L’Italia ha battuto il Galles in casa per la prima volta dal 2007, anno in cui vinse 23-20 per una incomprensione tra l’arbitro e il capitano gallese, che calciò fuori la palla a tempo scaduto convinto di avere ancora il tempo per giocare l’ultima azione.
Quest’anno, invece, l’Italia ha invece vinto in modo più convincente nonostante i brividi degli ultimi minuti di partita, sconfiggendo i dragoni per 22-15, e riscattandosi dalla sconfitta domestica inaspettata nel 2023. Continua quindi la serie negativa del Galles, che arriva a ben 14 sconfitte consecutive e non sembra vedere la luce nel suo prossimo futuro. 

Il Galles esce sconfitto dall’Olimpico per 22-15. Foto dal profilo Instagram della WRU
  1. Dall’apice al baratro: la parabola gallese
  2. L’Era d’Oro di Gatland (2015-2019)
  3. L’Esperimento Pivac 
  4. La Caduta del Re: Gatland 2.0
  5. La Crisi del Sistema
  6. I Giovani Dragoni
  7. Le Prospettive Future

Dall’apice al baratro: la parabola gallese

Nonostante sia un paese dove il rugby è religione e ogni bambino nasce con una palla ovale tra le mani, il Galles sta attraversando uno dei periodi più bui della sua storia recente. Dal 2015 al 2024, la nazionale gallese ha vissuto un’altalena di emozioni che l’ha portata dalle vette del rugby mondiale alle profondità più oscure, in un declino che sembra non avere fine. Una parabola perfettamente rappresentata dal ranking mondiale: nell’agosto 2019 il Galles raggiunse per la prima volta nella sua storia il primo posto nel World Rugby Ranking, ma a luglio 2024 è scivolata all’undicesimo posto, la peggior posizione mai registrata dalla nazionale dei Dragoni, per la prima volta nella storia fuori dalle prime 10 posizioni. Dopo la sconfitta contro gli azzurri di questo weekend, la posizione è la numero 12, un valore che ha gettato molti appassionati gallesi nello sconforto, venendo superati dalla Georgia, che da anni reclama un posto tra le grandi squadre ovali d’Europa. 

Josh Adams, tra i protagonisti del Galles dell’ultimo decennio, a sinistra sulla vittoria contro l’Inghilterra nel 6 nazioni 2019, che consegnerà il Grande Slam ai dragoni; e a destra dopo la sconfitta con l’Italia nel 2025, momento in cui il Galles scende al 12esimo posto nella classifica di World Rugby Ranking dietro la Georgia.

L’Era d’Oro di Gatland (2015-2019)

Nel 2015 la squadra allenata da Warren Gatland era in uno dei suoi momenti migliori, con una posizione nel ranking che oscillava tra la quinta e la seconda. Il tecnico neozelandese aveva costruito una squadra solida, basata su una difesa ferrea e un gioco al piede preciso, incarnato alla perfezione dall’estremo Leigh Halfpenny, uno dei migliori giocatori della sua generazione. Il Mondiale 2015 vide i Dragoni raggiungere i quarti di finale nonostante un girone di ferro che includeva l’Australia e l’Inghilterra padrona di casa. Fu proprio la vittoria contro gli inglesi a Twickenham, per 28-25, a diventare uno dei momenti più iconici di quel torneo, con Dan Biggar che mise a segno 23 punti al piede in una prestazione magistrale. Il Galles uscì ai quarti di finale, dopo una combattuta partita contro il Sudafrica, che segnò la meta del 23-29 finale al 75esimo minuto.

Taulupe Faletau buca la difesa inglese durante i mondiali del 2015, a Twickenham. Foto: France 24

Ma fu nel quadriennio successivo che la squadra raggiunse il suo apice. Dall’11 marzo 2018 la squadra cominciò una serie di 14 vittorie consecutive, qualcosa di mai visto dal Galles nell’epoca moderna. La vittoria del Sei Nazioni 2019, con il Grande Slam, fu il preludio al momento più alto: il primo posto nel ranking mondiale nell’agosto dello stesso anno. Un risultato storico, raggiunto grazie alla vittoria per 13-6 contro l’Inghilterra in una partita di preparazione al Mondiale. Quella squadra, guidata dal leggendario capitano Alun Wyn Jones, avrebbe poi sfiorato la finale della Coppa del Mondo in Giappone, fermandosi solo in semifinale contro il Sudafrica futuro campione, per poi conquistare il quarto posto finale.

Il leggendario capitano Alu Wyn Jones festeggia la vittoria del 6 Nazioni 2019 con Grande Slam. Foto: Rugby World

L’Esperimento Pivac 

Dopo 11 anni di direzione Gatland, il rugby gallese ha optato per un cambio di direzione. Il passaggio di consegne da Warren Gatland a Wayne Pivac segnò l’inizio di una nuova era, caratterizzata da un ambizioso tentativo di rivoluzione tattica. Il nuovo tecnico neozelandese, che aveva portato gli Scarlets a vincere lo URC (all’epoca Pro12) battendo Leinster fuori casa in semifinale e Munster in finale con un impressionante 46-22, tentò di trasformare il gioco gallese da uno stile basato sulla potenza e la disciplina tattica a un rugby più aperto e spettacolare. Il 2021 sembrò dare ragione a questa scelta, con la conquista del Sei Nazioni in un torneo dominato dal talento di Louis Rees-Zammit, che a soli 20 anni si affermò come uno dei migliori marcatori del torneo con 4 mete.

Louis Rees-Zammit segna contro l’Irlanda durante il 6 Nazioni 2021, l’ultimo vinto dal Galles. Foto: BBC

La vittoria del Galles fu dovuta anche ad agenti esterni: in quell’anno ci fu una stretta arbitrale sui contatti alla testa, volta a punirepunendo severamente il difensore che, anche inavvertitamente, avesse dovutodovesse colpire il portatore sopra la linea delle spalle. La prima partita del Galles di quel Sei Nazioni lo vide vittorioso sull’Irlanda per 21-16, ma Peter O’Mahoney, terza linea irlandese, venne espulso per un colpo alla testa inferto al 14’ del primo tempo, condannando nei fatti l’Irlanda a giocare più di tre quarti di partita in inferiorità numerica. Anche la partita con la Scozia fu vinta di misura dai dragoni: 24-25 a Murrayfield, con due mete gallesi segnate dopo che anche la Scozia fu punita con un cartellino rosso al 54’. Trascinati dall’entusiasmo, i gallesi vinsero anche le due successive partite con Inghilterra e Italia, segnando rispettivamente 40 e 48 punti. Il Grande Slam venne negato dalla Francia, che vinse 32-30 con una meta allo scadere, nonostante un ulteriore cartellino rosso estratto contro Paul Willemse al 68’.

Zander Fagerson riceve un cartellino rosso durante Scozia – Galles del 2021, che verrà vinta dai dragoni per 24 – 25. Foto: Daily Record

Il Galles, vinse così il suo 6 nazioni più recente. Tuttavia, quella vittoria si rivelò essere un fuoco di paglia. L’anno successivo il Galles subì la prima, storica sconfitta da parte dell’Italia al Principality Stadium, proprio nella partita del 150º cap di Alun Wyn Jones, e quello fu la prima spia di allarme di una crisi che ancora sembra lontana dal risolversi. Da quel momento, la squadra perse progressivamente identità e risultati, scivolando al quinto posto nel Sei Nazioni 2022 e 2023. Le sconfitte contro Italia e Georgia nel 2022 furono la goccia che fece traboccare il vaso, portando all’esonero di Pivac dopo soli tre anni, nonostante il 6 nazioni vinto nel 2019.

La Georgia ottiene la sua prima, storica, vittoria a Cardiff, nel Millenium Stadium. Foto:
The Indepentent

La Caduta del Re: Gatland 2.0

Se il primo regno di Gatland era stato caratterizzato da successi e stabilità, il suo ritorno nel dicembre 2022 ha coinciso con uno dei periodi più difficili del rugby gallese. La squadra ha collezionato dodici sconfitte consecutive nel 2024, inclusa una storica sconfitta in terra gallese contro le Fiji durante le partite estive. Questa fu la prima vittoria divolta che una squadra del Pacifico che non fossero gli All Blacks vinceva in territorio gallese, escludendo la Nuova Zelanda. Il cucchiaio di legno con whitewash (ossia perdendo tutte le partite) nel torneo del 2024, il primo dal 2003, ha segnato finora il punto più basso di questo declino. Questa crisi ha delle chiare radici nella formazione dei giocatori gallesi: nel 2019, la squadra convocata al 6 Nazioni poi vintoche vinceranno totalizzava 1408 caps internazionali, con centurioni del calibro di Alu Wyn Jones, George North e Leigh Halfpenny. Nel 2024, invece, i caps internazionali erano quasi la metà, 735, dimostrando un brusco ricambio generazionale che non è riuscito a mantenere la qualità della scorsa generazione di campioni. Nel 2025, a seguito della quattordicesima sconfitta consecutiva, maturata a Roma contro l’Italia, la federazione gallese ha esonerato Gatland con effetto immediato, chiudendo così la sua storica collaborazione con i dragoni, forse per sempre.

Warren Gatland, allenatore del Galles, durante la sconfitta contro le Fiji a Cardiff nel 2024. Foto: TBR Rugby

La Crisi del Sistema

Il declino della nazionale gallese non può essere separato dalla crisi del sistema rugby nel paese. Le quattro franchigie professionistiche (Dragons, Cardiff Rugby, Ospreys e Scarlets) stanno attraversando una crisi finanziaria senza precedenti. Nel 2023, la Welsh Rugby Union ha dovuto tagliare drasticamente i budget, portando a una fuga di talenti verso campionati più ricchi. Giocatori del calibro di Wyn Jones, George North e Owen Lane hanno lasciato le franchigie gallesi per cercare fortuna in Inghilterra e Francia, indebolendo ulteriormente il sistema domestico.

George North festeggia dopo una vittoria con il Provence, in ProD2. Foto:
Profilo instagram di Provence Rugby

La situazione è così grave che nel 2023 i giocatori della nazionale hanno minacciato uno sciopero a ridosso dell’inizio del 6 nazioni, e si è arrivati a parlare anche di un possibile trasferimento delle franchigie gallesi nel campionato inglese, per ridurre le spese di trasferta e aumentare l’attrattività per i tifosi, accendendo vecchie rivalità. Queste ipotesi sembrano per ora allontanate, anche grazie al fatto che i Dragons sono passati da una gestione federale a una privata, liberando quindi parte dei fondi della Welsh Rugby Union.

I Giovani Dragoni

Nonostante il momento buio, alcuni raggi di luce filtrano attraverso le nuvole. Il Mondiale 2023, pur conclusosi ai quarti di finale con una sconfitta contro l’Argentina, ha visto l’emergere di giovani talenti. Sam Costelow, apertura classe 2001, ha mostrato lampi di classe pura nonostante l’inesperienza. Il flanker Jac Morgan, nominato co-capitano a soli 23 anni, rappresenta uno dei nuovi volti di una squadra in ricostruzione. Nella stagione 2024-25 ci sono stati incoraggianti debutti in campionato, tra i quali spicca il centro Macs Page (classe 2004), che da sconosciuto si è preso le luci della ribalta con prestazioni ottime di settimana in settimana. 

Sam Costelow, Jac Morgan e Morgan Strong insieme a un raduno del Galles Under20, nel 2020. Foto: Profilo Facebook di The Welsh Rugby Union

Nel Galles del 2025 c’è molto dell’Italia del 2020, giovane, inesperta, incapace di gestire un test match internazionale come la propria precedente generazione, ma dalle grandi promesse sia tecniche che caratteriali. Giocatori come Aaron Wainwright e Jac Morgan si stanno caricando la squadra sulle spalle mostrando la giusta fame sul campo, ed essendo d’esempio a tutta la squadra, un po’ come fu per Lamaro, Zuliani, Fischetti e Riccioni. I giovanissimi trequarti sopracitati, paragonabili ad acerbe versioni dei nostri Capuozzo, Trulla, Pani, Gesi e Menoncello, si stanno facendo largo fra le convocatorie accumulando minuti importanti di rugby internazionale. È molto presto per separare questi frutti dall’albero, ma le prospettive di un ritorno al vertice a medio-lungo termine sembrano esserci. 

Macs Page, 2004 in forza agli Scarlets, segna contro Treviso. Il giovane gallese è un interessante prospetto anche per la nazionale. Foto: Welsh Rugby Union

Le Prospettive Future

Il futuro del rugby gallese passa necessariamente attraverso un rinnovamento generazionale. I giovani talenti sono la chiave per la rinascita, ma il loro sviluppo dovrà essere gestito con pazienza e saggezza. La sfida più grande sarà quella di trattenere questi talenti in patria: il divario economico con i campionati inglese e francese continua ad allargarsi. Un giocatore può facilmente triplicare il proprio stipendio attraversando la Manica o facendo un paio d’ore di treno, nonché avere più sicurezza sul futuro suo e della sua famiglia. La WRU sta lavorando a un nuovo sistema di contratti centralizzati che dovrebbe garantire maggiore stabilità finanziaria ai migliori talenti, ma molto dipenderà dalla capacità di attrarre nuovi investimenti nel rugby gallese.

Tifosi gallesi durante una partita. Foto: Welsh Rugby Union

Dopo l’esonero di Warren Gatland la squadra è stata data in temporanea gestione a Matt Sherratt, allenatore di Cardiff, per portare a conclusione nel migliore dei modi il 6 Nazioni 2025. Probabilmente il nuovo head coach sarà nominato dopo la chiusura del torneo, e il futuro allenatore avrà come banco di prova una tournée del Galles in Giappone, programmato per luglio 2025. Tre partite da giocare nella terra del sol levante, che daranno la possibilità al Galles di tornare a vincere se, come prevedibile, questo sei Nazioni darà loro il secondo whitewash di fila.
La speranza è che il Giappone possa essere il punto di inizio per un nuovo ciclo, che deve acquisire capacità e confidenza per permettere al Dragone di tornare a ruggire nel panorama internazionale.

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