Rugby Rovigo Delta è indubbiamente una delle colonne portanti della storia del rugby italiano. Il club fu fondato quasi un secolo fa, e oggi sono i campioni d’Italia per la 14° volta, di cui 2 volte negli ultimi 3 anni. In questo articolo ricordiamo perché Rovigo è chiamata anche “Città della Palla Ovale” e quali sono le sue prospettive e aspettative per i prossimi anni.
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Una storia di successi
Rovigo fu una delle prime città in Italia a conoscere la palla ovale. Il rugby fece la sua comparsa tra i rodigini già nel 1935, quando lo studente di medicina Davide Lanzoni fece ritorno dal suo periodo di studio a Padova, dove conobbe questo nuovo sport in università. La leggenda narra che i colori della società derivino dal fatto vennero chiese in prestito alla società del Bologna Calcio delle maglie per giocare, e da allora i colori restarono quelli del capoluogo emiliano. Formata la prima squadra nella seconda metà degli anno ’30, Rovigo militò in campionati giovanili fino al 1945, quando a fine della guerra cominciò a disputare i campionati della massima serie di rugby italiano. Da quel momento, la squadra non lascerà più questa serie: oggi è infatti il club col maggior numero di partite giocate nella massima lega, e vanta assieme al Petrarca Padova il record di non essere stata mai retrocessa. Il 1950 è l’anno in cui Rovigo conquista il suo primo scudetto, restando campione d’Italia ininterrottamente fino al 1955, anno in cui viene spodestato dal Parma. Nel corso del tempo arriverà a vincere 14 scudetti, lo stesso numero dei rivali di Padova e secondi solo a Treviso (15) e Amatori Milano (18). Oggi il club è una delle capitali del rugby italiano, con una passione per questo sport che tracima i confini del campo e contagia tutta la città. Con 1500 spettatori di media allo stadio Rovigo si attesta come squadra più seguita del campionato di Serie A Elite, e il Battaglini è una fortezza quasi inespugnabile: i Bersaglieri non perdono una partita in casa dal 19 febbraio 2022 (29-31 contro le Fiamme Oro), e negli ultimi dieci anni di massima serie hanno una percentuale di vittorie di poco superiore al 90% tra le mura domestiche.

Campioni di ieri e di domani
Nella sua lunga storia Rovigo ha cresciuto e ospitato alcuni dei più grandi protagonisti del rugby italiano e internazionale. Era rodigino quello che viene spesso identificato come il primo rugbista professionista italiano: il leggendario Mario “Maci” Battaglini nel 1946 si trasferisce in Francia, prima a Vienne e poi a Tolone, per fare ritorno a Rovigo come giocatore-allenatore nel 1950, vincendo i tre successivi campionati da assoluto protagonista. A lui è intitolato il tempio del rugby rodigino, inaugurato poco dopo la sua prematura morte causata da un incidente d’auto. Oltre al mitico “Maci”, Rovigo ha dato i natali anche ad altre figure storiche del rugby italiano come Massimo Brunello, attuale allenatore della nazionale U20 che ha raggiunto il terzo posto nel Sei Nazioni di categoria nel 2022/23; o Andrea Scanavacca, Bersagliere dal 1991 al 2008 con sole due stagioni giocate in altri club, che detiene il record di punti segnati nella massima serie: 3.368 punti segnati in 17 anni di carriera sportiva. A livello internazionale, il giocatore di maggior rilievo passato per Rovigo è stato Naas Botha, mediano di apertura degli Springboks con 28 caps, che è stato in rossoblù dal 1987 al 1993, vincendo due campionati italiani. Hanno fatto parte di Rovigo anche Willie Ofahengaue, campione del mondo nel 1991 con l’Australia, in forza a Rovigo nella stagione 92-93, e Nick Mallett nell’82-83, 24 anni prima di cominciare ad allenare la nazionale italiana. Oggi le giovanili rodigine hanno fornito alla nazionale U20 oltre all’allentatore Brunello, due giocatori: Jacopo Barbi, seconda linea, e Mirko Belloni, ala.

Le Posse Rossoblù
Il Rugby a Rovigo non sarebbe lo stesso senza le Posse Rossoblù, il gruppo di ultras rodigini. Sono il seguito più riconoscibile e numeroso d’Italia: lo stadio da 4.300 posti omologati viene riempito fino al sold out in varie occasioni, e per le finali viene aggiunta una tribuna temporanea che porta la capienza fino a 7.000 posti. Visto l’attaccamento del pubblico alla squadra, molte sono state le lamentele per la decisione della FIR di giocare la finale di campionato in campo neutro, a Parma. La tifoseria rodigina non passa quindi solo dalle Posse, che coinvolgono direttamente o indirettamente circa 4.000 persone, ma anche parte della popolazione cittadina, che nelle giornate importanti sostiene la squadra recandosi allo stadio. La rivalità di Rovigo e Petrarca è leggendaria, sia a livello sportivo (sono 175 i derby d’Italia giocati fino a oggi) sia a livello sociale (Rovigo operaia e contadina contro Padova borghese e universitaria). Anche per questo motivo i tifosi rodigini non vedono di buon occhio un possibile ingresso di Rovigo in URC con una nuova franchigia: perdere la possibilità di giocare il derby d’Italia e magari essere accorpati a Padova fa ribollire il sangue alle Posse Rossoblù.
Recentemente anche Calvisano si è imposta come rivale di Rovigo, capace di vincere ben 4 finali di campionato contro i Bersaglieri (2014, 2015, 2017, 2019) ed eliminandoli in semifinale nel 2012 e 2018. Purtroppo il fallimento della società bresciana e la loro ripartenza dalla serie C impedirà alle due squadre di confrontarsi almeno per qualche anno. Sono invece legate amichevolmente le tifoserie di Rovigo e Valorugby, che spesso si sostengono quando non sono dirette avversarie. In fondo, le anime proletarie di Reggio e Rovigo si assomigliano, e gli ultras reggiani si sono dimostrati in questi anni molto appassionati nel tifo, nonostante il numero di sostenitori resti contenuto.

Il futuro del club
Rovigo nella prossima stagione dovrà difendere il titolo, e sta rinforzando la sua rosa proprio con quell’obbiettivo. Dopo la partenza di Montemauri per le Zebre, che ha coperto egregiamente la posizione di apertura ed estremo nello scorso campionato, Rovigo ha voluto far restare tutti a bocca aperta ingaggiando Jacob Atkins, numero 10 cresciuto nei London Irish che arriva in terra veneta dopo il recente fallimento del club inglese. Altre importanti partenze sono state quelle di Ratuva Tavuyara, ala, e Bautista Stavile, flanker. In terza linea il rinforzo arriva da Mogliano con Matteo Meggiato, classe 2001 con esperienze in nazionale U20, emergenti, Italseven e alcune presenze in URC con la Benetton Treviso.
Con questi nuovi innesti di qualità in una squadra già solida, Rovigo si presenta fortemente intenzionata a mantenere il titolo vinto nella scorsa stagione. I contendenti più probabili sono: i rivali di Padova, che vorranno la rivincita dopo la finale persa al Lanfranchi di Parma; Valorugby Emilia, che continua a migliorare una rosa che dal 2018 non ha mai mancato la qualificazione ai playoff; Colorno, i cui successi delle giovanili e la produzione di giovani talenti ha messo le basi per una squadra dal gioco imprevedibile e fantasioso; e le Fiamme Oro, forti di diversi innesti dalla franchigia federale come Carlo Canna, che l’anno scorso ha dimostrato di essere decisivo in Top 10.
