Marcos Gallorini, classe 2004, 133kg per 190cm. A 18 anni è uno dei piloni italiani più promettenti e ha dimostrato il suo valore nell’ultima edizione del 6 Nazioni di categoria, dominando insieme al pack azzurro le mischie avversarie. In questa intervista a cura di Marco Serraiotto e Luca Riva abbiamo voluto scoprire com’è la vita di un pilone di 18 anni tra nazionale, scuola e impegni futuri.

Raccontaci l’esperienza del 6 nazioni, come l’hai vissuto e qual è stato il tuo momento più bello?

“È stata un’esperienza bellissima, poi a 18 anni e il mio primo 6Nazioni u20. Il momento più bello forse l’esordio in casa contro la Francia con la meta e tutta la mischia dominante, oppure la vittoria con Man of the Match contro il Galles, per me è stato il coronamento di un sogno.”

Meta di Marcos Gallorini – fonte Instagram

In quella partita contro la Francia sei riuscito a fare fuori il tuo avversario diretto nel primo tempo

“Queste cose ti fanno gasare, in mischia c’è comunque l’uno contro uno e se riesci a far mandare fuori l’altro pilone vuol dire che stai lavorando bene ed è gratificante a livello personale.”

Come ci sente ad essere parte del pack di mischia più dominante del torneo?

“Siamo consapevoli di quello che possiamo fare, ma ogni partita è una storia a sé, quindi bisogna essere bravi a dimostrare le cose non solo a parole ma anche in campo. Ci deve essere quella paura di sbagliare e di non riuscire ad essere utile ai propri compagni, penso sia questo il nostro segreto”.

La mischia Italiana in U20 da qualche anno è sempre una delle migliori

“In Italia c’è una cultura della mischia e ci sono dei canoni che vengono rispettati dall’inizio alla fine della partita, è un lavoro collettivo e anche quando non riusciamo a metterci nella nostra posizione preferita, riusciamo comunque a essere dominanti. C’è tanto studio dell’avversario, lavoro sulla tecnica e voglia di avanzare.”

La mischia chiusa italiana contro il Galles – fonte Instagram

Secondo te cosa è mancato per fare quel passo in più?

“Ci è mancata un pó di sicurezza sotto certi punti di vista, abbiamo avuto tante occasioni, ma siamo stati troppo frettolosi. Sono tante cose e a questi livelli i piccoli dettagli ti ammazzano. Per farti un esempio contro il Galles è bastato sbagliare una salita difensiva di mezzo metro e questo ci ha fatto prendere una meta. Basta davvero un minimo dettaglio sbagliato per far cambiare la partita”

Come funziona la convocazione con la nazionale?

“Arriva la mail con la convocazione in cui trovi la lista, il programma su come si svolgerà il raduno e tutto il discorso spostamenti con i treni per chi ne ha bisogno. La mail arriva circa una settimana e mezzo prima del raduno. Ad Aprile parte l’under 19, poi a Maggio si comincia con la preparazione al mondiale. Per questa convocazione del 6 Nazioni, la mail è arrivata mentre ero a casa della mia ragazza, mi ero addormentato guardando la tv e a un certo punto mi sveglio perché mi vibra il telefono, mi stava chiamando mia mamma. Ho chiuso la chiamata e ho visto solo allora che mi era arrivata la mail con la convocazione.”

Parlaci dello spogliatoio, cosa succede prima della partita? Abbiamo visto quel video in cui David Odiase vi caricava prima della partita e ha caricato anche noi a casa, voi come vivete quei momenti?

“Prima del discorso e il momento dell’uscita in campo c’è molto silenzio. Di solito parlano i fisioterapisti o chi si deve fasciare. Io ad esempio mi devo fasciare la testa e mettere la vasellina sulle scarpe, ma in generale c’è molto silenzio, gli unici rumori che senti sono la macchinetta del caffè o l’allenatore che dà gli ultimi consigli, ma dei giocatori è difficile sentire qualcuno che parla. C’è tensione e ansia da prestazione, ma poi appena entri in campo ti sparisce.”

Gallorini in meta contro la Scozia

C’è un giocatore a cui fai riferimento nell’attuale nazionale italiana?

“Simone Ferrari per la sua capacità di muoversi in campo, a quei livelli è davvero importante e appena ti fermi è un problema.”

Esiste una sincronia di tattiche offensive e difensive fra Italia maggiore e U20?

“Non sono due stili di gioco completamente diversi, c’è qualche connessione ma non molto, diciamo un 30%. L’ideologia di base è la stessa.”

C’è grande differenza tra le mischie nel livello 6N U20 e quelle che affronti in serie A a livello “seniores”?

“Si, ma soprattutto per una questione di esperienza di chi ti trovi davanti. In u20 magari trovi un ragazzo forte e bravo a livello tecnico, che però non ha molta esperienza e gli manca quel dettaglio che impari facendo tante mischie e giocando contro avversari diversi. In serie A trovi gente esperta e la prima linea è un ruolo che si matura negli anni, imparando quelle malizie, quella tecnica che poi ti aiutano. Ad esempio se ti trovi davanti quello più pesante, devi cercare di accorciare la distanza e tenere il gomito in un modo, la schiena e il collo in un altro, sono queste le cose che poi fanno la differenza e aiutano. In serie A ho trovato piloni molto più piccoli di me, ma che magari hanno 30 anni di esperienza e grazie a questa riescono a metterti in difficoltà.”

Come gestite invece la dieta nella settimana della partita?

“C’è una dieta collettiva che viene data dal nutrizionista, ma c’è un pranzo a buffet dove trovi proteine come pollo, pesce e manzo poi trovi i carboidrati come le patate e la pasta che però è sempre in bianco. Per il resto sono tutte verdure e contorni. Ognuno poi ha anche la sua dieta personale e quindi devo adattarla a quello che trovo sul buffet.”

Devi fare una grigliata e ti dicono che sei tu il cuoco della giornata, con te alla griglia puoi scegliere tra:
. Marco Riccioni
. Danilo Fischetti
. Giacomo Nicotera

“So che Fischetti è molto bravo a grigliare, mi sono arrivate queste voci, poi è anche lui scuola Capitolina, quindi scelgo Fischetti”

Per quanto riguarda il tuo futuro come giocatore, quali sono i punti in cui vorresti migliorarti e dove ti vedi tra 3 – 4 anni?

“Tra 3-4 anni ti dico la verità, spero di fare l’esordio in nazionale maggiore. Ho ancora un anno da giocare con la u20, poi ci sará l’intervallo quindi per i 22 – 23 anni spero di fare l’esordio. Per quanto riguarda i punti da migliorare direi il movimento in campo: corro tanto, ma se riuscissi ad anticipare il movimento potrei posizionarmi meglio per poi dare sostegno ai trequarti o riuscire ad essere più efficace in ruck.”

Secondo te, che tipo di nazionale maggiore troverai? Quanto sará cambiata?

“Questo cambio generazionale sta dando vita alla nazionale. Menoncello, Lorenzo Cannone, Rizzoli sono tutti giocatori giovani che hanno tra i 22 e i 25 anni e sono giocatori che con la u20 hanno avuto grandi esperienze. Per farti un esempio, adesso ha esordito Gesi che ha giocato in u20 2 anni fa, si vede proprio che quei giocatori che hanno avuto queste esperienze con il 6 Nazioni sono riusciti a non bruciarsi, hanno fatto il loro percorso e sono arrivati fino in fondo dando supporto alla maggiore. Lorenzo Cannone ha fatto un signor 6 Nazioni, come Menoncello che prendeva buchi ovunque, Gesi all’esordio ha avuto pochi palloni ma con quelli si è reso pericoloso e ha salvato una meta.”

Questo discorso del bruciarsi è un tema di cui si parla in Italia, a volte perdiamo alcuni talenti proprio nel passaggio tra le giovanili e il rugby professionistico

“Per adesso voglio fare le cose con calma, penso a fare bene quest’anno e il prossimo, poi vedrò quello che mi attende. L’unica cosa in cui siamo un pó indietro rispetto alle altre nazioni è che i giovani hanno poco minutaggio ed è quello che serve per fare esperienza per migliorare. Ti faccio un esempio, Cunningham-South e Henry Arundell hanno 20 anni e l’altro giorno sono partiti in panchina con i London Irish in Premiership. Questa è davvero l’unica cosa che ci manca, non dobbiamo invidiare niente a nessuno, perché la qualità ce l’abbiamo, lo abbiamo dimostrato. Ti dico un dato, i falli totali in mischia a favore di tutto il torneo sono stati 55, 28 sono i nostri.”

Mischia italiana – fonte Facebook

Il tuo sogno rugbystico e non rugbystico?

“Il mio sogno rugbystico è vincere il mondiale.”

Con l’under 20 o con la maggiore?

“Con la maggiore, ma ci proviamo anche con l’under 20. Fuori dal campo, il mio sogno più grande è essere felice, ti dico la veritá, essere felice con una bella vita e tutto quello che mi serve.”

C’è una squadra con cui ti piacerebbe giocare?

“Il mio sogno sono i Leicester Tigers, mentre in Francia mi piacerebbe giocare con La Rochelle, in mischia e in drive sono formidabili, esprimono potenza pura.”

E per quanto riguarda l’Italia? Tanti piloni che abbiamo visto in u20 come Neculai, Rizzoli e Genovese si sono uniti alle Zebre.

“Io preferirei spostarmi alla Benetton.”

L’anno prossimo dove pensi di giocare?

“Ancora non posso dirlo, ma nei prossimi giorni dovrebbe uscire l’ufficialità.” (ad oggi, 30 Marzo, giorno di pubblicazione dell’articolo, è uscita la notizia del suo accorpamento nella rosa biancoverde).

Quanto rugby guardi durante la settimana?

“Di rugby in Italia poco, del top10 guardo solo le partite principali. Mi guardo tanto rugby inglese, un pó meno quello francese e poi mi guardo tantissimo Super Rugby, sono uno di quelli che se la domenica non gioca, si sveglia alle 7 di mattina per guardarsi le partite.”

Secondo te come sta andando la promozione del rugby in Italia?

“Un aspetto che sta migliorando negli ultimi anni è la pubblicità che viene fatta al rugby, io vivo a Roma, la mia fermata della metro per andare a scuola è tutta tappezzata con poster sul 6 Nazioni, quindi anche uno che non sa cos’è il rugby si incuriosisce. La scorsa settimana poi avevo il weekend libero e sono tornato ad Arezzo a vedere giocare la prima squadra che è in serie C. Hanno montato le tribune da quanta gente viene a vedere le partite, anche persone che non hanno mai giocato a rugby o addirittura mai seguito il rugby adesso vengono a vedere le partite. Al campo c’erano circa 400 persone che per la serie C sono tante, soprattutto ad Arezzo che è piccola.”

Cosa manca invece per riuscire a farci conoscere di più?

“Mancherebbe una cosa come “l’Equipe” che hanno in Francia, dove trovi il rugby in copertina e ne parlano per le prime 15 pagine, mentre quelle dopo sono calcio e sport vari. In Francia il calcio e il rugby sono sullo stesso podio, forse il rugby ha addirittura qualcosina di più. In generale, dare più visibilità al rugby anche grazie alle pagine come la vostra è importante, con più canali tra blog, internet, giornali e tv, possiamo aiutare le cose.”

Raccontaci cosa stai facendo adesso tra scuola e rugby, riesci a gestire tutto? Quanto ti alleni?

“Io devo ancora fare la maturità quest’anno, quindi la mattina sono a scuola e tutti i pomeriggi sono a fare allenamento, di solito sono 3 ore o 3 ore e mezza di allenamento tra palestra e campo. Oggi abbiamo fatto PFA che sarebbe tecniche di corsa, fiato e lavoro atletico, poi il lavoro in campo è di mischia e collettivo. Bisogna giostrarsi un pó lo studio quello si, c’è qualcuno che riesce a studiare anche prima degli allenamenti, ma io dopo scuola ho bisogno di un’oretta per staccare.”

Ho letto che il tuo giocatore di riferimento è Logovi’i Mulipola, ti vedi a essere quel tipo di giocatore crescendo?

“Magari non come lui, ma mi ispiro a lui nel gioco aperto. Era ed è ancora una bomba a mano nel gioco aperto, a 25 anni giocava spesso nella posizione dell’8, stando dietro vicino all’estremo e si faceva passare la palla per caricare. Tipico pilone Samoano che va a palla, 130kg ma si muove e corre in giro per il campo.”

Logovi’i Mulipola – fonte @leicestertigers

Quindi in campo aperto il riferimento è Mulipola, mentre in mischia chiusa a chi ti ispiri?

“Sicuramente Castro, è stato il primo idolo che ho avuto appena ho cominciato a giocare a rugby. In camera ad Arezzo, nelle porte dell’armadio ho i poster di Castro e di Mulipola. Hanno giocato insieme proprio a Leicester e Castro ha vinto il premio come miglior giocatore del campionato.”

2 pensieri riguardo “Marcos Gallorini: tra Martin Castrogiovanni e Logovi’i Mulipola

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