C’è una città nel mondo associata alla moda, al lusso e alla raffinatezza. Ma è l’unica città che offre due squadre di alto livello alle trincee del Top 14: Parisien, et quoi?

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Due squadre dell’aristocrazia rugbistica francese, che possono vantare venti titoli nazionali in combinata: ben quattordici lo Stade, squadra meraviglia dei primi anni 2000 dove militava uno splendido, e ancora capelluto, Sergio Parisse, oltre a Sua Maestà Diego Dominguez. Sei titoli per i cugini, che vantano comunque 140 anni di storia alle spalle e che hanno schierato nelle loro file altri eccellentissimi italiani: Andrea Lo Cicero, Carlo Festuccia, Santiago Dellapè e Andrea Masi.

Parigi. Sarà per la storia, sarà per la politica, sarà per la spocchia, sarà per l’egocentrismo, ma è, rispetto al resto della Francia, un universo a sé. Insieme al Grande Sud, il secondo polo del rugby francese ha residenza nella capitale dell’Hexagone. È a Parigi che nasce l’ovale francese, sempre a Parigi che si gioca la prima finale di campionato in Francia (1892, arbitrato da Pierre de Coubertin) e solo a Parigi c’è un derby nel senso stretto del termine, ossia la partita tra le due squadre della stessa città. Stade e Racing, Racing e Stade. Lo Stade Français ora veste il rosa con vari elementi grafici, ma storicamente indossava fieramente il rosso-blu cittadino. Il Racing Club 92 che porta già dal nome l’appartenenza alla ricca banlieue dell’Hauts-de-Seine (92) e più tradizionalmente difende i colori “ciel et blanc”.

Tra le mille differenze, una caratteristica in comune: insieme a Clermont, le parigine sono le uniche squadre capaci nel XXI secolo a interrompere l’egemonia del Grande Sud francese sul Bouclier de Brennus. E anche quest’anno tornano ai Barrage con l’obiettivo, forse irrealizzabile, di riportare sulle rive della Senna il trofeo. Avversari come lo Stade Toulousain e lo Stade Rochelais (freschissimo vincitore della seconda Champions Cup di fila contro Leinster, a Dublino, dopo aver rimontato un parziale di 17-0) sono veramente durissimi (prendi venti minuti per te: leggi il primo episodio della Guida ai Barrages, se non l’hai già fatto), ma ce lo siamo già detti: nulla, nel Top 14, è mai scontato.

Stade Français Paris: les Soldats Roses, fulmini e fiori

La Squadra

Gonzalo Quesada ha l’espressione e le fattezze dell’uomo che non deve chiedere mai e un curriculum di tutto rispetto. Trentotto volte in nazionale con la maglia Albiceleste dell’Argentina, una carriera di altissimo livello iniziata negli anni ’90 con l’Hindu Club di Buenos Aires (con cui vince tre tornei dell’Union Rugby de Buenos Aires, la leggendaria URBA) e proseguita nei campi francesi di inizio 2000, con una stagione proprio con lo Stade Français nel 2004-05. Ancora qualche anno, e dopo aver iniziato la propria carriera da allenatore, Gonzalo tornerà a guidare la formazione parigina tra il 2013 e il 2017, portando a casa il quattordicesimo, e ultimo, Bouclier de Brennus (2014-2015) e una Challenge Cup (2016-2017). Dopodiché lascia il club, fa un’esperienza a Biarritz in ProD2, lascia la Francia dopo diciannove anni per tornare in Argentina e diventare l’allenatore della franchigia di soli argentini del Super Rugby, i Jaguares, con i quali dopo una stagione imprevedibile, quanto meravigliosa, conquista la finale contro i Crusaders. Troppo forti però i kiwis.

Gonzalo Quesada (a destra), l’ex presidente Thomas Savare e Sergio Parisse festeggiano il Bouclier – Photo by DAMIEN MEYER/AFP/Getty Images su rugbyworld.com

Il richiamo di Parigi però è forte, e Quesada ritorna, nell’estate 2020, alla guida della formazione in rosa, con il compito di ricostruire quel DNA che, secondo la società, ha permesso allo Stade Français di essere la seconda squadra più titolata di Francia.

La stagione fino a questo momento è stata positiva, con un girone d’andata particolarmente incisivo. Trentasette punti raccolti nelle tredici partite disputate, secondi solo all’andata marziana di Tolosa, la seconda miglior difesa (solo 224 punti concessi) e il secondo miglior Goal average (+115). Fiori all’occhiello: il pareggio con lo Stade Toulousain (16-16) e le vittorie convincente con La Rochelle (un 27-14 con quattro mete segnate a una) e nel derby con il Racing 92 (48-10 senza storia, in cui ricordiamo anche una meta allo scadere del neo convocato azzurro Paolo Odogwu, arrivato post-fallimento dei Wasps come joker medical). Una squadra solida, di esperienza, che vede nella precisione al piede dell’apertura Joris Segonds (attuale miglior marcatore e miglior calciatore del Top 14 con 229 punti segnati), nell’efficacia degli avanti Sekou Macalou, Giovanni Habel-Küffner e Romain Briatte, e nell’elettricità delle ali Jeremy Ward e Lester Étien delle armi efficacissime. Il girone di ritorno (complice anche un cammino in chiaroscuro in Challenge Cup che si concluderà agli ottavi con una sconfitta netta, in casa, contro il Lyon Olympique Universitaire 24 a 41) sarà molto meno brillante, registrando (a una giornata da termine) un totale di 29 punti (e una virtuale sesta posizione in classifica), anche a causa di un attacco molto meno incisivo con 267 punti (contro i 339 dell’andata).

Pesa, come per molto altre squadre del Top 14, l’estrema difficoltà a portare a casa un risultato in trasferta, collezionando fino a questo momento della stagione solo 20 punti fuori casa, rispetto ai 46 collezionati tra le mura amiche del Jean Buin (che mette i Rosa parigini come seconda miglior squadra per risultati casalinghi insieme a Bayonne dopo solo…lo Stade Toulousain). Una stagione fino a questo momento positiva per il team di Quesada, con un ottimo terzo posto che, a meno di sorpassi delle inseguitrici, garantirebbe di affrontare la sesta classificata, prima di un eventuale passaggio in semifinale. L’ultima di campionato sarà in trasferta contro lo Stade Rochelais già matematicamente qualificato alle semifinali e reduce dalla vittoria in coppa (turnover? Chissà…), ma dopo la vittoria contro Tolosa alla 23° giornata (i commentatori più maligni parlarono di una squadra B, nonostante la grande qualità della rosa di Mola) sono seguiti una sconfitta con Clermont e un pareggio folle con il LOU, facendosi rimontare dopo un parziale di 28-0 nel primo tempo (partita conclusa 31-31 dopo un botta e risposta a calci tra il solito Segonds e Sopoaga tra il 79’ e l’80’).

Gli avanti parigini contro l’ASM Clermont Auvergne – stade.fr
Che playoff aspettano lo Stade Français?

Lo Stade è ritornato? Vive le Stade! Il percorso dei parigini, per come lo si rigiri non è dei più agevoli e le ultime partite della stagione tra Challenge e campionato hanno acceso un po’ di spie. La vittoria contro lo Stade Toulousain, come premesso, è stata seguita da una serie di risultati negativi e anticipata dalle sconfitte con il Racing e il Tolone. La partita finita in pareggio contro Lione sembra un po’ il riassunto della stagione: la capacità di fornire prestazioni di grandissima qualità ed efficacia e, contestualmente, perdere la bussola con risultati disastrosi. Lo stesso Quesada (invero spesso molto polemico con arbitraggi e duro con i propri giocatori) si è dichiarato sorpreso per aver perso un’occasione meravigliosa per blindare il terzo posto e, quindi, giocare i barrages tra le mura amiche del Jean Bouin (a parità di punti con qualsiasi inseguitrice, la differenza di +140 a oggi è un bottino più che sufficiente per garantirsi la partita casalinga). L’obbligo dei parigini a questo punto è di ragionare partita per partita, soprattutto nel caso di una semifinale che vedrà gli altri due Stade (quello rossonero e quello giallonero) a ranghi completissimi, potendo giovarsi però di una rosa di qualità e un Joris Segonds che, a 26 anni, candida il suo nome tra i possibili per uno slot ad apertura con la maglia dei Blues. 

Tifosi allo stadio Jean Bouin – leparisien.fr
Giocatore da seguire: Léo Barré

Vent’anni, enfant du pays, professione apertura, ma con Segonds in stato di grazia piuttosto lo schierano a estremo, scendendo in campo in 24 giornate su 25 giocate (titolare il 63% dei match). E ancora: 3 mete in campionato, una in Challenge, più 66 punti e 1509 minuti in tutte le competizioni (tra i cinque più presenti in una rosa di 46 giocatori). Prodotto del meraviglioso vivaio del RC Massy (fabbrica fordista di talenti a sud di Parigi che può annoverare, tra i suoi ex tesserati, Mathieu Bastareaud, Yacouba Camara, Cameron Woki e lo stesso Sekou Macalou, per citarne pochissimi), il trequarti Léo è uno dei titolarissimi dell’U20 francese, già una presenza nei Barbarians francesi contro le Fiji. La stampa francese fino a questa stagione aveva incensato il ragazzo come il futuro dei “Soldats roses”, ma le titolarizzazioni e le prestazioni mostrate lo mettono già al centro del presente dello Stade. Più che un backup per Segonds all’apertura, un titolare praticamente inamovibile allo spot di estremo nelle partite che contano.

Léo Barré in azione contro lo Stade Rochelais – stade.fr

Racing Club 92: Ciel et Blanc e un perlage di pazzia

La Squadra

Domenica, 26 marzo 2023. Stadio Jean Bouin, fortezza dello Stade Français. A fine partita si presenta in sala stampa un uomo, non tanto alto, ma dal fisico massiccio. Indossa una tuta scura Nike, su cui campeggia la scritta bianca NATIXIS e, sul lato sinistro sul cuore lo scudetto Ciel et Blanc, recante, in piccolo, la scritta “Depuis 1882” (lo Stade Français Paris nasce, a seconda delle fonti, nel 1883 o nel 1887, comunque dopo!). Niente di speciale nella sala stampa di uno stadio, dopo il derby di Parigi, durante il quale il Racing 92 (il 92 non è quindi l’anno di fondazione, ma il numero del dipartimento della banlieue dell’ovest parigino, Hauts-de-Seine) ha battuto 17-13 i rivali cittadini. Senonché quest’uomo, con la sua tuta sociale e la fede al dito, calza un casco da karting e, con totale naturalezza, si siede al posto che gli compete, toglie il casco ed esclama “Il kart è rimasto in pista”.

Laurent Travers, ex tallonatore del CA Brive degli anni d’oro, due Boucliers come allenatore degli avanti prima con il Castres Olympique, poi con il Racing 92 (entrambi in compagnia della sua metà della mela, Laurent Labit, allenatore di trequarti oggi nello staff tecnico della Francia di Galthié), tre finali di Champions Cup coi parigini, chiarisce: “Si sa che lo sport di alto livello è prima di tutto umiltà”. Riferimento inequivocabile alla comunicazione inviata dallo Stade Français agli abbonati prima del derby: “La Capitale reçoit la Banlieue – Le 3ème contre le 8ème – La F1 contre le karting”. Poi arrivano i Racingmen, pure da due sconfitte, ma che da anni vanno in Champions, non in Challenge, che sono fissi ai Barrages, non quando capita. E il discorso si chiude, con un casco da karting.

Monsieur Laurent Travers, professione allenatore – Quinze Mondial

66 punti a 80 minuti dalla fine del Top 14, un viaggio sostanzialmente equilibrato tra girone d’andata (35 punti, 2,69 di media) e girone di ritorno (31 punti, 2,58 di media), ma il primo attacco del campionato con 709 punti messi a referto insieme a una splendida, poetica, terzultima difesa (652 punti, meglio solo del Brive già retrocesso e dell’USAP, che al girone di andata aveva deciso di offrirsi come sparring partner al resto delle squadre). L’amore per le mura domestiche (45 punti in casa, terza miglior squadra dopo Tolosa e l’altra Parigi) e il fastidio a difendere in trasferta (nella parte alta della classifica nessuno può vantare un Goal average di -91, tranne Bayonne, ma i baschi per politica sociale puntano tutto sulla straziante superiorità dello Stade Jean-Dauger). Ad orchestrare il gioco della Banda Travers, un insieme di loschi rugbisti capaci di appioppare quarantelli qua e là (per un solo punto non hanno fatto 40 anche a La Rochelle), così come di prenderne (chiedere a LOU o ai Lions: si, quei Lions) non poteva che esserci Finn Russell, il quale alla sua quinta stagione sulla Senna ha deciso di mettere in panchina la sregolatezza e schierare per 21 partite del Top 14 il solo genio: 221 punti segnati e secondo miglior top scorer dopo Joris Segonds. Nel corso della stagione il potenziale offensivo dei Ciel et Blanc si è espresso al massimo anche grazie all’apertura di riserva Antoine Gibert (8 mete), schierato un po’ ovunque sulla linea dei trequarti, al numero 8 fijano Kitione Kamikamica (4 mete), agli immortali Wenceslas Lauret e Juan Imhof (4 mete ciascuno) e a un ottimo, giovane e brevilineo Max Spring (22 anni, 20 presenze, 5 mete in Top 14 e 1676 minuti in campo questa stagione, giocatore più utilizzato di tutta la rosa).

Menzione speciale va però a quel giocatore straordinario che risponde al nome di Gael Fickou, capace di mettere a segno quattro mete in quattro partite al ritorno dal Sei Nazioni e di rendere, se possibile, il gioco del Racing ancora più efficace offensivamente (oltre a fornire una presenza non trascurabile in difesa al centro del campo). Se poi, per pedanteria, aggiungessimo come joker medical quel Christian Wade quinto marcatore di tutti i tempi della Premiership con 82 mete e capace, in 6 presenze, di metterne a segno 5, capiremmo ancora meglio che razza di squadra è il Racing 92.

Fickou in azione contro l’Union Bordeaux Begles durante i Barrages 2022 –
Photo by Hugo Pfeiffer/Icon Sport su leparisien.com
Che playoff aspettano il Racing 92?

L’ultima trasferta del campionato vede i Ciel et Blanc ospiti di un Clermont che viene da una stagione, per i suoi standard, da dimenticare. Un terzo posto sarebbe estremamente interessante per poter giocare in casa, dove quest’anno sono passati solamente lo Stade Français e Tolosa e, forse, darebbe quella carica necessaria per arrivare alle semifinali dove l’irruenza del gioco parigino (oltre all’abitudine ai match di alto livello, come dimostra la storia recente) potrebbe essere la vera sorpresa anche per le supercorazzate del Sud-Ovest. La disponibilità della rosa è quasi totale, e i risultati delle ultime giornate (benché la larga vittoria contro Tolone sia stata viziata dall’obbligo del RCT di schierare una squadra infarcita di giovani di formazione francese per non incorrere in sanzioni) parlano di un momento di forma molto positivo. Quali bias quindi? Le due sconfitte contro lo Stade Toulousain in campionato, il cammino negativo in Champions Cup (doppia sconfitta contro Leinster, una e una con gli Harlequins) e una difesa che concede sempre molto, esponendo l’enorme lavoro offensivo a dei rischi. Se il Racing in ogni caso dovesse confermare il suo folle mood, le sue partite saranno quelle più divertenti contro chiunque.

Finn Russell in azione contro lo Stade Toulousain – lequipe.fr
Giocatore da seguire: Maxime Baudonne

La terza linea del Racing è una trimurti abbastanza indiscutibile: Diallo – Kamikamica – Chouzenoux. Lauret e Woki di rincalzo. In generale molta esperienza, molti chilogrammi, moti giocatori da tenere sott’occhio. Poi ti riguardi le statistiche e scopri che c’è una terza linea ventenne che non supera il quintale (punto uno di interesse), che ha 20 presenze e quasi mille minuti di gioco (punto due di interesse), che ha messo a segno tre mete ed è partito titolare in due su tre partite in Champions Cup (punto tre di interesse). Ecco a voi Maxime Baudonne, prodotto delle giovanili Ciel et Blanc, fino allo scorso anno titolare in terza della Nazionale Under 20 e una manciata di minuti con la prima squadra parigina. Maxime quest’anno è stato senza dubbio il giovane più interessante nella mischia parigina, titolare in battaglie campali contro Leinster, La Rochelle e Tolosa. Openside flanker o terza centro, si distingue per visione, senso d’anticipo, elusione: in poche parole per “intelligenza”, combinata a un grande atletismo (in poche parole, il ragazzo ha fiato).

Titolare irremovibile degli Espoirs del Racing (per i quali, all’occorrenza, ha giocato anche come centro), ha portato le sue qualità e uno stile da terza linea “moderna” in un campionato estremamente competitivo a livello fisico. Probabilmente queste sue caratteristiche di 8 atipico lo rendono così interessante per variare il gioco: non dimentichiamo che il Racing vanta la proprietà di un altro grandissimo prospetto nel ruolo, il gigantesco Jordan Joseph (22 anni, 190 cm, 125 kg) mandato a farsi le ossa a Pau. Nelle ultime giornate di Top 14 Baudonne è uscito dalle convocazioni, complici le fasi finali del campionato Espoirs che hanno visto i parigini non qualificarsi per un punto ai Barrages, ma chissà che il Maxime non torni a fare le sue ottime figure anche durante la fase finale del campionato.

Maxime Baudonne in meta contro il CA Brive –
Photo by Loic Cousin/Icon Sport su midi-olympique.fr

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