Abbiamo avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Alessandro Izekor, atleta classe 2000 attualmente in forza alla Benetton Treviso ed in grande ascesa nei palcoscenico dello URC. Alzi la mano chi, giudicando la persona solamente tramite il suo modo di giocare ed il suo atletismo a dir poco straripante, penserebbe di non inquietarsi nemmeno un po’ davanti ad Alessandro. Beh, io non l’avrei alzata, ma spero che come è successo a me parlandoci possa anche a voi trasparire la persona solare e scherzosa che invece è Alessandro Izekor.

Alessandro, come la maggior parte dei ragazzini italiani, giocava a calcio e non sapeva nemmeno cosa fosse il rugby. Il primo incontro con la palla ovale avvenne in oratorio, dove durante la settimana proponevano diverse “attività, e c’era anche il rugby, così ho detto: proviamoci”. Una volta finito l’oratorio continuò a praticare calcio, ma il rugby lo aveva incuriosito, e così decise di iniziare a giocarci nel club della città di Brescia. “All’inizio mi divertivo tantissimo, ma non è che capissi proprio benissimo come funzionava. Io prendevo il pallone e correvo verso la meta schiacciando la palla”. A dispetto di ciò che si potrebbe pensare giudicando la persona sulla base del suo modo di giocare, Alessandro ci ha confessato di essere sempre stato un ragazzino molto timido ed insicuro.

Fonte – Benetton Rugby
“Ricordo che prendevo palla e segnavo e poi venivo abbracciato da tutti i bambini, compagni di squadra, ed era bello. Giocavo e mi divertivo.”

Da piccolo era alto e molto magro, però la sua velocità lo aiutava molto e da piccolo ogni volta che prendeva il pallone andava a segnare – mentre lo racconta ride – ammettendo che “mi sembrava troppo facile, poi però andando avanti le cose si sono complicate”. Ancora ad oggi Alessandro non sembra credere di essere arrivato al livello in cui si trova, tanto che ammette di non aver mai capito, in passato, di poter fare veramente la differenza, “avrei pensato al massimo di arrivare ad essere un buon giocatore di Serie A, io ancora quasi non ci credo di essere alla Benetton”. Il periodo che gli ha fatto fare il salto di qualità è stato quello trascorso a Calvisano, in cui ha forse capito di poter fare la differenza.

Izekor con la maglia del Calvisano in Top10 Fonte – Brescia Oggi

Non è stato un periodo semplice, essere un giovane in un team di Top10 con un allenatore come Guidi e tante – forse troppe – gerarchie da scalare non fu facile. Durante la stagione non viene preso minimamente in considerazione, ma la sua chance arriva grazie ad una penuria di terze linee per cui all’allenatore “è toccato scegliere me” – ride – “perchè mi pare che due erano infortunati, uno malato… insomma non è che poteva fare altro”. L’occasione non venne lasciata al caso, ed all’esordio nel massimo campionato segnò subito una meta, a cui poi ne seguirono altre ancora nelle giornate successive. La morsa di Guidi non diminuì, però i segnali iniziavano ad essere incoraggianti, la fiducia aumentava e così anche le attenzioni verso di lui da parte dell’allenatore che visti i suoi risultati insinuava scherzosamente “che davo dei cinquantelli ai miei avversari per non essere placcato”.


“Ti dirò, all’inizio la figura a cui mi ispiravo di più era Maro Itoje – Ma ora c’è anche Macalou Sekou in cui mi rivedo. Fisico, veloce…in tanti mi dicono che gli assomiglio”

Sekou Macalou con la maglia dello Stade Français – fonte Le Quotidien du Sport

Di Alessandro in campo si notano sicuramente la fisicità e la velocità, impressionante per una terza linea, tanto che in molti lo vorrebbero schierato nella linea dei trequarti come ala. Ancora di più adesso dopo la splendida meta segnata contro gli Stormers in URC: “Gallo ha fatto un’uscita dal frontale, un sidestep, ha fatto poi un passaggio e poi.. eheh”. Beh poi Izekor ha aumentato la frequenza, allungato le falcate e ha bruciato tutti per 60 metri di scatto trascinandosi dietro per gli ultimi metri Damian Willemse, nazionale Springbok e di certo non il primo arrivato, che ha tentato invano di appendersi per fermarlo. Questa azione ha attirato l’attenzione dei media internazionali di settore e degli appassionati su di lui. In molti vedono delle somiglianze con Macalou, giocatore dello Stade Français e della nazionale francese, anch’egli terza linea e dotato di una grande velocità, che viene schierato anche come ala secondo necessità.
Per i più appassionati queste sue galoppate nei 15 metri non sono una novità, visto che sono almeno 2 anni che semina panico in Top10 e con la Nazionale Emergenti. Insomma sono già molti gli highlights di cui poter andare fieri, ma chiedendogli quale foto metterebbe in camera ci confessa che “sì, direi che questa meta contro gli Stormers la appenderei in camera” anche perchè fino ad ora non aveva mai fornito una prestazione simile contro avversari di questo livello. “Prima di entrare in campo non ci penso, perchè devo essere concentrato sul mio gioco e sulla partita ma pensandoci dopo, aver giocato contro certi giocatori…” deve rendere orgogliosi.

Alessandro in meta contro gli Stormers in URC – fonte Tribuna di Treviso

Alessandro non lascia trasparire molto, anzi umilmente tende sempre a ridimensionare anche i complimenti che riceve, ed ultimamente sono molti. Anche parlando di futuro, non si sbilancia mai. Il suo più grande sogno è quello di giocare per la nazionale, anche se la concorrenza in terza linea è come sempre e più che mai spietata. “Giocare in nazionale è un obbiettivo, anche perchè ci sono già miei coetanei, del 2000, che hanno già presenze in nazionale”. Parlando di nazionale non possiamo non parlare delle recenti partite che ha giocato con la maglia della selezione per il rugby a sette, che ci confessa essere “molto faticoso – ride – perchè sono solo 15 minuti, me è praticamente tutto gioco effettivo. E dopo una o due partite ho anche capito che più segni peggio è, perché magari parti dai tuoi 22 e vai a fare meta, ma poi devi tornare in fretta nel tuo campo. Dopo due corse non avevo più fiato!” Quindi trova risposta la domanda di un fan che ci chiedeva se si divertisse di più giocando a Seven o a Union: senza alcun dubbio il caro e vecchio rugby a quindici è il preferito. Viene anche chiesto se avrebbe piacere a giocare in un ruolo differente, e dopo un attimo di esitazione la risposta è che no, il ruolo della terza linea “mi piace, diciamo che è un po’ un ibrido tra mischia e trequarti, se sempre al centro del gioco, tra 9 e 10, è bello!”

Izekor in una delle sue sgaloppate contro la Romania A – fonte YouTube Federazione Italiana Rugby


“Se dovessi scegliere un’immagine da appendere in camera in futuro? Beh, sarebbe una foto mentre gioco con la maglia della nazionale maggiore. Ho già fatto qualche partita con la Emergenti, adesso anche con il Seven, però quella della maggiore mi manca ecco”

Izekor in meta contro l’Olanda con la maglia della Nazionale Emergenti – fonte Gazzetta dello Sport

Ma cosa serve ad Izekor per potersi guadagnare la chiamata da Kieran Crowley in nazionale maggiore? Su cosa deve puntare e su cosa deve lavorare per coronare il suo sogno? I suoi punti di forza li conosciamo, e ben si riconoscono in campo: “sicuramente il fisico e la velocità sono due miei punti di forza” però “la prossima stagione vorrei migliorare molto il passaggio, anche se in tanti mi dicono di tenere il pallone e spingere – ride – ma è comunque un fondamentale in cui devo migliorarmi. E poi il placcaggio. Qui – alla Benetton – mi hanno detto che devo imparare ad usare di più il mio fisico, ad entrare di spalla e poi chiudere, invece di fare come tendo a fare adesso”. Ci tiene a dirci che comunque gli avversari li “tiro giù eh, però non li porto indietro ecco”, e noi ci crediamo, e nemmeno ci teniamo a smentirlo, pur essendo a distanza. In questa prima stagione completa di URC ci ha infatti raccontato che il salto di livello è stato importante, “il tempo di gioco effettivo è molto più alto rispetto al Top10, ci sono fasi di gioco che durano molto di più essendoci meno errori. E poi fisicamente è tutto un altro mondo” – continua – “è un salto non di uno, ma di tre livelli rispetto al Top 10, un mix di velocità, tempo effettivo ed il workrate che è impressionante. Poi fisicamente sono tutti fortissimi, soprattutto i sudafricani, con loro non ci sono protezioni che tengano, le botte le senti tutte”.

Izekor durante un riscaldamento pre-partita con la maglia della Benetton – fonte Twitter BenettonRugby


Non è stato nemmeno facile ambientarsi in una realtà completamente professionistica come quella della Benetton, “all’inizio c’è stato un po’ di distacco, non conoscevo nessuno e siamo una rosa di 50/60 persone, inserirsi non è stato facilissimo. Uno dei primi ad aiutarmi è stato Fede Ruzza e poi anche Didi, il capitano”. Questo per far capire al pubblico italiano che il salto dal massimo campionato domestico ad un campionato transnazionale come l’URC non è immediato per differenti fattori, non ultimo quello tecnico per cui Izekor ci confessa che “la prima parte della stagione per me è stata più incentrata sul capire ed entrare in tutti i meccanismi della squadra, ed all’inizio temevo di non farcela. Poi però prendevo mano a mano più confidenza, un po’ più di fiducia e poi ho cominciato a giocare”. Ci ha raccontato che ha modificato anche il suo approccio alle partite, pur non avendo una routine scaramantica. “L’anno scorso, e anche quelli prima, pensavo sempre a cosa fare, dove andare. Ora in realtà cerco di fare il più possibile per non pensare alla partita perché ho notato che più pensavo a cosa fare e meno lo facevo. Invece se ci penso meno intensamente gioco meglio. – Ascolti musica prima delle partite? Hai una canzone preferita? – “sì, ora ascolto diverse canzoni, ma negli anni scorsi ne avevo una, si intitola “In the hood” di Gunna, un rapper americano. Un’altra che ascolto spesso e che mi rilassa molto è una canzone di un artista africano, fatta tutta di percussioni e tamburi. Molto rilassante.”

La prestazione di Izekor contro gli Stormers in URC – credit YouTube RugbyCoach8

Si dichiara abbastanza soddisfatto della propria stagione, ha iniziato ad avere maggiore minutaggio e ad entrare per bene negli schemi di gioco, per l’anno successivo l’obbiettivo è quello di entrare più stabilmente nelle rotazioni e giocare ancora di più. Una considerazione che va di pari passo con la valutazione da lui data alla stagione della squadra, una stagione “molto, molto positiva perchè comunque abbiamo centrato molti obbiettivi, siamo arrivati in semifinale di Challenge Cup. Potevamo forse fare un po’ meglio in alcune singole partite, ma è comunque una stagione molto positiva”. Insomma sia Izekor che la Benetton hanno di che essere soddisfatti per quanto fatto, ma hanno al contempo molta fame di migliorare. In Benetton si è già cominciato questo percorso di miglioramento tramite l’ingaggio di due coach specialisti rispettivamente di breakdown e difesa che hanno portato una ventata di novità agli allenamenti. “Ogni allenatore arriva portando dei principi che reputa fondamentali. Julian Salvi ha portato tanta tecnica nell’area del breakdown, come gli angoli di entrata per esempio e tante altre cose, lavorando molto sui dettagli. Con McRae invece abbiamo lavorato molto sui fondamentali di difesa.”

Abbiamo poi parlato della settimana tipo che si svolge a Treviso: “alle ore 7.00 colazione, 8.30 riscaldamento e mobilità in palestra seguito da lavoro di forza con i pesi, successivamente una sessione di skill, una piccola pausa di 30/40 minuti e poi si passa al lavoro sul campo. Ed è così per tutti i giorni, meno un giorno di riposo alla settimana che varia in base a quando ci sarà la partita”. Nel giorno di riposo l’atleta è libero, ma Izekor passa la sua giornata tra un’ulteriore seduta di palestra – “in cui faccio anche bicipiti e tricipiti visto che in settimana non me li fanno fare perchè non serve” – e qualche ora passata a giocare alla Playstation, facendo una camminata o semplicemente riposando. La curiosità ci ha poi spinto a chiedere come fossero le sue prestazioni in velocità ed in palestra, purtroppo non ha saputo risponderci sui 100 metri, ma “sui 10 metri ho fatto 1″ e 60 e di panca mi sembra di aver fatto 170kg per tre colpi e di squat 220kg sempre per tre colpi”. Sono numeri sinceramente impressionanti, soprattutto pensando che arrivano da un ragazzo di soli 23 anni.

Ecco, l’età è un fattore che bisogna ben tenere a mente quando parliamo di questi atleti. Ci stiamo abituando talmente bene con le ultime generazioni di rugbisti che non ci si rende conto che questi ragazzi sono ben lontani dalla loro maturità di atleti e che quindi passi falsi e lacune fanno parte del loro processo di crescita, che non deve in alcun modo essere interrotto nè tantomeno scoraggiato paragonandoli erroneamente ad atleti più esperti e maturi. Alessandro Izekor ha tutte le carte in regola per coronare il proprio sogno di vestire la maglia azzurra, deve soltanto continuare a lavorare come sta facendo. E soprattutto, come direbbe all’Alessandro di 16 anni: “Credici, continua a crederci!”

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