Jonathan Sexton nasce a Rathgar, un tranquillo quartiere residenziale di Dublino, l’11 luglio 1985. La sua storia non è epica, non ha radici umili e svantaggiate. Johnny è figlio di John Sexton, un ex nazionale irlandese in epoca amatoriale che gode di ottima reputazione nei dintorni di dublino, e nipote di William Sexton, fratello del padre, anch’egli ex nazionale irlandese e ex Munster – importante franchigia attualmente impegnata in URC. Johnny cresce giocando a minirugby in un piccolo club di Dublino, i Beactive Rangers di Donnybrook, nel quale il padre è membro di lunga data. Prosegue l’attività rugbistica presso il Saint Mary’s College di Dublino, scuola facente parte del bacino di reclutamento di Leinster, franchigia di Dublino che schiera la squadra più forte dell’URC, d’Europa e, probabilmente, del mondo. Al college Johnny si fa notare. Era sempre il primo ad arrivare al campo da gioco e l’ultimo ad andarsene, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, ed ogni allenatore ne ha sempre elogiato l’etica del lavoro, del sacrificio e la fame di arrivare là dove promise sin da piccolo al proprio padrino Billy Keane. Billy era il titolare del bar sul cui muro del retro il Johnny calciava continuamente il pallone da rugby ed ha raccontato che Sexton, quando aveva 14 o 15 anni, gli chiese se potesse appendere la maglia della propria partita d’esordio per la nazionale sopra il bancone del bar. La sicurezza con cui pronunciò questa frase fece capire a Billy che Johnny ce l’avrebbe fatta. Tutt’oggi la maglia dell’esordio in nazionale di Sexton è ben custodita nel locale, sopra al bancone del bar. Nel 2002, durante la finale della Leinster Senior Schools Cup, Johnny Sexton mise a segno il drop della vittoria per il Saint Mary’s College, rendendosi così protagonista del sogno di molti ragazzini che calcano un campo da rugby: segnare il drop della vittoria – un calcio di rimbalzo che vale tre punti se entra nei pali – in una finale di campionato, all’ultimo secondo a disposizione. Nonostante le sue ottime prestazioni durante il campionato, Sexton non venne subito selezionato per entrare a far parte dell’Academy di Leinster. Ma questo temporaneo fallimento e le difficoltà scolastiche – non riuscì ad entrare alla facoltà di medicina e poi lasciò gli studi di Ingegneria –  non lo buttarono giù. Il duro lavoro sul campo lo ripagò, e così ricevette un invito all’Academy di Leinster, nella quale si mostrò sin da subito leader, guadagnandosi il rispetto anche di atleti più grandi di lui. Ebbe così inizio la carriera professionistica di Johnny Sexton.

Un giovane Sexton (Rugby Onslaught)

Gli esordi e l’ascesa

L’inizio di carriera tra i professionisti a Leinster non fu semplice. Tra il 2006 ed il 2007 mise assieme soltanto 4 presenze nell’allora Celtic League e Magners League, un campionato per franchigie, antenato dell’attuale URC e antecedente l’ingresso delle italiane. La stagione successiva fu invece più fortunata. Complice anche l’infortunio di Felipe Contepomi, l’allora titolare nel ruolo di mediano d’apertura a Leinster, Sexton colleziona 18 presenze tra Magners League e Heineken Cup – l’attuale Champions Cup – ben figurando alla giovane età di 23 anni. Nella stagione 2008/09 le presenze saranno sempre 18, ma questa volta sarà ben più ricca di soddisfazioni. Grazie ad una sua grande prestazione nella finale di Edimburgo, Johnny e Leinster conquistano la Heineken Cup contro la corazzata dei Leicester Tigers. In quella partita Sexton segna 11 punti grazie a due calci di punizione, una trasformazione ed un drop. È l’anno della consacrazione, una stagione concreta, costante e dal livello altissimo, Johnny Sexton bussa energicamente alla porta della nazionale, guidato dalla sfrenata voglia di vincere, di arrivare, di essere il migliore. La chiamata non tarderà ad arrivare. È novembre del 2009 ed il suo nome viene inserito nella lista dei convocati per i classici impegni autunnali del rugby internazionale. Debutterà contro Fiji, il 21 Novembre, come mediano d’apertura titolare, al posto di Ronan O’Gara. Ciò che avete appena letto non è banale. Ronan O’Gara negli anni 2000 è stato per l’Irlanda l’unico proprietario della maglia numero 10. Un talento generazionale, che non si pensava potesse essere scalzato così rapidamente. Al contempo, però, doveva rendersi necessario un ricambio nel ruolo di apertura, visto la non più giovanissima età di O’Gara. Il suo debutto fu positivo, coincidendo con la netta vittoria per 41 a 6 dell’Irlanda, e così giocò nuovamente titolare la settimana successiva, contro il Sud Africa. Come nel match precedente guidò la sua nazionale alla vittoria per 15 a 10, segnando tutti e 15 i punti da calcio di punizione. La sua carriera proseguì sempre più in crescendo, consentendogli di diventare sempre più una pedina importante per la nazionale, dando così combustibile al dualismo con O’Gara. Nel 2010 giocò altri sei match per la nazionale del trifoglio, di cui quattro da titolare, mettendo in campo sempre ottime prestazioni.

O’Gara e Sexton diretti verso gli spogliatoi dell’Aviva Stadium di Dublino (The Irish Sun)

L’esordio iridato

Siamo nel 2011, un anno importantissimo per ogni nazionale. Siamo nell’anno della settima coppa del mondo di rugby. L’anno non inizia nel migliore dei modi per l’Irlanda, che termina il Sei Nazioni al terzo posto, fornendo prestazioni poco convincenti (vinse contro l’Italia grazie ad un drop di O’Gara al 78° minuto). Differente è invece l’annata di Leinster, che arrivò in finale di Celtic League, perdendo contro Munster, ed in finale di Heineken Cup. Proprio quest’ultima partita sarà per sempre ricordata come una delle più grandi rimonte della storia, con Leinster che rimontò a Northampton un passivo di -16 durante il secondo tempo vincendo per 33-22. Johnny Sexton si rivelò come sempre determinante, marcando 28 punti, di cui 22 soltanto nel secondo tempo. L’inizio del mondiale fu positivo, a differenza dei test match estivi, e vide la nazionale del trifoglio terminare in testa al proprio girone, battendo anche l’Australia, oltre a Stati Uniti, Russia ed Italia. La campagna mondiale si interruppe però ai quarti di finale contro il Galles, con una sconfitta per 10 a 22.

La doppietta europea e l’esperienza francese

Dopo una stagione 2011 di luci ed ombre Sexton era intenzionato a migliorare ulteriormente le proprie prestazioni, sia con il club, sia con la nazionale. A livello di club la stagione si rivelò la copia della precedente, con una sconfitta in finale nel Pro12 ed una vittoria in finale di Heineken Cup. A livello di nazionale non fu la migliore stagione, sia per lui che per la squadra. L’Irlanda infatti si classificò terza nel Sei Nazioni, con sole due vittorie, e subì tre sconfitte nel tour estivo in Nuova Zelanda – seppur una all’ultimo minuto per colpa di un drop di Dan Carter. La stagione 2012/13 si rivelò più soddisfacente a livello di trofei, con Leinster che conquistò sia il titolo del Pro12 sia la Challenge Cup – l’equivalente dell’Europa League del calcio – ma non fu la migliore a livello personale. Sexton passò infatti buona parte della stagione infortunato, ma ciò non gli impedì di risultare fondamentale per il cammino del club. La nazionale continuava invece ad essere in crisi di gioco e di risultati, chiudendo il Sei Nazioni 2013 al quinto posto, davanti soltanto ad un’ancora più deludente Francia. L’unica vittoria Irlandese nel torneo avvenne proprio con Sexton in campo, contro il Galles, match in cui mise a segno 15 punti. Il 2013 si rivelò però un anno per lui importante. Avvenne infatti la chiamata per il tour in Australia dei British & Irish Lions, una selezione di atleti britannici ed irlandesi, la più importante di tutto il panorama rugbistico assieme agli All Blacks. Giocò da titolare in tutti e tre i test match, vincendo la serie contro i Wallabies per 2 a 1. Al termine della stagione avvenne ciò che si chiacchierava da mesi, il trasferimento di Johnny Sexton alla corte del Racing 92 di Parigi, uno dei club più importanti e ricchi di Francia, per un compenso che si aggirava sul milione di euro all’anno, rendendolo uno dei giocatori più pagati al mondo. A Parigi si ritrovò come allenatore del gioco al piede niente di meno che Ronan O‘Gara, con cui riuscì finalmente a stringere un buon rapporto di amicizia dopo la rivalità in nazionale. Nonostante l’ambizioso progetto del club e l’ampio budget il Racing e Sexton non riuscirono a vincere né in Francia né in Europa. Fallimento emblematico di un rapporto che non decollò mai e che portò Sexton a tornare a Leinster nella stagione 2015/16. Il biennio si rivelò invece ben più ricco di soddisfazioni con la nazionale. L’Irlanda conquistò infatti due Sei Nazioni, scalando anche il ranking mondiale, portandosi al terzo posto appena prima dell’inizio del mondiale 2015. Sexton fu protagonista assoluto di questi due anni spettacolari della nazionale del trifoglio, partecipando a 16 match su 18 con prestazioni sempre di altissimo livello.

Sexton in maglia Racing 92 (Rugby World)

Il mondiale 2015 e la stagione 15/16

Siamo a settembre 2015, l’Irlanda è una della formazioni più forti, complete e profonde del torneo. Alcuni ne parlano anche come favorita per la vittoria finale. La realtà dei fatti fu ben diversa. La nazionale del trifoglio arrivò infatti “corta” all’appuntamento. Vinsero il girone, non fornendo delle prestazioni veramente convincenti, ma uscirono poi ai quarti di finale contro l’Argentina. In molti imputarono questo calo di prestazioni ad un picco di forma raggiunto troppo presto nell’arco della stagione, che permise all’Irlanda di vincere il Sei Nazioni, mancando però ancora una volta il treno mondiale ai quarti di finale. Sexton giocò tre match iridati, tutti nel girone, contro Italia, Canada e Francia. Proprio contro i transalpini fu costretto ad uscire dopo soltanto 25 minuti dando così forfait anche per il quarto di finale, poi perso contro l’Argentina. La stagione 2015/16 continuò sulla falsariga del mondiale, deludente sia in Pro 12, dove Leinster perse in finale contro Connacht, sia in Champions Cup, dove furono eliminati sin dai gironi. Così fu per la nazionale, che nel Sei Nazioni conquistò il terzo posto, con due sole vittorie ed un pareggio. La stagione successiva non fu la più brillante a livello di club. Sexton non riuscì infatti a portare Leinster oltre le semifinali sia di Pro12 che di Champions Cup, complice anche una serie di infortuni ed una gestione più conservativa del suo fisico che gli permisero di giocare solamente dieci partite per il club. Con la nazionale fu invece un altro paio di maniche. A novembre l’Irlanda incontrò a Chicago gli All Blacks per un Test Match che si rivelò storico. L’Irlanda mise in campo una prestazione collettiva eccezionale con cui dominò i neozelandesi, fermando anche un tentativo di rimonta nel secondo tempo. Il gioco irlandese in questa partita è il manifesto di ciò che è Johnny Sexton. Un gestore del gioco, in grado di capire i momenti della partita, in grado di decidere quando premere sull’acceleratore o quando rallentare. Questa vittoria, 40 a 29 il risultato finale, è stata la prima della storia contro gli All Blacks, un’attesa durata ben 111 anni per il popolo irlandese. Fun fact, il pallone di quella partita siede nella sala ovale della casa bianca a fianco al presidente Joe Biden, di origini irlandesi. Il periodo di forma di Sexton, un po’ altalenante in questa stagione, coincide con il nuovo tour dei British & Irish Lions in Nuova Zelanda. Sexton si rivelerà come sempre protagonista, giocando tutti e tre i match contro gli All Blacks. Il primo test lo vide partire dalla panchina, giocò soltanto 23 minuti nella sconfitta per 30 a 15. Nel secondo e nel terzo test fu invece titolare, e trascinò i Lions ad una vittoria ed un pareggio, facendo così terminare la serie in parità.

The perfect season

Tutto gira alla perfezione, come un orologio svizzero. O meglio, come le squadre di Johnny Sexton. Nella stagione 2017/18 c’è poco da fare. Sexton, e con lui Irlanda e Leinster, sono inarrivabili. Non lasciano che le briciole agli avversari, macinando gioco grazie ai propri avanti abrasivi ed alla gestione impeccabile di Sexton. Anche in questa stagione il suo utilizzo viene dosato alla perfezione, mantenendolo lontano da infortuni e cali di forma. Giocherà un totale di ventidue partite, dodici con Leinster e dieci con la nazionale. Con Leinster conquista Pro14 e Champions Cup, mentre con la nazionale conquista il suo primol Grand Slam. L’Irlanda vince infatti tutti gli incontri del Sei Nazioni 2018, bissando così il successo del 2009, nel quale però Sexton non era presente. Nei test estivi di giugno la nazionale Irlandese vola in Australia per affrontare una serie di tre test contro i Wallabies – la nazionale australiana. Sexton giocherà in tutte e tre le partite, di cui due da titolare che coincideranno con due vittorie irlandesi. L’anno magnifico di Sexton è chiaro a tutti, ha giocato 22 partite, di cui 20 da titolare, collezionando 21 vittorie, un Pro14, una Champions Cup, un Sei Nazioni con Grand Slam ed una Series contro l’Australia. Ma non è tutto, poiché Johnny dovette fare ancora più spazio sulla mensola. Il 25 Novembre, nella cornice del Principato di Monaco, Johnny Sexton viene premiato come IRB Player of the Year – Giocatore dell’anno secondo l’International Rugby Board. Sexton ha vinto anche il trofeo individuale più importante del panorama rugbistico, il secondo irlandese soltanto dopo Keith Wood – storico tallonatore dei primi anni 2000.

Sexton alla premiazione come Player of the Year (The Independent)

Verso il mondiale 2019

La stagione 18/19, a confronto con la precedente, non fu la migliore. Sexton riuscì a vincere un’altra volta il Pro14 e ad arrivare in finale di Champions Cup con Leinster, mentre con la nazionale arrivò soltanto terzo nel Sei Nazioni, dietro ad uno stellare Galles ed agli inglesi. Ma le sensazioni in patria erano positive, tutto ciò pareva infatti essere il contrario di ciò che avvenne nel 2015, ovvero un’Irlanda schiacciasassi pre-mondiale rivelatasi poi deludente al trofeo iridato. Nel 2019 i presupposti erano tutti al posto giusto per sperare in una esaltante campagna mondiale, un girone “semplice”, con Scozia e Giappone ampiamente alla portata dell’Irlanda, che però nascondeva il pericolo subito dopo. Ai quarti di finali avrebbero incontrato una tra Sud Africa, poi rivelatasi Campione del Mondo, e Nuova Zelanda. L’Irlanda e Sexton giocarono tre match del girone pressoché perfetti, sconfiggendo agevolmente Scozia, Russia e Samoa. Nell’unico match in cui Sexton fu assente, quello con il Giappone, i verdi furono vittime del gioco dei padroni di casa, perdendo per 12 a 19. Il girone si concluse così con l’Irlanda al secondo posto, prospettando un quarto di finale con gli All Blacks come avversari. Il match è più di un quarto di finale: è una finale anticipata. Le due squadre, alla vigilia del torneo, si trovavano al primo e secondo posto del ranking mondiale, separate da otto decimi di punto. La partita però dimostrò ben altro. Gli All Blacks, abituati a quel tipo di partita, si dimostrarono cinici, e fecero pagare con gli interessi agli irlandesi tutta la loro esperienza. Il match terminò 46 a 14 per i neozelandesi, escludendo così l’Irlanda dalla corsa per il titolo, ancora una volta ai quarti di finale. Smaltita la delusione per la coppa del mondo Sexton tornò a Leinster per disputare quella che si rivelò una stagione interrotta e spezzettata dalla pandemia a marzo del 2020. Non si rivelò una stagione completamente fallimentare, infatti conquistò comunque il titolo di campione del Pro14 con Leinster, uscendo però soltanto ai quarti di finale di Champions Cup. Gli impegni con la nazionale non riservarono trionfi, ma furono comunque in corsa per il titolo del Sei Nazioni 2020 sino all’ultima giornata. La stagione successiva Sexton giocò pochissimi match, soltanto dodici, condizionato da diverse concussion subite, che lo costrinsero a riposi forzati. Ciò non gli impedì di conquistare comunque la prima edizione delle Autumn Nations Series ed ancora una volta il Pro14. L’anno successivo, il 2022, fu invece un’inversione di tendenza dal punto di vista della forma, Sexton giocò infatti un totale di 20 partite, ma nè con Leinster nè con la nazionale conquistò trofei, pur arrivando in semifinale di Pro14 ed in finale di Champions Cup e giocandosi il Sei Nazioni contro la Francia sino all’ultima giornata. L’unica soddisfazione, e che soddisfazione, fu la vittoria della serie di test match estivi giocata in Nuova Zelanda. Su tre match l’Irlanda ne vinse due. Per la prima volta nella storia la nazionale del trifoglio vince una serie in casa degli All Blacks.

Un’immagine della storica prima vittoria irlandese in suolo neozelandese (The Guardian)

The Irish Maestro

Cosa si può dire di un giocatore che ha segnato nella sola carriera internazionale 1050 punti fino ad oggi? Ben poco. C’è da dire che Sexton è un giocatore che è cambiato nel corso del tempo. Ha infatti avuto la capacità di adattarsi all’età che avanza, gestendo le energie e modificando il proprio gioco per mantenere all’apice le proprie prestazioni. I suoi punti di forza sono sicuramente la lettura del gioco, la gestione dei momenti della partita ed un utilizzo del piede preciso e puntuale. A molti verrebbe da imputare la sua bravura nella lettura del gioco al sistema Leinster/Irlanda, che è talmente collaudato da permettere di far fare bella figura anche ad altri interpreti nel ruolo. In realtà questa teoria fu più volte smentita dai fatti. Il sistema irlandese è infatti molto efficace, ma con Sexton acquisisce quel qualcosa in più che altri giocatori non sono mai riusciti a dare. Giusto per fare qualche esempio: Madigan e Carbery sono due giocatori che sono stati spesso chiamati in causa al posto di Sexton, ma non riuscirono mai a fare la differenza. Soprattutto negli ultimi anni, sotto la guida di Andy Farrell – capo allenatore della nazionale irlandese – Sexton si è dimostrato in grado di sfruttare al meglio le opportunità che il sistema di gioco gli garantisce. Il gioco irlandese è infatti arioso, fatto di molto possesso, con gli avanti utilizzati per stringere le difese e permettere ai tre quarti di sfruttare gli spazi al largo. Sexton è il regista di tutto ciò, e lo fa egregiamente. Scegliendo sempre correttamente il giocatore giusto tra le tante alternative a disposizione, sfoggiando passaggi precisi, loop e finte ubriacanti che rendono il compito difensivo un incubo. Nei suoi primi anni di carriera ci eravamo abituati ad un Sexton veloce, a cui piaceva attaccare la linea e correre palla in mano, dando ancora più grattacapi alle difese avversarie. Questa caratteristica con l’età e gli acciacchi si è affievolita, anche se nell’ultimo Sei Nazioni ha lasciato intravedere qualche sprazzo di quel suo vecchio stile. Un ulteriore punto di forza – prima o poi arrivano anche i difetti, forse – è il gioco al piede. Non è dotato di un calcio potentissimo, per quelli che sono gli standard internazionali, ma lo utilizza con criterio e con estrema precisione. I calci, soprattutto nel sistema di gioco irlandese, sono utilizzati per portare pressione all’avversario e per recuperare il possesso quanto prima. Negli ultimi tempi, anche grazie all’innesto di giocatori come James Lowe e Hugo Keenan, Sexton utilizza meno il piede, lasciando al mediano di mischia ed alle ali questo compito, ma durante la sua carriera è sempre stato un asset fondamentale. Ne sono infatti dimostrazione gli innumerevoli calci tra i pali messi a segno, sia dalla piazzola che con i drop. Se dovessimo cercare un difetto a Johnny Sexton sicuramente il fisico può essere un punto debole, o perlomeno dove non eccelle. Soprattutto con il passare degli anni e con l’aumentare dei placcaggi ricevuti la brillantezza di gambe e la difesa non sono più eccellenti come un tempo. La stagione in corso si è fino ad ora rivelata positiva, con l’Irlanda ha infatti conquistato un altro Grand Slam al Sei Nazioni da protagonista, giocando tutte le partite tranne quella contro l’Italia. Nell’ultimo match ha però subito un infortunio che lo costringerà a saltare tutta la restante parte di stagione con Leinster, di fatto sancendo il suo ritiro dal rugby di club. Ora il suo obiettivo è uno soltanto: spezzare la maledizione dei quarti di finale mondiali per vincere la William Webb Ellis Cup. Non ci resta altro che aspettare settembre, magari con una pinta di Guinness in mano. Slàinte Johnny.

Un pensiero riguardo “Sarà Johnny Sexton il prescelto?

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