Dopo la finale 2021, Tolosa e La Rochelle tornano ad affrontarsi per il tanto desiderato Bouclier de Brennus. Le regine dei rugby francese a confronto in uno scontro tra filosofie di gioco.
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Ronan O’Gara è un allenatore molto pragmatico. Il suo metodo di gioco non prevede di concedere molto spazio all’improvvisazione, quanto piuttosto all’allenamento allo sfinimento di gesti semplici fino a ridurre al minimo l’errore, affidando alla rapidità e alla forza fisica il resto.
Ugo Mola è arrivato sulla panchina di Tolosa nel 2015, come successore del regno ventennale di Monsieur Guy Novès, il padre e demiurgo dei Rouge et Noires del professionismo. Qualche anno di assestamento, poi un titolo nazionale nel 2019, Bouclier e Champions Cup nel 2021 e una fornitura massiccia di giocatori alla Nazionale allenata da Fabien Galthié. Il materiale umano a disposizione gli permette di concedere molto all’improvvisazione e di sgradire un approccio troppo esacerbato verso il combattimento: “Moi, je reste convaincu que c’est un sport de contact et d’évitement, pas de combat” ha dichiarato in una bella intervista a “Le Journal du Dimanche”. Contatto ed elusione, non combattimento, con buona pace di Bernard Laporte.
Allo stesso tempo però dichiara che la squadra, per la finale, dovrà entrare in campo con un approccio diverso: “Non mi piace dire che dobbiamo spaccare gli avversari, ma avere un’attitudine aggressiva”. Contro gli Atlantici non ci si aspetta di meno.
Stade Toulousain e Stade Rochelais sono, in questi ultimi anni, le punte di diamante del rugby francese. Da una parte la tradizione dei Rouges et Noires, l’unica certezza in un campionato dove chi vince un anno la stagione successiva può serenamente abitare la zona retrocessione, tranne se parliamo di Tolosa. Dall’altra i detentori da due anni consecutivi della Champions Cup, la squadra a cui manca solo il titolo nazionale per concludere il 2022-23 con un double storico (fino al 2017 i Jaunes et Noires militavano in ProD2) e consacrarli definitivamente nell’Olimpo dei grandi di Francia. Da una parte Ronan O’Gara, la sua KBA philosophy evoluta nel tempo in un gioco più realista, la ricerca del possesso palla, il pack di avanti forse migliore al mondo nelle fasi statiche e un giocatore, Antoine Hastoy, che quest’anno ha rappresentato un valore aggiunto all’apertura. Dall’altra Ugo Mola e il consueto adagio del “Jeu de mains, jeu de toulousains”, la miglior difesa del Top 14, avanti con mani da trequarti e trequarti chiamati a improvvisare giocate istintive, il tutto diretto da quello che ormai molti definiscono come il GOAT del rugby moderno, Antoine Dupont. Le due squadre si sono già incontrate in finale di Top 14 al termine della stagione 2020-21 e quella volta la spuntò Tolosa con una master class di tattica: 18-8 il risultato finale (ma 18-3 fino al 77’). Quello era l’anno del double dei Rouges et Noires, ventunesimo titolo nazionale e quinto titolo europeo, nessuno come loro in Francia e in Europa. Paradossalmente quella finale persa ha inaugurato il regno europeo di La Rochelle che si presenta, dopo due anni, come una squadra completamente diversa. Non più la “belle perdante”, con l’affascinante gioco voluto da O’Gara, ma incapace di “portarla a casa”, ma piuttosto un team abituato alle finali e, dettaglio non trascurabile, a vincerle.
E quindi Rouge et Noires contro Jaune et Noires, Stade Toulousain contro Stade Rochelais, Mola contro O’Gara e via a scendere di duelli di reparto, di individualità, di stili e di filosofie di gioco. Come arrivano le due squadre all’appuntamento, che sarà pure bella l’Europa, ma vuoi mettere sollevare il Bouclier? Quali giocatori potranno fare la differenza? Che pronostico?

Stade Toulousain: belli, eleganti e cattivi
Ugo Mola ha quasi cinquant’anni, prima di arrivare a Tolosa ha fatto la gavetta e nella Ville Rose ha vinto tutto quello che si poteva vincere, sopportando l’eredità di Novès e la croce di dover sempre rispettare il dogma del belgioco. Ha un po’ del Villepreux e del suo rugby di adattamento e un po’ dell’Eddie Jones, per la sua ricerca della trasversalità con altri sport per capire, approfondire, ampliare le prospettive. Allenatore francese al 100% vede il Top 14 come il miglior campionato del mondo, ma si pente di non aver avuto un’esperienza all’estero. Vorrebbe incontrare e scambiare quattro chiacchere con Carlo Ancelotti e ha imposto allo staff dei corsi di gestione del gruppo e di public speaking. Non si vede come selezionatore della Nazionale: ogni anno sono undici mesi di lavoro, dice, ma lui riesce a vedersi solo lì, a Tolosa.
Mola è alla guida di uno All Star Team molto particolare, che può vantare il maggior numero di giocatori formati nel club di tutto il Top 14 e che ogni anno pesca buoni giocatori dalle altre squadre facendoli diventare dei crack (in ultimo il numero 8 Alexandre Roumat, oltre allo sfortunato Ange Capuozzo).
I Rouges et Noires hanno terminato la stagione al primo posto con la miglior difesa (474 punti e 44 mete subite), grazie a un sistema ultra-aggressivo messo a punto da Laurent Thuéry, ex terza linea prodotto della casa, una carriera in Pro D2 e Féd 1, poi video analyst, allenatore dei Crabos, poi Espoirs e dal 2019 in prima squadra. La semifinale contro il Racing 92, più che per il largo punteggio di 41-14, ha mostrato la superiorità devastante dei tolosani contro il miglior attacco del campionato, con una percentuale di placcaggi riusciti del 91% fino al 65’ (poi la squadra tirerà i remi in barca scendendo all’86%). Inoltre la difesa si è contraddistinta per l’altissimo numero di turnover in ruck, potendo vantare una trimurti di tagliagole come Marchand, Cros e Roumat.
Oltre alla difesa la specialità della casa sono i trequarti, in particolare il sistema mostrato nel corso della stagione e sublimato nella partita con i Ciel et Blanc di Parigi. Il meccanismo si basa su una doppia coppia capace di scambiare i ruoli di gioco per velocizzare la manovra.
La prima coppia è composta da Ntamack e Ramos, che fanno da pendolo alla posizione di apertura: mentre il primo ha caratteristiche più offensive palla in mano, quasi da centro, il secondo si occupa di gestire il gioco al piede sia nella posizione di estremo, sia nella posizione di apertura. In particolare Ramos ha il compito di attaccare in profondità coi calci per far salire la difesa lungo il campo, tranne nei casi in cui si attiva la seconda coppia, con i contrattacchi alla mano. La seconda coppia è composta da Dupont e Retière, e in questo caso la situazione si fa interessante. Dupont è un giocatore a trecentosessanta gradi, capace di fare qualsiasi cosa, in qualsiasi ruolo, in difesa, in attacco, di destra, di sinistro: perché incasellarlo rigidamente in un ruolo? Retière di mestiere fa l’ala, arriva da La Rochelle e nel suo bagaglio ha la capacità di giostrare a mediano di mischia. Questa sua capacità permette di alleggerire Dupont da compiti troppo stringenti e poterlo impiegare come regista “in campo aperto”, velocizzando e rendendo la manovra ancora più imprevedibile. Su questa base possono variare in continuazione gli schemi una coppia di centri come Akhi e Chocobares (in assenza del lungodegente Barassi), un’ala come Lebel (in assenza del lungodegente Ange Capuozzo, che stava avendo un impatto decisamente significativo) e tutta quelle serie di avanti come Baille, i Roumat o Flament, capaci di far viaggiare la palla e fare da raccordo con i giocatori più pesanti del pacchetto di mischia. In questo senso un giocatore che si sta rivalendo straordinario per il contributo portato in termini di chili e carries è Willis, sebbene le luci della ribalta siano (giustamente) tutte sulla giovane ed enorme seconda linea Emmanuel Meafou.
Un meccanismo alla vista perfetto e con una rosa di interpreti capace di variare il gioco collettivamente oppure illuminare le partire con degli exploit individuali abbaglianti, come l’assist di Dupont per la meta di Retière contro il Racing 92.
A giudizio comune dei commentatori l’eventuale punto debole del gioco tolosano sono in lineout, dove Marchand ha delle percentuali al lancio al di sotto dell’eccellenza, sebbene la presenza di ottimi saltatori come Arnold, e i più volte citati Roumat e Flament garantiscano una certe varietà di opzioni.

La Rochelle: grandi, grossi e cattivissimi
Durante le settimane che hanno condotto alla finale si è svolto un duello a distanza tra Mola e Ronan O’Gara a colpi di “sono loro i favoriti”. L’irlandese ha voluto chiudere la querelle con un pacifico: “Il giudizio di Ugo Mola sullo Stade Rochelais non era interessante in passato, non è interessante oggi e non sarà interessante in futuro” (Mola aveva avuto la delicatezza di definire Sexton “il miglior mediano d’apertura della storia del rugby irlandese” appena prima della finale di Champions Cup tra i gialloneri e Leinster). Uscita oggettivamente non comunissima nel contesto del rugby, nemmeno in quello francese. Aldilà delle schermaglie verbali il quindici atlantico si presenta all’appuntamento con la seconda coppa continentale in bacheca e molte più sicurezze nella testa, oltre a un girone di ritorno superiore a quello dei Rouges et Noires (42 punti contro 32 e un Goal average di +141 rispetto al +71 degli avversari).
A fine aprile, prima dei successi di coppa, O’Gara dichiarava che la sua squadra si stava esprimendo solo al 30% del proprio potenziale, affidandosi ancora forse troppo alla straripante superiorità fisica con il quale gli avanti (e non solo) gialloneri stanno flagellando gli avversari. Il piano di gioco della squadra, basato sul paradigma del keep the ball alive, non è cambiato nel tempo, semmai si è perfezionato: la ricerca del possesso è una costante, il movimento e l’elusione rimangono saldi, ma nel tempo si è lavorato molto sulle fasi di conquista e sulla difesa (479 punti subiti nella stagione regolare, solo cinque più di Tolosa). Se le fasi statiche sono state portate a un livello altissimo è altrettanto vero che la squadra ha anche imparato a decelerare negli ultimi 22 metri dalla linea di meta avversaria, sviluppando una pazienza e un’organizzazione che ricorda quella della nazionale irlandese in certi frangenti. L’acquisto di Hastoy, coadiuvato da uno splendido Dulin, inamivibile al ruolo di estremo, ha garantito un gioco al piede molto più affidabile di Ihaia West e l’inserimento di Seuteni ha permesso di comporre una coppia di centri straordinariamente equilibrata con Danty. Alle ali i sudafricani Rhule e Leyds garantiscono una grande fisicità in attacco, ma soprattutto in difesa, tanto da lasciare in panchina il miglior realizzatore della stagione, Teddy Thomas. Se Antoine Dupont rappresenta il gioco di Mola, il dirimpettario Kerr-Barlow è l’immagine del pianificatore richiesto da O’Gara, il mediano di mischia metronomo capace di dettare il ritmo delle cariche palla in mano, secondo l’assunto comune a molti sport “se la palla la teniamo noi siamo in grado di giocare”. Quindi pochissima improvvisazione e piuttosto una fede fanatica nella visione dello staff tecnico, a livello individuale e collettivo. Il tutto con una logica empirica: quando nel secondo tempo della semifinale contro l’UBB i Jaunes et Noir hanno forzato le giocate uscendo dal game plan, uscendo dai binari che li avevano portati a un parziale di 21-3 nel primo tempo, il treno ha rischiato seriamente di deragliare, come riconosciuto dagli stessi giocatori e dallo staff tecnico (ad esempio calciando molto più del solito).

Nelle partite di La Rochelle però si percepisce quasi un senso di ineluttabilità, di onda che sta arrivando sulla spiaggia: la vedi arrivare, la senti arrivare. E quest’onda sono gli avanti. Gli artefici del pack atlantico sono due: Donnacha Ryan, ex nazionale irlandese e compagno di lunghissima data di O’Gara ai tempi di Munster, e Romain Carmignani, una carriera da terza linea a La Rochelle prima di passare allo staff tecnico. Se il tasso tecnico dei trequarti è altissimo i ball carrier dei gialloneri sono il motore che fa muovere tutta la squadra. Anche in questo frangente però c’è sempre una ricerca di equilibrio: poter permettersi di schierare gente come Uini Atonio o Will Skelton (inserito ora anche come primo saltatore nei lineout) implica necessariamente di mettere in campo altri giocatori rapidi ed esplosivi. Ed ecco la terza linea di Alldritt, Levani Botia e la scoperta della stagione Paul Boudehent. Quest’ultimo ha fatto la differenza in semifinale, con una prestazione a tutto tondo sia in difesa che in attacco. Quindi? Il granello di sabbia può essere la differenza di arrivo a questa finale: mentre Tolosa è stata eliminata in semifinale di Champions e ha superato agevolemente il Racing in semifinale sostituendo diversi titolari all’inizio del secondo tempo, les Atlantiques hanno dovuto affrontare Quella Finale (maiuscole dovute) contro Leinster (la cui conduzione parrebbe aver fatto imbestialire O’Gara, aldilà della vittoria, portandolo a dichiarare “abbiamo giocato male”) e un po’ di tossine si sono viste contro un UBB entusiasta per aver conquistato contro i pronostici le semifinali. Alldritt e compagni hanno dovuto placcare moltissimo e i titolari hanno in gran parte disputato l’intera partita. È pur vero, però, che una finale è una storia a sé.

Che finale ci aspetta
Date le premesse, le stelle in campo, il gioco espresso, i coach, lo Stade de France, il Top 14, sabato sarà una splendida partita. Le motivazioni delle squadre sono diverse, ma altrettanto forti: “risincronizzare l’orologio” come dichiarato da Presidente dello Stade Toulousain Didier Lacroix, riportando Tolosa alla sua condanna per la vittoria; fare il primo doublé della propria storia, consacrandosi come i più forti non solo in Europa, ma anche in Francia, chiodo fisso del presidente dello Stade Rochelais Vincent Merling. Sarà una partita all’insegna dell’ansia per Fabien Galthié e il suo staff, dato che circa metà dei Blues che verranno portati ai Mondiali saranno in campo e non si risparmieranno. Sarà una partita all’insegna di duelli a contatto e a distanza: Baille contro Atonio, Meafou contro Skelton, Roumat contro Alldritt, Dupont e Ntamack contro Kerr-Barlow e Hastoy, Ramos contro Dulin. La storia e gli ultimi risultati tra le due squadre direbbero Tolosa, ma lo stato di forma e le vittorie recenti fanno battere il cuore per La Rochelle. Mola sarà capace di imbrigliare le ondate degli Atlantici? O’Gara riuscirà a mantenere la tensione alta come a Dublino e contenere la folle genialità di Dupont? Come tutte le serie di successo il finale è aperto, i migliori interpreti sono in scena e anche questa stagione vedremo il gran finale di quell’abbuffata di rugby che ogni anno si presenta ai nostri occhi: il Top 14.
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