Se gli avanti dell’Irlanda sono praticamente gli stessi, fra i trequarti ci sono delle novità sostanziali. Il modo di giocare, però, potrebbe non cambiare affatto.

Panta rei (tutto scorre)
“You’re still the best, dad”, dice il piccolo Luca Sexton al padre Johnny mentre lo accompagna fuori dal campo dopo la bruciante sconfitta contro gli All Blacks ai mondiali, che pone fine alla sua carriera incredibile di giocatore. A detta di tanti, Johnny è stato il più grande giocatore a vestire il verde, e non poteva esserci cornice migliore di una partita incredibile come Irlanda 24-28 All Blacks per concludere una carriera così stellare. Fra il 2009 e il 2023, l’Irlanda non ha praticamente mai cambiato numero 10 se non per necessità, il che ha permesso alla squadra di crescere sotto l’egida di un creatore di gioco tatticamente superiore a quasi tutti i suoi colleghi internazionali. Questa grande continuità si è però di recente spezzata con il suo ritiro, e se le parole di questo capitolo vi sono sembrate monolitiche e importanti nel definire questo campione, potrete dedurre senza troppo sforzo qual è il vuoto che lascia nella nazionale campione in carica del Sei Nazioni.

I pretendenti
La capitanía della squadra dell’isola smeraldo è stata data ad un commosso Peter O’Mahony. Dalle interviste rilasciate sia da Ronan O’Gara che da Peter O’Mahony emerge il timore che il workrate della squadra possa calare, in quanto a detta di tanti nessuno sapeva alzare l’asticella in allenamento come Sexton. La leadership esercitata dall’esperto O’Mahony, comunque, non è indiscussione. L’Irlanda come squadra, invece, deve riapprovigionarsi di un 10 che ne rispecchi l’identità tattica. I pretendenti al trono sono parecchi. Il candidato ideale sarebbe stato Ross Byrne, da sempre gregario dI Sexton, che si è però infortunato. Il fratello minore Harry Byrne e Ciaran Frawley, entrambi di Leinster, sono stati inseriti in lista da Andy Farrell per il Sei Nazioni ma verosimilmente non saranno i titolari. La vera opportunità di prendersi la 10 è di Jack Crowley, apertura di Munster che ha già deciso partite importanti come la semifinale di URC 2023 vinta 15-16 contro Leinster grazie a un suo drop goal (nonché la finale vinta contro gli Stormers). Detto fatto e alla prima contro la Francia, forse la partita più importante del torneo per i verdi, Crowley ha giocato da 10 mettendo insieme una solida prestazione.

Il 10 irlandese: un cacciatore/raccoglitore
No, non nel senso paleontologico del termine. Il ventiquattrenne Crowley dovrà dimostrarsi un 10 capace di fare qualsiasi cosa come un coltellino svizzero. Ricevere palloni sporchi dal 9 in uscita da ruck che sembrano dighe improvvisate per bloccare impetuosi flussi d’acqua; scandagliare la situazione in un nanosecondo vedendo la disposizione dei compagni; optare per un passaggio a corto raggio se i centri si stanno inserendo, come spesso ha fatto Sexton in passato; inserirsi lui stesso a caccia di spazio se manca la linea di corsa vincente; ma soprattutto, essere pronto a calciare per le ali se si è creato lo spazio adeguato per farlo. L’Irlanda su questo sistema punta molto: accentrare quanti più difensori possibile su sequenze di fasi infinite finché all’improvviso si crea lo spazio per dare la palla ai trequarti sulle fasce con le difese scoperte. Finora, quest’orchestra l’ha diretta il maestro Sexton, un giocatore dal piede delicato e capace di pescare Lowe e Hansen (o Earls, o chi per loro) quasi sempre al bacio. Per giocare con questa raffinatezza bisogna essere altrettanto raffinati e freddi. Crowley, finora, sembra avere le carte in regola per riuscirci.

I giocatori irlandesi festeggiano con Caelan Doris durante la vittoria ottenuta ad Agosto 2023 contro l’Italia nei match di preparazione al mondiale (Belfast Telegraph)
Poliedricità e consapevolezza degli spazi
La maggioranza dei 23 giocatori di una qualsiasi lista gara irlandese solitamente può essere quantomeno immaginato in più di un ruolo. Proprio Jack Crowley ha giocato più volte primo centro. Josh Van Der Flier ha occasionalmente effettuato il lancio in rimessa laterale pur essendo un flanker. I tallonatori Dan Sheehan e Tom Stewart sono dei metaman incredibili e non solo da maul, avendo grande mobilità. Tadhg Furlong, pilone destro, ha in passato impressionato per il workrate e il cambio di passo, più rapido di alcune terze linee. Ogni giocatore, all’occorrenza, sa pulire un ruck come si deve o tentare un fetch prima che la palla sia protetta.
Tanto le ali quanto i piloni sono consapevoli degli spazi che attaccano ma soprattutto che creano per gli altri, un modo di giocare molto codificato ma paradossalmente molto libero che permette ai giocatori un notevole grado di improvvisazione situazionale all’interno di paletti ben definiti. Anche il ruolo del 10 in questo senso è poliedrico dalle parti di Dublino. Mentre molti 10 restano indietro per favorire un calcio da seconda fase (e.g. George Ford), ai 10 irlandesi è spesso richiesto di partecipare all’azione attivamente. Contro gli All Blacks Johnny Sexton ha effettuato moltissimi passaggi da primo ricevitore dopo una ruck, ed è proprio questo tipo di skill secondaria che sarà richiesta al suo erede: saper interpretare il flusso del gioco sia come un 9 che come un 10.
Scontro fisico o battaglia tattica?
Per gli azzurri, contro gli Irlandesi ci sarà da fare i conti principalmente con questa capacità di tenere la difesa sempre sulle spine e impegnata fisicamente. C’è il rischio concreto che accettando lo scontro fisico se ne esca distrutti già a metà partita. Per i nostri avanti, dunque, sarà forse la partita più massacrante del torneo. È quindi probabile che l’Italia cerchi di calciare il pallone distante ogni volta che può per diminuire la pressione e allungare i tempi di gioco ove possibile. Questa strategia si è in parte già vista alla prima contro l’Inghilterra, con un molto maggior uso di box kicks e calci da prima/seconda fase a cura dei fratelli Garbisi rispetto a quanto visto con Kieran Crowley fino al mondiale.
Avendo a disposizione ottimi kicker come Allan, Garbisi, Pani e lo stesso Varney, si può provare ad allontanarli il più possibile riducendo gli scontri. A maggior ragione, trovandosi orfani del loro kicker per eccellenza, la risposta irlandese al piede verrà orchestrata da Crowley, Lowe e Keenan. Una minor coesione fra questo trio rispetto a quello formato con Sexton potrebbe aprire degli spazi da esplorare per gli azzurri, spazi che potrebbero tramutarsi in rare occasioni di fare dei punti. Un’arma interessante è offerta dalle abilità di cercare la distanza di Lorenzo Pani, che potrebbe essere nei convocati dalla panchina. La sua potenza di calcio da estremo è stata sottolineata di recente dall’esperto di tattica e statistiche Sam Larner su Twitter (qui il thread), e andrebbe forse sfruttata ove possibile.

Cosa aspettarci
Irlanda-Italia è francamente una partita durissima, in particolare fra le mura dell’Aviva Stadium, tempio del rugby di Dublino nella zona di Lansdowne dove sorgeva il precedente impianto, Lansdowne Road. Arrivando all’Aviva per le vie di Lansdowne si giunge a un parchetto con dentro delle placche con scritti i nomi dei cittadini che hanno donato dei soldi per la costruzione dello stadio, e sono tantissimi. Entrando, la scritta #TeamOfUs campeggia sulle bandiere. Sarò all’Aviva per la partita e l’atmosfera sarà come sempre qualcosa di incredibile. La coesione nazionale attorno alla squadra per il Sei Nazioni è talmente presente che è difficile non respirarla e farsi inebriare.
Anche visti i trascorsi storici irlandesi turbolenti, è particolarmente emozionante pensare che nel rugby l’Irlanda giochi unita e non divisa, e lo è ancora di più esser parte di quella magia anche solo come avversario in campo. Con una punta d’invidia per questo forte sentimento che solo loro e pochi altri sanno canalizzare, penso che il nostro obbiettivo dovrà essere uscire dall’Aviva a testa alta e non attraverso un tritacarne. I nostri ragazzi dovranno pensare solo al mantenere la concentrazione. In fin dei conti, se la maggioranza dei verdi sono primi in campionato con Leinster, è anche vero che la maggioranza degli azzurri è seconda con il Benetton. Si può provare a fare bella figura, ma bisogna farlo senza paura. Come ha detto coach Crowley ripreso dalle telecamere di Netflix: embrace the fear.