Dov’è che il rugby è lo sport nazionale? A questa domanda chiunque risponderebbe la Nuova Zelanda, i più esperti potrebbero anche dire Tonga, Fiji e Samoa. C’è però un’altra nazione in cui il rugby è lo sport nazionale per eccellenza, capace di monopolizzare l’attenzione di media e pubblico e di riempire gli stadi con il campionato nazionale. Questa nazione è il Madagascar.

- Il Rugby in Madagascar
- La nazionale malgascia: i Maki
- Il rugby in Madagascar oggi
- Le difficoltà del Madagascar
- Perché il rugby in Madagascar non è competitivo?
Il Rugby in Madagascar
Il rugby arriva nell’isola africana a fine ‘800, portato da operai francesi presenti nella colonia. All’epoca il Madagascar era sotto il controllo francese, che sfruttò la popolazione e il territorio per la creazione di piantagioni tropicali per l’esportazione in Europa di beni come il caffè. In questo contesto coloniale, il rugby si diffuse come sport di contatto e lotta popolare, rifuggito invece dalle elite borghesi, a differenza di quanto avvenne nelle colonie britanniche. Era giocato come sfogo dai locali più che dai francesi, che mantennero il dominio sull’isola fino al 1947, quando una grande rivolta popolare portò a un processo di indipendenza che venne raggiunta solo nel 1960.

La nazionale malgascia: i Maki
Vista la grande popolarità del rugby sull’isola, dalla dichiarazione di indipendenza cominciarono subito i lavori per l’istituzione di un organo nazionale che gestisse questo sport. Venne ben presto creata una nazionale malgascia, che scelse come simbolo il Maki, un iconico lemure nativo proprio del Madagascar, che divenne anche il soprannome della squadra. La nazionale malgascia ha creato anche una danza di guerra che esegue prima dei match, in modo simile alla più famosa haka neozelandese, che riprende le movenze tipiche del lemure usato come simbolo. L’esordio della nazionale fu nel 1970 contro l’Italia, che in quell’occasione fece la prima tournée all’estero della sua storia. Gli azzurri, capitanati da Marco Bollesan, si imposero di misura sugli avversari malgasci nelle due partite disputate, con un punteggio di 17-9 e 9-6.
A oggi, l’Italia è ancora l’unica nazionale non africana ad aver disputato un incontro con i Maki. Nonostante l’ampia diffusione del rugby sull’isola, negli ultimi 50 anni i risultati della nazionale sono stati moderati, raggiungendo per una sola volta la finale dell’Africa cup nel 2005 (persa per 43-6 con il Marocco). Nella formazione nordafricana erano presenti diversi atleti professionisti che giocavano in Francia, mentre in Madagascar lo sport era allora come oggi ancora dilettantistico. Nonostante questo, la finale riscosse grande successo, e servì a rendere ancora più popolare il rugby nell’isola.

Il rugby in Madagascar oggi
Nonostante i Maki non siano ancora riusciti a raggiungere la qualificazione alla Coppa del Mondo, il seguito e la passione dei cittadini verso questo sport sono molto presenti. Le partite del campionato interno malgascio sono molto seguite: il Top8, il massimo campionato nazionale, porta più di 10.000 spettatori di media a ogni partita, con le finali che vengono giocate al Mahamasina Municipal Stadium di Antananarivo, la capitale, con i 40.000 posti dello stadio che vengono riempiti dai tifosi. Spesso il grande seguito e la presenza di strutture porta l’Africa Cup a essere giocata proprio ad Antananarivo, generando una grande attenzione di media e pubblico.
In tempi recenti, l’apice dello sport nazionale è stato raggiunto nel 2012, quando la partita Madagascar – Namibia valida per l’Africa Cup finì 57 – 54, dopo un pareggio 43-43 alla fine dei tempi regolamentari. Ai tempi supplementari la nazionale malgascia riesce a prevalere, siglando il più grande successo del Madagascar in questo sport. I Maki non si qualificheranno ai mondiali di quell’anno, ma avere battuto la seconda formazione africana più importante della palla ovale fu un punto di svolta per tutto il movimento nazionale. Questa vittoria permise al Madagascar di completare la fase a gironi come prima in classifica, accedendo alle fasi finali e ottenendo il terzo posto vincendo 48-32 contro l’Uganda.
Le difficoltà del Madagascar
Il rugby in Madagascar è seguito, giocato e acclamato. Quindi, perché il movimento fatica a uscire dal dilettantismo, e la nazionale non riesce a imporsi su movimenti molto più contenuti a livello di numeri?
In Madagascar sono presenti 40.000 giocatori tesserati in 410 clubs, su una popolazione totale di 27 milioni di abitanti, un rapporto superiore a quello italiano, che ha circa 70.000 giocatori su 58 milioni di abitanti. Anche il rugby femminile è in fortissima espansione: è stimato che circa il 60% dei tesserati siano donne, rendendo il Madagascar uno degli esempi dello sviluppo del rugby femminile a livello mondiale. Lo scarso sviluppo non sembra essere quindi una questione di numeri o di diffusione.
Le ragioni probabili della crescita difficile del rugby in Madagascar sono due: in primo luogo, la popolazione malgascia è piuttosto omogenea a livello etnico, e il mix genetico arriva da un’unione delle popolazioni Bantu dell’africa sud-orientale con delle popolazioni arrivate dall’Indonesia. Una delle caratteristiche fisiche tipiche di questa popolazione è la statura minuta: infatti l’altezza media per la popolazione maschile in Madagascar è di 163 cm, rendendo quindi il pool di giocatori fisicamente competitivi per le partite internazionali molto più ridotto rispetto ad altre nazioni.

Perché il rugby in Madagascar non è competitivo?
In secondo luogo, ed è probabilmente la causa principale, le condizioni economiche e sociali del Madagascar sono purtroppo miserrime. La maggior parte della popolazione vive di sussistenza, con un reddito lordo pro capite annuo che non raggiunge i 2.000$ (meno di 7$ al giorno), una situazione politica instabile e una generale assenza di infrastrutture e servizi. Lo sviluppo sportivo in questo contesto è reso quasi impossibile, senza strutture adeguate né professionisti del settore, assenza di sponsor per le squadre e partite che sono quasi sempre a ingresso gratuito. La dimensione dilettantistica del rugby malgascio non è solo una questione organizzativa, ma ha radici nella profonda povertà del territorio, che vede il Madagascar tra gli Stati più economicamente arretrati al mondo.
In conclusione, il movimento rugbistico malgascio ha delle ottime basi per svilupparsi e crescere, ma per farlo sarà necessario che il Madagascar sviluppi le sue infrastrutture e la sua economia. In attesa che questo succeda, speriamo di continuare a vedere gli spalti del Mahamasina Stadium gremiti di spettatori che acclamano i Maki.