Il 12 Novembre allo stadio Artemio Franchi di Firenze la nazionale italiana affronterà l’Australia nella seconda partita delle Autumn Nation Series 2022. L’Italia arriva dopo una convincente vittoria contro Samoa, mentre l’Australia arriva a Firenze dopo una sconfitta contro la Francia per 30 a 29. In questo articolo andremo ad analizzare lo stato di forma di queste due squadre dopo il primo turno del torneo. Prima di questo, però, uno sguardo a come ci arriviamo noi.
Italia vs Samoa: “che ben!”
L’Italia arriva a questa sfida dopo una entusiasmante vittoria per 49 a 17 contro Samoa in un Plebiscito sold out (8457 spettatori) che ha accompagnato gli Azzuri durante tutta la partita. Dopo un inizio tentennante nei primi 5 minuti, in cui l’Italia ha concesso una serie di calci di punizione non sfruttati dai samoani, gli azzurri hanno preso in mano le redini del gioco con una meta di Ignacio Brex in mezzo ai pali al 22′. A occuparsi dei calci piazzati, fino alla sua sostituzione, è stato Tommaso Allan, che ha ricoperto il ruolo di estremo gestendo ottimamente il triangolo allargato e segnando due calci di punizione. Sono state proprio le ali azzurre a portare punti al tabellino con 2 mete a testa. Al 53′ il nostro mediano di mischia eletto Man of the Match Stephen Varney trova Lorenzo Cannone per la quinta meta dell’Italia, poi seguita da quella di Bruno al 60′. I primi punti di Samoa arrivano solo al 51′ con un piazzato di Seuteni, l’Italia poi ha gestito la partita e ha mollato la presa solo negli ultimi minuti, lasciando segnare 2 mete a Samoa con Paia’aua (73′) e McFarland (80′).

La battaglia in mischia chiusa
L’Italia è riuscita a contenere e dominare il pesante pack samoano, e questo si è visto soprattutto nella difesa da touche dove Samoa non è riuscita a fare avanzamento. In prima linea c’è da riconoscere il gran lavoro di Danilo Fischetti che ha vinto la sfida contro il suo diretto avversario e capitano di Samoa Michael Alaalatoa. In terza linea, Manuel Zuliani ha confermato di essere uno dei flanker più forti a disposizione di Crowley, con molti placcaggi avanzanti a rompere l’attacco samoano. Lorenzo Cannone, a numero 8, si sta dimostrando un ottimo ball carrier e ha condito il suo esordio in azzurro con una meta grazie a uno splendido passaggio di Varney che trova la difesa samoana lenta a rischierarsi sul lato chiuso del campo dopo una mischia. Le statistiche dimostrano la grande partita di Lorenzo Cannone con 83 metri guadagnati, 11 carries, 10 punti di incontro e 5 placcaggi.

Ruck veloci e Varney MoM
Uno dei punti chiave di questa partita è stata sicuramente la capacità di gestione della ruck, punto dolente dell’Italia che ha spesso faticato durante il 6 nazioni anche per la lentezza con cui uscivano i palloni. In questa partita il 79.6% delle ruck azzurre sono state liberate nel giro di 3 secondi, con un gran lavoro di pulizia dei nostri avanti e un ottimo Varney che in questo spazio di tempo ristretto è risucito a dare ritmo alla squadra e portare pressione con i suoi calci 50:22, sfruttando la scarsa copertura del triangolo allargato samoano. Ottima l’intesa con Garbisi e la possibilitá di avere sempre a disposizione anche Allan come doppio playmaker.
Cinismo e punti sul tabellino
Un dato che sorprende è stata la capacità dell’Italia di portare a casa punti nelle visite ai 22m avversari. Questo è un altro punto critico della nazionale maggiore che tende a non concretizzare le occasioni in attacco, sprecando così tutto il lavoro svolto per arrivare vicino all’area di meta. In questa partita l’organizzazione e il cinismo dell’Italia hanno ripagato con una media di 5.4 punti per visita nei 22m avversari.
Ali azzurre
Il triangolo allargato gestito da Tommaso Allan ha funzionato bene e le nostre ali Pierre Bruno e Monty Ioane hanno segnato due mete a testa, con dei numeri davvero interessanti. Ioane ha percorso un totale di 119 metri palla in mano, battendo 7 difensori, un ritorno in nazionale niente male per il giocatore australiano dopo il difficile addio alla Benetton. Bruno arrivava a questa partita con la nazionale dopo un inizo di URC molto positivo che lo vede al primo posto in tutto il torneo per numero di offload (12) e una meta. Per la prossima partita torneranno disponibili anche Capuozzo e Padovani e toccherà a Crowley decidere come mescolare le carte per affrontare l’Australia.
Australia: da Stephen Larkham a Quade Cooper
Le aperture australiane hanno segnato la storia del rugby a cominciare da Stephen Larkham, una leggenda del nostro sport con 12 stagioni ai Brumbies e 3 coppe del mondo, di cui una vinta nel 1999. Alcuni anni più tardi a prendere il suo posto è stato Matt Giteau, 698 punti con la maglia dei Wallabies e una capacità di attaccare la linea e creare spazi incredibile. A prendere le redini del gioco Australiano dopo Giteau ci ha pensato Quade Cooper che ha fatto scoprire al mondo la definizione di “sidestep”. Sono pochi gli appassionati di rugby a non aver visto le collezioni delle sue finte su YouTube e sono ancora meno i giocatori a non aver sognato di poter schivare gli avversari con la sua stessa eleganza, piloni compresi.
Restando nei 3/4 non possiamo non citare David Campese, ala dei Wallabies con un passato in Italia tra il Petrarca Padova (1984 – 1988) e Amatori Milano (1988 – 1993). Campese detiene tuttora il record di maggior numero di mete realizzate per l’Australia, ben 64 in 101 presenze e il titolo d’inventore del famoso “goose step” (passo d’oca), una tecnica di corsa particolare che è stata copiata in svariati modi e che viene utilizzata ancora oggi. Nel reparto di terza linea, oltre all’attuale capitano Micheal Hooper di cui parleremo più avanti, dobbiamo menzionare David Pocock. Pocock è stato capitano dell’Australia e ha vestito la maglia dorata per 83 volte, giocatore abrasivo in difesa e abilissimo nel breakdown, è stato sicuramente d’ispirazione per Vittorio Munari nel coniare il termine “Grillotalpa” (quello che in inglese viene definito “fetcher”) grazie alla sua capacità di forzare il “tenuto a terra” degli avversari.

La nuova Australia di Dave Rennie
Come per la sfida contro Samoa, andiamo ad analizzare lo stato di forma di questa Australia, che nell’ultimo Rugby Championship, ovvero la competizione internazionale tra le più forti squadre dell’emisfero sud (Nuova Zelanda, Sud Africa, Argentina e Australia), si è piazzata al terzo posto con 2 partite vinte e 4 partite perse, a un solo punto di differenza dall’Argentina. L’ultima vittoria dell’Australia è di questo Autumn Nations Series 2022, un 16 a 15 contro la Scozia che ha fermato una serie di 3 sconfitte consecutive (2 contro la Nuova Zelanda e 1 contro il Sud Africa).

Dopo 5 anni sotto la guida di Micheal Cheika, ora allenatore dell’Argentina e criticato per il suo duro approccio con la squadra, l’allenatore dell’Australia dal 2020 è Dave Rennie, ex giocatore di Wellington che ha vinto due titoli di SuperRugby con i Chiefs e ha allenato Glasgow dal 2017 al 2020. Rennie è al terzo anno del suo mandato e sta cercando di far rinascere il gioco australiano, concentrandosi sull’adattare il gioco della squadra in base al tipo di avversario, dando spazio a tanti nuovi debuttanti come Harry Wilson, Tate McDermott, Noah Lolesio, Hunter Paisami, Angus Bell e Darcy Swain. L’Australia propone un rugby entusiasmante a tutto campo, con giocatori imprevedibili e capaci di vincere la battaglia uno contro uno. Tra le varie giocate più usate da Rennie troviamo le ripartenze veloci dei mediani per sorprendere le guardie della ruck e, dopo aver creato il break, aprire la palla velocemente sui tre quarti al primo punto d’incontro, mentre la difesa si sta ancora rieschierando. In alternativa, abbiamo spesso visto giocare all’Australia il multifase intorno alle ruck per cercare di “chiudere la difesa” e poi trovare gli spazi sfruttando la potenza dei loro centri e ali.

Uno dei problemi da gestire per Rennie è stato lo spot dell’apertura, con Quade Cooper infortunato e l’esclusione di James O’Connor, l’allenatore australiano ha dovuto richiamare Bernard Foley, 32 anni e assente in nazionale dal mondiale del 2019 in Giappone dove è rimasto a giocare con i Kubota Spears. Le alternative a 10 sono la giovane e promettente apertura dei Brumbies Noah Lolesio e il veterano Reece Hodge, abituato a giocare nel triangolo allargato. Un altro problema per Rennie è la “Giteau law” che prende il nome proprio dalla leggendaria apertura dei Wallabies. La Giteau law, introdotta nel 2015, è stata creata per permettere a giocatori in forza a squadre non australiane, di essere richiamati per la nazionale. Questa legge ha permesso a Matt Giteau e a Drew Mitchell di essere convocati per il mondiale del 2015, ma con le ultime modifiche apportate da Febbraio 2022, per essere richiamato in nazionale, un giocatore deve avere un minimo di 30 caps con l’Australia e/o 5 stagioni in carriera nel SuperRugby, inoltre è stato ridotto il numero di giocatori richiamabili a 3 per torneo o serie di partite. Rennie sta cercando di espandere questo limite a 4, soprattutto in vista dei mondiali 2023, per evitare di dover lasciare a casa dei talenti di assoluto livello. Questa legge è stata creata per cercare di trattenere i giocatori australiani nel Super Rugby, contrastando le offerte dei campionati europei o dal ricco campionato giapponese in cui attualmente giocano vari eleggibili tra cui Hooper, Foley, Koroibete, Kerevi e McMahon.

Dopo la vittoria in Scozia e la sconfitta contro la Francia, l’Australia affronterà in ordine Italia, Irlanda e Galles disputando quindi 5 partite in 5 settimane. A livello fisico è uno sforzo impressionante per i giocatori se consideriamo che il 6 Nazioni, a parità di partite giocate prevede 2 weekend di pausa.
5 top players
La lista convocati dell’Australia per questo torneo autunnale presenta dei nomi davvero importanti, ma anche delle assenze pesanti come quelle di Quade Cooper, il centro Samu Kerevi e l’ala Marika Koroibete. Come nel caso di Samoa, andremo ad analizzare 5 tra i migliori giocatori australiani per sapere chi seguire con più interesse durante la partita.
Micheal Hooper
classe 1991
Terza linea
182 cm x 101 kg
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Micheal Hooper è il capitano dell’Australia ed è uno dei giocatori simbolo dei Wallabies, una terza linea aggressiva in difesa e in grado di abbattere giocatori molto più pesanti di lui. É cresciuto nei Brumbies e dopo un paio di stagioni è passato ai Warathas con cui ha giocato 128 partite segnando 125 punti. Nel 2012 fa il suo esordio a livello internazionale come sostituto della leggenda David Pocock e riesce a conquistare caps grazie alle sue prestazioni. Hooper diventa una figura sempre più importante nella squadra australiana e insieme a Pocock fanno del reparto dei flanker Wallabies uno dei più forti al mondo. Già nel 2014 sarà lui a capitanare la squadra in alcune partite e dal 2017 è il capitano ufficiale.

Nic White
classe 1990
mediano di mischia
175 cm x 82 kg
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Nic White è il mediano di mischia titolare dei Wallabies, una maglia numero 9 che negli anni è appartenuta a talenti del calibro di George Gregan e Will Genia. White è cresciuto nei Brumbies con cui ha giocato 99 partite segnando 188 punti, dal 2015 è cominciata la sua avventura europea prima nel top14 a Montpellier (2015–2017) e poi nella Premiership con Exter (2017 – 2020). Dal 2020 è tornato in Australia proprio ai Brumbies. È un mediano di mischia molto astuto e veloce, in grado di sorprendere la linea di difesa avversaria e dare ritmo alla squadra. Negli ultimi tempi ha attirato alcune critiche per una reazione esagerata a un colpo ricevuto da Faf De Klerk durante il Rugby Championship 2022, che è costata il giallo al mediano di mischia sudafricano. Nic White è sicuramente uno dei leader dell’Australia, in grado di guidare la mischia e trascinare i suoi compagni.

Rob Valetini
classe 1998
terza linea
193 cm x 113 kg
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Valetini è una terza linea australiana di origine fijana che ha cominciato a giocare rugby professionistico solo dal 2018 con i Brumbies, con i quali ha lo stesso numero di presenze e di punti segnati (55). È uno dei prospetti australiani più interessanti perché si sta facendo notare grazie alle sue prestazioni con i Brumbies e con la nazionale maggiore.Valetini gioca con la maglia numero 8 ed è una terza linea devastante in difesa e incisiva in attacco dove riesce ad andare oltre alla linea grazie alle sue doti fisiche. È uno dei giovani talenti richiamati alla corte di Dave Rennie e sta dimostrando il suo valore ad ogni partita, sarà sicuramente da tenere d’occhio se schierato contro l’Italia.

Hunter Paisami
classe 1998
Centro
172 cm x 91 kg
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Hunter Paisami, detto “Hitman” è un secondo centro di origine samoana in forza ai Queensland Reds dal 2020. Abbiamo deciso di citarlo tra i 5 top player perché ha una caratteristica che lo accomuna al nostro secondo centro italiano Ignacio Brex: placca tutto.
Hunter non ha esattamente le misure da secondo centro internazionale, ma è proprio la sua struttura fisica con il baricentro basso a permettergli di essere così efficace in difesa e di essere considerato uno dei placcatori più devastanti del Super Rugby. Dave Rennie è rimasto colpito dalle sue doti di lettura difensiva e lo ha inserito nel gruppo della nazionale dal 2020. Se convocati entrambi, si preannuncia una sfida molto interessante con il nostro Brex, che ci regala a ogni partita delle uscite difensive in grado di spezzare l’azione degli avversari.
Taniela Tupou
classe 1996
Pilone
175 cm x 135 kg
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Tupou è un pilone Australiano di origine tongana e viene chiamato “The Tongan Thor”. Taniela è un pilone potente in mischia chiusa, decisivo in difesa e soprattutto devastante in attacco, grazie a una capacità di corsa insolita per un pilone con le sue misure. Milita nei Queensland Reds dal 2015, squadra di Super Rugby con la quale ha messo a segno 65 punti in 51 presenze. Nel 2016 viene convocato con la nazionale australiana in un tour europeo dei Wallabies e nel 2017 esordisce contro la Scozia. Tra le varie curiosità su questo pilone, segnaliamo che è uno dei pochi giocatori di rugby al mondo ad aver sollevato 200kg in panca piana. Taniela Tupou è un pilone molto mobile e sarà importante saper contenere la sua potenza fisica in mischia tanto quanto nel gioco aperto.

Cosa aspettarci da questa partita
La partita contro Samoa ci ha fatto vedere una nazionale italiana inedita, praticamente sempre in controllo della gara e con tanta voglia di attaccare e punire gli errori avversari. Dopo i test estivi eravamo tutti in attesa del riscatto e gli azzurri hanno dimostrato di essere una squadra compatta, organizzata e in grado di creare un ottimo gioco. L’Australia arriva da una vittoria di un punto contro la Scozia seguita dalla sconfitta di un punto contro la Francia. Verranno a Firenze con il coltello tra i denti in cerca di una vittoria decisiva per risollevare il morale in vista delle prossime sfide europee. Ci si aspetta una partita a tutto campo, con gli australiani che tenteranno sicuramente di allargare il gioco per sfruttare la potenza dei loro tre quarti. Dave Rennie dovrà far girare la squadra e durante la partita contro la Francia ha perso per infortunio il suo secondo centro Foketi, mentre Foley ha subito un colpo alla testa, quindi molto probabilmente vedremo Hunter Paisami in campo dal primo minuto a secondo centro e Lolesio schierato a 10. L’Italia, galvanizzata dalla prestazione contro Samoa, dovrà tenere fisso l’obbiettivo e gestire questa partita per trovare i punti deboli australiani. Abbiamo la possibilità di dimostrare ancora una volta il nostro valore e arriviamo a questa sfida con la consapevolezza di essere una squadra con tanto potenziale per il futuro, giocando in uno stadio che ci ha già fatto vivere emozioni indimenticabili quando battemmo il Sud Africa nel 2016. Appuntamento allo stadio Artemio Franchi il 12 Novembre per Italia – Australia.