Nel campionato più competitivo del mondo ci siamo sempre stati, ci siamo e ci saremo sempre di più: un’analisi delle performance dei giocatori italiani nella stagione 2022-23.
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Il Trofeo Garibaldi. La storia che solo un italiano poteva portare il Bouclier a una squadra che ci provava da anni. Infinite icone azzurre andate a far fortuna aldilà delle Alpi. Una coppia di fratelli con quasi un decennio nella metà “rosa” di Parigi. Un Barone in quella Ciel et Blanc. Un capitano della Nazionale, e probabilmente il GOAT nel suo ruolo, che in Francia c’ha passato praticamente tutta la carriera. I legami rugbistici tra Italia e Francia sono da sempre strettissimi e per molti giocatori italiani la vera consacrazione come atleti di eccellenza è avvenuta solo dopo aver attraversato le Alpi. Molto probabilmente ha ragione uno che dell’argomento se ne intende, Ange Capuozzo, che nell’intervista a Carborugby ci ha detto che noi italiani abbiamo la paranoia di non essere al livello dei più forti.
Questo è, per altro, un anno particolare per gli italiani di Francia, che per anni sono stati soprattutto giocatori, ma che ora cominciano a far parte stabile degli staff tecnici. Pensiamo a Tommaso Boldrini, empolese che da otto anni vive a La Rochelle e con i Jaunes et Noires è bicampione d’Europa come preparatore atletico (prossima tappa Montpellier, con cui ha firmato un triennale). Oppure a quell’Andrea Masi che, dopo le esperienze ai Wasps e al Benetton, si è accasato sulla Rade di Tolone e insieme a un altro illustrissimo italiano è entrato nello staff tecnico Rouge et Noir. E poi ci sono sempre loro, i giocatori. Una pattuglia storica formata storicamente da giocatori nel loro top, ma che da qualche anno sono sempre più giovani, sempre più inseriti nelle squadre Espoirs dei club, mostrando che la materia prima c’è: va lavorata, ma c’è.
In questo articolo facciamo una rapida carrellata degli italiani d’Oltralpe, analizzando la loro stagione in Top 14 anche alla luce delle convocazioni, per molti di loro, nel gruppo Azzurro che sta preparando il Mondiale, che quest’anno si disputa proprio in Francia. Per molti, potremmo dire, si gioca in casa.
‘O FRANCE’

Di Ange Capuozzo se ne legge e se ne scrive molto, noi stessi siamo a quota due articoli (uno quando era una bella speranza a Grenoble in Pro D2, un altro nella succitata intervista). Non se ne può fare a meno però. Il nativo di Pont-de-Claix, borgo alla periferia meridionale di Grenoble, la cosiddetta “Capitale delle Alpi”, alla sua prima stagione nei Galacticos dello Stade Toulousain ha lasciato il segno. Colpito da un infortunio durante il 6 Nazioni (e una successiva ricaduta) che gli ha tarpato le ali nella seconda metà della stagione, Ange ha accumulato presenze, minuti e numeri importanti durante il girone d’andata in campionato. Nelle nove partite giocate ha messo a segno quattro mete, una ogni 135 minuti, che lo mette al terzo posto del podio per Goal average per i giocatori al di sotto delle 10 presenza in campo (meglio di lui solo Christian Wade e Peceli Yato). A questo risultato si unisce un gioco al piede solido (quasi 289 metri guadagnati) e le splendide capacità di attacco palla in mano: 571 metri di avanzamento, una media di oltre 63 metri a partita (potenzialmente tra i 15 migliori giocatori per media di metri guadagnati a partita nel Top 14) e 11,42 metri per ciascun carry, con 21 placcaggi rotti e 9 break.
Un aspetto su cui migliorare è la fase difensiva, con 29 placcaggi riusciti con il 74% di successo, oltre a un pallone rubato e a un intercetto. Su queste statistiche pesa senza dubbio la posizione di Capuozzo nello Stade, schierato prevalentemente all’ala data la presenza in rosa di Thomas Ramos e Melvyn Jaminet, ma nelle tre presenze con la maglia numero 15 Ange ha collezionato tre mete e la prestazione monstre contro Montpellier: che sia di buon auspicio anche in chiave Nazionale?
IL DIVO

Il più francese di tutta la pattuglia italiana, non per nascita, ma per militanza nel Top 14. Dal 2005 (alla sua prima stagione in Francia Capuozzo aveva 6 anni, per capirci) al 2019 allo Stade Français, capitano pluriennale dei parigini, fatto fuori dalla nuova proprietà, trasferito a Tolone, dove sembra che tutti i campioni anche non più di primo pelo godano, quasi, sempre di una seconda giovinezza. Dal 2019 al 2023 al Rugby Club Toulonnais: quattro stagioni, giocando ogni stagione più di mille minuti in tutte le competizioni, conquistando la maglia da titolare a numero 8. Nell’annata 2022-23 Sergio Parisse ha chiuso la sua carriera da giocatore con 13 presenza in campionato e 7 in Challenge Cup, mettendo a segno 4 mete in tutte le competizioni (suo massimo al RCT). Dosando le sue presenze, la coppia di allenatori Mignoni-Azéma ha preferito utilizzarlo come titolare fisso in Challenge, mentre in campionato Sergio è sceso in campo per 744 minuti (titolare 10 partite su 13): se non sono numeri esorbitanti ricordiamo sempre che parliamo di un giocatore di 39 anni che è stato utilizzato non come impact player, ma come titolare da gestire. In attacco a referto due mete (altro massimo in una stagione a Tolone), 4 placcaggi rotti, 78 carries per un totale di 365,9 metri guadagnati, 71 passaggi e (specialità della casa) 6 offload. In difesa a referto 64 placcaggi con un tasso di successo del 78%. Quindi il tema è: andava convocato? Da un punto di vista analitico ci aiuta Matteo Schiavinato che nel suo articolo sulla fase offensiva dei giocatori italiani in URC mette in evidenza quanto Lorenzo Cannone sia effettivamente un numero 8 più abrasivo e funzionale al gioco di Kieran Crowley (che vede la terza centro con un martello in attacco e molto aggressivo in difesa). D’altro canto, se prendiamo come riferimento il top nel ruolo (o approfondiamo le statistiche in generale di attacco e difesa nel Top 14), Gregory Alldritt (26 anni), vediamo in 15 presenze (1033 minuti in campo) qualcosa come 40 placcaggi rotti, 185 carries, 1037,3 metri in avanzamento e 3 break (oltre a 97 placcaggi pari a un success rate del 98%). C’è un però, che si chiama: esperienza, equilibrio (non servono statistiche, a occhio nudo si può notare il costante sostegno di Parisse alle ruck e all’organizzazione difensiva di Tolone) e gioco aereo (sia come ricevitore, sia come saltatore in primo e secondo blocco). Queste caratteristiche si sono sublimate in un giocatore che a 39 anni è stato capace di portare a casa una Challenge Cup in un team di stelle. Valutiamo quindi che non tutto è quantificabile numericamente.
“SE NON VENIVO IO, IL BOUCLIER VE LO SOGNAVATE”

Paolo Garbisi a 23 anni può vantare due stagioni da titolare al Montpellier Hérault Rugby, una prima da apertura coronata dal Bouclier de Brennus, una seconda da primo centro più sfortunata in termini di risultati di squadra. L’apertura ex-Benetton e della Nazionale italiana è approdato nel 2021 nell’equipe guidata da Philippe Saint-André scalzando al numero 10 Handré Pollard (ora ai Leicester Tigers) e diventando un titolare indiscusso, ma quest’anno è stato vittima dello stesso copione. La scorsa estate il presidente Mohammed Altrad acquista dal RCT l’internazionale francese Jacques Carbonel, con l’idea di consegnargli le chiavi della mediana. Saint-André non rinuncia a Garbisi però, che scende in campo 19 partite e 1264 minuti: 13 match indossando la maglia numero 12, 5 partendo apertura e una subentrante. A referto 40 punti al piede, da 6 calci di punizione (success rate 54%, Carbonel 78%) e 18 trasformazioni (61%, Carbonel 89%). Dal punto di vista offensivo 61 palloni calciati per un guadagno territoriale di 1998,5 metri, 18 placcaggi rotti, 92 carries con un avanzamento palla in mano di 688,5 metri (7,5 metri di avanzamento medio), 2 break e 7 offload. Difensivamente Garbisi si fa sentire, con 111 placcaggi chiusi con successo (85%), posizionandolo tra i primi cinque migliori centri del Top 14, in una classifica generale dominata dagli avanti. In una stagione negativa per Montpellier, che non è riuscito a qualificarsi ai Barrages, Paolo si è confermato un giocatore di grande affidamento, nonostante lo spostamento fisso a centro in un sistema di gioco che, comunque, prevede la cosiddetta “doppia apertura”. In nazionale lo rivedremo nel suo ruolo originale con compiti possibilmente più “creativi” in termini di gioco, ma la solidità difensiva acquisita in una stagione al canale del 12 sarà un valore aggiunto non trascurabile.
ROMANO, BILINGUE, PRIMA LINEA

Pietro Ceccarelli ha disputato la settima stagione in Francia, la terza consecutiva al retrocesso CA Brive e la prossima stagione indosserà i colori Sang et Or di Perpignan, nella stagione del rilancio (abbiamo parlato della squadra catalana in questo articolo), insieme al connazionale Tommy Allan. Romano di nascita, madre francese e “bilingue dalla nascita”, a partire dal 2012 il pilone nazionale italiano inizia un suo personalissimo tour dell’Héxagone, che passa da La Rochelle (Espoirs e prima squadra), a Macon sulla Saona (in Fédérale 1), un ritorno in Italia alle Zebre, per poi passare ad Oyonnax nel 2017-18 ed accasarsi da settembre 2020 a Brive (disputando tre stagioni in Top 14). Nell’ultima stagione il pilone destro è sceso in campo 18 volte (5 dall’inizio) venendo scalzato come titolare dall’arrivo, dai London Irish, dell’ex internazionale sudafricano Marcel Van der Merwe (in grado di disputare 1246 minuti, contro i 574 di Ceccarelli). La diminuzione dei minuti in campo (40-41 di media nelle passate stagioni, 32 in questa) hanno ovviamente influenzato le statistiche, portando però l’immagine di un pilone “da lavoro sporco”: 41 carries, 1 placcaggio rotto, 177,6 metri guadagnati (4,33 meters per carry). Difensivamente Pietro non ha placcato moltissimo, ma ha placcato molto bene, con 69 tackle riusciti e un success rate del 97%. Tenendo conto della stagione disastrosa del Brive, Ceccarelli ha messo in campo tutto sommato delle prestazioni nella media, concedendosi anche un offload pur venendo utilizzato come ball carrier “sicuro”.
C’ERAVAMO TANTO AMATI

“Federico Mori è solo grosso, Federico Mori non sa placcare, Federico Mori ne deve mangiare di (alimento ricco di carboidrati a scelta) prima di”. Questi sono i commenti che il popolo del rugby italiano solitamente rivolge e Federico Mori, 22enne trequarti nativo di Cecina (provincia di Livorno), ed esponente della nouvelle vague toscana insieme ai fratelli Cannone, Lucchesi, Gesi (anche lui livornese, come ci ha raccontato), eccetera. A questa narrazione affianchiamo però quella di un ragazzo che dopo due stagioni all’Union Bordeaux-Bègles, dal 2023-24 indosserà i colori dell’Aviron Bayonnais, squadra rivelazione di questo campionato che, da neopromossa, stava per centrare i playoff. Se la passata stagione Federico aveva raggiunto 19 partite tra campionato e coppe con la maglia dell’UBB, per quasi 1000 minuti in campo e 6 mete, quest’anno la stagione ha sofferto di un turning point con un nome e un cognome: Christophe Urios. Il sanguigno allenatore, ora a Clermont, è stato esonerato nel novembre 2022, si dice per pessimi rapporti con alcuni giocatori, e al suo posto sono stati nominati gli assistenti Frédéric Charrier e Julien Laïrle (che l’hanno raggiunto all’ASM quest’estate). Evidentemente i rapporti non erano tesi con Mori, che sotto la guida di Urios disputa 7 partite (6 da titolare) delle prime 10 del campionato, 502 minuti in campo, 3 mete, quasi sempre all’ala, tranne l’ultima a primo centro. In queste apparizioni si nota il potenziale offensivo: 211 metri guadagnati al piede, 12 placcaggi rotti (quasi due a partita), 4 break, 47 carries e 410 metri guadagnati. In difesa 1 pallone rubato, 2 intercetti e, quello si, 22 placcaggi riusciti (success rate 73%). Con la dipartita di Urios, Mori finisce nell’armadio (tranne per due apparizioni, con altrettante sconfitte, in Champions Cup, entrambe come primo centro), il 5 gennaio firma un triennale con Bayonne come per dire: “Ho capito, cambio aria”. I numeri ci restituiscono un giocatore che in due anni ha dato il meglio di sé all’ala, dove può maggiormente far pesare la propria fisicità, ma che deve lavorare molto sulla difesa. Ma parliamo di un 22enne, con una stagione da titolare, una sfortunata (e non per sue colpe) e, in prospettiva, altre tre garantite in Top 14. Forse tanto scarso non è.
L’AMICO DI ANGE

“Un giorno stavamo parlando con Ange del più e del meno. Parliamo della mia famiglia e gli dico che, come lui, ho una parte della mia famiglia di origine italiana (i nonni, ndr). Lui mi risponde “Ma sei scemo? Perché non ti fai convocare dall’Italia?” (da un’intervista che potete comodamente leggere qui). Martin Page-Relo, solo per questa uscita, avrebbe meritato la convocazione in Nazionale e il nickname MPR9 su tutti i social. Classe ’99 nativo di L’Isle-Jourdain (in Guascogna, come D’Artagnan), mezz’ora di macchina da Tolosa è, curriculum alla mano, un ottimo giocatore. Entra nelle giovanili dello Stade Toulousain nel 2012 e resta fino al 2020, un anno a farsi le ossa in Pro D2 come 9 titolare dell’US Carcassone (una di quelle decine di società satellite dove lo Stade distribuisce i suoi giovani per maturare), poi di nuovo in Rouge et Noir, questa volta tra i grandi. Il problema è che davanti ha Antoine Dupont e anche quest’anno da secondo mediano di mischia ha peso posizioni per via dell’esplosione del neo acquisto Paul Graou (classe ’97, arrivato da Agen, ma nativo di Auch, e quando si nomina Auch non c’è molto da aggiungere). Quest’anno 11 presenze (5 titolarità) per 469 magri minuti in campo. I numeri però restituiscono un mediano volitivo, con un buon gioco al piede (621,8 metri guadagnati con 26 calci), incisivo in attacco (13 placcaggi rotti, 33 carries con 227,7 metri di avanzamento, 6 break), ma molto meno in difesa (solo 24 placcaggi chiusi con un success rate del 77%). Rispetto alle nidiate di talenti a cui ci ha abituati il Top 14 forse MPR9 può essere un late bloomer, ma va anche riconosciuto che la concorrenza a Tolosa è veramente infausta. Per questo motivo il nostro si giocherà le sue chances al Lyon Olympique Universitaire, dove si trasferisce perché “ho l’impressione di avere lo stesso modo di vedere il rugby di Garbajosa” (altro illustre tolosano, allenatore del LOU al momento della dichiarazione, esonerato alla fine di questa stagione). Sulle rive del Rodano troverà l’altro neoacquisto e compagno di nazionale Montanna Ioane e forse un ambiente che gli permetta di mostrare le sue qualità (anche se il titolare è un Baptiste Couilloud, che il numero 9 potrebbe tatuarselo sulla schiena).
GLI ALTRI: JOKER E GIOVANI

Non un’esperienza memorabile a Bordeaux per la terza linea Renato Giammarioli, che pensiamo non ricorderà la stagione 2022-23 come la migliore della vita. Arriva all’UBB dopo lo scioglimento del contratto i Worcester Warriors (per fallimento) in cui si era trasferito l’estate 2022 dalle Zebre per coprire l’emergenza infortuni tra le terze linee dare più turnazione a Urios nelle scelte (che poi pescheranno dai falliti Wasps quell’altra ira di dio di Tom Willis). Se in Champions Cup ha pure una sua dignità per presenze (3/3) e minutaggio (211 minuti), in Top 14 scende in campo solo 65 minuti (3 presenze, sempre da subentrante) con il ruolo di terza centro cannibalizzato da Willis e Caleb Timu. Si spera che Renato trovi una squadra per rilanciarsi ed esprimere il suo talento.

Tra i giovanissimi 2 presenze, 86 minuti, 6 carries, 40 metri di avanzamento, 1 placcaggio rotto e 6 placcaggi chiusi per uno degli enfant prodige di Carborugby: François Mey. Nell’intervista di Marco Serraiotto del 20 aprile, François aveva esordito contro la Section Paloise in Top 14 e stava per scendere in campo come titolare (57 minuti alla fine) contro la corazzata dello Stade Rochelais. Dopo una stagione con gli Espoirs il salto tra i grandi non può che far ben sperare. Giovanni Sante (Montpellier Hérault Rugby) e Nicola Bozzo (USAP) hanno invece disputato i loro campionati tra gli Espoirs e che questo non sia l’anno “buono” per vederli in prima squadra.
GLI ALTRI: I VOLTI NUOVI DELLA PROSSIMA STAGIONE

Nel 2023-24 la Petite Italie del Top 14 vedrà altri protagonisti aggiungersi. Il Lyon Olympique Universitaire ha messo sotto contratto, dopo una stagione passata ai Melbourne Rebels per una certa questione che l’aveva obbligato a lasciare il Benetton Treviso, Montanna Ioane (28 anni, 17 caps e 4 mete con l’Italia) mentre l’USAP vede (come premesso) il ritorno di Tommaso Allan in Sang et Or, dopo le 42 presenze tra il 2013 e il 2016 ai piedi dei Pirenei (73 caps in azzurro). Con il neopromosso Oyonnax Rugby salirà per la sua prima stagione in prima serie il capitano dell’U20 azzurra reduce dal mondiale in Sud Africa, David Odiase (che ci aveva raccontato di essere stato aggregato alla prima squadra nell’ultima stagione in Pro D2). Infine tre giovani si aggregheranno alle formazioni Espoirs: Alessandro Ortombina (USAP), Piero Gritti (ASM Clermont) e Alex Mattioli (Racing 92).
MENZIONE SPECIALE: IL DIMENTICATO

Ieri sera la Redazione di Carborugby ha segnalato allo scrivente un’imperdonabile dimenticanza: un uomo-polemica che, personalmente, già amo quanto MPR9. Paolo Odogwu è stato per circa un paio d’anni l’oggetto del desiderio della Nazionale italiana, più di qualsiasi altro expat, che però sotto sotto preferisce i tortellini al porridge, e quindi ama l’Italia. Paolo, di padre nigeriano e madre italiana, nasce a Coventry, si forma nelle giovanili dei Leicester Tigers, passa ai Sale Sharks (2016-2019) e finisce nei Wasps. Benché il padre stesso sia nato in Italia (fu il nonno, medico, a trasferirsi dopo il secondo dopoguerra) Paolo è cresciuto in Inghilterra, dacché risulta naturale la sua aspirazione a essere convocato nella Nazionale della Rosa, a cui si avvicina diverse volte. Tra il 2019 e il 2022 mette insieme 42 presenze e 16 mete con i gialloneri, prima che lo storico club londinese fallisca. E allora, come i fratelli Willis, per citarne solo due, trova un contratto in Francia come joker médicale, allo Stade Français, la squadra che ha importato il concetto di swag nel mondo del rugby. Per lui, attivo nel campo della moda con il brand Composure Club con l’apertura del Benetton Treviso Jacob Umaga, un segno del destino. Nonostante abbia dichiarato che a Parigi ci sarebbe rimasto ben volentieri, la sua avventura sulle rive della Senna non è stata memorabile, con 8 presenze in Top 14 per un totale di 290 minuti in campo (più 4 presenze e 274 minuti in Challenge Cup), partendo titolare solo in due occasioni, ma, in quelle due, giocano 80 minuti. Schierato secondo centro o ala, nonostante i pochi minuti di gioco, è anche riuscito a mettere a segno una meta nella larga vittoria nel derby contro il Racing 92 (48-10 per lo Stade). Ottanta minuti contro La Rochelle hanno messo la parola fine alla sua avventura parigina e aperto le porte per l’arrivo nel Bel Paese. In un’interessante intervista rilasciata al The Times (l’apice:”…every Easter returned to Italy. The feasts, including Nonna’s hand-made tortellini, were epic […]”) ha parlato di come i giocatori in Inghilterra abbiano, in generale, difficoltà a spostarsi all’estero e, la sua esperienza a Parigi, gli abbia completamente cambiato le prospettive, inclusa la possibilità di una convocazione nell’Italia. Di sicuro, per caratteristiche fisiche ed esperienza, sarà un notevole valore aggiunto per la Nazionale.