Torniamo a parlare di rugby al Sud e torniamo in Sicilia dopo le nostre interviste al Cus Catania e ad Orazio Arancio. Nel sud est della Sicilia, le squadre di Ragusa e Siracusa hanno deciso di unire le loro forze per costruire qualocosa di più grande, un progetto per offrire l’opportunità ai ragazzi di giocare ad un livello più alto e costruire una filiera per il futuro. Il primo anno, nonostante le difficoltà logistiche, è stato ricco di successi: sia in campo con i playoff per la serie B, sia fuori con una grande sinergia trovata tra le due dirigenze, i tifosi e la voglia di fare sempre meglio. La franchigia del Sud – Est, dopo i ripescaggi è stata ammessa alla serie B per la stagione 25/26.

Alla nostra intervista hanno partecipato Dario Bordonaro (pilone ex Federal2 e Rovigo), Ruben La Rocca (centro e capitano del Ragusa), Luca Tavernese (Team Manager) e Giammarco Azzone (terza linea).

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Cosa ha spinto le due squadre a formare la franchigia?

Luca Tavernese: Il progetto nasce dall’esigenza di portare in campo dei ragazzi che altrimenti non avrebbero potuto giocare. Tra il Covid e l’esodo dei ragazzi che si spostano per l’università abbiamo dovuto trovare una soluzione per permettere alle squadre di scendere in campo. Noi abbiamo spesso la difficoltà di far giocare le nostre Under perché, nel nostro territorio, i club sono pochi. A Catania, invece, le realtà sono molte di più, e questo permette loro di organizzare facilmente concentramenti interni senza grossi spostamenti e senza dispendi economici. La creazione della franchigia ci ha messo nella condizione, collaborando, di avere un filo diretto tra i due club e di permettere ai ragazzi di confrontarsi molto più spesso, non solo nei concentramenti ma anche negli allenamenti congiunti. Oggi è facile organizzare questo tipo di attività perché tra le due realtà c’è un contatto diretto: i giocatori senior si incontrano e diventa semplice aggregare a loro i gruppi dei più piccoli,creare occasioni di gioco e di crescita per tutti. Queste dinamiche e quelle della prima squadra ci hanno portato a guardarci in faccia per trovare una soluzione. Tra Ragusa e Siracusa è stata aperta una parte di strada che accorcia le distanze e ora riusciamo a trovarci in 40 minuti.

Ruben La Rocca: noi questa unione l’abbiamo vissuta bene, sapevamo che da soli potevamo fare poco con i nostri numeri. Non ci aspettavamo i risultati che abbiamo ottenuto, abbiamo perso ai playoff per accedere alla serie B contro il Benevento all’ultimo minuto. Siamo due squadre abbastanza diverse: il Ragusa è un gruppo di ragazzacci che non ha mai avuto una guida, un leader, una persona più grande per gestire la squadra e abbiamo trovato nel Syrako (Siracusa) questa parte fondamentale. Io ad esempio sono una testa molto calda in campo, ma grazie ai compagni che ho trovato ora mi basta una parola per calmarmi e posso dire di essere cresciuto un sacco, sia in campo che fuori.

Dario Bordonaro: è stato davvero un bel incontro tra due realtà diverse, questa unione era qualcosa di cui il territorio aveva bisogno. Neanche io mi aspettavo questa raffica di risultati che abbiamo avuto, ma guardando avanti la voglia è quella di costruire un ambiente sportivo che sia diversa ad esempio da quello del Cus. Tanti ragazzi arrivano verso i 20 anni a fare l’università a Catania e il primo club al quale pensano di affiliarsi è il Cus perchè hanno strutture tra campi e palestra lì nel polo universitario. Per noi portare avanti un progetto che coinvolga queste zone è importante, perchè diventa una valida offerta.

Luca Tavernese: al momento i gruppi che permettono di giocare ad un rugby di buon livello in Sicilia sono Messina e Catania, vorremmo arrivarci anche noi e il progetto nasce anche per questo.

Il vostro stadio ufficiale è quello di Ragusa o Siracusa?

Luca Tavernese: al momento non c’è uno stadio ufficiale, al momento giochiamo a Ragusa perchè abbiamo un campo in sintetico di nuova realizzazione, mentre a Siracusa l’infrastruttura è un pò carente, anche se esiste un progetto per costruire il campo.

Dario Bordonaro: stanno espatriando quello che ci ha fatto la piscina per costruire il campo (ride ndr)

Gli allenamenti come funzionano? Vi spostate ogni volta?

Giammarco Azzone: quella è stata una grande sfida, ci è voluta tanta forza di volontà perchè abbiamo gente che lavora, gente che studia e ognuno ha i suoi impegni. Per trovarci, conoscerci e passare più tempo insieme 1 volta a settimana una delle due squadre andava nell’altro campo, però è stato fondamentale per andare a lavorare insieme sugli aspetti da mettere poi in campo.

Come avete fatto a creare l’ambiente di gruppo?

Dario Bordonaro: è stato proprio questo l’aspetto su cui abbiamo lavorato tanto quest’anno. La stagione è partita a Settembre, ogni venerdì ci trovavamo insieme per allenarci, ma poi l’entusiamo che è nato dallo stare insieme, dal divertirci e anche dai risultati ci ha portati ad allenarci 2 volte a settimana da Febbraio in poi. Abbiamo macinato tanti km.

Giammarco Azzone: io sono uno di quei casi che per lo studio ha passato 10 anni fuori da Ragusa, sono rientrato e non conoscevo nessuno dei ragazzi di Siracusa. Mi sono aggiunto ad un gruppo già creato e mi sono trovato benissimo, ci siamo impegnati a conoscerci sia in campo che fuori.

Luca Tavernese: bisogna parlare dei due tecnici che hanno fatto un lavoro enorme da questo punto di vista: Gustavo e Angelo. Unire due gruppi diversi e portarli a farli giocare insieme e raggiungere questi risultati non è qualcosa di scontato. Una delle problematiche è stata la diversità dei gruppi, a Ragusa hanno un buon gruppo di trequarti, ma erano piccoli anagraficamente, quindi non avevano l’esperienza e la maturità per affrontare da soli il campionato. A Siracusa c’èra invece tutta la parte di mischia con giocatori di esperienza. Abbiamo Dario che ha giocato a Rovigo e all’estero e per noi è un lusso averlo in squadra, avere questi giocatori ti permette di affrontare il campo e lo spogliatoio in modo diverso. Io mi ricordo i brividi dopo la finale quando Ruben in lacrime mi ha detto “ho capito che il rugby è importante, ma non solo per come lo vivo io, ma per come lo vive un papà che ha lasciato a casa una bimba di 2 mesi ed è qui a piangere perchè ha sofferto insieme a me per 1 anno”. Queste cose, nel gruppo di Ragusa non c’erano. Mettendo insieme le due realtà sono nate queste dinamiche, diciamo che in questo incastro di esperienze e skills abbiamo avuto anche un pò di culo (ride ndr).

Quanti giocatori ha attualmente la prima squadra?

Luca Tavernese: Siamo una trentina

Il problema principale è la distanza tra le due città, oltre a questo ci sono state altre difficoltà a livello di amministrazione, sponsor ecc?

Luca Tavernese: fuori dal campo il problema è la riconoscibilità del nome del 15 del Sud – Est. Ci chiedono dov’è il Siracusa o dov’è il Ragusa sulle maglie. Abbiamo principlamente un problema numerico per trovare i giocatori. Stiamo lavorando anche a livello istituzionale, probabilmente la soluzione sarà creare una squadra ex novo solo per la seniores mentre le due giovanili lavorano singolarmente. Stiamo vivendo un ritorno al campo di ragazzi che avevano un pò abbandonato l’ambiente rugbystico. Quando finisce il campionato non vedi più nessuno fino ad Agosto quando comincia la preparazione atletica, invece oggi vediamo ragazzi che si trovano per fare touch e trovarsi insieme. Quando ci spostiamo tra le due città, si sposta anche la u18. Gli ultimi allenamenti piangevo dall’emozione, perchè vedere un allenamento in serie C con due mischie complete 8vs8 è una cosa che non esite da queste parti. Tra l’altro con delle eccellenze, da una parte Dario che ha giocato a Rovigo e dall’altra Alberto Nicita che sta giocando pilone nelle Fiamme Oro. I ragazzi hanno fatto un salto in avanti, che con solo la macchina da mischia non avremmo mai fatto.

Questa cosa del ritorno al rugby per l’entusiasmo di un progetto nuovo me lo hanno raccontato anche i ragazzi di Cosenza. Per quanto riguarda invece il reclutamento per le juniores come state lavorando?

Luca Tavernese: Lavoriamo con le scuole, abbiamo il progetto “Sport&Legalità”. Ragusa ha creato un protocollo che ha coinvolto 5 sindaci della zona di Ragusa e questo ci ha permesso di andare nelle scuole. Il progetto prevedeva che tutti i ragazzini di questi comuni potessero partecipare e giocare 1 volta al mese nel campo di Ragusa con il trasporto messo a disposizione dai sindaci. Tutto questo supportato dal tutoraggio delle Fiamme Oro che scendevano due volte con Massimo Bizzozero, che si occupa delle giovanili e dei ragazzi con disabilità e Katia Pacelli che è la psicologa delle Fiamme Oro con un progetto sul maltrattamento delle donne nell’ambito sportivo. Questo progetto prevedeva un campionato tra le scuole di rugby tag, hanno giocato tutti e si sono divertiti un sacco. Stiamo parlando di 200 – 220 ragazzini in campo. La problematica è tesserarli, quest’anno siamo partiti a Dicembre e tanti ragazzini avevano cominciato altri sport, il prossimo cominciamo a Settembre.

Avete altri progetti in corso d’opera con le istituzioni?

Luca Tavernese: stiamo lavorando su più fronti, ne sta partendo ora uno con la fondazione San Giovanni, una Onlus legata alla Caritas quindi andremo a lavorare con dei ragazzini che hanno delle situazioni familiari particolari. Il problema poi resta sempre lo stesso, essendo uno sport minore devi convincere le famiglie che i ragazzini vengono per divertirsi anche se è uno sport di contatto, però prima o poi dovrai dirgli che il tag o il touch finiscono e si devono dare le cornate, è un pò il cane che si morde la coda (ride ndr).

Per il rugby siciliano, nel versante est sta nascendo qualcosa?

Dario Bordonaro: anche lì, pensa, Trapani si è iscritta quest’anno al campionato di serie C ed è una squadra di ragazzi giovani e inesperti, mentre dall’altra parte hai Palermo che in lista gara erano massimo in 16 -17, si sarebbero potute unire come abbiamo fatto noi per crescere insieme.

Luca Tavernese: quando accorpi i club rischi poi di non avere abbastanza squadre per mettere insieme un campionato di serie C. È molto complicato anche a livello di comitato.

Per gli sponsor e la gestione delle spese come avete fatto?

Luca Tavernese: la maglia ce la siamo divisi quest’anno, abbiamo messo gli sponsor che le due squadre avevano. Ci siamo divisi le spese tra trasferta, pulmino ecc. È stato fatto un preventivo di massima, abbiamo capito che potevamo affrontare le spese insieme di volta in volta, come si fa in famiglia. Ha funzionato grazie all’unione che abbiamo creato, se in campo i ragazzi ottenevano i risultati, a livello dirigenziale siamo riusciti a collaborare bene grazie alle persone che abbiamo trovato. Da noi soldi non ce ne sono, dal momento che non hai l’obbiettivo di andare a guadagnare da questo progetto, ma di permettere ai ragazzi di giocare costruendo anche una base per il futuro, se lo fai, lo fai per amore di questo obbietivo. Alla base c’è il buon senso delle persone coinvolte.

Come è andato questo primo anno di franchigia a livello di campo?

Dario Bordonaro: quello che sicuramente ci ha aiutato di più a livello tecnico è stato Gustavo Ponteprimo, il nostro allenatore argentino. È arrivato a Siracusa per motivi di lavoro e ha dato disponibilità per la squadra. Ha impostato dall’inizio un modo di giocare non solo per la seniores, ma anche per l’under18 e questo è stato fondamentale. Quella volta a settimana che ci vedevamo con le due squadre per allenarci non era un “facciamo la partitella”, ma era proprio un lavorare tutti insieme per adattarci a quel sistema di gioco. In Sicilia poi, parliamoci chiaro, le squadre con cui abbiamo avuto effettivamente una partita sono state Palermo e Briganti di Librino, le altre sono state passate abbastanza facilmente perchè sono squadre poco attrezzate e amatoriali. Siamo arrivati ai playoff, siamo inciampati a Benevento anche perchè era la nostra prima vera trasferta fuori dalla Sicilia e probabilmente non eravamo abituati. Poi la semifinale in casa è stata una grandissima partita, perchè siamo risuciti ad esprimere in campo tutto quello su cui avevamo lavorato. La finale poi a Benevento l’abbiamo persa.

Per la squadra dove vedete i punti di forza?

Dario Bordonaro: in mischia posso dire di aver portato la mia esperienza aiutando anche i ragazzi a crescere, poi in serie C non è come in Serie A Élite dove di mischie ne fai 10 a partita, in serie C ne fai anche 30, quindi se la mischia non va bene comincia a diventare complicata la partita. Però abbiamo avuto anche una linea di trequarti di tutto rispetto, tra cui il figlio dell’allenatore Gustavo, Luca Ponteprimo che ha solo 20 anni ma è davvero un ottimo prospetto e si vede tutta la scuola argentina, Ruben che a centro è un proiettile e non lo dico solo perchè lo vedo qui in intervista (ride ndr), è un gran placcatore. Il vero punto di forza è stato avere una squadra amalgamata dal numero 1 al numero 15.

Questo primo anno siete arrivati ai playoff, qual è l’obiettivo per il prossimo?

Ruben La Rocca: sicuramente la promozione in serie B, si parla di ripescaggi ma sarebbe brutto arrivarci così. Vogliamo migliorarci e lavorare su quello che ci manca per alzare il livello. All’inizio l’obbiettivo era proprio quello di vincerlo il campionato, ci siamo parlati e abbiamo lavorato tanto per arrivarci, purtroppo ci è sfuggito negli ultimi minuti ma sicuramente quest’anno faremo di tutto per conquistarci la promozione.

In campo avete due capitani, uno per ogni squadra?

Ruben La Rocca: Il capitano è Daniele Mazzone, se lo meritava perchè è il più grande e anche perchè ci ha creduto tantissimo. Quando abbiamo perso la finale ci sono rimasto malissimo per lui, volevo dare di più per lui, poi come capitano dalla parte di Ragusa c’ero io.

Quando giocate poi si spostano anche i tifosi?

Ruben La Rocca: a Siracusa ho visto tanto coinvolgimento da parte delle giovanili e questo entusiasmo è stato trasmesso anche alle nostre famiglie che sono i nostri primi sostenitori. Sentirli organizzarsi la settimana della finale con il Benevento per venirci a vedere non era per niente scontato, o vedere genitori del Ragusa venirci a salutare al campo, non era mai successo. Pe noi, un pò per il nostro carattere, un pò perchè siamo piccoli come realtà, vedere questo interesse ha fatto tanto.

Secondo voi aver dato un’idea di un progetto più grande ha coinvolto più persone a crederci e partecipare? Come funziona il terzo tempo avendo una squadra in due città diverse?

Ruben La Rocca: Assolutamente! Per il terzo tempo beh, il tempo per la birra non ci è mai mancato (ride ndr). L’ultimo tempo a Siracusa è stato memorabile, sono momenti che ti porti dentro, quest’anno mi sono proprio divertito, oltre al campo c’era qualcosa di importante fuori.

Quindi immagino ci fossero due gruppi whatsapp delle squadre e a un certo punto ne avete fatto uno insieme?

Dario Bordonaro: sì, c’erano già alcune voci su questa possibile unione, poi un giorno apro whatsapp e vedo “sei stato aggiunto al gruppo whatsapp XV del Sud – Est” (ride ndr). “Salve, buonasera, ciao a tutti” e poi da lì abbiamo cominciato a conoscerci.

Avere più giocatori nello stesso ruolo ha aumentato la competitività interna?

Ruben La Rocca: avere i numeri ci ha permesso di migliorarci, l’anno scorso ero l’unico quindi ero sicuro di giocare sempre, quest’anno ho cominciato a sentire un pò di pepe al culo e mi sono detto “forse è meglio che comincio a mettermi sotto”. La competizione sana fa bene, sono cresciuto tanto e siamo migliorati tutti.

Ci sono altre società che vi hanno contattato da quando è nata l’unione?

Dario Bordonaro: c’è un altro club dalle parti di Siracusa, ma conoscendo chi gestisce non penso ci siano stati contatti.

Avete questa cosa del non parlarvi tra club in Sicilia, mi ricordo quando ho intervistato Bimbo (Orazio Arancio), mi raccontava di squadre a Catania distanti 15 minuti di macchina che non riuscivano a mettersi d’accordo.

Dario Bordonaro: esatto, vedi il Syraco ha ricomciato da poco ad avere numeri accettabili per il minirugby, ma quando stava per crescere è nato un altro piccolo club “archimete rugby”, un’altra piccola società e qui non abbiamo impianti, quando ci alleniamo siamo su un sintetico del Siracusa calcio, quando giochiamo siamo al centro della pista di ateltica della scuola. Quindi non ci sono tutti questi campi da poter dire “ok allora io mi faccio il club”.

Quali lezioni avete imparato da questo progetto di fusione che potrebbero essere utili ad altre squadre della Sicilia del resto d’Italia?

Ruben La Rocca: l’umiltà. Ci siamo guardati in faccia e abbiamo capito che andando avanti da soli, portando avanti un’unica bandiera e facendo quello che avevamo sempre fatto, non saremmo andati da nessuna parte. La possibilità di avere l’unione con un’altra realtà può farti solo bene. Ci siamo portati dietro tanto entusiasmo, tanto che i ragazzi di Siracusa che erano fuori hanno deciso di ritornare. Abbiamo imparato ad essere umili, capire quali sono i nostri punti deboli e cercare di aiutarci a vicenda con l’altra squadra.

Dario Bordonaro: la cosa incredibile è che nel rugby parliamo tanto di sostegno, di aiutarci e di cose che poi all’atto pratico non fai. Io ho giocato in Fed2 al SA XV. Il mio agente mi disse che c’era questa squadra interessata con grandi progetti. Io a 22 anni figurati, sono partito subito e la prima cosa che mi ha colpito è lo stemma che dice “SA XV”, ho chiesto spiegazioni e mi hanno detto che deriva dalle città di Soyaux e Angoulême, lo stadio si trova proprio al centro tra queste due città. Loro si sono uniti l’anno prima che arrivassi io raggiundendo i playoff di Fede2 e persero, l’anno che sono arrivato io è stato l’anno che abbiamo vinto tutto raggiungendo i playoff e salendo in fed 1 vincendo tutte le partite giocate in una stagione, poi io sono andato a Rovigo e due anni dopo loro dalla Fed1 sono riusciti a raggiungere la ProD2. Questa è la dimostrazione di come due piccoli club possano arrivare a non porsi limiti e io penso che sia quello che può succedere anche alla nostra franchigia.

Vi sentite rappresentati di questa parte di Sicilia? Quanto è importante questo aspetto territoriale?

Dario Bordonaro: C’è proprio questo senso di appartanenza, è come se questo Sud Est fosse un paese a parte dove abitiamo tutti e lo rappresntiamo in campo.

Ruben La Rocca: Io ho sempre avuto un forte legame con il Ragusa rugby, ma si fermava allo sport perchè i miei genitori non sono di Ragusa quindi la sentivo poco. Da quando ci siamo uniti mi sento parte di un unico club, di un’unica squadra. Quando giochiamo ci sentiamo rappresentati di questa parte della Sicilia, pensiamo solo a quello che è un mostro sacro come Benevento con tutta la sua grande storia rugbystica, poter dire che questa parte di Sicilia ha battuto Benevento non è una cosa da poco.

Questo me lo hanno raccontato anche a Bari, ma proprio per il fatto che intorno c’è poco a livello rugbystico, quindi per loro quando vanno a giocarsela contro i club romani ad esempio, non è più un Bari contro Roma, ma un Puglia contro Roma e fa tanto poi a livello di appartenenza.

Cosa manca per rendere tutta questa struttura della franchigia più professionistica?

Ruben La Rocca: a livello dirigenziale mancano queste figure, è un aspetto che va migliorato e ci stanno già lavorando. Per noi giocatori è la voglia di migliorarsi sempre, non considerare i playoff o la salvezza come un obbiettivo, ma pensare sempre in grande. A volte questa convinzione ci viene a mancare, perchè ognuno vive il rugby in modo diverso, tanti la pensano come me in squadra, ma se tutti riusciamo a porci lo stesso obbiettivo e lavorare per raggiungerlo possiamo fare grandi cose insieme.

Luca Tavevernese: Dopo l’ottimo campionato della scorsa stagione, concluso con l’amaro in bocca per non aver centrato la promozione in campo, il ripescaggio in Serie B ha acceso un entusiasmo incredibile nel gruppo — come se già non ce ne fosse abbastanza. A questo si aggiunge l’arrivo di tanti volti nuovi e il ritorno di giocatori di eccezione, che alzeranno il livello della squadra sia dal punto di vista numerico che qualitativo. I nomi li sveleremo gradualmente, così da mantenere un po’ di suspense tra i nostri tifosi.

Il 5 settembre ci sarà il primo allenamento congiunto della stagione. I calendari sono già usciti e l’attesa è tanta: l’esordio sarà a Bari contro le tigri il 19 ottobre. Per quest’anno il campo ufficiale del XV del SUD EST sarà quello di Ragusa. Purtroppo, per motivi legati a passaggi istituzionali e federali, non potremo ancora giocare con il nome di XV del SUD EST, ma dal prossimo anno sarà ufficialmente costituita la società che rappresenterà la franchigia.

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