organizzato e macchinoso. Le ruck inglesi sono state lente – sempre parlando di standard internazionali – per permettere di organizzare il gioco ed i propri interpreti e sfruttare i propri punti di forza: fisicità, pressione difensiva e presenza nel breakdown. Proprio quest’ultima caratteristica ha fatto sì che l’Italia giocasse forse la peggior partita del suo ultimo 6 Nazioni proprio contro il 15 della rosa. Gli inglesi hanno infatti messo un’enorme pressione in ruck, rallentando l’uscita del pallone e quindi rendendo sterili le fonti di gioco azzurre. La formazione che più mette in mostra la capacità di accelerare e rallentare a proprio piacimento è la Scozia, le cui fiammate sono affidate al genio di Finn Russell. Come già detto precedentemente, la Scozia è in grado di schiacciare il piede sull’acceleratore aumentando la propria Ruck Speed anche di 2 secondi quando sente vicina l’occasione di segnare, cioè successivamente ad un linebreak o ad un turnover, situazioni in cui la difesa è disorganizzata e vulnerabile.

Dal minuto 2:01 si può notare la manovra inglese, lenta e prevedibile, ma che sfrutta le proprie caratteristiche per segnare una meta – Fonte YouTube Scottish Rugby

Cosa serve quindi agli Azzurri?

La nazionale italiana ha mostrato enormi miglioramenti sotto la guida di Kieran Crowley, ma non sono ancora sufficienti per avere risultati di rilievo con continuità. L’Italia ha ora un gioco estremamente espansivo e rapido, che fa della Ruck Speed una caratteristica fondante, attorno alla quale però necessità di essere costruito ben altro. Lo abbiamo visto anche nell’ultimo match con la Scozia, spesso i nostri terminali offensivi si isolano e concedono turnover. L’Italia commette pochi errori gestuali – dato notevole vista la velocità e la frenesia del gioco italiano – ma perde di efficacia nei 22 avversari e una volta effettuato un linebreak, bruciando così occasioni importanti nell’economia di una partita. Non è questo l’articolo in cui parlarne, ma sicuramente un kicking game strutturato aiuterebbe di molto la gestione del match. Soprattutto quello che manca, o che forse non si vuole attuare, sono delle opzioni per quando il gioco rallenta. Delle strutture di gioco che permettano alla squadra di ritrovare la propria struttura, senza subire troppo la pressione della difesa, e di ritrovare quel ritmo che ha creato tanti problemi alle difese di tutte le nazionali incontrate finora. Noi personalmente non vediamo l’ora di vedere la massima evoluzione del gioco di Crowley e della nazionale al mondiale e di assistere fin dove ci porterà. E siamo anche curiosi di vedere quali modifiche porterà Quesada – il nuovo coach della nazionale che prenderà il posto di Crowley al termine della rassegna iridata – al prossimo 6 Nazioni.

Highlights di Italia – Samoa: la prima partita che mise in mostra il nuovo gioco spettacolare degli azzurri – Fonte YouTube Summer Nations Series

Rispondi