Fin Smith ha impiegato appena ottanta minuti per conquistare Twickenham e accendere i tifosi inglesi assiepati sugli spalti durante Inghilterra – Francia, in occasione del secondo turno del Sei Nazioni 2025. Il mediano di apertura dei Northampton Saints, alla sua prima da titolare con la maglia della Rosa, ha messo in mostra tutto il suo talento, conducendo la sua nazionale alla vittoria e meritandosi il premio di Man of the Match.

Cresciuto nell’Academy dei Worcester Warriors, con cui poi ha esordito in Premiership, Smith ha fatto parlare di sé sin dall’under 18. Fin da subito ha dimostrato un enorme potenziale, grazie alla maturità con cui interpreta il gioco, nonostante la giovane età. Le sue prestazioni hanno attirato le attenzioni della Scozia, nazione per cui sarebbe stato eleggibile essendo figlio di genitori scozzesi ma che, come scopriremo, non ha mai pensato di vestire. Questo con grande dispiacere dei suoi genitori e di Gregor Townsend che sperava di convocarlo al di sopra del Vallo di Adriano.

In questo articolo ripercorreremo la breve ma già interessante carriera del nuovo numero dieci dell’Inghilterra, capace di incantare tanti nomi del rugby internazionale da Nick Mallett a Courtney Lawes e di attirare su di sé l’attenzione di tutta la stampa sportiva britannica. Il tutto con una domanda di fondo: siamo davanti al nuovo Jonny Wilkinson?

I primi passi arrivano da lontano… nel tempo

Riavvolgiamo il nastro della storia e trasferiamoci a Londra sul finire degli Anni novanta. Sono gli anni del giallissimo Flat Eric in rotazione su MTV e di Believe di Cher in radio. La City e tutta l’Inghilterra piangono da poco la scomparsa di Lady D sulle note di Candle in the wind di Elton John e la nazionale inglese di rugby union si sta preparando a volare in Australia per la Rugby World Cup 2003, quella che Jonny Wilkinson vincerà grazie al drop più famoso della storia del rugby.

Andrew Smith, il futuro papà di Fin, è un emigrato scozzese che vive a Londra e gioca per i London Scottish, una squadra di union che raduna gli emigrati scozzesi nella capitale. Una sera, mentre si sta godendo una birra fresca nella clubhouse, alza lo sguardo e tra la folla, quasi per caso, incrocia quello di una giovane donna di nome Judith.

Fin Smith ai tempo della Warwick School. Pagina FB della Warwick sCarborugby
Fin Smith ai tempi della scuola. Fonte: pagina FB della Warwick School.

Entrambi sono scozzesi emigrati con il rugby nel sangue: Andrew perché gioca, Judith perché ne è appassionata ed è figlia di Tom Eliott, pilone scozzese che tra il 1955 e il 1958 ha guadagnato una decina di caps con la nazionale del Cardo, condite da una convocazione con i British & Irish Lions nel tour sud africano del 1955.

Rugby o non rugby, i due si piacciono subito, si innamorano e si sposano prima di spostarsi a Warwick, nelle Midlands, dove l’11 maggio 2002 nascerà Fin.

Sin dai primi passi, il ragazzo dimostra una predisposizione naturale all’attività sportiva distinguendosi particolarmente nel tennis alla Warwick School, la stessa frequentata dall’ex nazionale italiano Marko Stanojevic. Ma è al rugby che dedica le sue energie, attirando l’attenzione dei selezionatori dei Worcester Warriors, che lo inseriscono nel loro percorso accademico.

L’arrivo in prima squadra

Concluso il percorso giovanile dei Warriors, Smith ottiene un contratto a tempo pieno che gli permette di aggregarsi alla prima squadra. Dopo una breve parentesi in “doppia registrazione” con la maglia giallo-rossa dell’Ampthill RUFC in Championship, l’esordio in Premiership avviene in una partita vinta contro i London Wasps nel febbraio 2021.

Nella stagione d’esordio viene già impiegato tre volte per tutti gli ottanta minuti in occasione delle partite contro Bath, Sale Sharks ed Exeter.

Il passaggio in prima squadra dà a Smith la possibilità di fare la conoscenza di una figura che si rivelerà importante per il suo percorso di crescita. Stiamo parlando dell’allora allenatore dei trequarti, Matt Sherratt, oggi Head Coach a Cardiff in URC. Questi infatti non resta indifferente al potenziale del ragazzo e lo prende sotto la sua ala protettiva.

Un po’ di schiaffi e un po’ di amore, dice Fin Smith quando si riferisce a quel periodo della sua vita. Nel concreto, questo significa critiche quando sembrava più svogliato o si adagiava sugli allori, e complimenti quando la prestazione era all’altezza. Parallelamente, comincia a studiare metodicamente George Ford e Owen Farrell, in quegli anni i grandi contendenti della maglia numero dieci della nazionale. Inizia quindi a lavorare più metodicamente sia sull’interpretazione del gioco sia sui calci a 360 gradi avendo come faro sempre e solo lui: Jonny Wilkinson.

Fonte: Canale YouTube “Andrew Forde”

Ovviamente non stiamo parlando dell’ossessività della leggenda inglese, capace di allenarsi in un parcheggio anche nei pochi minuti precedenti a una conferenza stampa, come ai tempi di New Castle. Ma come Wilkinson, Smith ha imparato presto a dividere in compartimenti stagni la vita sportiva, a cui si dedica anima e corpo, da quella privata, in cui si evita di parlare di rugby e di rimuginare sugli errori.

Il cambio di mentalità si è rivelato fondamentale perché gli ha permesso di fare un passo avanti rispetto ai coetanei visto. Del resto, come dice una vecchia canzone italiana, “se c’hai talento serve sbattimento“. E in Inghilterra, dove la concorrenza è ben più alta che in Italia, serve allenarsi duro per davvero, indipendentemente dal talento con cui madre natura ha deciso di baciarti.

La fine dell’avventura ai Worcester Warriors

La prima breve stagione di Smith ai Warriors si conclude con soli 4 punti segnati in 336 minuti di gioco (una media di 42′ a partita). Al di là delle capacità tecniche e mentali di cui abbiamo parlato, resta il fatto che il passaggio dal rugby giovanile a quello adulto risulta duro per chiunque. Vuoi per lo sforzo fisico, vuoi per le pressioni ambientali, che rischiano di bruciare un giocatore appena affacciatosi sul panorama nazionale (quanti esempi abbiamo solo in Italia in tal senso?).

Grazie all’ambiente Warriors non avviene nulla di tutto questo così Smith può affacciarsi alla seconda stagione da professionista con ottime speranze.

La stagione 2021/2022 si apre con due sconfitte consecutive e una vittoria. In occasione della sfida di ottobre contro Northampton, persa per 66-10, le telecamere di TNT lo inquadrano mentre a fine partita viene avvicinato da Dan Biggar, autore in quella stessa partita di 19 punti. Nella loro breve conversazione, il gallese gli confida di rivedere in lui molte delle sue stesse caratteristiche di quando era giovane e lo incoraggia a continuare a impegnarsi. Un’investitura simbolica che non passa inosservata e che accende ulteriormente i riflettori sul talentuoso numero dieci di Warwick.

Biggar non resterà deluso visto che nel corso della seconda campagna in maglia Warriors, il livello del suo gioco cresce ancora. Smith mette a segno 88 punti in 15 presenze da titolare su 18 in Premiership. Purtroppo il suo futuro e quello di altre centinaia di persone sotto contratto viene investito dal fallimento di Worcester.

Appena raggiunto l’apice, Fin Smith si ritrova improvvisamente in un incubo da cui deve ripartire per risalire la scalata al rugby inglese.

Fin Smith e Dan Biggar lasciano il campo insieme
Dopo una breve conversazione nel post partita, Dan Biggar e Fin Smith lasciano il campo insieme. Si tratta di una prima investitura pubblica per il talento dei Warriors. Fonte: pagina Twitter di TNT.

Da Worcester a Northampton

L’ occasione perfetta si presenta nell’ottobre 2022, quando i Northampton Saints lo mettono sotto contratto per prepararlo a raccogliere l’eredità proprio di Dan Biggar, in procinto di trasferirsi in Francia. La domanda che tutti si pongono è se Smith, per quanto possa trattarsi di un prospetto interessante, sia in grado di raccogliere l’eredità di un giocatore carismatico come il gallese.

La prima risposta arriva già in estate, durante i test pre-stagionali, dove stupisce tutti per le sue doti fisiche. Corre in meno di 34 minuti due corse da 2,5 km l’una, separate da due percorsi che prevedevano un carico da 30 kg seguito da uno da 50 kg. Come Wilkinson, Smith possiede doti fisiche importanti, che gli permettono di essere efficace in difesa come pochi altri mediani di apertura prima di lui

Il canale 10-12, quando lui è in campo, può dirsi ben difeso.

Qualcuno ha detto monster tackle? Fonte: canale YouTube della Gallagher Premiership

Il 29 ottobre 2022, dopo aver recuperato da un infortunio estivo, Smith esordisce con la nuova maglia nel vittorioso quinto turno di campionato contro i Bristol Bears. Per non presentarsi a mani vuote di fronte ai suoi nuovi tifosi mette a referto 13 punti frutto di cinque trasformazioni e un calcio di punizione.

Tutto il lavoro svolto nei due anni precedenti con Sherratt si vede, eccome se si vede. Le percentuali dalla piazzola sono quasi le stesse di Dan Biggar, oltre l’80% di precisione, anche con poco angolo, e da qualsiasi distanza: da piazzato o in drop, sotto il sole o la pioggia battente. Questa qualità al piede gli permette di inanellare molti punti durante la stagione pur marcando solamente due mete.

In regia è già capace di interpretare il momentum correttamente, scegliendo l’opzione più giusta di volta in volta per guadagnare metri, senza forzare la giocata. Nel rapporto con gli avanti si dimostra già capace di guidarli con le giuste richieste. Se gli spazi sono chiusi, sa coinvolgere le ali con i suoi cross kick precisi e la sua visione di gioco, proprio come ha fatto recentemente in Inghilterra-Francia con Tommy Freeman.

Statistiche di Fin Smith tratte da Oval Insight per Carborugby
Le statistiche della stagione 23/24. Fonte: Oval Insight

Tutto questo con la calma di un veterano e il corpo di un diciannovenne.

In due anni con Smith in regia, Phil Dowson e i Saints centrano i playoffs entrambe le volte. Nel 2022/2023 arriva la sconfitta in semifinale per mano dei Saracens, lanciatissimi nella loro redemption mission dopo la retrocessione e infine vincenti sugli Sharks in finale. 

Ma l’anno successivo la musica cambia.

I Saints in paradiso: la Premiership torna a Northampton

Nella stagione 2023/2024 i Saints arrivano primi nella stagione regolare stupendo tutti e ottenendo la possibilità di giocare la semi-finale tra le mura amiche del Franklin’s Gardens. E di nuovo, tra il sogno e la sconfitta, ci sono le truppe saracene di Owen Farrell.

Meno brillanti rispetto all’annata passata, ma non per questo meno pericolosi, i londinesi si preparano a una battaglia all’ultimo punto.

L’iniziale vantaggio dei Saracens, firmato da Elliot Daly su calci piazzati, viene azzerato con una meta di Odendaall su assist – manco a dirlo – di Fin Smith. che firma anche la trasformazione: 7-6 per i Saints. Nel corso del primo tempo, Smith calcia e realizza altri tre calci di punizione per andare all’intervallo sul 16-6. Nel secondo tempo, i Sarries tornano in partita con due mete, ma Smith è fatale dalla piazzola e al triplice fischio i suoi sono davanti per soli due punti (22-20). Quanto basta per accedere alla finale di Twickenham.

Statistiche di Fin Smith tratte da Oval Insight per Carborugby
Le statistiche della stagione 23/24. Fonte: Oval Insight

Qui, ad attenderli con i tacchetti affilati e tirati a lucido, ci sono i galattici Bath di Finn Russell, forti dei favori del pronostico e di una stagione regolare giocata con autorità sin dalla prima giornata.

Dopo meno di dieci minuti arriva il vantaggio di Bath su facile calcio di punizione di Russell. Al diciannovesimo Fin Smith risponde con un drop da quaranta metri che ristabilisce la parità sul 3-3. Due minuti dopo c’è il colpo di scena che cambia irrimediabilmente le sorti della partita: Beno Obano, pilone di Bath con 4 caps per i Tre Leoni, arriva alto in un placcaggio finendo per colpire alla testa il seconda linea sudafricano dei Saints Juarno Augustus: no mitigation, è rosso diretto e Bath rimane in 14.

I neroazzurri non ci stanno, lottano, danno del filo da torcere con il coltello tra i denti. A sette minuti dal termine sono persino sopra 21 – 18 prima che Alex Mitchell marchi la meta decisiva dopo un break offensivo di Hendy: 25-21 finale. Dopo dieci anni di digiuno Northampton è di nuovo campione d’Inghilterra.

Smith si rivela decisivo sia in semifinale che in finale, facendosi trovare pronto nei clutch moment. Da li a poco sarà votato dagli altri giocatori della Premiership come il Rugby Players of Association e verrà inserito nel XV ideale della stagione.

Fonte: canale Youtube di Mola Italia

Nel nome della Rosa

Dopo tre anni in crescendo l’approdo in nazionale maggiore era una questione di tempo, complici anche lo spazio lasciato da Farrell e i continui guai fisici di George Ford.

L’esordio arriva in occasione della partita inaugurale del Sei Nazioni 2024 contro l’Italia a Roma. Sono pochi minuti che mettono alla prova le sue qualità difensive in una partita vinta di poco contro gli Azzurri. Nel prosieguo del torneo, Smith entra dalla panchina anche contro Scozia e il Galles senza imprimere particolari segni sulle partite. Tuttavia queste prestazioni gli valgono la convocazione per il tour estivo contro Giappone e Nuova Zelanda, lo stesso che ha visto l’esordio del pilone degli Harlequins Fin Baxter.

Un altro riconoscimento del suo valore, meno luccicante di un trofeo personale o di squadra, arriva sul finire del 2024. La RFU ha infatti annunciato la lista dei diciassette EPS: gli élite players squad, ovvero quei giocatori di interesse nazionale che avrebbero ricevuto un contratto ibrido. E Fin Smith era tra questi.

Il Sei Nazioni 2025: la consacrazione

Dopo una prima partenza dalla panchina nella prima partita contro l’Irlanda, Steve Borthwick stupisce tutti annunciando che Fin Smith sarebbe partito titolare nella seconda partita contro la Francia. A fargli posto, con il suo slittamento ad estremo, Marcus Smith.

Pur condividendo il cognome, i due non potrebbero essere due giocatori più diversi di così. Fin è un giocatore più compassato, già molto maturo per la sua età e capace di guidare con lucidità l’attacco durante tutto l’arco della prestazione.

Il Mago, Marcus Smith, invece, è un giocatore più imprevedibile e decisamente più estroso, abilissimo nel creare dei break offensivi con la corsa e l’agilità. Negli anni ha lavorato duramente per migliorare la sua esplosività atletica e aumentare la massa muscolare, grazie anche al supporto di James Mealing e ai consigli di Jonny Wilkinson e Daley Thompson.

Ora Marcus è in grado di percorrere 10.3 metri al secondo mantenendo il ritmo anche per lunghi tratti. È un dettaglio fondamentale per attaccare i gap delle difese e uscirne vincitore. Questo mix di fantasia ed esplosività lo rende oggi un’opzione molto interessante nel ruolo di quindici, pur non essendo il suo ruolo naturale.

Il trade off con la fly-half degli Harlequins, però, comprende due fattori. In primis la minor copertura difensiva del canale 10-12 (il mago pesa 83 kg contro gli 87 kg di Fin che ha maggiore resistenza ai carichi). In seconda battuta c’è il rischio di avere più confusione in attacco quando si mette in proprio e cerca di improvvisare.

Fonte: canale YT del Sei Nazioni

Ma proprio in queste differenze Steve Borthwick ci ha visto un tesoro anziché un limite: chi ha detto che devono per forza essere l’uno l’alternativa dell’altro? L’estro di Marcus può essere quello che serve ad aprire le difese più chiuse e arcigne, dando la possibilità all’omonimo dei Saints di sfruttare le sue capacità di regista mentre gli avversari stanno recuperando, imprimendo quell’ordine alla manovra che manca al primo.

Entrambi sono comunque due giocatori al crocevia delle proprie carriere che daranno vita a un nuovo dualismo per la maglia numero dieci, così come lo è stato fino a poco tempo fa quello tra Fordy & Faz. Questo per la gioia dei media inglesi e di noi che osserviamo da fuori.

Tornando al risultato della partita con la Francia con cui è iniziato questo paragrafo sapete come si è conclusa? Immagino di si, ma è bene rinfrescare la memoria: due assist decisivi per Tommy Freeman e Elliot Daly, la trasformazione decisiva per il 26-25 finale, una prestazione solida in difesa – sesto miglior placcatore del match -, e titolo di Migliore in Campo.

What else?

Quindi… Fin Smith è davvero il nuovo Jonny Wilkinson?

Solo il tempo potrà rispondere a questa domanda. Ammesso e non concesso che si voglia rivedere per forza in lui qualcosa dell’ex stella dei NewCastle Falcons. Attenzione: la questione rischia di essere una trappola. Un’aspettativa di questo genere è destinata a non realizzarsi poiché nessuno può essere il nuovo qualcuno. Possiamo però sforzarci di immaginare come potrebbe andare sulla base di quello che abbiamo visto fin ora (gioco di parola non ricercato, giuro).

Fin Smith e Jonny Wilkinson per Carborugby
Tra passato e futuro il sogno resta quello della Coppa del Mondo.

Sono molti quelli che pensano che l’Inghilterra abbia trovato un’apertura di livello superiore, con la mente tattica che un numero 10 internazionale deve avere. A queste parole, che Courtney Lawes ha scritto sul Telegraph, ha aggiunto: “non vedo motivi per cui non possa arrivare al livello di Jonny Wilkinson. È impressionante quanto sia maturo per la sua età.” Può sembrare un paragone eccessivo, ma se a dirlo è chi lo ha visto crescere da vicino, allenamento dopo allenamento, allora possiamo fidarci.

E tutto sommato, lo abbiamo visto, le similitudini ci sono. Insieme alla testa e al talento.

Con Lawrence, Freeman, Mitchell, Sleightholme c’è già una connessione speciale dovuta al fatto di aver giocato insieme ai Worcester e ai Saints. E non sfugge agli occhi il fatto che Smith sia in grado di migliorare il gioco di tutta la squadra quando è in campo.

Una dote non da poco visto il momento di transizione che la nazionale dei Tre Leoni sta ancora attraversando. Quella con la Francia infatti è stata la prima vittoria contro una nazionale di Tier-1 dopo sette sconfitte consecutive. L’aver trovato un demiurgo come Smith (Fin) potrebbe rivelarsi fondamentale per fare il passo che manca e tornare, finalmente, ai livelli di qualche anno fa, quando Eddie Jones guidava i suoi in cima al Sei Nazioni e in fondo al mondiale giapponese del 2019.

Nel frattempo, appostati più o meno nell’ombra, i Tigers stanno liberando spazio salariale, complice anche la partenza di Handre Pollard che lascerà la Premiership a fine stagione. L’intenzione non troppo velata è quella di portare Smith a Leicester entro un anno, quando il suo contratto con i Saints sarà in scadenza.

Ma alla fine che sia Northampton, Leicester, Francia o Marte non importa: ovunque scelga di giocare Fin Smith rimane una gioia per gli amanti di questo sport.

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