L’inizio di questo articolo originariamente parlava di un’occasione mancata, di un pallone che colpisce il palo dopo essere cascato dal tee in uno stadio chiuso e che nega la vittoria fuori casa contro la Francia. Tutto quello che è venuto dopo erano soltanto speranze tenute cautamente lontane dal cuore e dalla testa, per non ricadere in quella spirale duale di speranza seguita da cocente delusione come accaduto al Mondiale 2023. Quelle speranze però questa volta sono state ripagate, eccome. Ed ecco perchè meritano un bel deep dive di due articoli sul gioco, e sulla sua evoluzione, della nuova Italia di Quesada. Ed oggi partiamo dal primo pilastro a cui abbiamo potuto assistere: la difesa.

Tempo di lettura: 10 minuti

Tutto è cominciato da Li-lle

I primi 40′ sono stati un completo assedio transalpino nei 22 azzurri. Al 20esimo minuto del primo tempo a schermo apparì una grafica eloquente: alla metà campo francese nei precedenti 10 minuti non era stato torto nemmeno un filo d’erba. Eppure i ragazzi di Quesada sono riusciti a subire soltanto una meta, nei primi minuti del match, fatta di continue penetrazioni francesi vicino alle ruck e raccolte veloci dei sostegni. L’unica occasione in cui l’Italia è stata davvero presa alla sprovvista. Proprio in occasione della prima meta, in prima fase, si nota come Lamaro inizialmente provi ad andare a rubare il pallone, ma Danty ha già pensato bene di toglierlo di mezzo, aprendo così la strada a Boudehent e poi ad una serie di pick&go che gli azzurri non riusciranno a fermare.

Però, una volta capito dove i francesi avrebbero più volentieri attaccato con i propri ball carrier – vicino al raggruppamento – gli azzurri si sono riorganizzati e soprattutto hanno cercato di rallentare maggiormente le ruck al fine di contenere l’avanzata dei giganti francesi costringendoli ad affrontare una difesa già schierata. Lo si può ben notare tra il ventesimo ed il ventiquattresimo minuto, l’Italia sa che deve difendere in maniera aggressiva e feroce, con un workrate elevato, poiché i placcaggi sono spesso da raddoppiare, ma serve anche avere molti giocatori in piedi vicino al raggruppamento e quindi bisogna lottare all’impatto e vicino al punto d’incontro e disturbare l’uscita del pallone il più possibile per dare tempo alla linea di riposizionarsi. E l’Italia ci riesce bene, con una salita aggressiva ma ben connessa in tutti gli interpreti, dalle guardie al difensore più esterno. Ciò ha permesso di non creare mai una chiara inferiorità numerica, e qualora ci fosse ha portato all’errore i francesi con un’ottima pressione anche all’esterno.

All’inizio dell’azione della meta francese si nota bene il lavoro francese ai fianchi della ruck che permette un continuo e rapido avanzamento – Guinness Men’s Six Nations

Ciò che ha attirato l’attenzione è poi la capacità d’adattamento della difesa in base alle diverse zone del campo e come viene interpretata dai giocatori e dallo staff tecnico azzurri. Abbiamo infatti già citato la pericolosità del pacchetto di mischia, ma non possiamo dimenticarci del reparto dei trequarti francesi che, seppur privato di Dupont e Ntamack, resta comunque formato da fuoriclasse. La pericolosità dei trequarti francesi nasce dalla loro capacità di sfruttare gli spazi che si creano sfruttando il proprio pacchetto di mischia con splendide sventagliate per innescare le ali. Proprio per evitare questo rischio l’Italia ha sfoderato al largo una difesa rovesciata con l’obbiettivo di evitare che i palloni arrivassero sulle fasce. In questo movimento Brex e Menoncello, ma comunque tutta la linea dei trequarti, sono eccezionali – e lo vedremo anche negli incontri successivi.

Possiamo apprezzare il lavoro di Vintcent per ricucire la frattura e dei trequarti che lavorano all’unisono per chiudere le opzioni alla linea francese

Al minuto 25′ riescono a disinnescare una situazione di 4 contro 2 sui 10 metri azzurri con un ottimo timing, costringendo poi Jalibert all’uso del piede. Ma oltre agli exploit individuali si riesce a vedere un sistema difensivo in cui ognuno ha il proprio ruolo ed in cui ognuno sa come muoversi. In particolare si può notare come prima Garbisi e poi Mori – poco prima dell’azione difensiva del duo Brexoncello – abbiano il ruolo di coprire l’uomo esterno al pod di attacco francese ed eventualmente di andare poi a prendere il giocatore in asse, avendo la sicurezza interna dei giocatori più vicini alla ruck. L’Italia sembra infatti adottare nella zona centrale del campo una difesa che con i primi uomini vicino al punto di incontro sale aggressiva per poi scivolare nel senso del gioco, mentre con gli uomini schierati nello spazio sale rovesciata, quasi volendo costringere l’avversario in un imbuto. In questo caso la connessione è garantita da Vintcent, che copre l’interno di Brex che può così già mettere nel mirino Jalibert, con Mori che cura Cros, quasi marcandolo a uomo. Ciò che è impressionante è la capacità degli azzurri di organizzarsi in difesa più in fretta di quanto facciano i francesi in attacco. Lo è ancora di più pensando che i francesi in queste situazioni di transizione solitamente fanno grossi danni.

Fiducia nel processo

Se la prestazione difensiva contro la Francia è stata quasi inaspettata, contro la Scozia è stata invece una lieta conferma. Non si giocava infatti contro un animale ferito, bensì contro una squadra in confidenza, che stava crescendo nel proprio gioco e che era ancora ampiamente in corsa per la vittoria finale nel torneo. Quasi come contro la Francia, la partenza a razzo della Scozia ha preso alla sprovvista gli azzurri, che hanno subito l’estrema velocità del gioco scozzese, faticando a rallentare l’avanzata di Russell e compagni, complice anche una volontà marcata di non cadere nell’indisciplina – volontà che verrà ampiamente ripagata, visti gli appena 5 falli compiuti dagli azzurri. Ecco, in realtà, se andiamo ad analizzare l’azione che porta alla prima meta scozzese, possiamo notare come per ben 7 fasi la difesa italiana riesce ad arginare molto efficacemente la manovra scozzese, guadagnando anche terreno rispetto alla mischia ordinata da cui ha avuto origine l’azione. La Scozia riesce ad avere un importante avanzamento grazie ad un rimpallo fortunoso su un calcio azzurro ad un pallone vagante, che permette a Russell di entrare nei 22 italiani.

Da questo momento in poi la manovra scozzese diventa maggiormente organizzata, e con un ottimo lavoro dei sostegni riesce a insabbiare gli ingranaggi della difesa azzurra, portando a terra anche l’assistente placcatore, che solitamente sarebbe andato a fare la prima guardia sul punto d’incontro, e continuando ad attaccare vicino al punto d’incontro, avanzando. Questo avanzamento costringe la linea difensiva Italiana a stringersi, permettendo a Redpath di portarsi a un metro dalla linea sfruttando un piccolo varco tra Lynagh e Garbisi. In questa situazione sono poi bravi i ball carrier scozzesi ad andare in meta. La meta arriva però dopo ben 18 fasi, iniziate da una mischia sui 10 metri italiani. L’Italia ha quindi difeso senza commettere fallo per 18 fasi, concedendo un solo grande avanzamento su un rimpallo fortunoso.

Qui si può notare il lavoro dei sostegni che porta poi alla prima meta scozzese – Guinness Men’s Six Nations

L’Italia però rimane sempre composta e si fida della propria strategia difensiva, ed a cavallo del 23esimo minuto – se non fosse per un fallo di Vintcent che placca da terra van der Merwe – quasi viene ripagata da una meta in intercetto da parte di Ioane. Tutto parte da una touche scozzese nei 22 azzurri, con una prima percussione di Dempsey al centro del campo ed un ottimo lavoro – forse un po’ falloso – di Turner che pulisce Vintcent dalla ruck. La fase successiva Horne fa un bell’incrocio verso l’interno con Van der Merwe che trova un buon avanzamento vicino alla ruck, con Vintcent che commette il suddetto placcaggio da terra, consentendo quindi alla Scozia un’uscita del pallone rapidissima che porta a due percussioni di Christie e Schoeman. Quest’ultima però non è avanzante, e nonostante ciò Horne decide comunque di aprire il pallone, che viene dato con un pull pass a Russell che scarica la pressione su Redpath che sotto l’estrema pressione di Brex passa il pallone senza guardare verso Kinghorn, ma il lavoro della divesa rovesciata azzurro ripaga i suoi dividendi e Ioane intercetta il pallone involandosi indisturbato verso l’area di meta scozzese.

Purtroppo Gardner torna sul fallo di Vintcent e la Scozia si guadagna comunque 3 punti, ma il lavoro difensivo azzurro è eccellente. I giocatori infatti non salgono aggressivamente senza alcuna conessione, bensì ognuno è ben conscio della situazione e dei movimenti dei compagni. In questa azione è cruciale il lavoro di Menoncello, che si mette in una posizione tale per cui toglie a Russell la possibilità di fare un passaggio all’altezza su Huw Jones, e quindi gli resta soltanto un’opzione da utilizzare, che è quella del passaggio sulla profondità verso Redpath che è però già marcato da Brex, che ha ovviamente già letto la situazione. La difesa italiana non è soltanto voglia e grinta, bensì un sistema ben rodato, che ha aggiunto la fiducia e la lettura situazionale alle proprie armi, unita ad una coppia di centri fenomenale.

Nel video la fine dell’azione difensiva sopra descritta, si nota bene il movimento di Menoncello a chiudere le opzioni a Russell – Guinnes Men’s Six Nations

Quei dannati ultimi 20 minuti

Sono sempre stati il tallone d’Achille della nazionale in epoca professionistica. Sono sempre stati quei minuti che hanno separato l’Italia da molte vittorie o sconfitte onorevoli. Minuti in cui l’Italia finiva la benzina e la mente si annebbiava di conseguenza. Beh, non è stato il caso di questo 6 Nazioni, anzi. L’Italia ha sempre dimostrato una grande brillantezza atletica e ciò ha portato anche ad azioni difensive notevoli nei minuti finali, come per esempio contro la Francia o contro la Scozia. L’azione difensiva contro la Francia ci ha infatti concesso la chance di vittoria con il tenuto di Zuliani, evidenziando una freschezza superiore agli avversari, che consentiva di effettuare placcaggi avanzanti e di rallentare l’uscita del pallone francese, complice anche una loro scelta di cercare spazio al largo. Scelta però forzata visto che gli avanti non riuscivano ad avanzare. Ciò ha poi permesso che i francesi andassero ad infilarsi nell’imbuco difensivo italiano che grazie ad un ottimo placcaggio tranciante di Zambonin su Moefana permette al Kraken Zuliani di mettere le mani sul pallone e non mollarlo più.

Dal video si nota bene come Moefana sia “costretto” a tornare verso l’interno per mantenere vivo il gioco, ma Zambonin e Zuliani sono già in agguato – Guinness Men’s Six Nations

Se contro la Francia la difesa è stata aggressiva, vista anche la posta in palio, contro la Scozia la difesa è stata più accorta, ma non per questo rapida e volitiva. Nei minuti finali l’Italia si trova a dover difendere il risultato con la Scozia costretta a ripartire dai propri 22 metri e dover quindi risalire il campo. Le fasi totali saranno 24, e la Scozia sarà riuscita a risalire sino alla metà campo, ma più per merito di quel genio con la 10 sulla schiena, che per demerito della difesa azzurra. Il primo grande avanzamento avviene infatti grazie ad un kick pass verso Kyle Steyn con cui guadagnano 30 metri, ma poi il successivo multifase li riporta indietro di 10 metri. Dopo altre fasi la nazionale del cardo riesce a trovare un varco sulla chiusa, portandosi sui 10 metri azzurri, creando così per la prima volta un visibile disequilibrio nella difesa italiana. La Scozia prova così ad allargare il pallone per sfruttare la superiorità numerica, ma Capuozzo fa una lettura egregia e va a chiudere rapidamente su Skinner rallentando così la trasmissione del pallone, permettendo alla difesa azzurra di rientrare. La Scozia non riesce più ad avanzare per linee dirette, e così si trova costretta a dover tentare offload affidandosi quindi alla continuità diretta che nel primo tempo aveva fatto danni alla difesa italiana. Ma il rischio non ripaga, portando ad un in avanti e quindi alla fine del match, con conseguente trionfo azzurro.

Gli istanti finali di una difesa epica, ma intelligente, ordinata e disciplinata che ha portato alla vittoria della Cuttitta Cup – Guinness Men’s Six Nations

Solide basi

L’Italia ed il suo staff hanno gettato delle basi solide su cui ancorare un gioco ragionato, equilibrato e maturo. Nell’articolo successivo parleremo dell’evoluzione dell’attacco italiano, e di quanto la difesa stessa sia parte integrante dell’attacco. Parleremo molto della partita con il Galles, forse la partita più dominante mai giocata dalla nazionale nel 6 Nazioni. Ci risentiamo presto!

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