In un anno Giulio Bertaccini ha bruciato le tappe del rugby professionistico italiano: dalla Serie A Élite con la maglia del Valorugby fino alla chiamata di Gonzalo Quesada per il tour della Nazionale in Sudafrica e Namibia. In mezzo, il contratto firmato con la franchigia ducale, l’esordio da sogno con le Zebre coronato da una meta sul difficile campo di Cardiff e il primo cap azzurro conquistato a novembre contro la Georgia. Appena prima che partisse con la nazionale, ci siamo fatti raccontare la sua storia in questa intervista.

Giulio Bertaccini in azione con l’Italia – fonte @Ilrestodelcarlino

Qual è stato il tuo percorso rugbystico che ti ha portato ora alle Zebre e in raduno con la nazionale?

Il mio percorso è iniziato nel 2005, quando avevo 5 anni, nei campi dell’Amatori Parma Rugby, quella che attualmente viene chiamata Cittadella del rugby di Parma. Allora l’Amatori era una società veramente piena di bambini, alcune categorie erano in grado di fare 2 squadre. Ho ricordi bellissimi di quegli anni con amici che vedo ancora adesso. All’età di 14 anni ero nel centro di formazione e poi nel 2016 ho iniziato con le accademie quindi prima a Remedello e poi 1 anno a Milano. Pensavo di tornare a Parma con la serie B, ma ho avuto l’opportunità di partecipare alla serie A con l’accademia di Remedello dove ho fatto anche l’ultimo anno di liceo. Dopo Remedello ho abbracciato il progetto di Valorugby dove ho passato 6 anni bellissimi e dove ho incontrato tante persone con cui ho condiviso tanti anni e che considero amici.

Come funziona la settimana tipo di allenamenti a Reggio?

Il giorno dopo la partita che di solito è la domenica è un giorno di recupero. Il lunedì ci troviamo al campo per analizzare come è andata la partita e focalizzarci sulla prossima. Martedì è più impegnativo e abbiamo una seduta di contatto in campo, mercoledì è un giorno ancora di riposo con le terapie e la palestra. Giovedì c’è la rifinitura e poi il venerdì è un allenamento blando per sistemare le ultime cose. Di solito ci alleniamo verso le 8 – 9 della mattina, dipende anche dal periodo dell’anno perché il clima della pianura padana non è proprio dei migliori (ride ndr).

Tra la settimana degli allenamenti di Reggio e quella con le Zebre quali sono le maggiori differenze che hai riscontrato?

Come struttura della settimana sono simili, per preparare una partita di URC ci vuole più tempo e si sta più attenti ai particolari, passiamo anche di più tempo in campo.

Secondo te il livello della serie A èlite si è alzato in questi anni? Quando le Zebre hanno chiamato te, Locatelli, Ruffolo o Gesi non abbiamo visto un gap di qualità in campo, anzi avete giocato tutti davvero bene contro delle corazzate dello URC.

Per noi che siamo in campo è difficile valutare se il livello si sia alzato o meno, quello che si ripropone tutti gli anni è il cambiamento di livello tra le partite di inizio stagione dove le squadre sono ancora in rodaggio e la fine dell’inverno dove ogni squadra trova i suoi equilibri e poi le fasi finali dove ci sono partite di alto livello, il tempo di gioco è più alto perché ci sono meno errori e le partite sono meno spezzettate.

Come funziona invece la convocazione come permit alle Zebre?

È stato abbastanza inaspettato, stavo studiando per degli esami a Parma a giugno dello scorso anno e c’è stato un interessamento da parte delle Zebre. Per fortuna le due società hanno trovato un accordo e devo sempre ringraziare Marcello Violi che mi ha permesso di fare questa esperienza. Dovevano essere solo le prime settimane di prestagione, poi le cose sono andato bene e mi sono fermato di più anche per qualche partita.

Tu esordisci con le Zebre a Cardiff e fai una meta bellissima su assist di Da Re, com’è stato vivere quel momento?

È stata davvero una bella serata, ero molto emozionato per la prima partita ufficiale, ma tranquillo perché ero con il gruppo da qualche settimana ed è un gruppo davvero fantastico con un mix di giovani e giocatori di esperienza. Quella partita ho giocato insieme a Morisi che mi ha dato tanta tranquillità, poi è stato bravo Jack (Da Re ndr) a farmi quell’assist. Una cosa speciale per me è stato avere mia sorella allo stadio che è venuta a vedermi e sentivo il suo tifo in mezzo a quello dei gallesi.

Quindi fai il tuo esordio al primo turno di URC, poi a novembre esordisci con la nazionale contro la Georgia nelle Autumn Nation Series. È stato direttamente Quesada a chiamarti?

Sì, in realtà ho ricevuto la mail e non me l’aspettavo anche perché stavo rientrando da un piccolo infortunio, mai mi sarei aspettato di essere convocato…

Dillo che pensavi fosse una mail di spam

Esattamente! Invece poi ho controllato ed effettivamente era l’indirizzo giusto (ride di nuovo ndr), poi la sera mi ha chiamato Gonzalo, non avevamo mai parlato quindi ci siamo conosciuti, mi ha spiegato le sue motivazioni ed è una cosa che ho apprezzato molto.

A chi lo hai detto per primo?

Ero con Montemauri in campo quindi poi ho condiviso con i ragazzi questo momento e poi ho chiamato i miei genitori per rendere partecipi anche loro.

Adesso comincia la tua avventura alle Zebre in un reparto in cui trovi Mazza, Lucchin e Morisi. Come vedi questa competitività interna? Che obbiettivi ti poni per questa stagione?

La competività interna fa sempre piacere, poi sono tutti ragazzi più esperti di me. Morris (Morisi ndr) è una leggenda e con Damiano ho sempre giocato contro perché lui è cresciuto al rugby Parma e io all’Amatori Parma, quindi è da quando siamo piccoli che ci sfidiamo uno contro l’altro. Anche Lucchio è un giocatore esperto quindi io vado lì a imparare. Sono sempre aperti a fare qualcosa di extra e aiutare, sono molto fiducioso che sarà una concorrenza sana, ci stimoliamo l’un l’altro. Per gli obbiettivi non ci ho ancora pensato, ora metto il focus su questa preparazione e per il tour che faremo contro Namibia e Sud Africa.

Tu giochi secondo centro, ma hai giocato anche apertura. Quali sono gli aspetti del tuo gioco che secondo te dovresti migliorare? Cosa diresti a Brunello se in una situazione critica ti dovesse mettere a 10?

Eh bella domanda (ride ndr), ho giocato apertura in accademia 5 – 6 anni fa, poi vale sempre la regola che l’importante è giocare in qualsiasi ruolo, quindi mi adatterei però centro è il ruolo che preferisco e che sento più mio, dove posso dare un contributo alla squadra. Gli aspetti da migliorare non finiscono mai, sto lavorando per migliorare il gioco al piede. L’opzione di giocare apertura penso sia molto remota, poi chiederai a Massimo (ride ndr), giusto tenersi le porte aperte, ma per adesso mi concentro sulle competenze specifiche del centro.

C’è un giocatore a livello internazionale nel tuo ruolo che prendi come modello?

Sono cresciuto guardando tanto Conrad Smith degli All Blacks, se dovessi sceglierne uno che sta ancora giocando ti direi Henshaw dell’Irlanda che gioca per Leinster. È un giocatore completo, che sbaglia davvero poco.

Conrad Smith con gli All Blacks – fonte @planetrugby

Come ti vivi questa situazione per la quale hai Henshaw come modello e tra qualche mese potresti giocarci contro in URC?

Questo è il motivo per cui ho fatto questa scelta, è la bellezza di poter giocare in un campionato di altissimo livello con grandi campioni che hanno scritto gli ultimi 10 anni di storia del loro club o della loro nazionale. È una bella sfida, pensarci un po’ così può fare paura, ma alla fine vai in campo per divertirti e per importi su chiunque ci sia davanti.

Tu sei nato a Reggio e poi sei cresciuto con le giovanili a Parma, ora che vai a giocare con le Zebre ti senti di andare a giocare per la squadra della tua città?

Io ora sono a Reggio e qui mi sento a casa, ma Parma è dove sono cresciuto e dove ho passato la maggior parte della mia vita, quindi sì assolutamente, quando vesto la maglia delle Zebre Parma sento di vestire la maglia della mia città, è uno stimolo in più ed è una gran fortuna poter aver la mia famiglia e i miei amici che vengono a sostenermi. È motivo di grande orgoglio, sono veramente contento e spero di divertirmi ancora tanto. È davvero bello perché tutti i giorni svegliarsi per andare nel campo dove ho preso in mano per la prima volta la palla da rugby è proprio un piacere.

Le strutture delle Zebre tra campi, palestra ecc. come le hai trovate? Abbiamo sentito Geronimo Prisciantelli parlare di queste cose in un’intervista.

Sono cambiate molto rispetto a quando ero bambino io, quello stadio non c’era quindi l’ho visto nascere. Magari la palestra potrebbe essere più nuova, ma sono cose che non sono di mio interesse, noi pensiamo a dare il massimo tutti i giorni e divertirci, poi se la palestra viene rifatta bene, altrimenti facciamo con quello che abbiamo.

È quello che ha detto anche Geronimo, sottolineando come queste cose in realtà siano una motivazione per il gruppo ancora maggiore per andare poi a sfidare squadre con budget molto più elevati

Esattamente, sono d’accordo! Noi dobbiamo divertirci e farlo con quello che abbiamo, poi per le strutture e il loro miglioramento ci sono tante persone che ci lavorano quindi ci pensano loro.

Dalla prossima stagione viaggerai parecchio tra URC e Challenge, c’è una squadra tra tutte quelle che troverai in cui ti piacerebbe giocare?

La squadra c’è e si chiama Zebre Parma. Io sono cresciuto proprio lì, andavo a fare il raccatapalle alle prime Zebre del 2012, sono cresciuto sognando di giocare lì. So che magari ci sono squadre più blasonate, ma per me giocare per la squadra della mia città nei campi dove ho iniziato a giocare a rugby è la cosa più bella del mondo.

Come sta andando il raduno? Come funzionano le vostre giornate?

Noi ragazzi delle Zebre ci troviamo qui a Parma, come i ragazzi di Treviso a Treviso poi ci sono delle giornate in cui ci alleniamo tutti insieme facendo anche riunioni. Sarà ancora così per le prossime settimane e poi cominceremo il raduno dal 14 all’Aquila anche con i ragazzi che vengono dall’estero.

Bertaccini in raduno con la nazionale – fonte @onrugby

C’è qualcuno dei veterani che ti ha preso un po’ sotto la sua ala?

Si, ci sono tanti giocatori esperti, dal primo raduno a novembre è stato Nacho anche per la vicinanza di ruolo. Purtroppo questa estate non ci sarà, ma ci sono gli altri giocatori esperti che faranno lo stesso.

Alle Zebre hai sempre giocato secondo centro e in questo tour ci si chiede chi giocherà titolare con Menoncello. Se vogliamo mettere qualcuno in grado di gestire bene il pallone, probabilmente te e Marin siete quelli con un pochino di più esperienza. Come vedi questa competizione in nazionale e la possibilità di giocare titolare contro una squadra come il Sudafrica?

Me la vivo bene, non è una cosa a cui penso, ci stiamo preparando tutti i giorni poi le scelte vengono fatte dallo staff. Saranno 3 partite molto dure quindi immagino che ci sarà la possibilità di ruotare i giocatori. Io mi metto a disposizione della squadra, poi se ci dovesse essere la possibilità di giocare dall’inizio sarei contento, ma non deve essere un’ossessione. Giocare o non giocare è la conseguenza del lavoro che fai tutti i giorni. Non ci sarà Nacho quindi ci sarà un pochino in più di spazio, poi vedremo cosa succederà.

Quindi per fare un riassunto del tuo ultimo anno: passi da giocare a Reggio, ad esordire con meta con le Zebre in URC, poi esordio in nazionale a novembre contro la Georgia, adesso firmi con le Zebre e vai in tour con la nazionale. Come stai vivendo questa scalata incredibile? Senti un po’ di pressione?

La pressione è una bella cosa per qualsiasi sportivo. Se c’è pressione vuol dire che c’è qualcosa in palio e ci si può divertire. Per me giocare con le Zebre e con l’Italia è una cosa nuova, quindi magari il pre partita è un po’ diverso da quello che potrebbe essere con Valorugby, perché lì sono un pochino più abituato per esperienza. Però sono molto contento, per crescere bisogna affrontare alcuni passaggi e a onestamente piace la pressione. Siamo molto fortunati a poter giocare a rugby tutti i giorni e fare la cosa che ci piace di più al mondo, se c’è pressione è ancora meglio.

Bertaccini contro la Romania – fonte @gazzettadellosport

Passi dal giocare contro centri di squadre di bassa classifica della SAE a centri del calibro di Esterhuizen e i colossi SAF. Immagino che anche l’attenzione ai dettagli sia diversa nella preparazione alla partita

È proprio così! Per questo prima di andare in campo si guardano tanti video di tanti allenamenti ed errori che si sono fatti, propri per cercare di andare in campo tranquilli sapendo che si è fatto tutto quello che si poteva fare e ci si può concentrare sul divertirsi. Questa è la mia filosofia e il mio approccio alle partite, poi chiaro che senti la tensione, ma io gioco a rugby da quando ho 5 anni quindi non mi stanno chiedendo di tradurre dal cinese al giapponese, ma di fare la cosa che mi piace di più. Però è davvero importante l’aspetto dell’attenzione ai dettagli nell’alto livello, perché bastano quei 2 secondi in più o un errore individuale e ti trovi con 5 o 7 punti da recuperare.

Questo aspetto dell’intensità è una cosa che cercate di allenare in modo specifico? Soprattutto per gestire la fase finale della partita, quando magari la stanchezza può portare a cali di attenzione

Certo, gli allenamenti cercano sempre di replicare il più possibile quello che succederà in partita, quindi anche la questione di essere precisi sotto fatica è una cosa che alleniamo tanto per riuscire a rimanere lucidi e precisi in quelle situazioni di difficoltà causate da mete avversarie o dal risultato molto vicino, in cui non si può sbagliare.

Tra i giocatori che ci sono adesso in rosa a Valorugby o contro i quali hai giocato contro in SAE, c’è qualcuno che secondo te è pronto per il salto in URC? Abbiamo visto i vari Ruffolo, Locatelli e Gesi che hanno dimostrato di poter tenere quel livello ed essere veramente decisivi in campo.

Assolutamente sì, ora non voglio dare giudizi sui giocatori delle altre squadre perché li vedo e ci gioco contro ma non li conosco abbastanza, ma mi permetto di dire che qui a Reggio ci sono giocatori molto forti che fanno la differenza e lo fanno in tutte le partite. Oltre ad essere delle persone stupende mi viene da dire il pilone destro Lucas Favre, un giocatore straordinario di una generosità incredibile. Poi gioca pilone destro quindi fa un altro sport rispetto al mio (ride ndr), non posso valutare troppo perché io di mischia e di touche non so niente. Fabio Ruaro il nostro numero 8 è cresciuto tanto, ma è ancora giovane e ha il suo percorso da fare, quindi saranno poi gli allenatori a giudicare se farlo giocare in un campionato più alto di quello domestico.

Lucas Favre – fonte @stampareggiana

Uno dei nostri di Carborugby, Andrea Belli, è spesso a vedere le partite delle Zebre ed è venuto anche a Reggio per far vedere alla nostra community l’atmosfera dello stadio. Cosa ne pensi del pubblico di Reggio e poi, quello stesso pubblico va anche a tifare le Zebre?

Bella domanda, il pubblico di Reggio lo vedo in forte crescita rispetto a quando sono arrivato io 6 anni fa, adesso con il passare degli anni cerchiamo di portare sempre più persone allo stadio tra conoscenti e appassionati. C’è ancora tanto lavoro da fare, giochiamo in uno stadio – il Mirabello – che è grande quindi c’è ancora lavoro da fare per riempirlo, ma lo spero davvero per i ragazzi che si impegnano tanto. Sulla seconda domanda sì, alcuni tifosi vengono a vedere le partite a Parma e a noi fa piacere vedere tante persone che spesso fanno sacrifici e si fanno viaggi in macchina per poter vedere una partita.

Adesso andando alle Zebre troverai i ragazzi della EST155, anche grazie al loro supporto lo stadio si fa sentire sempre di più al Lanfranchi e poi andrai a giocare in stadi come l’Aviva e quelli enormi sudafricani. Com’è per te passare dal giocare nei campi della SAE che spesso sono piccoli con il nulla intorno a stadi da competizoni intenazionali?

È molto bello, durante il riscaldamento cominci già a sentire il tifo. Poi quando c’è il calcio d’inizio quello che succede a me è che mi creo una mia bolla, mi isolo e cerco di dare il massimo. I ragazzi della EST fanno tanto piacere, si sentono e vengono sempre in tanti. Tra l’altro uno dei ragazzi è stato un mio compagno di squadra all’Amatori per tanti anni. Le Zebre negli ultimi anni sono riuscite a coinvolgere il territorio e far divertire. Riempi lo stadio se le partite sono punto a punto e se c’è la possibilità di vincere fino alla fine.

Questo è quello che stiamo notando da fuori, abbiamo le Zebre che giocano con il coltello tra i denti contro le varie corazzate

Assolutamente sì, una caratteristica delle Zebre e dei suoi giocatori è proprio quella. Per citarne uno, Geronimo è un giocatore frizzante a cui piace giocare in qualsiasi parte del campo, anche nella sua area di meta. Questo piace al pubblico e fa divertire quelli che magari stanno scoprendo adesso il rugby.

Hai un rituale pre partita? 

Ho dei rituali anche se cerco di non essere troppo fissato, ho avuto il periodo in cui mi piaceva mangiare sempre la pizza la sera prima e adesso è stato completamente abbandonato (ride ndr), poi gioco sempre con lo stesso costume sotto i pantaloncini. Sono cose che ogni giocatore ha per entrare nell’ottica della partita, ascolto musica ma poi prima della partita cerco di ascoltare le voci delle persone, lo spogliatoio e ultimamente sto cercando di fare meditazione. Mi prendo 15 – 20 minuti prima di andare allo stadio per rilassarmi, ascoltare il mio respiro e liberarmi la testa con della musica rilassante come sottofondo e questo mi sta aiutando tanto.

Cosa ti aspetti da questo tour estivo? Avete già stabilito degli obbiettivi con lo staff? 

Uno degli obbiettivi è sicuramente quello di consolidare l’identità di questo gruppo, mettere il focus sulla nostra prestazione e sul processo di crescita della squadra. Personalmente devo ancora darmi degli obbiettivi, comincerò a pensarci davvero quando cominceremo il raduno a l’Aquila, quello che penso oggi è che questa sia davvero una bella opportunità, voglio godermela e sfruttare ogni momento sia fuori che dentro il campo, se capiterà. Non sono abituato a fissarmi degli obbiettivi, mi piace vivere alla giornata, ma poi con il lavoro e con un po’ di fortuna i risultati arrivano.

Ultima domanda, devi sapere che da 3 anni con Carborugby facciamo il fantarugby della URC con i dati di OPTA. Cosa vuoi dire a tutti i fantallenatori che potrebbero prenderti all’asta per la prossima stagione?

Beh inanzitutto bisogna considerare il prezzo (ride ndr) spero di essere a buon mercato! A me piace mettermi a disposizione della squadra, non mollo mai e cerco sempre di dare tutto e mettere la squadra prima. Mi piace restare positivo e pensare al prossimo momento anche quando le cose non stanno andando bene, questa è una cosa che mi ha insegnato il rugby a 7. L’azione passata è andata e bisogna pensare subito alla prossima, nel rugby a 7 questa cosa è molto amplificata perché le partite sono più corte e gli spazi sono tanti, bisogna davvero lavorare duro. Grazie al percorso che ho fatto con Andy Vilk quando allenava qui in Italia ho imparato tanto, ecco questo è il motivo per cui fantallenatori dovrebbero scegliermi al prossimo fantarugby!

– Intervista a cura di Marco Serraiotto.

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