Il Bouclier de Brennus è uno dei trofei più ambiti al mondo, in una lotta senza quartiere dove le gerarchie si ribaltano continuamente.

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Vincere il Top 14 non è cosa per tutti

Il Top 14 è un campionato bellissimo e cattivissimo. Più di quello inglese, più della URC, più delle varie declinazioni dell’Emisfero Australe. Forse ha ragione Ronan O’Gara, allenatore dello Stade Rochelais, a sostenere che fino alla fine è un susseguirsi di finali e che questo percorso, se paragonato a squadre di altri campionati, alla lunga pesi. C’è un fattore alla base di tutto: il campionato francese e le sue società sono molto ricche, gli sponsor abbondano, il sistema economico locale e nazionale investono nel rugby. Questo permette di creare strutture migliori, offrire contratti più ricchi ai giocatori sul mercato, mettere la basi per rose competitive già dal Pro D2 (vedere quanto fatto da Mourad Boudjellal a Tolone negli anni ’10). Il campionato è seguito e quando il resto delle formazioni dell’Emisfero Nord hanno chiuso i loro tornei, compresa Challenge e Champions Cup, ai quattro lati dell’Héxagone si gioca. Quando ci sono i Test Match, si gioca. Quando c’è il 6 Nazioni, si gioca. Non recuperi: soltanto partite infilate perché non si può fare altrimenti. Ma perché il Top 14 è un mondo a sé, che grazie agli investimenti, alle rose ipertrofiche e alla massiccia iniezione di giocatori internazionali può permettersi di offrire al proprio pubblico uno spettacolo all’altezza anche senza i giocatori internazionali.

Lo “Scudo di Brenno” – Rugbyrama

Il Top 14, come tutti i grandi campionati europeo-sudafricani, si divide in due fasi: una stagione di 26 giornate e una seconda fase, i Barrages. A questi accedono sei squadre, secondo questo sistema: le prime due sono qualificate automaticamente alle semifinali con il vantaggio della partita in casa (quest’anno però le semifinali verranno ospitate dallo Stadio di Anoeta di San Sebastian nei Paesi Baschi spagnoli), le altre quattro si giocano il posto sapendo già chi andranno ad affrontare alla partita successiva. Chi vince le semifinali va alla finale, quest’anno ospitata allo Stade de France di Saint-Denis nella banlieue parigina, e si gioca il Bouclier de Brennus, lo “Scudo di Brenno”, fisicamente una medaglia a foggia di scudo, la cui invenzione si deve a Charles Brennus su commissione del Barone Pierre de Coubertin come premio per la prima finale del campionato francese tra il Racing Club de France e lo Stade Français Paris nel 1892. Cento ventidue finali dopo (il trofeo non venne assegnato tra il 1915-19, tra il 1940-43 durante le Guerre Mondiali e per la pandemia di Covid 19 nel 2020) il Bouclier si conferma il trofeo più desiderato e più difficile da conquistare, in un campionato apertissimo e dove l’accesso ai Barrages viene combattuto fino all’ultima giornata di stagione regolare. Il Top 14 è un campionato talmente cattivo che è facilissimo che le finaliste di un anno non partecipino nemmeno ai playoff della stagione successiva (per maggior informazioni chiedere a Castres e ai Campioni di Francia di Montpellier) o che nelle ultime giornate le squadre che stanno lottando per non retrocedere in Pro D2 impartiscano lezioni di rugby di trincea alle prime della classe in stadi trasformati in bolge.

Lo stadio del Perpignan nei periodi finali del campionato – USAP Twitter account

La stagione 2022-23 volge al termine (la 26a giornata si disputerà il l’ultimo weekend di maggio) e il gran ballo dei barrages comincerà il 3 giugno per concludersi con la finale di Parigi il 17 giugno. La classifica in questo momento vede la diarchia Stade Toulousain-Stade Rochelais saldamente in testa e già qualificati per le semifinali, mentre la lotta per gli ulteriori quattro posti è ancora aperta. Stade Français e Racing 92 sono appaiate a 66 punti e sono matematicamente qualificate, ma le attendono due trasferte non banali rispettivamente a La Rochelle e Clermont; l’Union Bordeaux Bègles (63) ha un piede e mezzo nelle fasi finali, ma una trasferta insidiosissima a Tolone che al Felix Mayol può vantare 9 vittorie e solo 3 sconfitte nel corso della stagione; il Lyon Olympique Universitaire (62) e l’Aviron Bayonnais (58) si giocano l’ultimo posto disponibile, con la formazione basca (neopromossa dal Pro D2 e sorpresa della stagione) chiamata a fare il miracolo vincendo con un bonus offensivo senza concedere punti al Lione (molto difficile, trattandosi del terzo miglior attacco del torneo). Tolone, finalista in Challenge Cup, ha dato l’addio alle sue chance di partecipare alla fase finale della stagione schierando nella trasferta parigina del passato weekend contro il Racing una formazione B, ricevendo in cambio un sonorissimo 43-7 con uno strascico di polemiche molto accese da parte della tifoseria, a riprova del fatto che non c’è nulla più importante del campionato domestico in Francia, nemmeno un percorso da imbattuti in coppa e delle ottime chance di vincerla.

Un’immagine dallo scontro di semifinale contro il Benetton Rugby – Eurosport

Conclusa l’ultima giornata la vincente dell’accoppiata quarta-quinta affronterà la capolista in semifinale, mentre la vincente tra la terza e la sesta scenderà in campo contro la seconda. Questo articolo e quelli che seguiranno analizzeranno le partecipanti ai barrages e, dato che del doman non v’è certezza, partiremo dalle due semifinaliste designate, che, a meno di avvenimenti davvero sorprendenti, confermeranno l’ordine della loro classifica attuale: la capolista Stade Toulousain (che attende in casa il fanalino di coda già ampiamente retrocesso Brive, che si presenta con un magrissimo bottino di 3 vittorie in trasferta su 12 partite in un Ernest Wallon che non ha mai visto perdere i rossoneri questa stagione) e, a seguire, lo Stade Rochelais (che ospiterà lo Stade Français in cerca di preservare il terzo posto che gli consentirebbe di affrontare la sesta classificata).

Stade Toulousain: i 21 volte campioni

Capire Tolosa con un apparente paradosso: il suo allenatore, Ugo Mola, sostiene che il rugby non è uno sport di combattimento in sé, e come dargli torto con la batteria di meravigliosi trequarti orchestrati magistralmente dal miglior giocatore del mondo Antoine Dupont. Allo stesso tempo, uno dei due metaman della squadra è una seconda linea talmente pesante che non porta blocchi di salto: Emmanuel Meafou, 2,03 metri, 145 kg, 10 mete stagionali tra campionato (7) e Champions Cup. La logica dietro questo cortocircuito sta nella natura stessa di una squadra che da sempre fa del gioco alla mano, il celebre “Jeux de mains, jeux de Toulousains” il suo marchio di fabbrica, dove ogni elemento, persino un orco di origine australiana, ma molto presto naturalizzato francese, si incastra perfettamente in un ingranaggio più ampio. Un gioco estremamente strutturato in ogni sua fase, interpreti di eccellenza, una particolare attenzione al reclutamento di giocatori francesi (i famosi JIFF) rendono i Rouge et Noires di Tolosa un’élite rugbistica per pochi: non invincibile (come ci ha dimostrato l’altro team di extraterrestri di Dublino in Champions Cup), ma capace di creare dei momenti di tranche rugbistica totale, dove il pallone e i giocatori ballano, non giocano. Per gli avversari, una danza macabra.

Emmanuel Meafou in azione contro l’Aviron Bayonnais – La Depeche.fr

Benchè Tolosa si presenti come capolista indiscussa fin dalle prime giornate, analizzando l’andamento della stagione è possibile osservare due momenti, il cui spartiacque è il Sei Nazioni. Il girone d’andata è, per usare una metafora, un pugno scagliato sull’Hexagone: 9 vittorie, 1 pareggio, 3 sconfitte, 44 punti in classifica (3,38 punti a partita). Lo Stade Français, secondo al concludersi della XIII Giornata, chiudeva a 37 (2,85 punti a partita). Secondo miglior attacco (351), miglior difesa (214), miglior differenza punti (+137), una rosa rodatissima e con tutti i suoi migliori interpreti tra cui spiccano, oltre ai nomi dei soliti noti, la terza linea Anthony Jelonch (facente parte della splendida nidiata dell’Auch RC insieme al coéquipier Antoine Dupont e alla star e capitano dello Stade Rochelais, Gregory Alldritt) e Ange Capuozzo tra i trequarti (per il quale vale sempre la pena ricordare che questa è la sua prima stagione da rookie in Top 14 dopo l’esperienza a Grenoble in ProD2). Il girone di ritorno, complice anche la massiccia convocazione di giocatori da parte dell’allenatore dei Bleus Fabien Galthié (fino a 12 convocati, rendendo la formazione della Ville Rose la più rappresentata in Nazionale) è meno brillante, con un parziale di 32 punti a una giornata dal termine, 7 vittorie e 5 sconfitte (una media punti a partita di 2,67).

Antoine Dupont – France Bleu

La squadra rimane saldamente al primo posto gareggiando contemporaneamente in Champions Cup, prima di incrociare il Leinster, e nonostante una rosa profonda e qualitativamente indiscutibile, il Sei Nazioni fa pagare un conto salatissimo: assenza per un lungo periodo di molte stelle e infortuni di entrambi i sopracitati Jelonch e Capuozzo. Mola ha fatto di necessità virtù, valorizzando a pieno Meafou (1718 minuti giocati in questa stagione tra tutte le competizioni), dando fiducia ad Alexandre Roumat a numero 8 e al nuovo acquisto Jack Willis (portato a casa dalle ceneri dei Wasps) sempre in terza linea, venendo ripagato con una pioggia di mete dalla mischia. Tra i trequarti, dopo un girone d’andata eccellente, una serie di infortuni hanno un po’ rallentato l’ex-LOU Barassi, ma la gli enfants du Pays Lebel e Delibes hanno garantito mete e gioco e il veterano Sofiane Guitone ha rivestito il ruolo di leader per tutto il campionato.

Che playoff aspettano lo Stade Toulousain?

La compagine allenata da Ugo Mola è, in questo momento, la squadra da battere, benché lo scorso anno la bacheca dell’Ernest Vallon sia rimasta vuota dopo l’eliminazione per mano di Castres in semifinale (a loro volta sconfitti dal Montpellier di Paolo Garbisi in finale). L’eliminazione in Champions Cup è stata sicuramente cocente («Il n’y a rien à dire quand il y a 40 points» testo e accompagnamento di Antoine Dupont), ma lo Stade può schierare una formazione che, nonostante alcuni infortuni pesanti, sulla partita secca ha pochi rivali. Una partita in meno rispetto alla squadra da affrontare, avendo conquistato l’accesso diretto alle semifinali, fa sicuramente comodo in questa fase della stagione. Il punto di domanda sembra essere un po’ di stanchezza generalizzata, che ha portato Mola a far rifiatare i titolari e schierare una formazione abbastanza sperimentale in trasferta contro un Perpignan in lotta per non retrocedere, ricavandone un’inaspettata sconfitta. La flessione nel rendimento tra girone d’andata e girone di ritorno ha tutta una serie di motivazioni che dovrebbero venire cancellate dalla presenza della compagine a ranghi completi, ma, a costo di essere banali, servirà il miglior Tolosa per arrivare e, nel caso, vincere la finale.

Ugo Mola, “Le rugby n’est pas un sport de combat” – Sudouest.fr

Giocatore da seguire: Matthis Lebel

25 partire giocate in stagione tutte partendo titolare. 1925 minuti in campo, un media di 77 minuti a partita, 9 mete di cui 7 in campionato. Il 24enne Matthis Lebel, classe ’99 dal 2013 nei Rouges et Noires è il fedelissimo di Ugo Mola, non importa la competizione, la stagione, l’avversario. Esploso durante il campionato 2020/21, che lo vede top scorer con 13 mete a referto, anche quest’anno si è confermato come il finisher del gioco tolosano. Ala dal fisico longilineo (per gli standard del rugby moderno) fa della velocità la sua arma principale, insieme a una notevole tecnica nel cambio di passo e grande aggressività sulle palle alte. Mentre la sua carriera a Tolosa è più che brillante lo stesso non si può dire in maglia Bleu, con una sola convocazione (e una manciata di minuti in campo) quest’anno nel test match di novembre 2022 contro l’Australia. Il suo rendimento è stato costante durante tutta la stagione e, con la squadra a ranghi completi, si è dimostrato una condanna per le difese avversarie: la capacità offensiva dello Stade passa dalle sue corse.

Lebel in azione contro Brive – Rugbyrama

Stade Rochelais: dall’Atlantico all’Europa

La Rochelle è la culla di un progetto tecnico e societario lungimirante, che abbiamo trattato in dettaglio in un nostro articolo. In una stagione che vede la compagine guidata da Ronan O’Gara di nuovo finalista in Champions Cup contro Leinster, per una partita che sembra stata ispirata dal capolavoro di Ridley Scott “I duellanti”, il campionato francese ha visto un crescendo travolgente delle prestazioni della formazione atlantica. Il girone di andata è stato tutt’altro che impressionante, con 32 punti collezionati (2,46 punti di media), sette vittorie e sei sconfitte, quinto posto con 12 punti di distanza dalla capolista Tolosa, 306 punti fatti e 253 subiti (Goal-average: 53) gonfiati da un quarantello appioppato a un USAP allo sbando alla terza giornata. La squadra, da una parte, ha un po’ pagato il dazio di aver visto partire una serie di giocatori che l’avevano portata sul tetto d’Europa: da Ihaia West (ceduto a Tolone per fare spazio al miglior realizzatore del Top 14 Antoine Hastoy, preso da Pau) a un’ala giovane e cresciuto in casa come Retière, dai veterani Dany Priso e Jérémy Sinzelle (approdati a Tolone) ai ritirati Liebenberg e Victor Vito. Oltre al citato Hastoy i nuovi acquisti di peso sono stati UJ Seuteni a centro, Teddy Thomas all’ala, Yoan Tanga e Ultan Dillane in terza linea. L’amalgama ha richiesto del tempo, anche per il gioco peculiare richiesto da O’Gara, caratterizzato dalla ricerca estrema e costante della continuità del movimento della palla.

Ronan O’Gara – Independent.ie

Il tempo però è stato galantuomo e la mano dell’irishman di Cork alla lunga si è vista, confezionando un girone di ritorno da capogiro. Con l’ultima partita ancora da giocare, La Rochelle ha totalizzato 42 punti in 12 partite con 9 vittorie e tre sole sconfitte (migliore ratio del Top 14), il miglior attacco con 353 punti e la seconda miglior difesa, con 216 punti (Goal-average: 137, altra statistica dove la squadra primeggia). Se, come nel calcio argentino, ci fosse un doppio torneo di apertura e clausura, quest’ultima sarebbe già stata assegnata a La Rochelle, per distacco. Pur contribuendo con sette giocatori convocati dalla Francia nel periodo del Sei Nazioni, la rosa degli Atlantiques ha risentito molto meno del torneo, anche in termini di “scorie” sul lungo periodo. Una rosa più corta rispetto ad altre squadre di vertice comunque garantito un minutaggio ben distribuito, a testimoniare dell’omogeneità del livello qualitativo della formazione. A portare maggiormente il peso della stagione sono stati i trequarti, con l’estremo Brice Dulin e l’ala sudafricana Dyllin Leyds a superare entrambi i 1700 minuti di gioco, mentre in mischia Gregory Alldritt e Will Skelton non raggiungono i 1400 minuti (in breve quasi quattro intere partite in meno). Gli straordinari richiesti da O’Gara non sembrano però aver appesantito la testa e i muscoli della squadra che, come abbiamo visto, con l’andare della stagione è entrata in una modalità schiacciasassi sia in Francia sia in Champions Cup. Alla prolificità dei trequarti è corrisposto un contributo importantissimo degli avanti anche in termini realizzativi con 35 mete sulle 71 totali segnate in campionato, che diventano 38 se consideriamo Levani Botia un flanker, come viene spesso schierato anche nella nazionale Fijana.

Che playoff aspettano lo Stade Rochelais?

Una mischia granitica, una linea di trequarti di grande esperienza ed efficacia, un allenatore che ha portato la Champions Cup e una seconda finale quest’anno: il mix è riuscito per portare il primo Bouclier de Brennus sulle sponde dell’Atlantico? La seconda parte della stagione parla di una squadra capace di piegare qualsiasi avversario e il rientro dagli infortuni di Botia, Jonathan Danty e Yoan Tanga (sostituto extralusso di Alldritt allo spot di numero 8) mettono a diposizione di O’Gara una rosa pressoché intatta per la fase finale del campionato. La sconfitta contro Montpellier per 42 a 31 dell’ultima giornata non deve trarre in inganno: i titolari sono stati lasciati in gran parte a riposo contro i detentori del Top 14 che questa stagione hanno ben poco da chiedere, essendo ormai matematicamente fuori dai playoff. Non dimentichiamo che sabato 20 maggio ci sarà Leinster per la Champions. Lo Stade Toulousain, la bestia nera, se la si incontrerà succederà in finale, come nel 2021, ma prima una semifinale ancora tutta da decidere. Sbilanciandosi, potrebbe essere l’anno buono per fare contento il presidente Vincent Merling, che non ha mai nascosto la sua ossessione per il Bouclier.

Levani Botia inseguito da Maro Itoje in La Rochelle-Saracens – Actu.fr

Giocatore da seguire: Tawera Kerr-Barlow

Il 32enne mediano di mischia è il metronomo che da il ritmo al martellare di La Rochelle sulle formazioni avversarie. Arrivato sulle rive dell’Atlantico nel 2017, l’ex All Black è il titolare indiscusso della squadra, con due mete in 13 presenze in campionato. Dove però il nostro ha fatto vedere tutta la sua classe è stata la Champions Cup, con sette presenze e cinque mete, di cui due doppiette contro i Saracens ai quarti ed Exeter in semifinale. Un giocatore talmente importante nei momenti che contano che lo scorso anno, pur di averlo in campo in finale di Champions, O’Gara contattò una società di Cork specializzata in protezioni sportive per farsi costruire dei guanti ad hoc per supplire a un infortunio alla mano. La mossa disperata non riuscì, ma il mediano di mischia un anno dopo è il titolare indiscusso alla maglia numero 9 e spera di riuscire a tornare a indossare la maglia di una nazionale al prossimo Mondiale: non più quella tuttanera, ma il giallo dell’Australia, suo paese di nascita.

Tawera Kerr-Barlow in azione – YahooSports UK

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Un pensiero riguardo “Il fascino indiscreto dei Barrages francesi – parte I

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