Da sempre la nazione rugbistica per eccellenza, quest’anno è ultima con 3 punti nel Sei Nazioni. Che cosa è cambiato a Cardiff?

Alun Wyn Jones (Sky Sports)

Un know-how invidiabile

“A me loro fan paura, perché sono tutti rugbisti”, dice Mattia Dolcetto (fra i coach dell’U20) ai microfoni di OnRugby parlando dei pari-età gallesi. Se questo concetto è vero per l’U20, è verissimo per la nazionale maggiore. Il Galles è la terra del rugby, una nazione che vive di palla ovale e che ha scritto alcune delle pagine più importanti di questo sport. Gli atleti gallesi sono estremamente competenti, e dove non arrivano col fisico spesso arrivano con la conoscenza profonda e radicata del gioco.

Fra tutte le skills che si possono imparare in centri di formazione d’élite come quello italiano, che tanto bene ci ha detto negli ultimi anni, ce n’è una che non si apprende lì: quella per cui quando vai al mare con gli amici è la palla da rugby che ti porti, non quella da calcio. Quella per cui da piccolo non hai visto la traversa di Baggio a Pasadena nel ’94 ma il 24-23 per l’Irlanda ai mondiali del 1995 in Sud Africa che condannò il Galles a non passare il girone. La memoria collettiva di un popolo quando si parla di sport è spesso centrata su uno sport specifico, e se per noi volenti o nolenti è il calcio, per i gallesi è il rugby.

Un evento di beach rugby in Galles (Welsh Rugby Union)

Le recenti difficoltà

Negli ultimi due anni (e va detto che ci avevamo visto lungo). il Galles ha attraversato delle difficoltà economiche non da poco. Alcuni giocatori chiave hanno cercato fortuna altrove, su tutti Alun Wyn Jones (finito a Tolone e ora ritirato), Will Rowlands (Racing 92) e George North (che andrà al Provence dall’anno prossimo). La crisi economica del rugby in Galles è stata così grande da spingere i giocatori a minacciare uno sciopero. Nello specifico, nel Six Nations 2023 arrivarono a minacciare di non giocare la partita con l’Inghilterra, la più sentita dal popolo rosso, per via del mancato accordo sui contratti con la federazione.

Negli ultimi cinque anni, la nazione che ha vinto il grande slam nel 2019 si è trasformata in quella che perde con l’Italia in casa (Marzo 2022) e che nel 2023 parte sfavorita contro l’Italia a Roma, salvo poi sfoderare una prestazione monstre e vincere. Ecco, è questo il punto: you don’t rule out Wales. Never. Coi gallesi non si scherza, perché quando le cose si fanno dure, i gallesi fanno falange e diventano virtualmente imbattibili. Al primo turno di quest’anno, per esempio, sotto 27-0 con la Scozia riescono a chiudere 27-26 rischiando di vincerla.

“Non puoi battere il galles in galles, al massimo puoi fare più punti di loro”

Vittorio Munari

Un nuovo corso comincia

Quest’anno però le cose stanno diversamente dagli altri anni. Il ricambio generazionale tanto atteso e tanto temuto è finalmente arrivato, e molte “celebrità” della nazionale del dragone sono rimaste fuori dalla lista di Gatland. Bisogna pensare al futuro nell’anno post-mondiale, e “Gats” lo ha fatto senza pensarci troppo su. Ed ecco che fra la squadra di quest’anno e quella dell’anno scorso ci sono un bel po’ di differenze.

PlayerPositionDate of birth (age)CapsClub/provincePresent in 2023
Elliot DeeHooker7 March 1994 (aged 29)46 Dragonsno
Ryan EliasHooker7 January 1995 (aged 29)38 Scarletsno
Evan LloydHooker28 December 2001 (aged 22)0 Cardiffno
Keiron AssirattiProp30 June 1997 (aged 26)2 Cardiffno
Leon BrownProp26 October 1996 (aged 27)23 Dragonsyes
Corey DomachowskiProp9 November 1996 (aged 27)6 Cardiffno
Archie GriffinProp24 July 2001 (aged 22)0 Bathno
Kemsley MathiasProp29 July 1999 (aged 24)1 Scarletsno
Gareth ThomasProp2 August 1993 (aged 30)26 Ospreysyes
Adam BeardLock7 January 1996 (aged 28)51 Ospreysyes
Dafydd Jenkins (c)Lock5 December 2002 (aged 21)12 Exeter Chiefsyes
Will RowlandsLock19 September 1991 (aged 32)29 Racing 92no (injury)
Teddy WilliamsLock18 October 2000 (aged 23)1 Cardiffyes
Taine BashamBack row22 February 1999 (aged 24)16 Dragonsno
James BothamBack row25 February 1998 (aged 25)9 Cardiffno
Alex MannBack row6 January 2002 (aged 22)0 Cardiffno
Mackenzie MartinBack row26 October 2003 (aged 20)0 Cardiffno
Tommy ReffellBack row27 April 1999 (aged 24)13 Leicester Tigersyes
Aaron WainwrightBack row25 September 1997 (aged 26)43 Dragonsyes
Gareth DaviesScrum-half18 August 1990 (aged 33)74 Scarletsno (injury)
Kieran HardyScrum-half30 November 1995 (aged 28)18 Scarletsyes
Tomos WilliamsScrum-half1 January 1995 (aged 29)53 Cardiffyes
Sam CostelowFly-half1 October 2001 (aged 22)8 Scarletsno
Cai EvansFly-half23 June 1999 (aged 24)1 Dragonsno
Ioan LloydFly-half5 April 2001 (aged 22)2 Scarletsno
Mason GradyCentre29 March 2002 (aged 21)6 Cardiffyes
George NorthCentre13 April 1992 (aged 31)118 Ospreysyes
Joe RobertsCentre10 May 2000 (aged 23)1 Scarletsno
Nick TompkinsCentre16 February 1995 (aged 28)32 Saracensyes
Owen WatkinCentre12 October 1996 (aged 27)36 Ospreysno
Josh AdamsWing21 April 1995 (aged 28)53 Cardiffyes
Rio DyerWing21 December 1999 (aged 24)14 Dragonsyes
Tom RogersWing17 December 1998 (aged 25)3 Scarletsno
Cameron WinnettFullback7 January 2003 (aged 21)0 Cardiffno
Dillon LewisProp4 January 1996 (aged 28)54Harlequinsyes
Harri O’ConnorProp25 October 2000 (aged 23)0Scarletsno
Seb DaviesLock17 May 1996 (aged 27)16Cardiffno
Source: Wikipedia

Sono ben 22 i giocatori convocati quest’anno che non lo erano l’anno scorso. Di questi, due vanno esclusi (Will Rowlands e Gareth Davies) perché l’anno scorso sarebbero stati del gruppo senza infortuni, ma resta comunque che metà della squadra è diversa. Non significa meno esperta, dato che molta gente convocata ha i suoi caps in rosso da mostrare (per esempio Dillon Lewis, 54 caps, convocato per sopperire agli infortuni in prima linea).

Il dato che più colpisce però è il numero di atleti con meno di 10 caps: sono ben 17 gli atleti che hanno totalizzato meno di dieci partite con la maglia del Galles in carriera. Di questi, ben 12 ne hanno tre o meno. Più nel dettaglio, nessuno dei mediani di apertura (Sam Costelow, Cai Evans, Ioan Lloyd) ha più di 8 caps (Costelow). Anche fra i piloni la mancanza di esperienza è palpabile, con i soli Lewis, Thomas e Brown ad avere caps in doppia cifra.

Will Rowlands (Welsh Rugby Union)

Costruendo per il futuro

I caps non significano tutto, chiaramente, altrimenti non staremmo parlando di Mirco Spagnolo e Leonardo Marin come di prospetti interessanti. Tuttavia, quando si tratta di una situazione generalizzata, qualche domanda ce la si deve fare. Questo Galles sta costruendo per il mondiale in Australia del 2027 partendo da un gruppo fresco orfano di molti giocatori importanti dell’ultima decade, e deve trovare nuovi leader. Fare esperienza insieme, costruire un’identità, ritrovare sé stessi.

Nell’ultimo anno solare sono usciti dal giro della nazionale moltissimi atleti importanti. Provo a listarli tutti: Ken Owens (36 anni), T0mas Francis (30 anni), Wyn Jones (30 anni), Alun Wyn Jones (37 anni), Taulupe Faletau (32 anni), Justin Tipuric (33 anni), Rhys Webb (34 anni), Dan Biggar (33 anni), Owen Williams (30 anni), Alex Cuthbert (32 anni), Leigh Halfpenny (34 anni), Liam Williams (31 anni) e il più compianto da tutti i tifosi, Louis Rees-Zammit (22 anni). Solo con questi nomi, una semifinale mondiale la raggiungi (vedi 2019). A parte LRZ, mi sono limitato a quelli con 30 anni o più: una vera e propria ecatombe generazionale.

Sam Costelow in maglia Scarlets sfugge a Josh Adams (Cardiff) in una partita di URC (Welsh Rugby Union)

Nuovi leader cercasi

Sotto questa luce, è chiaro che il Galles sta facendo questo torneo da fanalino di coda (3 punti a fine quarto turno, ultimo) anche per trovare nuove certezze. I nuovi leader non emergono per caso ma perché nel momento di difficoltà sono quelli che guidano il gruppo. Alcuni nomi stanno iniziando a farsi notare in quanto a leadership, come Aaron Wainwright. Le aperture giovani e inesperte stanno comunque mostrando un buon livello di gioco e promettono bene per il futuro.

KITAKYUSHU, JAPAN – SEPTEMBER 17: Aaron Wainwright of Wales poses for a portrait during the Wales Rugby World Cup 2019 squad photo call on on September 17, 2019 in Kitakyushu, Fukuoka, Japan. (Photo by Harry How – World Rugby/World Rugby via Getty Images)

L’Italia chiamata all’impresa

La squadra che ci accoglie a Cardiff per l’ultimo turno del Sei Nazioni è quasi totalmente diversa da quella che battemmo nel 2022, ma per certi versi, è una squadra più difficile da affrontare per via della sua imprevedibilità. L’Italia del rugby non reagisce bene alle situazioni in cui ci si aspetta che vinca perché non ci è abituata, e la speranza è che il gruppo largamente dominato dal Benetton Rugby che quest’anno ha vinto tanto si stia pian piano abituando al fatto che in alcune partite può scendere in campo per fare il suo gioco e imporsi sull’avversario.

La sfida di Cardiff si colloca in un Super Saturday ricco di partite che possono definire il destino di ogni squadra del torneo. Sotto questo aspetto è il Sei Nazioni più interessante degli ultimi anni, dato che all’ultima partita bisogna ancora decidere praticamente tutti i piazzamenti. Se l’Irlanda perde con la Scozia senza fare punti bonus, e la Scozia fa 4 mete, la Scozia vince il Sei Nazioni. Se l’Inghilterra vince con la Francia e l’Irlanda perde con la Scozia, l’Inghilterra vince il trofeo. Se la Francia vince con gli inglesi arriva magari seconda, ma se perde e l’Italia vince arriva quinta. Se l’Italia vince con il Galles potrebbe addirittura finire terza avendo pareggiato coi francesi e vinto con gli scozzesi. Se il Galles vince con punto bonus, arriviamo ultimi. Insomma tutto ancora da decidere, e in questo contesto non possiamo sottrarci alla storia.

Un’immagine di Galles 21-22 Italia del 2022 (San Diego Union Tribune)

Cercare l’angolo in chiusa e al piede

I due reparti che più mi interessa vedere a confronto sono la mediana e la prima linea. I numeri 9 italiani impallidiscono di fronte a quelli gallesi in termini di esperienza, ma la situazione è diversa al numero 10 con Garbisi ben più esperto e “sgamato” di Costelow a livello internazionale. In prima linea Fischetti, Nicotera, Ferrari e magari anche Riccioni possono mettere in grande difficoltà quelli meno esperti fra i piloni gallesi in chiusa. Nel complesso, si prospetta una partita dove la spunterà verosimilmente chi saprà mantenere la barra della disciplina e anche la direzione dei calci dritta. In particolare, sarà interessante vedere come Page-Relo e Garbisi esploreranno coi calci lo spazio coperto da Adams, Winnett e Dier. Se Adams è una certezza dagli altri due ci si può aspettare qualche amnesia di gioventù: bisogna applicare la tariffa massima.

Cam Winnett con la maglia di Cardiff (Welsh Rugby Union)

Pareggiare la loro velocità

Nel canale centrale Brex e Menoncello possono fare parecchi danni in attacco soprattutto se affiancati da un corridore come Gesi, finora inutilizzato, che potrebbe penetrare le non gigantesce maglie difensive gallesi. Si tratta di una squadra dotata di giocatori magari meno scultorei ma molto rapidi, che servirà tenere a bada con degli equivalenti. Capuozzo e Gesi, oltre che Menoncello, sono il tipo di giocatore adatto ad affrontare questa sfida perché dotati di un misto di tecnica e velocità che ci permetterebbe di stare al loro passo. Dalla panchina ci si può aspettare un innesto di fisico con Mori e uno tattico con Marin o Pani. La panchina ha spesso fatto la differenza per noi in questo torneo, e deve continuare a farlo.

Simone Gesi (Six Nations Rugby)

Dove possiamo far male?

Uno dei punti deboli di questo Galles è la non enorme fisicità. In molte delle partite viste finora la squadra si è progressivamente spenta nel corso del secondo tempo (un po’ come un’Italia d’antan), fatta eccezione per la prima con la Scozia. La poca esperienza in alcuni ruoli chiave inoltre si fa sentire quando le cose si complicano, portando la squadra a forzare falli o giocate nel tentativo di risolverla. In questo, noi abbiamo forse una squadra che ha imparato a gestire meglio questo aspetto. Dobbiamo dunque provare a usare questo come grimaldello per scardinare i dragoni a casa loro. Possiamo farcela? Forse. Dobbiamo provarci? Senza ombra di dubbio.

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