La Premiership inglese è uno dei campionati più affascinanti del mondo rugbistico internazionale. Molte delle squadre che ci giocano hanno fatto la storia del nostro sport, come i Leicester Tigers nonostante le ultime due annate un po’ disastrate. Si tratta di un campionato molto competitivo dove non basta il piazzamento in classifica: a fine campionato ci sono infatti i playoff fra le prime quattro per determinare il vincitore, in una finale giocata a Twickenham che attrae sempre folle notevoli. La prima metà delle squadre di Premiership gioca annualmente in Champions Cup, mentre la seconda metà gioca la Challenge Cup. Quest’anno e l’anno scorso le squadre inglesi impegnate nella Champions Cup sono sembrate di una cilindrata leggermente inferiore alle big francesi e talvolta irlandesi. Il coronavirus ha certamente impattato molto l’economia di queste squadre, ma alcune misure che sono state prese per fronteggiare la crisi e mantenere competitiva ed interessante la Premiership stanno facendo discutere perché rischiano di abbassarne la competitività in Europa.
La Champions Cup 2021-22 non riflette il campionato
Quest’anno le squadre che hanno giocato la Champions sono Sale, Exeter, Northampton, Bath, Leicester, Harlequins, Bristol, Wasps. In Challenge, invece, hanno giocato Newcastle, Worcester, Gloucester, London Irish e Saracens. Un dato salta subito all’occhio, e cioè che squadre come Bath e Bristol, in grandissima difficoltà in Premiership, hanno giocato la coppa regina (Champions). Allo stesso tempo, squadre come Gloucester, Saracens e London Irish che stanno facendo bene in Premiership hanno affrontato avversari più modesti in coppa cadetta (Challenge). Segno, questo, di una generale instabilità nei ranghi del rugby d’oltremanica nelle ultime stagioni. Basti pensare al caso Saracens del 2020, che li vide retrocessi d’ufficio per aver sforato il salary cap nelle stagioni precedenti. L’allora squadra campione d’Inghilterra per quattro delle cinque ultime edizioni (’15, ’16, ’18, ’19) e fonte della maggior parte dei giocatori della Nazionale (Itoje, Farrell, Daly, George, etc.) si trovò a giocare il campionato cadetto di Rugby Championship, con annesse anche alcune notevoli scoppole. In questa stagione, i Sarries si trovano al secondo posto con più di 80 punti in classifica in Premiership, sono tornati a pieno titolo nel pantheon dei migliori del rugby, ma stanno giocando la coppa cadetta. Il prossimo fine settimana se la dovrà vedere contro Tolone in semifinale, in un amarcord della finale di Champions Cup del 2014. Squadra, Tolone, che sta attraversando una situazione simile: un paio di stagioni sotto le aspettative l’hanno relegata nella coppa europea minore (e noi, a Treviso, ne sappiamo qualcosa).
Le big deludono in Champions
In Champions Cup è inutile negarlo, il prepartita di Leicester-Leinster aveva il sapore di una finale per tutti nonostante avesse luogo solamente ai quarti di finale. La partita di Welford Road di Sabato 7 Maggio, finita 14-23 per gli ospiti irlandesi, ha però dato l’impressione di un match quasi a senso unico, conclusosi 0-20 nel primo tempo e con i padroni di casa inglesi capaci di fare i primi punti solo al 45′. In maniera simile, anche gli Harlequins sono stati eliminati anzitempo. Agli ottavi di finale, giocati con andata e ritorno, hanno infatti subito una pesante sconfitta in Francia da parte di Montpellier (40-26). Che il risultato non tragga nessuno in inganno: fino al 50′ lo scoreboard era di 34-0 per i francesi, una vera e propria umiliazione. I 26 punti inglesi del secondo tempo, più la grande prestazione messa in scena a Londra (33-20 per i ‘quins) non sono bastati a salvare la squadra campione d’Inghilterra da una prematura eliminazione. Ai quarti di finale giocati in questo scorso weekend (7-8 Maggio) sono stati eliminati anche i Sale Sharks per mano del Racing 92, in una partita che nel primo tempo pareva pari (6-10 alla pausa) ma che è finita 41-22 grazie alle incredibili doti dei trequarti dei parigini (su tutti Teddy Thomas e Finn Russell); la meta pazzesca di Teddy Thomas al 41′ ne è la prova. Infine gli Exeter Chiefs, campioni nel 2020 sia della Champions Cup che della Premiership, e partecipanti ai playoff di Premiership del 2021, sono stati eliminati da Munster ancora agli ottavi. Ne consegue che, per il secondo anno consecutivo, solo due squadre inglesi accedono ai quarti e nessuna di queste alle semifinali. A queste accedono, invece, tre delle stesse quattro squadre dell’edizione scorsa: Tolosa, Leinster, e La Rochelle, con l’aggiunta del Racing 92 quest’anno al posto di Bordeaux che ci arrivò l’anno scorso.
Migliori risultati nella coppa cadetta
Se i risultati di Champions Cup deludono i tifosi inglesi, quelli di Challenge Cup sono invece più incoraggianti. Ben otto su sedici squadre qualificate agli ottavi di finale (il 50%) erano squadre inglesi: Worcester, Newcastle, Bath, Wasps, London Irish, Gloucester, Northampton, e Saracens. Segno, questo, di una discreta salute media del campionato inglese. Se è vero che le squadre di vertice hanno faticato tutte contro le corrispettive di vertice di Francia e Irlanda, è anche vero che il cosiddetto centro-classifica inglese offre una discreta sostanza e rendimento. Agli ottavi di finale Worcester e Newcastle, nonostante il piazzamento preoccupante in classifica di Premiership, hanno dato battaglia a Lione e Glasgow, perdendo con dignità. I London Irish hanno travolto Castres per 64-17. Gloucester ha vinto una sudata partita contro Northampton per 31-21. I Saracens hanno faticato più del previsto contro una modesta Cardiff, vincendo per 40-33. Bath, invece, ha perso di larga misura contro Edimburgo (41-19). Ai quarti di finale, la proporzione di squadre inglesi era ancora del 50%. In questa fase i Saracens hanno disposto agilmente di Gloucester per 44-15, i Wasps hanno eliminato Edimburgo per 34-30, e i London Irish si sono dovuti arrendere per un solo punto a Tolone (19-18). Arrivati alle semifinali abbiamo ancora una rappresentanza del 50% di squadre inglesi (Saracens, Wasps) che dovranno vedersela con due francesi (Lione, Tolone). La prospettiva di una finale tutta inglese non è poi così remota.
È il salary cap il problema?
Nella Premiership è in vigore un salary cap, il quale è stato recentemente abbassato da 6.4M di sterline a 5 milioni. Oltre a questo taglio, c’è stata anche la riduzione da 2 a 1 dei cosiddetti marquee players, ossia quei giocatori che possono essere esclusi dal conteggio del salary cap. La possibilità di avere due marquee players permette alle squadre ricche di tenersi almeno un paio di talenti straordinari, evitando di perderli per lidi più ricchi. Squadre come i Wasps hanno già agito in ottemperanza al nuovo salary cap cedendo alcuni pezzi pregiati, su tutti Malakai Fekitoa direzione Munster. Stando a voci autorevoli come quella di Rob Baxter, coach degli Exeter Chiefs, questo taglio ridurrà la competitività del campionato inglese nel panorama internazionale. Alex Sanderson dei Sale Sharks ha detto a RugbyPass che il salary cap impedisce di fatto alle inglesi di competere con le francesi, le quali sono solite spendere cifre enormi per dotarsi dei migliori talenti. Anche se si tratta di stime poco accreditate, un recente articolo mostra come col nuovo salary cap a 5M di sterline la Premiership si sia di fatto livellata sul salary cap delle franchigie gallesi, esattamente a metà del salary cap imposto sulle squadre francesi (10M € per le prossime stagioni). Per Simon Massie-Taylor, CEO della Premiership, il salary cap è un male necessario perché la lega sia capace di auto-sostenersi. L’idea è quella di ridurre le diseguaglianze economiche fra squadre, assicurando una competitività interna elevata. In NBA questo modello è in vigore da decenni e ha portato a un grande ricambio fra chi è al vertice, permettendo a tutti di avere sufficienti mezzi per tentare la scalata al titolo, e tenendo alti gli ascolti. La differenza fra Premiership e NBA, però, è che le squadre di NBA non devono affrontare squadre di un’altra lega in una coppa europea le quali hanno salary cap più elevati. Non rischiano, dunque, l’efflusso di talento.

Il momento è dunque complicato per le squadre inglesi che faticano a reggere il passo economico degli storici rivali francesi. Alex Sanderson dice “You can make up the gap in the salary cap through really good coaching, decent infrastructure, and culture as well. You can bridge the gap through talent through cohesion and decent coaching”. In uno sport professionistico, tuttavia, i soldi sono effettivamente essenziali per vincere, e al momento in Inghilterra non ce ne sono quanto un tempo.