Nel Sei Nazioni del 2022 il Galles ha compiuto quella che per tutte e 4 le home nations e la Francia è forse la colpa più grande: perdere in casa con l’Italia. Si ride per non piangere, dal nostro punto di vista, di questa bassa reputazione di cui godiamo. Ci stiamo tuttavia risollevando, e la vittoria di Cardiff del Marzo scorso unita a quella con l’Australia di Novembre ne sono la prova. Proprio in virtù di questo la sconfitta contro l’Italia al Sei Nazioni passato è stata una sorta di sveglia per i gallesi che hanno compreso di essere in una situazione precaria in termini di assetto economico, societario e organizzativo della propria union. Nel Maggio 2022 avevamo tirato le fila di questa situazione in casa dei dragoni, che nell’estate 2022 sono andati a giocarsi un tour in Sud Africa fra mille difficoltà, perdendo per 2-1 ma non sfigurando del tutto. A Novembre, però, la frittata è stata fatta: tre test persi su quattro, contro All Blacks, Australia e Georgia. Sì, la stessa Georgia che ci ha battuti in casa sua a Batumi. Se la sconfitta contro la Georgia ha rievocato nei gallesi il trauma di quella con l’Italia, quella che ha pesato di più è stata la sconfitta contro l’Australia. Al 54′ minuto il Galles si trovava in vantaggio per 34-13, in una partita che era sembrata di normale amministrazione anche dato che l’Australia aveva pocanzi perso a sua volta contro l’Italia. Nei 25 minuti successivi, però, si consuma lo psicodramma: tre mete australiane, due trasformate, ed una meta tecnica portano i Wallabies a +5 entro il fischio finale fra il disappunto generale. Ne consegue l’allontanamento di Wayne Pivac dalla panchina gallese, sulla quale è tornato Warren Gatland, già coach del Galles per ben 13 anni fino a prima di Pivac (2007-2019). Gatland è attualmente anche il coach dei British & Irish Lions, e ricopre questo ruolo dal 2013. Insomma, il Galles per tornare a fidarsi dei suoi mezzi punta all’usato sicuro di lusso, a chi in passato li ha fatti rendere al massimo. La storia però insegna che quando qualcuno inneggia al “tornare indietro” non è per forza una buona cosa.

Warren Gatland (SkySport)

Come stanno

Nelle prime tre partite del torneo il Galles ha collezionato altrettante sconfitte contro Irlanda, Scozia e Inghilterra. Non è tanto l’aver perso tre partite su tre a fare rumore, ma il modo in cui ciò è avvenuto. Il Galles è apparso privo di motivazioni aggiunte, sgonfio, incapace di rigirare partite che si mettevano male e con poche idee talvolta molto confuse. Questo stato mentale non è certo derivante da qualche incantesimo scagliato contro la nazione del drago, anzi. Nelle ultime settimane infatti ha tenuto banco la notizia di un possibile sciopero dei giocatori gallesi di fronte alla precarietà dei loro contratti in essere con la Welsh Rugby Union (WRU). Le quattro franchigie hanno problemi economici e la WRU non ha ancora fatto chiarezza sul futuro dell’organizzazione rugbystica gallese. A tre mesi dalla fine della stagione regolare molti giocatori non sanno ancora se avranno un contratto nella prossima, ma la 60 caps rule gli impedisce di andare a cercare fortuna all’estero prima dei 60 caps con la nazionale. Alcuni giocatori rimasti anonimi hanno dichiarato alla stampa di essere depressi, di prendere farmaci antidepressivi e di non vedere possibilità di fronte a loro. In particolare, una buona fetta di giocatori gallesi che giocano in franchigie di URC non percepisce salari particolarmente alti e la possibilità di non avere un lavoro da giugno in poi li spaventa quanto spaventerebbe chiunque di noi. Se poi ci si aggiunge che il lavoro che fanno loro li tiene sempre a un placcaggio di distanza da un infortunio che ne rovina la carriera, allora le paure sono totalmente condivisibili. Questa situazione sta creando un enorme malcontento sia fra i giocatori che fra i tifosi, che vedono il rugby del loro paese disgregarsi. La precaria situazione economica non è piovuta dal cielo ma è frutto di politiche non del tutto lungimiranti da parte della WRU unite alla pandemia che ha prosciugato le casse dei club di molti sport, non ultimi quelli della Premiership inglese che ha già visto sia Worcester Warriors che Wasps fallire. In questo turbinare di emozioni e difficoltà, i gallesi vengono a Roma a giocarsi la partita della vita per risollevare la testa, ed è compito dell’Italia non subire quest’ondata di orgoglio. Per la prima volta nella storia, infatti, la vittoria azzurra è una possibilità concreta anche per i bookmakers, nonostante siano comunque favoriti i rossi.

I giocatori del Galles parlano in cerchio durante una partita (Planet Rugby)

Ultime contro l’Italia

L’ultimo confronto fra Galles e Italia rimarrà nella storia azzurra per quella meta propiziata da Ange Capuozzo e realizzata da Edoardo Padovani. A Cardiff se lo ricorderanno per molto tempo, visto che si trattava del giorno del 150 cap di Alun Wyn Jones. L’Italia di quella partita non era molto diversa da quella di oggi, ma c’erano alcune differenze sostanziali. In prima linea giocava Pietro Ceccarelli a causa dell’infortunio sia di Riccioni che di Ferrari che li tenne fuori dal torneo, oggi entrambi recuperati. In seconda linea Marco Fuser spalleggiava Ruzza, mentre oggi quel ruolo tocca a Niccolò Cannone. In terza, Toa Halafihi con la 8 aveva il compito di rubare più palloni possibile e fare ball carries determinanti, ma causa infortunio ci siamo dovuti affidare a un ragazzino di vent’anni o poco più (Lorenzo Cannone) il quale non solo non lo sta facendo rimpiangere ma sia in Benetton che in azzurro si è di fatto preso la maglia a suon di prestazioni straordinarie. Inoltre, sempre in terza linea, un recuperato Seb Negri sarà probabilmente titolare al posto di Pettinelli che giocò (molto bene) l’anno scorso a Cardiff. In mediana l’anno scorso giocò Callum Braley, nella sua ultima partita in azzurro, ma quest’anno tocca a Stephen Varney e Alessandro Fusco condividere la mediana con Paolo Garbisi. Ai centri scendemmo in campo per necessità con Leonardo Marin primo centro, che giocò una partita difensiva immensa, ma quest’anno abbiamo delle armi in più fra Brex, Menoncello e Morisi. Nel triangolo allargato, però, perdiamo qualcosa data l’assenza di Monty Ioane e Ange Capuozzo per un infortunio che si vocifera più serio del previsto. Quest’anno dunque giocheremo con Pierre Bruno al numero 11, Edoardo Padovani al 14 e Tommaso Allan al 15. Tutto è possibile, ma nel complesso l’Italia sembra più forte di quella dell’anno scorso e gioca in casa. Crederci non è da scellerati.

La meta di Padovani che ci consegnò la vittoria contro il Galles (Six Nations Rugby).

Stile di gioco

Attacco

Se uno pensa “Galles” e “Warren Gatland” nella stessa frase non può che pensare alla cosiddetta “Warrenball”, un nomignolo non lusingante dato al gioco del Galles e talvolta dei British & Irish Lions guidati da Gatland. Si tratta di un sistema di gioco basato sullo scontro, dove giocatori grossi cercano di aprire varchi scontrandosi con giocatori più esili, individuando il giusto gap e puntandolo alla massima velocità. Chiaramente il crash ball non l’ha inventato Gatland, ma ne ha sempre fatto un uso massiccio forte anche di una generazione di atleti gallesi dalle dimensioni notevoli. Negli ultimi anni, però, il rugby ha preso una direzione molto più tattica in difesa e non è detto che questa strategia di scontro così straight-forward possa ancora pagare dividendi. È lecito pensare che anche Warren Gatland si sia aggiornato negli anni e abbia aggiunto frecce al suo arco, ma le prime tre partite del Galles hanno mostrato più e più volte ripetuti crash ball in fila che hanno portato tutti a pensare che Gatland sia tornato a chiedere quello ai suoi giocatori. Ad ogni modo, abitudini vecchie di 15 anni non cambiano in 3 partite, per cui è lecito aspettarsi che il Galles soprattutto contro l’Italia provi a far valere la propria maestria mediante questo stile di gioco. L’Italia, in effetti, non è sembrata capacissima di difendere tutti i canali difensivi, e un atleta come George North potrebbe fare danni se le coperture non saranno adeguate e ruvide. Si prospetta una bella sfida con un Menoncello in grande spolvero sia in attacco che in difesa, tornato ad essere schierato primo centro contro l’Irlanda.

Difesa

La difesa del Galles è stata guidata per anni da Shaun Edwards, ora coach della difesa della Francia e star assoluta del panorama del coaching difensivo. L’arrivo di Warren Gatland in questo inverno ha però portato una novità con sè, e cioè l’arrivo di un nuovo coach della difesa che va a rilevare Gethin Jenkins, suo predecessore sotto Wayne Pivac. Si tratta di Mike Forshaw, finora coach della difesa dei Sale Sharks (dal 2013). Anche lui come Shaun Edwards e Andy Farrell è stato una stella del rugby league ed ha poi portato le sue conoscenze nel rugby union da allenatore. Il lavoro da fare è tanto, in quanto il Galles non è sembrato particolarmente brillante in fase difensiva nelle prime tre uscite al Sei Nazioni. La filosofia di Forshaw è basata su tre parole: disciplina, decisioni, dettagli. È dunque plausibile pensare che al campo-base gallese stiano lavorando alacremente per risolvere alcuni problemi di decision-making che sono sembrati evidenti nei giocatori in campo nelle prime uscite. Dal punto di vista italiano dobbiamo ricordarci che si tratta comunque di campioni assoluti, e che lo stato economico della WRU ha pesantemente influito sulla loro concentrazione e capacità di restare in partita. D’altronde nessuno vuole rompersi una gamba, tantomeno se non sà se avrà un lavoro con cui coprire le spese mediche. Il lavoro per Forshaw è dunque tutto in salita: contro questa situazione avversa, ritrovare concentrazione e unità nonché capacità di difendere in modo ordinato e disciplinato.

MIke “Granite” Forshaw. (Sky Sports)

Cinque top players

Ken Owens

tallonatore, scarlets
36 anni
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Il Galles sta avendo problemi nel ricambio generazionale, ma nelle sue fila ha ancora atleti che hanno fatto la differenza nel corso dell’ultima decade. Uno di questi è Ken Owens, noto anche come lo sceriffo, tallonatore degli Scarlets che con 36 anni di età è ancora fra le scelte della nazionale del dragone. Per lui i caps sono più di 80 che vanno a sommarsi con quelli ottenuti fra i British & Irish Lions, un onore di cui pochi tallonatori delle home nations hanno potuto godere. Poco più di un anno fa, però, un gravissimo infortunio ne aveva compromesso la stagione, e stando a lui, quasi la carriera. Tornato fra i titolari del Galles per questo Sei Nazioni e in vista di quello che sarà il suo ultimo mondiale (Francia 2023), sarà più concentrato che mai nel tenersi la 2 sulle spalle. Stando a Warren Gatland, Owens (che ha cinto come capitano) è infatti un giocatore di rara intelligenza e del quale fatica a fare a meno.

Ken Owens (Wales Online)

Jac Morgan

terza linea, ospreys
23 anni
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Di lui ne abbiamo già parlato. Una vera e propria macchina da placcaggi e turnover, con le mani sul pallone avversario appena può e molta abilità difensiva. Roccioso, rapido, preciso, per certi versi si può vedere come un giocatore simile al nostro Manuel Zuliani che fa della tecnica di placcaggio e del jackalling due delle sue armi principali; la differenza è però nella stazza. Nello scorso Sei Nazioni era già titolare ma venne lasciato a casa proprio contro l’Italia. Non hanno rifatto questo errore stavolta.

Jac Morgan (Wales Online)

Taulupe Faletau

terza linea, cardiff
32 anni
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Sono già 18 le partite giocate da “Toby” in questa stagione, e quasi tutte da titolare. In stato di forma piuttosto evidente, cosa che non si può dire invece per il rugby gallese in generale. Proprio per ammissione dello stesso Taulupe, è difficile dare il massimo quando si vivono momenti così difficili come l’assenza di un piano contrattuale per il prossimo anno. In questo clima il Galles ha bisogno di giocatori come lui per trovare la continuità di rendimento di tutta la squadra, cosa che è una costante già di questa sua stagione a Cardiff. Per i dragoni servirà rimanere concentrati e in questo, forse, ai compagni basterà guardare cosa fa il loro numero 8 e imitarlo.

Taulupe “Toby” Faletau (Rugby World)

Josh Adams

Ala, cardiff
27 anni
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Per molti tifosi italiani Josh Adams corrisponde a un momento preciso: quella metà segnata nel 2022 a Cardiff per il momentaneo sorpasso del Galles poco prima della magia di Capuozzo e Padovani. Giocatore scaltro, ala rapida ma anche fisica, capace di vedere gli spazi mentre si creano e non dopo, intelligente e attento a sfruttuare i mismatch. Giocherà nella fascia dove per noi ci sarà Pierre Bruno, che dovrà avere un’attenzione in più nei confronti dell’esperto collega gallese.

Josh Adams (Sky Sports)

Louis Rees-Zammit

Ala, gloucester
22 anni
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Buone notizie: non partirà titolare. Cattive notizie: entrerà in campo quando saremo stanchi, e farà probabilmente danni. Stiamo parlando di uno dei migliori talenti del rugby gallese degli ultimi anni, cresciuto sportivamente fra Hartpury e Gloucester e con il Galles nel cuore. Già nel 2021 partecipò al tour dei British & Irish Lions lasciando non pochi sorpresi vista la giovane età e la profondità di selezione che Warren Gatland aveva a disposizione fra tutte le home nations. Scelse però lui, cosa che invece non ha fatto per questa sfida con l’Italia. LRZ, come viene spesso abbreviato, porta in campo una rapidità ineguagliabile che spesso risulta difficile da arginare anche per i migliori. Se Pierre Bruno potrebbe stargli dietro, risulta difficile pensare a un Padovani capace di inseguirlo, tantomeno Tommaso Allan. I nostri trequarti saranno obbligati a fare gli straordinari, più di tutti Menoncello e Brex.

Louis Rees-Zammit (Rugby World)

Autore

  • Matteo Schiavinato

    Sono laureato in Biologia Molecolare a Padova, ho un Dottorato in Bioinformatica a Vienna, lavoro in Università a Barcellona e mi chiedo tutti i giorni se non dovevo fare l'ISEF quella volta e studiare sport. Nel tempo libero dal lavoro mi vesto di biancoverde, conduco il podcast "Leoni Fuori", scrivo articoli sul rugby, suono vari strumenti musicali e scrivo di film d'azione.

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