Il flow di questo articolo non sarà lineare, né temporalmente né a livello tattico, ma sarà dettato dalle emozioni, dalle intuizioni e da quelle caratteristiche tutte Fijane di cui siamo innamorati. Un po’ come l’idea di allenarsi scalando montagne di sabbia per allenarsi, invece di passare un tranquillo pomeriggio in una bella palestra attrezzata.

Tempo di lettura: 15′

Rupeni Caucaunibuca – The Bua Bullet

Ecco, il primo che salta in mente pensando un po’ agli svariati fenomeni che hanno vestito la maglia bianca delle Fiji, è proprio Caucaunibuca. Nativo della provincia di Bua, nato il 5 Giugno 1980, si mette in mostra sin da subito per le sue doti atletiche straripanti ed una gestualità fenomenale. Doti che lo porteranno ben presto sui palcoscenici internazionali, prima con la nazionale Sevens con cui segnò ben 38 mete, pur giocando soltanto cinque tornei su nove delle World Sevens Series 2000/01.

La sua carriera nel rugby a 15 si svolse principalmente nel ruolo di ala, in cui si mise in mostra a livello internazionale durante la Rugby World Cup 2003, in cui segnò un paio di mete spettacolari contro Francia e Scozia seminando difensori come fosse un Beep-Beep qualsiasi nei confronti di Willie il Coyote. Le fasi iniziali della sua carriera si svolsero nel super rugby con la maglia dei Blues, fino a quando nel 2004 si trasferì in Francia ad Agen. Proprio ad Agen trascose la maggior parte della propria carriera – ebbe una parentesi come medical joker a Tolosa tra il 2010 ed il 2011 – fino alla sua conclusione nel 2014 proprio ad Agen.

Certo, ma perchè non lo sentiamo quasi mai nominare tra i migliori giocatori degli anni 2000 nonostante il talento che si ritrova tra le mani? Beh, la risposta si ritrova nella mancanza di disciplina ed un innumerevole quantità di voli persi per le più svariate cause. Come ad esempio nel maggio 2005, quando tornò in patria per preparare due match contro Maori All Blacks e All Blacks e le partite di qualificazione alla coppa del mondo del 2007. Non fu selezionato per nessuna delle partite di Giugno e Luglio, ma fu convocato invece per preparare la partita contro Samoa. E fu proprio quello in volo che perse – utilizzando come scusante il dover stare con sua moglie che pare avesse un dente infetto – e che gli valse l’esclusione dalla nazionale per un intero anno.

Nel suo match di ritorno contro i Junior All Blacks andò subito a segno – le Fiji uscirono sconfitte per 35-17 – e più tardi segno un’altra meta, stavolta contro l’Italia, portando così le Fiji ad una vittoria per 29-18. Subito dopo il tour con la nazionale Caucau non si presentò al ritiro pre-stagionale di Agen, ma non per i soliti problemi di disciplina, bensì per un’infezione virale che lo costrinse ad essere ricoverato alle Fiji per diverse settimane. In questo periodo per colpa della malattia perse ben 12 chili, e gli fu anche vietato di viaggiare, e questo comportò il sopracitato ritardo al ritiro di Agen, dove tornò soltanto ad Ottobre. Nel primo match per Agen dopo la malattia guidò la propria squadra – grazie ad una prestazione da Man of the Match – ad una vittoria contro Edimburgo in Heineken Cup.

La stagione 2006 fu forse l’apice della sua carriera. In questa stagione – ed in quella precedente – fu il miglior marcatore del Top14. Ecco, la stagione successiva sarà un altro punto basso della sua storia, visto che oltre alle cattive prestazioni venne anche colto positivo alla cannabis, subendo un conseguente ban di tre mesi. Se dovessimo stare a raccontare per filo e per segno le peripezie di Rups – così veniva chiamato dai connazionali – non finiremmo più di scrivere. Lascio parlare le immagini del video qui sotto per darvi la migliore idea del talento che è stato Rupeni Caucaunibuca, e del giocatore che sarebbe potuto essere. Ma poi i Fijani a noi piacciono proprio per questo.

Immagini tutte da gustare – fonte Real Rugby – YouTube

Nemani Nadolo, ma è legale?

Se vi dicessero che c’è un giocatore di rugby alto 1 metro e 96 per 125kg di peso non vi stupirebbe più di tanto, pensereste infatti ad una seconda o terza linea ben piazzata. E se invece vi dicessero che questo giocatore corre i 100 metri in poco meno di 11 secondi? Beh, non ci credereste. Ed è il sentimento che si continua ad avere quando si guardano le immagini di Nemani Nadolo. Ritiratosi al termine della passata stagione, i ricordi che ha lasciato negli occhi e nel cuore dei tifosi delle diverse squadre in cui ha militato sono innumerevoli, così come i lividi e le fratture – anche nell’orgoglio – lasciate ai temerari che hanno provato a fermarlo una volta lanciato in campo aperto.

Nadolo univa ad una fisicità esagerata anche un discreto skill-set, soprattutto se paragonato a giocatori isolani e del pacifico. Si distingueva anche per un ottimo uso del piede, grazie al quale si è anche spesso trovato a ricoprire il ruolo di piazzatore designato, sia nel club che nella nazionale. La sua carriera da professionista iniziò nel 2007, stagione in cui giocò per i Perth Spirit all’interno dell’effimero Australian Rugby Championship. A seguito del fallimento del campionato venne ingaggiato dal Randwick, club facente parte della franchigia del New South Wales, i Warathas, per la quale non venne però mai selezionato.

In seguito prese il suo primo biglietto per l’Europa, destinazione ProD2, in cui giocò per una sola stagione prima di partire alla volta del paese del Sol Levante – a seguito di qualche problemino presso gli Exeter Chiefs – per giocare con i NEC Green Rockets. L’allenatore di questa squadra segnalò il giocatore all’allenatore dei Crusaders – celebre franchigia neozelandese con sede a Christchurc – che lo mise sotto contratto per la stagione di Super Rugby 2014. Durante la stagione giocò ben 14 partite segnando 12 mete, eguagliando così Folau in testa alla classifica dei marcatori. Segnò mete sia in semi-finale che in finale, ma ciò non bastò ai Crusaders per vincere.

Giocò ancora due stagioni con i Crusaders, prima di trasferirsi a Montpellier in Top14. Proprio qui contribuì a formare una linea di trequarti che poteva potenzialmente avere un peso medio di ben superiore al quintale. Dopo tre stagioni oltralpe decise di trasferirsi oltre la manica, andando quindi a giocare per i Leicester Tigers nella stagione 2020-21 e 21-22, laurendosi così campione d’Inghilterra nel 2022 al termine di una stagione di altissimo livello in cui mise a segno ben 10 mete. Nella stagione successiva lasciò i Tigers a metà stagione per giocare con i Warathas, andando così a chiudere romanticamente un cerchio. C’è poco da dire su Nemani Nadolo, un giocatore che ha lasciato il segno d’ovunque sia andato – nazionale compresa con cui ha segnato 12 mete in 20 presenze – ed uno dei giocatori più amati dell’ultimo decennio.

Placcaggi rotti, difensori volanti e tanto altro in questo video tributo su Nemani Nadolo – dal canale YouTube di Andrew Forde

L’eroe dei due mondi: Leone Nakarawa

Facile fare la differenza tra i trequarti con un fisico fuori dal normale, molto più difficile è fare la differenza in mischia con delle skills funamboliche che spesso stonano rispetto a quanto richiesto dal ruolo. 25 offloads in una sola stagione di Champions Cup. Basterebbe soltanto questo dato a raccontare ciò che è stato Leone Nakarawa, seconda linea di ruolo durante tutta la sua carriera, ma doti tecniche e mani che non avrebbero sfigurato nemmeno tra gli Harlem Globetrotters. Queste sue peculiarità gli hanno permesso di avere una lunga e prosperosa carriera nei migliori club dei migliori campionati d’Europa.

La sua carriera europea inizia ai Glasgow Warriors nel 2013, società con cui si laurea campione del PRO12 – l’attuale URC – nel 2015 con una prestazione da Man of the Match proprio in finale contro Munster. L’anno successivo si trasferisce a Parigi, sponda Racing92, e per tre stagioni gioca un rugby di livello altissimo, giocando molte partite e segnando molte mete. Dopo la Rugby World Cup 2019 tornò tardi al club, dal quale venne poi successivamente allontanato per “totale mancanza di spirito di squadra e marcata insubordinazione”. A seguito di ciò tornò ai Glasgow Warriors per una paio di stagioni nelle quali però rimase ben al di sotto delle aspettative e degli standard delle passate stagioni.

Ad oggi gioca nuovamente in Top14 con Castres, dopo una parentesi con Tolone nel 2021/22. Bene, fino a qui sembra la carriera di un ottimo giocatore, ma non di qualcuno che ha lasciato il segno nella storia del rugby. Vero, ma soltanto perchè non abbiamo ancora parlato del rugby a sette e delle Olimpiadi di Rio del 2016. Nakarawa è stato infatti anche un fenomeno nel Sevens. Con le sue cavalcate, i suoi offload e le sue mete ha fatto brillare gli occhi agli appassionati di tutto il globo. Il suo talento ha contribuito fortemente alla storica ed epica campagna olimpica a Rio 2016, portando la nazionale fijana alla conquista della prima medaglia olimpica per le Isole Fiji. E la medaglia era quella del metallo più pregiato: l’oro. Questo traguardo da solo potrebbe farlo entrare di diritto nella leggenda del rugby fijano, ma forse resterà più nella memoria dei tifosi come The Offload King, la seconda linea più funambolica del rugby moderno.

Signore e signori: Leone Nakarawa aka The Offload King – fonte canale YouTube Rugby World Cup

Semi Trailer Radradra : The Unstoppable

Se Leone Nakarawa l’abbiamo battezzato come L’eroe dei due mondi allora potremmo parlare di Radrada come Il re dell’universo rugbistico – senza scomodarci in metafore divine – avendo lui giocato e vinto sia a Rugby League, sia nel Rugby Union sia nel Seven. Nato nel 1992, muove i primi passi nel professionismo nel Rugby Union per il Vatukoula Rugby Union Club e si guadagna così la chiamata per la nazionale Under 20 per il 2011 IRB Junior World Championship e per la nazionale Seven per il Dubai Sevens 2011.

Proprio quest’ultimo evento lo portò poi a cambiare codice e passare al Rugby League con i Paramatta Eels, arrivando poi a debuttare in NRL nel 2013, segnando 5 mete in 7 partite, guadagnando così la chiamata per la nazionale fijana di Rugby League. Continua la sua avventura a suon di record nel Rugby League sino al 2016, quando firmò un contratto di un anno con Tolone per la stagione 2017. Una volta cambiato nuovamente codice Radradra non abbandonerà più il rugby a 15 – Rugby Union – e passerà la sua carriera nei migliori club d’Europa. Dal 2018 al 2020 con Bordeaux, dal 2020 al 2023 ai Bristol Bears per poi tornare in Francia con Lione, assieme agli azzurri Monty Ioane e Martin Page-Relo.

A livello di nazionale maggiore Radradra esordì nel 2018 ed ha raccolto finora 19 presenze, di cui 18 da titolare, segnando 6 mete in totale e trascinando la squadra ai quarti di finale dei mondiali da poco conclusi. Parlando invece di nazionale Sevens, Radradra ha fatto parte della squadra per la campagna olimpica di Tokyo 2020, che ha consegnato la seconda medaglia d’oro alle Isole Fiji, giocando anche la finale vinta per 27-12 contro la Nuova Zelanda. Bene, tutto bellissimo e sorprendente, ma cosa rende Radradra un giocatore simbolo delle Isole Fiji?

Beh, tutto. Nel senso che è un giocatore completo, dotato di un fisico stratosferico, di una velocità elevatissima, di skills manuali ed al piede di prim’ordine e una capacità di letture difensive che non si vede spesso da quelle parti – e un po’ in tutto il pacifico a dire il vero. Poi, quando giocava in Rugby League, era soprannominato Semi-Trailer, cioè Semi-Rimorchio, per la sua capacità di non essere mai fermato. E questa sua peculiarità l’ha portata dietro anche nel Rugby a 15, e tanti suoi impatti sono diventati celebri sui socials ed in molti video su YouTube. Insomma è l’icona contemporanea del rugby fijano, complice il suo stile di gioco ed il suo aspetto peculiare, e soprattutto complici gli scalpi di nazioni importanti – Francia, Australia ed Inghilterra – raccolti con i Flying Fijans negli ultimi anni.

Vi lascio qui una bella compilation di mete di Semi-Trailer Radradra – fonte canale YouTube BRugby

L’età dell’oro

Non possiamo parlare di tutti i giocatori presenti e passati. Sicuramente c’è qualche escluso eccellente che ha fatto e sta facendo la storia della nazionale Fijana e del rugby. Avremmo dovuto citare tutti i componenti delle due squadre Olimpiche che hanno conquistato le medaglie d’oro a Rio e Tokyo, così come dovremmo citare tutti i giocatori delle squadre che hanno conquistato i quarti mondiali nell’edizione 2007 ed in quella appena passata. Alcuni nomi potrebbero essere quelli di Nicky Little e Waisea Nayacalevu – capitani delle spedizioni qualificatesi ai quarti nel 2007 e 2023 – oppure Waisale Serevi – inserito nella World Rugby Hall of Fame ed autentica leggenda del rugby fijano. Ma molti altri hanno attirato l’attenzione del pubblico più generalista. Tuisova può essere un esempio del rugby a 15, Jerry Tuway nel rugby Seven e tanti altri nomi che allungherebbero fin troppo l’articolo. Insomma, il talento non è mai mancato a questi giocatori, ma è sempre mancata una certa organizzazione generale e continuità di gioco che ha impedito un vero e proprio sviluppo della squadra nazionale.

Una compilation di tutto ciò che ci piace dei giocatori fijani – fonte canale YouTube Die Hard Rugby

Cosa ci riserva il futuro?

Possiamo però parlare di ciò che verrà, o meglio potrebbe avvenire, in un futuro sempre più promettente. La Fiji Rugby Union nel 2017 ha infatti creato una franchigia nominata Fijian Drua, per cercare di sviluppare un numero maggiore di giocatori e per evitare di disperdere i migliori talenti in giro per l’Europa. Sino al 2021 la franchigia ha militato nel campionato domestico australiano, e in quell’anno si sono aggiudicati la licenza per partecipare al Super Rugby a partire dalla stagione 2022. Se la prima stagione è stata molto complicata, con soltanto due vittorie di cui una contro i Moana Pasifika anch’essi matricole del torneo, la stagione 2023 li ha invece visti qualificarsi alle fasi finali dopo una stagione in crescendo. Ben 6 vittorie gli sono infatti servite per qualificarsi ai quarti di finale, persi contro i Crusaders – poi laureati campioni.

Misurarsi in un campionato professionistico altamente competitivo ed allenarsi come veri professionisti è ciò che mancava a molti atleti che continuavano a giocare nei campionati locali. Ancora di più ciò che è sempre mancato è stata la possibilità di giocare sempre più spesso assieme e con un piano di gioco conosciuto alla maggior parte della rosa, e ciò con i Fijan Drua sembra che stia avvenendo. Tutte queste condizioni sono una base salda su cui poter costruire un futuro stabile e non più legato soltanto alla nascita e crescita di pochi talenti cristallini. La crescita dei Drua potrebbe rivelarsi l’ingrediente che mancava per arrivare in futuro ad una svolta epocale. E se il buon giorno si vede dal mattino, beh, alloea pare proprio la strada sia quella giusta.

Rispondi