Mondiali alle porte da giocare in casa, nulla è lasciato al caso. Ntamack si infortuna e la strategia quadriennale di Galthié deve per forza avere un Plan B: ecco i tre nomi.
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Nessuno nel mondo ovale internazionale può capire meglio di un tifoso/appassionato italiano la tensione etica, estetica, quasi religiosa che circonda la figura del numero 10. Forse sarà un retaggio del calcio, dove El Diez ha avuto addirittura un ruolo socialmente palingenetico a certe latitudini. Forse sarà perché in tantissimi avremo sentito ripetere per anni che l’ultimo mediano d’apertura davvero di livello è stato un vero diez, il nativo di Cordoba (Argentina) Diego Dominguez. Negli ultimissimi anni questo vuoto del dieci è stato colmato in maglia azzurra, ma ci sono voluti anni e una sequela di sconosciuti, carneadi, promesse infrante, giocatori adattati a forza, per ritrovare la via. Dall’altro lato delle Alpi, al contrario, i giocatori d’estro, fantasia, geometrie sono materia diffusa. Ma che succede se costruisci una squadra nell’arco di un quadriennio con un obiettivo, il Mondiale in casa, dopo aver forgiato una generazione di talenti e aver piegato alle esigenze dei Bleu addirittura i ricchissimi e potentissimi club di Top 14 e il giocatore che avevi immaginato indossare la maglia da forfait?
Il sergente di ferro
Fabien Galthié è un personaggio estremamente diretto e molti suoi ex giocatori e collaboratori, moltissimi in verità, lo descrivono come una persona preparatissima, ma umanamente deprecabile. Al contrario i suoi sostenitori sottolineano come gli incarichi che si trova a ricoprire richiedano leadership, pugno di ferro, un “rigueur quasi militaire“. Piaccia o meno il personaggio, va dato atto al nativo di Cahors, Occitania, terra che odora di rugby, di aver riportato i Bleus di Francia sul tetto d’Europa (un Grand Chelem nel 2022, tre secondi posti nel 2020, 2021, 2023 al 6 Nazioni) e aver ridato alla Nazionale del galletto una dimensione centrale sul palcoscenico internazionale (vittorie contro All Blacks nel 2021 e contro gli Springboks nel 2022), tanto da farla considerare una delle favorite per il titolo mondiale.

Circondato dai migliori
Un duro che si circonda dei migliori collaboratori (il nome più roboante sicuramente Shawn Edwards, guru inglese della difesa, artefice nello staff di Warren Gatland degli anni d’oro del Galles del XX secolo) ed è alla costante ricerca del miglioramento (nello staff della Francia dopo il Mondiale entreranno il manager dello Stade Toulousain Ugo Mola e Patrick Arlettaz, una leggenda sulla panchina dell’USAP). Inquadrare il personaggio è indispensabile per capire come il prossimo Mondiale di rugby sia solo il momento culminante di quel percorso quadriennale dove ogni tessera è stata incastrata perfettamente per raggiungere il prodotto finale. Per dimostrare al mondo che la Francia ovale ha quel qualcosa in più, che è cresciuta ed è capace di essere la squadra più forte di tutti.
L’imprevisto
Poi ti giochi un test match con la Scozia (in Francia si sono chiesti: “Quattro partite premondiale? Ma siamo sicuri? Non sono troppe?” e Galthié ha risposto: “No”) e uno dei tasselli principali di questo delicatissimo equilibrio che risponde al nome di Romain Ntamack, si spacca. Rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. Non certo un giocatore qualsiasi, ma l’apertura titolare, quello con la migliore intesa con il GOAT Antoine Dupont e perfettamente equilibrato con l’altro marziano alla 15 Thomas Ramos, con i quali condivide (oltre alla genialità rugbistica) la maglia rossonera di Tolosa. Ntamack per caratteristiche è unico nel suo genere: solido in difesa (83% tasso di placcaggi riusciti in undici match di Top 14, con più di quattro placcaggi chiusi a partita), sicuro nel gioco al piede (non come buteur, ma in termini di calci di spostamento), ma, soprattutto, pericolosissimo palla in mano (ne sanno qualcosa a La Rochelle). Quattro anni di lavoro e programmazione cancellati come un mandala da un placcaggio fatto molto male a Finn Russell.
I candidati
Al momento delle convocazioni Galthié ha sottolineato l’importanza di avere a disposizione giocatori polivalenti, capaci di ricoprire più ruoli a seconda della necessità. Se l’esperimento della terza linea Paul Boudehent al ruolo di primo centro come backup di un grinder come Danty (sontuoso nella vittoria contro l’Australia) ha il gusto tipico delle stregonerie del ct transalpino (sulla falsariga del flanker-ala-“dove lo metti sta” Sekou Macalou), l’argomentazione sembrava riferirsi, alla luce dell’infortunio di Ntamack, a un solo per la mediana: Thomas Ramos.
Tra i 33 migliori del rugby francese però ci sono due aperture di ruolo che possono svolgere egregiamente il loro lavoro: Matthieu Jalibert, dieci dell’Union Bordeaux-Bègles, e Antoine Hastoy, campione d’Europa con lo Stade Rochelais. Dai test delle Summer Series sembra che il tecnico occitano e Sua Altezza Antoine Dupont abbiano già dato la maglia a Jalibert (lapidario il mediano di mischia di Tolosa alla vigilia della partita con l’Australia: “Je sais que Matthieu Jalibert sera à niveau”) è pur vero che Hastoy ed eventualmente Ramos sono tutto fuorché delle alternative al ribasso.
Il 6 ottobre 2023 l’Italia affronterà la Francia alla quarta giornata del girone A, l’ultima che probabilmente determinerà il primo e il secondo posto e, di conseguenza, la fase ad eliminazione diretta. Chi potrebbe scendere in campo e affrontare gli Azzurri?
MATTHIEU JALIBERT: IL PRESCELTO
È lui il sostituto designato di Ntamack? Con tutta probabilità si, per le sue doti di fantasia ed elettricità. L’unica domanda che incuriosiva prima del primo vero test a ranghi completi e con la formazione titolare (contro i Wallabies) era: sarà in grado di trovare un equilibrio efficace con Dupont? A un primo tempo conservativo e lineare ha seguito un secondo tempo dove l’amalgama è andata rafforzandosi, con il turning point al 52’ minuto, quando i due mediani hanno dato libero sfogo alla loro creatività, e da lì un crescendo.

Per quanto riguarda il suo percorso in Nazionale ha un punto importantissimo a suo favore nella “gerarchia Galthié”: è da quattro anni nel gruppone Bleu, conosce compagni e richieste dell’allenatore. Su 26 convocazioni in Nazionale, 25 sono arrivate con la gestione del tecnico occitano e, compresa l’ultima partita con l’Australia, per 8 volte è partito titolare insieme a Dupont, con sette vittorie e una sola sconfitta (a Twickenham contro l’Inghilterra in un rocambolesco 23-20 con meta negli ultimi minuti di Itoje). A livello di club, Jalibert è titolare indiscusso di una squadra come l’UBB, protagonista quest’anno di un’annata all’insegna del drama, ma capace di eliminare ai barrages il ben più quotato Lyon Olympique Universitaire e affrontare in semifinale (perdendo) lo Stade Rochelais. Nella stagione ad alti e bassi dell’UBB (esonero di Urios, coach a tempo e futuro da rifare), l’apertura è stato una delle certezze della formazione di Bordeaux e il ruolo di back-up principale di Ntamack è più che comprensibile.
ANTOINE HASTOY: SOLO UNA SECONDA SCELTA?
Hastoy è uno dei giocatori più sottovalutati che ci siano. Facendo un breve riassunto della sua vita lo si vede sempre convocato nella Nazionali francesi minori fino ad esordire a 18 anni nella prima squadra della Section Paloise, club in cui il nostro ha militato dal 2011 al 2022. A Pau è capace di mettere a segno 280 punti (3 mete) in 22 partite nel 2020/21 e altri 250 (8 mete) in 23 nel 2022/23. Lo Stade Rochelais lo compra per la stagione 2022/23 facendo fuori Ihaia West e Antoine non solo si conferma come il terzo miglior realizzatore del Top 14 (232 punti in 20 partite), ma laureandosi “capocanniere” in Champions Cup con 97 punti (una meta) che contribuiscono decisamente alla conquista della seconda coppa consecutiva per gli atlantici.

Numeri alla mano, un finalizzatore grandioso, valorizzato al massimo dal gioco imposto da Ronan O’Gara ai Jaune et Noirs. Il grande punto di domanda però riguarda la poca esperienza internazionale di un giocatore con una manciata di caps con la Francia e un gioco molto meno elettrico di quello di Jalibert. Inoltre, l’apertura di La Rochelle, in occasione della titolarizzazione nel match del 19 agosto contro le Fiji, ha mostrato delle notevoli pecche in difesa, sia a livello individuale, sia nell’organizzazione del team (uno dei punti forti di Ntamack). Senza altre occasioni di mettersi in mostra e alla luce delle ottime prestazioni di Jalibert, il suo ruolo in Nazionale sembra confinato a quello di rimpiazzo.
THOMAS RAMOS: LA SUGGESTIONE PROIBITA DI FABIEN
In questo momento in cinque parole: il miglior estremo del mondo. Nessun giocatore nell’ultima stagione è stato in grado di performare a numero 15 come Thomas Ramos. Occitano come Galthié, una vita con il rossonero dello Stade Toulousain (tranne una stagione a Colomiers in prestito per vedere se il ragazzo, 21enne all’epoca, avrebbe trovato spazio in ProD2: 24 partite di cui 23 da titolare e 347 punti a referto) è, in modo nemmeno troppo velata, l’indiziato numero uno a giocarsela con Jalibert. Durante l’ultima stagione Ugo Mola, allenatore di Tolosa, l’ha schierato sei volte all’apertura (su un totale di 20 presenze tra campionato e coppa), venendo ripagato con 4 mete e la proverbiale solidità al calcio.

Preferendo, per sua stessa ammissione, il ruolo di estremo, l’interpretazione del ruolo di apertura di Ramos è “muscolare”, fatto di attacchi alla linea avversaria meno elusivi rispetto a Ntamack o a Jalibert, ma più diretti e abrasivi. Galthié lo vede come reale opzione e per questa ragione, nel nome della polivalenza, si è portato al Mondiale Melvyn Jaminet e, all’occorrenza, il rookie Louis Bielle-Biarrey per coprire lo slot di estremo all’occorrenza. Inoltre Ramos è compagno di squadra di Dupont, che è un po’ l’American Express Black del rugby transalpino. L’unico a mettersi di traverso a questa storia già scritta è stato appunto il diretto interessato, il quale ha molto francamente ribadito che giocare apertura e giocare estremo sono due cose diversissime e che a livello internazionale queste differenze si amplificano.
E QUINDI?
Alla luce delle prestazioni durante le Summer Nations Series, delle preferenze e delle dichiarazioni, Matthieu Jalibert partirà al 70% titolare nella fase a gironi. Un dignitosissimo 25% se lo aggiudica, controvoglia, Thomas Ramos (permettendo a Galthié di mettere in campo una linea di trequarti a cervello Rouge et Noir e dalle potenzialità spaventose con Danty/Fickou a centri e Penaud/Villière alle ali), il quale in ogni caso ha la titolarità indiscussa al ruolo di estremo. Un 5% di stima e simpatia ad Antoine Hastoy, capace di far fuori una concorrenza agguerritissima di aperture del Top 14, ma che forse paga lo scotto di essere troppo perfetto per O’Gara (semplice, pulito, efficace, in una parola: solido) e troppo poco “liquido”, come piace a Galthié. Parliamo in ogni caso di un giocatore eccelllente. Forse però è bene pensarla come avrebbe detto Napoleone Bonaparte, per il quale in battaglia era inutile fare piani e previsioni, ma al contrario “on s’engage, et puis on voit”.
Un pensiero riguardo “Chi merita il 10? L’incognita in Francia nel ruolo di apertura”