Sono 17’600 i chilometri che separano Ha’aipa da La Ghirada. Sono decisamente meno i passi che separano dei bambini dall’unica televisione del villaggio. Ancora meno sono le occasioni da raccogliere per coronare un sogno. È il 10 maggio del 1992, in una piccola isola di Tonga nasce colui che diventerà uno dei centri più spettacolari degli ultimi anni, l’All Black numero 1131. Malakai Fekitoa vive un’infanzia povera e semplice, in una famiglia allargata e molto numerosa che viveva di agricoltura, pesca e allevamento. I primi anni di vita trascorrono all’insegna del gioco, del divertimento e del sogno di vestire quella maglia nera vista tante volte alla televisione. All’età di sei anni il piccolo Malakai subisce un grave incidente: dislocazione dell’anca sinistra. Il periodo di convalescenza è duro, lungo, doloroso e con poche speranze di tornare a camminare, figurarsi correre. Le cure tradizionali, effettuate dalla nonna in un’isola vicina, prevedono infatti impacchi di erbe e dolorose manovre di trazione. La competizione con i fratelli ed i cugini più grandi lo spinge oltre a ciò che il destino gli aveva riservato; presto si rivela più abile e veloce di loro, e più forte di chi gli dava dello storpio. Tutto ciò contribuisce, unito alla scomparsa del padre quando lui aveva 14 anni, a modellare la persona ed il carattere del Fekitoa che tutti gli appassionati di rugby conoscono: un giocatore infaticabile, fisicamente straripante e che non molla mai di un centimetro.

Il primo grande viaggio
Tutto ciò porta Fekitoa a fare la differenza sui campi da rugby a 7 (disciplina che prevede l’incontro tra due squadre composte da sette giocatori all’interno di un campo da rugby a 15), tanto che – durante un tour della selezione Under 17 di Tonga in Nuova Zelanda – viene notato da un fantomatico “agente” che lo farà accedere al Wesley College di Paerata, nella provincia di Auckland. Un’occasione importante, considerando le personalità rugbistiche che hanno corso su quei campi. Jonah Lomu, Sivivatu e Stephen Donald, giusto per citarne alcuni.
Malakai si dimostra nuovamente resiliente, portando avanti la sua carriera rugbistica in mezzo a molteplici difficoltà. L’agente lo aveva infatti abbandonato, lasciandolo senza alcun aiuto, né soldi né alloggio. Il campo però parlava già per lui, permettendogli così di strappare una borsa di studio e continuare a perorare il proprio sogno di diventare giocatore professionista. Il sogno ben presto inizia a prendere forma. Terminati gli studi viene selezionato per la provincia di Auckland per partecipare all’allora Mitre10 Cup (l’attuale Bunnings NPC), il campionato per province neozelandese. A suon di convincenti prestazioni si guadagna un contratto per la franchigia dei Blues, con la quale però collezionerà soltanto una presenza contro la Francia, durante un tour estivo dei Bleus.

La ribalta
La stagione successiva, quella del 2014, è la stagione dell’esplosione del talento Fekitoa, che viene ingaggiato dalla franchigia degli Highlanders, a Dunedin, nell’estremo sud della Nuova Zelanda. Con la franchigia di Otago colleziona ben 17 presenze, tutte da titolare e per tutti gli 80 minuti di partita, condite da 7 marcature. Anche grazie al suo importante contributo, gli Highlanders si qualificano alla fase finale del Super Rugby 2014, uscendo contro i sudafricani Sharks. Una bella differenza rispetto alla precedente stagione, dove gli Highlanders si qualificano penultimi. Le prestazioni nella prima fase del campionato gli valsero la chiamata per gli All Blacks, la nazionale neozelandese di rugby.
Malakai aveva finalmente coronato il sogno che aveva da bambino mentre correva con un pallone ovale sulla sabbia, imitando Carlos Spencer. Malakai sarebbe diventato un All Black.
Il suo esordio con la nazionale avvenne contro l’Inghilterra, il 7 giugno 2014, entrando dalla panchina e giocando 20 minuti. Ottiene una seconda presenza, questa volta da titolare, collezionando 63 minuti, sempre contro gli inglesi.
La sua ascesa in campo internazionale continua nel Rugby Championship – il torneo annuale dedicato alle nazionali di Australia, Sud Africa, Argentina e Nuova Zelanda – e in altri due test match nella finestra autunnale, collezionando ulteriori sei presenze e due mete.
Nell’anno successivo, il 2015, ci si approccia alla coppa del mondo, che si terrà tra Settembre ed Ottobre, ed il suo periodo di forma continua permettendogli di essere protagonista nella campagna vincente degli Highlanders nel Super Rugby 2015, collezionando 16 presenze da titolare e 4 mete. Le sue prestazioni confermano la sua presenza nella squadra per il Rugby Championship di quell’anno – in cui parte per due volte dalla panchina – e, soprattutto, per quella che prenderà parte alla Coppa del Mondo.
Durante il torneo mondiale giocherà soltanto due partite, una delle quali da subentrante, venendo poi scalzato nella titolarità da Conrad Smith – non propriamente il primo arrivato – nelle fasi ad eliminazione diretta, con Sonny Bill Williams a fare da backup in panchina.
Gli All Blacks si rivelano inarrestabili in questa edizione, vincendo la William Webb Ellis Cup per la seconda volta consecutiva, e la terza in totale.
Il 2016 ed il 2017 si svolgono sulla falsariga del 2015, protagonista assoluto con gli Highlanders, che conquistano una semifinale nel 2016 ed un quarto di finale nel 2017, e con gli All Blacks, per i quali conquista altre dieci presenze, di cui otto da titolare.

L’europa
Raggiunti i successi internazionali e nazionali, Fekitoa abbandona la Nuova Zelanda, così facendo anche la possibilità di essere selezionato per gli All Blacks, per accasarsi a Tolone.
Tolone nel rugby è quanto di più simile ci possa essere al Real Madrid nel calcio: una piazza prestigiosa, appassionata, ricca e piena di campioni provenienti da ogni angolo del globo.
Ben presto si rende conto che non è tutto oro ciò che luccica. A fronte di un importante ingaggio, le pressioni e le aspettative da parte del club e dei tifosi erano altissime; tutto ciò unito a nuove abitudini di vita da assorbire ed un rugby immensamente tassante a livello fisico rese l’ambientamento nella cittadina francese più duro del previsto.
Nonostante ciò Fekitoa si prese da subito la titolarità nel ruolo, formando assieme al suo vecchio compagno di nazionale Ma’a Nonu una cerniera di centri di assoluto livello.
La stagione successiva seguì lo stesso canovaccio della precedente, moltissime titolarità e minuti accumulati in un campionato competitivo come il Top14 ed in Champions Cup.
Nella stagione 2019/20 Fekitoa si trasferisce a Londra, sponda Wasps, per giocare nel massimo campionato inglese. Non vorrei risultare ripetitivo, ma anche in giallonero si dimostra ciò che è: un fenomeno. Con le sue prestazioni trascina la squadra ad una finale di Premiership, alla quale dovrà purtroppo dare forfait per un infortunio rimediato in una pazza semifinale contro Bristol.
Rientrerà in campo la stagione successiva, quella 2020/21,nel settimo round di campionato. Purtroppo l’annata Wasps non è la migliore, ma lui darà sempre il proprio contributo con molte presenze da titolare.
L’ultima stagione agli Wasps è purtroppo costellata da infortuni, che non gli permettono di mettere assieme sufficienti presenze per fare la differenza per tutta la durata della campagna. Sarà infatti presente stabilmente soltanto da poco oltre metà stagione, contribuendo però ad un buon cammino della squadra in Challenge Cup, arrivando sino alla semifinale.
Quest’ultima stagione, la 2022/23, le prestazioni di Fekitoa se le sono accaparrate alla franchigia irlandese di Munster, nella quale sembra abbia ritrovato continuità di prestazioni con quella qualità che ci si aspetta da un giocatore dal simile palmares.
Ritorno alle origini
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” intonava Venditti (Antonello, non Giovanbattista). Anche Fekitoa è potuto tornare a casa, figuratamente. Infatti, grazie al cambio delle regole sulla eleggibilità dei giocatori, l’ex All Blacks può essere chiamato dalla nazionale di Tonga per partecipare alla Pacific Nations Cup.
Per lui è una liberazione, si è infatti sempre espresso a favore della possibilità da parte di giocatori, soprattutto isolani, di giocare per la propria nazionale di nascita dopo aver giocato per un’altra nazione. Con la nuova regola basta che siano passati almeno tre anni di assenza dal palcoscenico internazionale per poter giocare con la propria nazionale di origine. Questa regola è stata pensata ad hoc per il fenomeno di “appropriazione” di talenti da parte di nazionali quali Australia e Nuova Zelanda nei confronti di giocatori provenienti da isole del pacifico quali Samoa, Tonga e Fiji. Giocatori che vengono attirati, proprio come successo a Fekitoa, dalla possibilità di un’istruzione ed un futuro più floridi.
Ad oggi ha già conquistato 3 caps per la nazionale Tongana, collezionando 2 vittorie contro Spagna e Uruguay, ed una sconfitta contro Fiji.
Fekitoa farà, verosimilmente, parte della squadra di Tonga per la partecipazione alla coppa del mondo di rugby che si terrà in terra francese quest’anno, 2023.
A 360°, o quasi
Abbiamo conosciuto la storia e la persona, ma che tipo di giocatore è Malakai Fekitoa?
Partiamo dai dati fisici: è alto 1 metro e 88 centimetri per un peso ufficiale di 100 chilogrammi. Chilo più o chilo meno parliamo di un fisico potente utilizzato nel miglior modo possibile. Fekitoa riesce infatti ad essere rapido ed elusivo nonostante la sua stazza importante.
Egli stesso ha dichiarato di non aver mai smesso di lavorare sul proprio fisico, a partire dalle gambe, per compensare l’infortunio subito in giovane età, che gli garantiscono esplosività e forza per portare avanti il pallone. Infatti, soltanto questa stagione, nelle 13 presenze con Munster ha guadagnato 821 metri totali, con una media di 63 metri a partita. Ah, due presenze furono dalla panchina, per un totale di 70 minuti.
Importante è anche la sua forza nell’upper body, con la quale distribuisce democraticamente frontini ad ogni avversario che prova a fermarlo palla in mano.
Il fisico è però soltanto una tela da cui partire per costruire un grande giocatore di rugby: tecnica e capacità di lettura sopra la media contribuiscono a renderla un dipinto d’autore.
Parlando di tecnica non possiamo non menzionare la sua straordinaria capacità di fornire offload (passaggi effettuati quando si è a contatto con l’avversario) precisi, utili e puntuali ai propri compagni. Per effettuare questo pregevole gesto tecnico bisogna essere padroni di un’eccellente coordinazione, sensibilità e percezione degli spazi. Fare un passaggio troppo azzardato, sotto la pressione avversaria, può infatti rivelarsi un’arma a doppio taglio consegnando di fatto il possesso alla squadra avversaria. Al contrario, un offload ben realizzato garantisce spesso metri guadagnati, continuità all’attacco ed un clean break (passare la linea difensiva senza essere di fatto toccati) che può far danni alla squadra avversaria.
Passando a parlare della fase difensiva, la tecnica è ugualmente importante: stiamo parlando del fondamentale del placcaggio. Fekitoa è un placcatore formidabile, solido e potente, che spesso si trova a dominare chi si ritrova davanti, fermandone efficacemente l’avanzamento e spesso portandolo dietro la linea del vantaggio (quella linea immaginaria da dove è precedentemente ripartito il gioco e che l’attacco dovrebbe superare ad ogni fase). Infatti, nonostante l’altezza ed il peso considerevoli, riesce spesso a placcare attorno alla vita dell’avversario, mettendosi in un’ottima posizione da cui sfruttare a pieno la potenza delle proprie gambe.
Cercandone le gesta su YouTube si possono apprezzare molti placcaggi al di fuori della linea difensiva, gesti tecnici spettacolari che vedono il povero portatore di palla investito da un treno in corsa fatto di muscoli. Questi placcaggi non avvengono per caso, sono infatti frutto della grande abilità di lettura difensiva dell’ex All Black: anticipazione, tempismo e velocità – di pensiero e di gambe – sono caratteristiche imprescindibili. Quando accadono, questi placcaggi fanno rumoreggiare tutto il pubblico, sia per l’intensità fisica del gesto, sia per le conseguenze di campo. Un placcaggio simile può risultare cruciale, poiché ferma completamente l’avanzata avversaria, impedendo lo sviluppo dell’azione d’attacco e spesso ribaltando la pressione verso la squadra con il possesso del pallone che si ritroverà quindi in una situazione complicata da gestire.
Questa capacità di lettura del gioco si è dimostrata una freccia importante all’arco di Fekitoa, che ha spesso e volentieri bucato le difese avversarie con linee di corsa dagli angoli taglienti. Un giocatore in grado di prendere certi angoli di corsa è difficile da difendere, soprattutto se vanno proprio ad esplorare dei buchi nella difesa. Non basta correre di traverso per creare problemi alla difesa, è necessario osservare la linea difensiva avversaria, capirne i meccanismi e anticiparne le mosse per poter trovare un varco e puntarlo alla massima velocità: skills che Fekitoa ha sempre dimostrato di possedere.
Skills che lo hanno reso ciò che è, un trequarti centro di livello internazionale, completo tecnicamente, aggressivo difensivamente e fisicamente straripante.
C’è forse qualcosa che lo separa dai più grandi interpreti del ruolo?
Se dovessimo trovargli un difetto, è sicuramente la costruzione del gioco. Fekitoa non ha mai mostrato grandi capacità come play maker. Ha sempre creato gli spazi per i compagni sfruttando la propria fisicità e capacità di andare oltre la difesa con le linee di corsa, ma molto raramente ha imbeccato dei compagni con un passaggio illuminante o con pregevoli giocate al piede, a differenza di Ma’a Nonu. Quest’ultimo è stato infatti il più grande interprete del ruolo nell’ultima decade, secondo il parere di molti. Un centro fisico, preciso e con gestione del gioco da numero 10.

L’arrivo nella marca
L’8 marzo, con un neanche troppo criptico post sui socials, la Benetton Treviso annunciava l’arrivo di Malakai Fekitoa nella Marca trevigiana, un colpo di mercato che ha riscaldato gli animi di moltissimi tifosi italiani e biancoverdi e sorpreso i tifosi del rugby in generale.
Non si conoscono i dettagli, ma sicuramente si tratta di un investimento importante da parte della società trevigiana, che così facendo dichiara ancora più chiaramente quelle che sono le proprie ambizioni in URC – United Rugby Championship, un campionato per franchigie irlandesi, scozzesi, gallesi, italiane e sudafricane. Occupare stabilmente le posizioni utili all’accesso ai playoff e diventare, in futuro, una seria contendente al titolo.
Dal punto di vista tecnico e di marketing è sicuramente un colpo di primissimo livello, come forse non se ne vedono in Italia dai tempi di Campese. Ma lo è anche dal punto di vista strategico e di crescita dei giovani giocatori italiani in rosa a Treviso?
Sicuramente un giocatore simile percepisce un ingaggio importante che non giustificherebbe il suo impiego soltanto nelle finestre internazionali, in cui i giovani giocatori saranno chiamati a vestire la maglia azzurra, bensì è verosimile pensare che sarà stabilmente nei 23 di giornata, giocando molte partite da titolare. Proprio per questo motivo il primo pensiero è che i giovani di belle speranze come Filippo Drago, Tommaso Menoncello, Marco Zanon e Dewi Passarella (facente parte dell’accademia U23 della Benetton Treviso e ora in forza al Tarvisium) possano vedere la propria crescita rallentata dal suo arrivo, avendo meno minuti a disposizione per giocare. Di contro, però, potrebbero essere degli studenti privilegiati, sfruttando questa convivenza/competizione per apprendere quanto più possibile da un simile campione che non sarà magari all’apice della sua forma (in confronto alle sue stagioni di picco), ma che riesce ancora a fare la differenza in ogni palcoscenico. Certo che la Benetton Treviso, in collaborazione con la Federazione, dovrà pensare ad un ricollocamento di almeno un giocatore alle Zebre – altra franchigia italiana in URC – per garantirgli una crescita migliore, con un maggiore minutaggio e più occasioni di confronto con gli avversari sul campo da gioco.
Tolti tutti i dubbi, legittimi e condivisibili, sul suo ingaggio, Fekitoa a Treviso è un colpo che nessuno si aspettava. Una manovra di mercato spettacolare, che richiamerà tanti tifosi allo stadio, e che attirerà l’attenzione di molti al di fuori del rugby.
L’auspicio è che Malakai Fekitoa si riveli ciò che tutti si aspettano, e cioè un giocatore importante, portatore di risultati significativi in campo e, chi lo sa, anche nella bacheca del club. Ma anche, e soprattutto, un esempio di professionalità e un maestro per i giovani in rosa che avranno a disposizione un campione di prima fascia da studiare a fondo. Non resta che bere una birra e stare a guardare.
Un pensiero riguardo “Fisico, tattica ed esperienza: l’arrivo di Fekitoa alza l’asticella”