Due stagioni pressochè identiche, due epiloghi fotocopia, due fallimenti. O perlomeno, questo potrebbe sembrare. Leinster è a digiuno di trofei da ben due stagioni, e non sarebbe un problema se non stessimo parlando della squadra e del club probabilmente più potente dell’intero globo. Di quella squadra che perde una sola partita in tutta la stagione regolare di URC giocando un tour in Sud Africa con mezza Academy (e qualcosa in più) schierata titolare, vincendo contro i Lions e pareggiando con i campioni in carica degli Stormers; l’unica sconfitta per Leinster in URC, quest’anno, èla terza partita del tour sudafricano, un sonoro 62-7 contro i Bulls al Loftus Versfeld di Pretoria. Una società che nella sua storia nel professionismo ha vinto 8 campionati tra Celtic League, Pro 12 ed URC e 4 Champions Cup. Leinster è una corazzata che sforna trofei e giocatori come nessun altro in Europa, ed il suo sistema è invidiato da molti. Un sistema collaudato, che parte da un bacino di reclutamento formato dai club locali, dalle scuole e dai college della provincia di Dublino, al quale vengono imposti dei principi su cui basare le proprie attività di insegnamento del gioco e dei principi che poi saranno presenti nell’Academy, in prima squadra ed anche in nazionale. Leinster è più che un club, è il riflesso di tutto un movimento atto alla crescita ed alla formazione di giocatori di elite, che molto spesso ha portato a vincere trofei. Ma possiamo basare il giudizio soltanto su questo? Analizziamo alcuni punti e poi trarremo le nostre conclusioni.

Leinster dopo un match – fonte www.leinsterrugby.ie

La strada per il successo

La struttura del rugby irlandese è piramidale, ed ha come obiettivo ultimo far performare la propria selezione nazionale al meglio, ed a questo scopo tutte le parti in causa giocano il proprio ruolo fondamentale. Leinster è una franchigia, cioè una squadra che racchiude al suo interno giocatori provenienti da differenti club all’interno del suo territorio di competenza. Fondamentalmente è il penultimo gradino di una piramide alla cui cima c’è la nazionale del trifoglio. A questo livello arriva soltanto il meglio di tutto il territorio di Dublino e dintorni. La base sono i club di quartiere che pensano alla formazione dei giocatori durante i loro anni di minirugby per poi cederli alle squadre scolastiche che a loro volta li vedranno muoversi verso i college. Con l’aumentare del livello aumenta anche il controllo che Leinster ha sui principi di gioco che vengono insegnati ai giocatori. I giocatori più meritevoli entreranno poi a far parte dell’Academy, in cui verranno seguiti direttamente dallo staff di Leinster. Da qui il passo alle selezioni nazionali è breve, anche se non scontato, visto che Leinster è la franchigia che fornisce più giocatori alle nazionali, giovanili e senior. Ecco che quindi si chiude la scalata alla piramide, arrivando così alla sommità, cioè la nazionale. Come già scritto in precedenza, il fine ultimo di tutto il movimento irlandese è rendere la nazionale competitiva e vincente, e ciò è già avvenuto quest’anno. L’Irlanda ha infatti vinto il 6 Nazioni, con tanto di Grande Slam, ed è prima nel ranking mondiale a poche settimane dall’inizio della Rugby World Cup. In questo senso, si tratta di tutt’altro che un fallimento per la franchigia di Dublino.

L’Irlanda festeggia il Grande Slam 2023 – fonte The Mirror

Sul campo si poteva fare di più?

Se lo chiedono in molti, e la risposta non è così semplice come potrebbe sembrare. In prima analisi infatti sarebbe semplice rispondere affermativamente: ha avuto a portata di mano due coppe dalle quali è uscita per un solo punto e forse entrambe per supponenza. Ciò potrebbe derivare dalla stagione regolare che hanno avuto sino a quel momento: 18 partite per un totale di 16 vittorie, un pareggio contro gli Stormers e una sconfitta con i Bulls. Soprattutto il tour in Sud Africa ha evidenziato una superiorità imbarazzante della franchigia di Dublino nei confronti dei Lions, battuti con una squadra imbottita di giocatori dell’Academy all’esordio o comunque alle prime esperienze in URC, e degli Stormers, con i quali hanno pareggiato con una squadra con dei senatori in ruoli chiave, ma rimaneggiata e con ancora molti giovani di belle speranze in campo. L’inesperienza della squadra è apparsa nel primo dei tre match sudafricani, quello perso 62-7 contro i Bulls. Inesperienza che è però presto diventata esperienza di campo per i giovani giocatori, che nelle due settimane successive hanno battuto i Lions 36-39 e quasi battuto i campioni in carica Stormers 22-22. Aver lasciato la squadra titolare a Dublino per preparare questi match fondamentali nei più minimi dettagli non ha però sortito gli effetti desiderati. Contro Munster infatti l’eccessiva indisciplina, 11 falli commessi da Leinster contro soltanto 5 commessi da Munster, è costata cara. Munster ha fatto di tutto per riuscire a restare in partita e Leinster non è riuscita fino in fondo a controllare il match, facendosi battere quasi allo scadere (al 77′) da un drop di Jack Crowley. Il discorso non è tanto diverso per quanto riguarda la finale di Champions Cup contro La Rochelle. La formazione era di prim’ordine, così come non si vedeva forse da troppe partite, e l’inizio del match non sembrava lasciare alcun dubbio sull’andamento di questa finale, visto il parziale di 17-0 infilitto ai francesi nel primo quarto di gara. Pare però che l’energia si sia esaurita troppo presto, o forse il tentativo di gestione del match non ha nuovamente tenuto conto della potenza di fuoco di La Rochelle. La gestione, appunto, dei match clou è stata quindi errata in entrambe le occasioni. Dall’esterno pare che la supponenza e l’abitudine all’essere sempre superiori siano stati il vero tallone d’Achille di questa squadra, che pare non avere le contromisure per quando la situazione esce dai binari prestabiliti. O forse gli avversari stanno iniziando a prendere delle contromisure contro le quali il dominio fisico e tecnico non sono più sufficienti. E questo è un grosso punto a sfavore della franchigia di Dublino.

Il drop goal con cui Jack Crowley ha eliminato Leinster in semifinale – fonte Extra.ie

Un fulmine a ciel sereno

L’epilogo di questa stagione è stato un incubo al quale probabilmente nessuno avrebbe voluto assistere. Nella stagione precedente Leinster perse 5 partite in URC ed una in Champions Cup, contro il Montpellier di Paolo Garbisi (persa soltanto a tavolino). La stagione presente è stata ancora più dominante della precedente, con Leinster che si è comportato da schiacciasassi ovunque, in URC ed in Champions Cup, non perdendo nemmeno una partita di quest’ultima fino alla finale. E questo ruolino di marcia sembrava presagire un cambio di rotta anche nelle fasi finali dei campionati. Cambio di rotta che non è avvenuto e che porta quindi a domandarsi se non sia un vero e proprio problema insito nel DNA di Leinster, e non solo. Questa incapacità di vincere match da dentro o fuori partendo da favoriti ricorda un po’ l’Irlanda in edizione mondiali. Nel 2015 e soprattutto nel 2019 dall’Irlanda ci si aspettava che arrivase quantomeno in semifinale, visto la forma con cui si era approcciata alla kermesse iridata. Ma i sogni e le ambizioni vennero disattesi, condannando il trifoglio ad abbandonare ai quarti di finale i sogni mondiali. Questo è un parallelismo preoccupante, in quanto i mondiali sono tra pochi mesi, e se questa incapacità di vincere match ad eliminazione diretta è davvero così endemica come sembra, beh allora per l’Irlanda non si prospetta un roseo futuro.

Danty sfugge ai giocatori di Leinster in finale di Champions Cup – fonte Dublin Live

È mancato qualcosa? O qualcuno?

Non bisogna però tralasciare un aspetto: Johnny Sexton. Dal termine del Sei Nazioni 2023 il wonder boy irlandese non è infatti più sceso in campo per prendersi cura di un problema fisico al fine di essere al top per il mondiale. Sappiamo benissimo tutti quanto Sexton sia fondamentale per far esprimere al massimo il sistema di Leinster e quello della nazionale. Byrne in particolare non ha giocato due brutte partite, però quello che può dare Sexton in termini di gestione del gioco e dei diversi momenti della partita è impareggiabile, e avrebbe aiutato non poco la franchigia di Dublino, magari cambiandone anche i risultati ed arricchendone la bacheca. Ecco, se l’assenza di Sexton in questa stagione può essere una scusante, di sicuro non è un buon auspicio per il futuro, visto che con il mondiale si chiuderà la sua carriera e ad ora tutte le speranze irlandesi e dublinesi per la maglia sono riposte nel ventenne Sam Prendergast. Proprio su Sexton sono riposte le speranze dell’Irlanda e di Leinster, la cui stagione dipende proprio dal risultato della nazionale al mondiale. Perchè non dimentichiamoci che l’obbiettivo ultimo di Leinster e delle altre franchigie è fornire alla nazionale dei giocatori in grado di fare la differenza anche a livello internazionale. Se la campagna mondiale fosse un fallimento lo stesso varrebbe per la stagione di Leinster, mentre se il mondiale dovesse andare così come il ranking mondiale suggerisce… beh a quel punto chi penserebbe più alla stagione di Leinster?

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