La touche ha subito un’evoluzione enorme negli ultimi due decenni, passando da quello che era un lancio quasi casuale al centro di un corridoio formato dai giocatori di mischia ad essere una delle principali armi d’attacco e fonti di gioco nel rugby contemporaneo. Andiamo ad analizzarla un po’ più in profondità, assieme a ciò che implica nel gioco.
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Ma cos’è la Touche?
La touche non è nient’altro che la rimessa laterale che avviene una volta che il pallone esce dalle linee laterali del campo. Il termine comunemente usato anche in Italia deriva dal francese, utilizzato per comunicare quando il giocatore o il pallone toccano la linea laterale. L’altro termine utilizzato è lineout o touch, entrambi termini inglesi. Quest’ultimi vengono solitamente presi in prestito dalle nazioni di idioma spagnolo. Inizialmente la touche veniva giocata soltanto con giocatori a terra, disposti su due linee ed in egual numero, e ci si affidava soltanto alle proprie capacità di salto – senza che il ricevitore potesse essere sollevato. Dagli anni ’90 venne cambiato il regolamento e fu consentito il cosiddetto ascensore, e cioè che il ricevitore potesse essere aiutato nel salto da uno o due compagni. Ed è da qui che la situazione iniziò a divenire complessa. Con la nuova regola infatti le possibilità di combinazioni e di schematizzazione di questa fase di gioco divennero molteplici, rendendo così la touche una fase davvero critica del rugby moderno. La touche è diventata un’importante arma offensiva in mezzo al campo, ma soprattutto nell’area dei 22 metri avversari con l’utilizzo di driving mauls sempre più efficaci e difficili da fermare, se non fallosamente. Lo schieramento in touche è regolato da alcune regole: innanzitutto la due squadre devono impiegare lo stesso numero di giocatori nello schieramento. L’attacco dichiara quanti giocatori schiererà e la difesa deve adeguarsi, pena un calcio di punizione. Lo schieramento in attacco è composto dal lanciatore – solitamente il tallonatore è lo specialista di questo gesto tecnico – che sarà con i piedi sulla linea laterale, dal corpo della touche vero e proprio e dal ricevitore, cioè colui che riceverà il pallone una volta uscito dalla touche e lo distribuirà ai giocatori schierati nello spazio. Quest’ultimo spesso e volentieri è il mediano di mischia, ma ultimamente vengono utilizzati anche giocatori di mischia per creare maggiore incertezza alla manovra offensiva. Lo schieramento della touche deve restare all’interno di uno spazio delimitato dalle linee dei 5 e 15 metri dalla linea laterale e si può rompere soltanto quando il pallone ha lasciato le mani del saltatore o quando un’eventuale maul ha compiuto più di 1,5 metri – circa – in avanzamento. Inoltre il lanciatore non può fintare un lancio e lo schieramento non può fare finte di sollevamento, ma solo movimenti con i piedi a terra. Per ora ci limitiamo a queste regole, ma in realtà ce ne sono molte altre, per semplicità e scorrevolezza.

Molto più di un salto
Come già anticipato, il movimento della touche è complesso e composto da molteplici fattori che possono renderlo un capolavoro oppure un terribile meccanismo arrugginito. Gli ingranaggi sono tanti e necessitano tutti di capacità peculiari coadiuvate da un tempismo ed un affiatamento di altissimo livello per far si che tutte assieme raggiungano lo scopo ultimo di portare a casa il possesso del pallone. La skill che più salta all’occhio è sicuramente il lancio, effettuato solitamente dal tallonatore verso un saltatore designato – solitamente ce ne sono almeno 3 in campo – e deciso a tavolino durante gli allenamenti. Il lancio viene oramai effettuato a due mani, con il pallone che parte da sopra la testa del lanciatore, che dovrà effettuare un lancio dritto e quindi contestabile anche dagli avversari. Il pallone dovrà infatti passare al centro di un corridoio formato dagli schieramenti delle due squadre. In base al tipo di chiamata ed alla posizione del saltatore – ad inizio touche, al centro o in fondo dello schieramento – il lanciatore effettuerà differenti tipi di lancio: più basso e teso oppure con una parabola più accentuata per evitare un anticipo da parte degli avversari. Un’altra skill fondamentale per una touche perfettamente riuscita è il corretto funzionamento di quello che viene definito blocco di salto, e cioè quell’unità composta da due alzatori ed un saltatore che ha il compito di lanciare quanto più in alto possibile e con il corretto tempismo il saltatore, che sarà colui che prenderà il pallone consegnandolo al ricevitore oppure ai suoi compagni di schieramento per formare una maul. Diamo però un po’ di contesto: la touche è composta da giocatori di mischia che oramai faticano a pesare meno di un quintale e spesso i saltatori sono seconde o terze linee dal peso vicino ai 120kg e dalla statura vicina o superiore ai 200cm. Le forze in gioco sono quindi esagerate se consideriamo che questi atleti, una volta lanciati in aria, arrivano a superare agevolmente i 4 metri. Tutto ciò potrebbe però risultare inefficace qualora mancasse l’ultimo e fondamentale elemento: il tempismo oppure, per dirla all’inglese, il timing. Senza timing la touche non sarebbe tale, infatti un lancio anticipato o un salto troppo ritardato o in anticipo porterebbero quasi sicuramente ad una perdita di possesso del pallone in favore della squadra avversaria. Un salto in anticipo permetterebbe infatti alla difesa di intercettare o quantomeno contestare al meglio il pallone, un lancio in anticipo potrebbe causare un pallone vagante che spesso si traduce in perdita del pallone. Insomma, le variabili sono tantissime anche senza contare la difesa, quindi figuriamoci quanto può essere complicato anche dover leggere la strategia difensiva avversaria e modificare la propria in corso d’opera. In tutto ciò spesso l’errore in rimessa laterale è quindi un concorso di colpa tra tutti i giocatori, e non soltanto del lanciatore.
L’attacco
La touche è un’arma fondamentale e molto efficacie, quando eseguita correttamente. Giusto per dare dei dati a supporto di questa tesi ci basiamo sulle statistiche dello URC: il 53% di tutte le mete segnate è partito da una rimessa laterale, questo dato cresce sino addirittura al 68% – 49 su 72 – se consideriamo solamente la squadra di Ulster, che in questo set-piece ha dominato le avversarie. Grazie infatti alla capacità di Ulster in questo fondamentale la franchigia nord irlandese ha conquistato un posto per i play-off per il titolo durante l’ultima stagione. Questo dato singolarmente però non descrive appieno la situazione, poichè bisogna mettersi nelle condizioni di poter segnare e, soprattutto, non bisogna sprecare le occasioni a proprio favore. Ulster ha una percentuale di successo delle proprie touche pari all’86%, quarti in questa particolare classifica, che permette così di potersi affidare ad un meccanismo ben oliato e difficilmente arginabile. Le maul di Ulster hanno infatti percorso ben 456 metri, più di chiunque in URC, frutto di 133 maul derivanti da altrettante perfette touche. Ma la touche non si limita soltanto a portare il pallone a terra per formare una maul, bensì molte squadre – a differenza di Ulster che lo fa il 67,4% delle volte – sfruttano differenti sviluppi a seguito di una touche ben riuscita, cioè una finta maul oppure dando il pallone direttamente al n°9. Secondo alcuni dati l’opzione della finta maul è quella che garantisce un maggior guadagno di metri – 12,4 in media contro gli 8,3 della semplice maul – ma è una soluzione che mette maggiormente a rischio di esiti negativi come calci di punizione o perdita del possesso. La classica maul è infatti l’opzione con minori esiti negativi se confrontata con la finta maul e il passaggio diretto al mediano di mischia, oltre ad avere anche una maggiore percentuale di esiti positivi – cioè mete o calci di punizione a favore – rispetto alle altre opzioni. Altre considerazioni importanti sono che la maggior parte delle touche avviene nella metà campo avversaria, cioè in una situazione d’attacco. Proprio in queste zone del campo la maul è l’opzione maggiormente utilizzata, soprattutto nei 22metri avversari e ancor di più nella cosìdetta kill-zone – gli ultimi 10 metri prima dell’area di meta – dove l’opzione del passaggio al mediano di mischia viene praticamente ignorata. Insomma, la touche è un’arma d’attacco formidabile quando tutto funziona nella maniera corretta, soprattutto se abbinata ad una maul avanzante. Provate a chiedere a Tom Stewart, tallonatore di Ulster: vi risponderà con un numero, il 16. Cioè le mete segnate in stagione, di cui 14 originate direttamente da maul. Ovviamente tutto ciò è strettamente legato alla percentuale di successo della rimessa laterale, ancora di più quando si è nell’area dei 22 metri avversari, dove una touche ben eseguita può portare punti importanti. Per maggiori chiarimenti chiedere ad un qualsiasi tifoso italiano delle ultime due sfide contro la Scozia – da potenziali vittorie a sconfitte nel giro di una touche mal riuscita.
Come ci si difende?
Se abbiamo oramai compreso come le touche possano essere un’arma formidabile in attacco il passo successivo è cercare di capire com’è possibile fermare sul nascere il set piece avversario. Le strade sono molteplici, ognuna con i propri pro ed i propri contro, ma iniziamo dalle basi. Come abbiamo detto inizialmente la touche è un ingranaggio complesso ed il modo più semplice di interrompere il suo funzionamento è mettere un po’ di sabbia al suo interno. Come? Beh, innanzitutto provando a rubare il pallone intercettandolo. L’operazione è semplice, ma non per questo facile. Il blocco di salto difensivo deve infatti leggere la giocata dell’attacco ed anticiparla, rubando così il pallone. Ovviamente le probabilità aumentano con l’avanzare del match, durante il quale i due schieramenti studiando vicendevolmente movimenti e giocate, cercando delle contromisure. Un’altra soluzione può essere quella di mettere pressione al ricevitore a terra, solitamente il mediano di mischia, filtrando nello schieramento non appena il pallone ha lasciato le mani del giocatore in aria – cioè il momento esatto in cui non c’è più fuorigioco – e impedendo una trasmissione pulita del pallone verso i trequarti oppure, nel migliore dei casi, rubando il pallone al n°9 stesso o forzando un tenuto. Un’altra tecnica che può creare un po’ di attrito al movimento avversario è creare scompiglio, cioè saltare con uno o più blocchi di salto per mettere pressione al ricevitore in aria. Bene, come avrete notato queste tecniche contemplano le opzioni per cui una touche venga giocata al n°9 – o a chi per esso – ma in realtà la situazione più complessa da difendere è la maul. Infatti l’ideale sarebbe evitare che si formi la maul, ma non sempre è fattibile. L’unico modo di evitarlo è effettuare quel gesto tecnico chiamato sacking che consiste nel buttare a terra il giocatore che ha ricevuto il lancio prima che si formi effettivamente la maul, e cioè prima che i suoi compagni si leghino a lui, ma dopo che tocca terra, altrimenti sarebbe come placcare un giocatore il aria, un gesto falloso. Ultimamente il sacking si vede sempre più di rado, complice anche la rapidità con cui oramai vengono formate le maul. Quindi, una volta formata la maul quali contromisure si possono adottare? Sicuramente la prima è effettuare una controspinta forte ma controllata, in modo da evitare che la maul si sposti lateralmente e continui ad avanzare. Successivamente un giocatore può provare a filtrare nel mezzo del raggruppamento per arrivare a bloccare il pallone al fine di avere concesso un turnover in proprio favore, guadagnando il possesso del pallone. Per necessità di spazio e di tempo di voi lettori ho dovuto semplificare molto, ma so che per alcuni neofiti può già essere complicato così. Proseguiamo. Il tipo di difesa in touche dipende anche e soprattutto dalla posizione di campo in cui ci si trova. Più una touche è lontana dalla propria linea di meta, più è sicuro poter tentare un intercetto o fare pressione sul mediano, poiché anche qualora si formasse una maul, allora l’avanzamento non sarebbe realisticamente letale. Invece, spesso, quando ci si trova nei propri 22 metri è conveniente attendere a terra e fermare la maul che quasi certamente si formerà, stando però attenti a non commettere un’infrazione che porterebbe ad un cartellino giallo e ad una meta tecnica nel peggiore dei casi.
Non è roba da poco
La touche non è quindi una semplice rimessa in gioco del pallone, è una vera e propria fase del gioco con un peso specifico veramente importante nell’economia di un match. Ai più distratti potrebbe sembrare un semplice lancio speranzoso fatto verso il più alto, ma abbiamo visto che così non è. Anzi, si potrebbe scrivere un intero saggio a riguardo, ma non è questo il luogo adatto per farlo. Lasciamo quindi spazio ai commenti sui nostri profili social per una discussione magari più approfondita e di dettaglio, sapendo che sicuramente apprenderemo qualcosa in più su questa splendida fase di gioco.