Per il secondo anno consecutivo Perpignan si salva allo spareggio e rimane in Top 14. Fotografia della squadra della Catalogna francese, més que un club.

Sabato 3 giugno 2023, Stade des Alpes di Grenoble. È appena finito il primo tempo, siamo intorno alle 21.45-21.50 e la squadra di casa conduce per 13 a 11 lo spareggio che consentirà a una delle due avversarie di giocare la prossima stagione in Top 14. Da una parte il Grenoble, secondo classificato in ProD2 dietro Oyonnax; dall’altra la penultima del Top 14, che ha passato una stagione a recuperare un esordio da incubo e che, per il secondo anno consecutivo, si trova a giocare lo spareggio per non finire in seconda serie. Grenoble si è presentata in campo per il finale di stagione senza uno dei suoi giocatori di punta, Karim Qadiri, ala e autore di 14 mete durante il campionato, ma con un livello di motivazione palpabile e il favore della partita in casa. Gli altri, con la maglia rossa e gialla, la Sang et Or, sono visibilmente preoccupati: dopotutto sono loro i favoriti, nonostante giochino in trasferta e a spingerli siano arrivati sulle Alpi più di 4.000 tifosi organizzati nelle penyes, termine catalano che indica le associazioni di supporter. Nel secondo tempo la differenza di cilindrata si vede, gli avanti si ricordano che sono loro ad aver giocato una stagione in Top 14 e solo qualche settimana fa avevano travolto la mischia dello Stade Toulousain. I trequarti avevano tenuto in piedi la baracca in campionato, in una serata come quella di Grenoble la chiave del match era nelle mani dei primi otto. E quindi da un parziale che arriva a 16-11 per i padroni di casa, il tabellino alla fine recita 19-33 per i Sang et Or, per l’Union Sportive Arlequins Perpignanais, l’USAP, la squadra di quella fetta di Catalogna francese che per il secondo anno si salva e rimane in Top 14.

Sempre endavant, mai morirem
Il Top 14 ha la capacità di presentarsi come il campionato in assoluto più ricco e competitivo del mondo: i risultati dei club nelle coppe europee ne sono la cartina di tornasole. Le risorse aiutano la programmazione, lo sviluppo di strutture, la formazione di staff tecnici e attirano i migliori giocatori. Quello che però crea l’enorme differenza con qualsiasi altra realtà rugbystica (tranne forse l’Argentina) è il legame con in territorio e le comunità. L’USA Perpignan è una squadra con un’enorme tradizione, fondata ufficialmente nel 1933, benché il primissimo nucleo (l’Association Sportive Perpignanais) risalga al 1902. Nel ’33 la fusione con gli Arlequins Perpignanais, secondo squadra della città con sede nel quartiere periferico di Saint Assiscle. Il nome Arlequins è stato mantenuto nel tempo, ma, a differenza della scelta “intellettuale” dell’omonimo club londinese, la leggenda vuole che la squadra fosse così povera da dover rabberciare le maglie da gioco come si poteva, creando un reale effetto “arlecchino” alle maglie dei giocatori. Quattro titoli di Francia (1938, 1944, 1955 e 2009), finalista in Champions Cup nel 2003, l’ultimo titolo il campionato Espoirs nel 2017. Dopo l’età dell’oro nel rugby professionistico negli anni ’10 del nuovo millennio, una decina d’anni di montagne russe su e giù dal Pro D2. Ciononostante uno dei tifi più caldi di tutta la Francia in uno stadio, l’Aimé-Giral, che per le grandi occasioni diventa una bolgia. E poi, si fa per dire, l’identità catalana. L’inno storico cantato allo stadio è L’estaca (in italiano “il palo”) del cantautore catalano Lluis Llach composta nel ’68, canzone simbolo della resistenza della cultura catalana contro il franchismo. La mascotte è un mulo, Cap de burro, simbolo del nazionalismo catalano in opposizione al toro spagnolo (Cap de burro è gemellato con il collega Pottoka, il pony pirenaico, dei baschi di Bayonne). Infine la maglia: tradizionalmente azzurra e bianca, viene abbinata al sang et or a partire dalla fine degli anni ’90 per ragioni di marketing identitario, riprendendo i colori del blasone del club, il giallo-rosso della bandiera catalana.

Da Mont-de-Marsan a Grenoble: una stagione stressante
Se la stagione 2022-23 si è conclusa per l’USAP con i cosiddetti Barrages d’accession e la vittoria in trasferta su Grenoble, la stagione precedente aveva visto pressoché lo stesso copione: stagione regolare disastrosa, tredicesimo posto in campionato (perché c’è sempre chi sta peggio), spareggio con la seconda del Pro D2. Un anno fa Perpignan aveva frustrato i sogni di promozione dello Stade Montois, società dagli anni ’60 gloriosi e che nell’ultimo ventennio (con l’avvento del professionismo) ha fatto il pendolo tra Pro D2 e Top 14. L’estate 2022 vedeva la partenza di ben diciotto giocatori e l’arrivo di uomini d’esperienza tra cui spiccava, come fiore all’occhiello, il flanker nazionale inglese di nascita neozelandese Brad Shields. Tra le partenze però non si può non citare Melvyn Jaminet, la cui splendida stagione in Sang et Or gli aveva permesso di cucirsi, a 22 anni, la maglia numero 15 della Francia sulla schiena, con un 8/8 da titolare con la Nazionale nell’annata 2021/22. Tutto talmente bello che la crudele estate francese lo vedeva firmare per lo Stade Toulousain, dove entrerà stabilmente nelle rotazioni già dalla sua prima stagione (più di mille minuti in campo tra le varie competizioni). Una perdita non da poco per una squadra che, dati alla mano, fa estremamente fatica a produrre giocatori all’altezza di grandi palcoscenici con le proprie giovanili, i famosi JIFF (Joueur Issu des Filières de Formation), dettaglio non da poco in un campionato dove la Federazione multa i club che non ne schierano a sufficienza.
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Alla guida del club viene confermato Patrick Arlettaz, artefice di due promozioni dirette della squadra in Top 14 (2018 e 2021) e della salvezza. Carriera da centro con anche un cap con i Blues, Arlettaz è un personaggio totemico del rugby catalano francese con una carriera come giocatore e allenatore che l’ha visto allontanarsi al massimo a Montpellier (in entrambi i ruoli), per poi girare tra USAP, Rugby Club Narbonne ed Étoile Sportive Catalane. Nato a Perpignan, allena il club dei Pirenei Orientali a partire dal 2012 come responsabile dei trequarti, viene esonerato nel 2014 per via di una retrocessione, e ritorna con le stesse responsabilità nel 2016. Il 2018 vittoria in Pro D2 e ritorno in Top 14, poi retrocessione, poi Covid-19 e campionato fermato. Nel 2020-21 nuova vittoria in campionato, promozione e due salvezze consecutive. De facto l’eroe locale, l’allenatore di provincia abituato a calcare i palcoscenici violenti del Pro D2 e a esultare polemicamente per una vittoria in rimonta in trasferta a Vannes, alla 10° giornata della seconda serie, con lo stadio vuoto per il lockdown, grazie a un drop al 79’ di Thibaud Suchier, che adesso gioca in Fédérale 1 al Rugby Olympique Agathois e, ci informa la stampa locale, viene schierato centro per permettere alla formazione di Agde di giocare un rugby di possesso. Un uomo talmente vertical che, in un momento non sospetto come marzo di quest’anno, ha comunicato al presidente François Rivière la sua ferma volontà di ritirarsi dalla guida della squadra, nonostante un previsto aumento del budget da 17 milioni di euro (2022) a 21 per la prossima stagione a 25 nel 2025. Motivo? “J’adore ce club, mais il est temps de passer à autre chose […] Cela fait sept ans que je suis là et je ne suis pas carriériste”, sette anni di emozioni in una piazza come Perpignan per il momento gli bastano, e l’andamento di dell’ultimo anno non è stato da meno.
Il girone di andata recita: 4 vittorie e 9 sconfitte, peggior attacco (188), seconda peggior difesa (-352) per il peggior Goal average del campionato (-164) e 18 punti, uno solo in più del retrocesso Brive. Il girone di ritorno sarà quello di una squadra che, pur con tutti i suoi limiti, vuole la salvezza, porta a casa 25 punti (pari punti della Section Paloise, terz’ultima, ma meglio del solito Brive, 19, e di Montpellier, 20, quart’ultimo), 6 vittorie e 7 sconfitte, ma con 315 punti in tabellino da fanalino di coda a quinto miglior attacco dell’Héxagone (e la seconda peggior difesa con -372 punti) che porta a un Goal average parziale (-57) da dignitosissima squadra di metà classifica. Il filo conduttore di tutta la stagione è stato il pessimo andamento in trasferta, con una sola vittoria (a Brive), 6 punti guadagnati fuori dalle mura dell’Aimé-Giral e la peggior differenza punti (-248), per distacco da tutti. Il percorso in Challenge Cup recita 4/4 sconfitte contro Glasgow Warriors e Bristol Bears. È interessante però notare come da Marzo, annunciate le dimissioni a fine stagione di Arlettaz, la squadra abbia avuto un moto di orgoglio, appendendo in casa gli scalpi di Bayonne (34-27), Racing 92 (30-21) e Stade Toulousain (26-21), perdendo di un soffio con Montpellier (22-23 grazie alla punizione galeotta al 77’ di Paolo Garbisi). Tutte le altre partite si sono giocate in trasferta quindi non contano. Tranne Grenoble.
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La stagione del Mondiale: rinascita?
Il presidente della società François Rivière è stato molto chiaro sull’argomento: se l’USAP non sarà in grado di raggiungere un budget annuale di 25 milioni di euro all’anno, non sarà possibile sopravvivere in Top 14. Nell’iniezione di liquidità che porterà il budget investito per la prossima stagione sportiva da 17,4 a 21 milioni, almeno 10 milioni saranno utilizzati per gli stipendi. Inoltre, con l’addio di Arlettaz (anche se rivederlo alla guida dei trequarti dell’USAP ancora una volta sarebbe una meravigliosa sliding door), ad Aprile Rivière ha annunciato in pompa magna il ritorno ai piedi dei Pirenei di un nome eccellentissimo in terra catalana: Franck Azéma, già nello staff tecnico, capitanato da Jacques Brunel, campione di Francia nel 2008-09 con l’USAP (l’ultimo Bouclier della loro storia), nel 2016-17 con l’ASM Clermont e vincitore di due Challenge Cup (2018-19 sempre con Clermont e fresco vincitore con il RC Toulon). Del personaggio e della sua carriera si è parlato diffusamente nel nostro articolo su Tolone, ma vale la pena di ricordare come anche lui sia un prodotto della filiera di Perpignan come giocatore e di come i suoi primi sei anni da allenatore professionista siano colorati di Sang et Or, con il titolo di Francia come momento più alto.
Oltre all’allenatore, la campagna acquisti fino a questo momento punta a nomi di sicuro affidamento e immediata titolarità. Ai dolorosi addii di Brad Shields (che dopo cinque stagioni in Europa torna agli Hurricanes in Super Rugby), Tristan Tedder (quasi 1600’ di gioco, metaman con 5 segnature, top scorer con 191 punti e la 10 marchiata a fuoco sulla schiena: andrà al Racing 92) e George Tilsley (passato da All Black 7’s e diretto, dopo quattro stagioni a Perpignan, verso Tolosa) arrivano gli azzurri Tommaso Allan (altro cavallo di ritorno dopo aver collezionato 38 presenze in Sang et Or tra il 2013 e il 2016) e Pietro Ceccarelli (da Brive, alla sua settima stagione all’estero), il pilone sudafricano Nemo Roelofse (dopo due stagioni e 33 presenze con la maglia dello Stade Français), da Clermont (dove Azéma ha allenato fino al 2021) la seconda/terza linea Jaco Van Tonder e i centri Jean-Paul Barraque e Apisai Naqalevu, oltre all’ala del LOU Tavite Veredamu (questi ultimi tre con esperienza da nazionali 7’s). Lo spareggio con Grenoble ha visto prestazioni molto convincenti di giocatori come Tuilagi e Galletier, oltre alla prova decisamente positiva del mediano di mischia Sadek Deghmache, fresco di convocazione allo stage pre-Mondiale dei Blues, e dell’estremo Lucas Dubois (entrambi prodotti delle giovanili del club). Sono stati rinnovati i contratti del pilone 35enne Arthur Joly, del tallonatore Seilala Lam, così come del nazionale argentino Jeronimo De La Fuente e del capitano Mathieu Acébès. Il mercato è ancora decisamente aperto in Top 14 e saranno molto probabili movimenti in uscita (un altro addio pesante sarebbe quello del seconda linea Piula Faasalele, dato per partente destinazione Tolosa) e in entrata, ma vedendo i profili degli acquisti si intuisce la mano di Azéma. Inoltre, potrebbe essere la stagione di esordio anche per il 18enne Nicola Bozzo, centro Nazionale Under 20 che gioca con gli Espoirs della formazione catalana. Un altro diciottenne però ha già infiammato i cuori del tifo catalano: un 18enne dal nome molto pesante e dal fisico coerente a sé stesso.

Posolo Tuilagi: la risposta catalana a Meafou
Figlio di Henry, terza-centro colonna del Perpignan dal 2007-2015: Jacques Brunel raccontava che gli proibiva di fare preparazione fisica con i pesi, i suoi 128 kg era già sufficienti sul suo metro e 85. Nipote dei vari Alesana, Manu, Freddie e Anitele’a, la dinastia del rugby samoano. A 18 anni esordisce entrando nel secondo tempo di un USAP-La Rochelle, portando in campo un corpo da 195 cm e quasi 150 kg. Entra in seconda linea e ha come dirimpettaio un altro altissimo esponente della categoria “seconde linee pesanti”: Will Skelton. La partita si chiuderà con un sonoro 43 a 8 per la formazione giallo-nera. Quattordici partite dopo Posolo è in campo titolare contro Grenoble, segnando di potenza la metà del vantaggio catalano al 5’ e giocando una partita di grandissima sostanza. Sedici presenze e due mete con l’USAP in questa stagione, due presenze e una meta con la maglia della Francia U20 (e una meta) nel Sei Nazioni di categoria. Aldilà dei normali e doverosi paragoni entusiasti rispetto alla legacy di famiglia Posolo sembra davvero essere un giocatore di grande avvenire. La perfetta sintesi la offre uno degli allenatori degli avanti dell’USAP, Guillaume Vilaveca, il quale sottolineava, a inizio stagione, come alle qualità “genetiche” del ragazzo vada abbinato un work-rate e la capacità di mantenere la velocità del gioco per competere efficacemente nell’alto livello del Top 14. Dopo un campionato, il piccolo della famiglia Tuilagi si è confermato un ball carrier di sicura efficacia, ma anche educato al gioco aperto e attento in difesa (si veda la prestazione monstre nella vittoria contro il Racing 92, tra cariche, offload e break della difesa). Più del padre Henry, Posolo sembra la versione giovane di un altro giocatore crack in questa stagione, quell’Emmanuel Meafou capace di segnare undici mete con la maglia dello Stade Toulousain questa stagione (con una semifinale certa e una possibile finale ancora da giocare). Il gigante dei Rouges et Noires è in attesa di capire se potrà vestire la maglia della Francia al prossimo Mondiale, mentre il gigante dei Sang et Or ha già indossato la maglia in U20: chissà che un domani non si ritrovino compagni nella loro patria di adozione.

2 pensieri riguardo “Sempre Endavant: sangue, oro e salvezza in Catalogna”