Quest’estate torna uno degli appuntamenti più importanti del panorama rugbistico internazionale dell’ultimo secolo. Ogni 4 anni la selezione dei migliori giocatori di Inghilterra, Scozia, Galles ed Irlanda, conosciuta come “British & Irish Lions”, parte per un tour verso una fra Australia, Nuova Zelanda, o Sud Africa. Si tratta di un evento antico, risalente già alla fine dell’ottocento, ed essere convocati per “il tour” è ancora ad oggi una delle più grandi investiture che un giocatore di rugby britannico o irlandese può ricevere nella propria carriera di giocatore.
Perché si chiamano Lions?
La domanda sorge spontanea se non siete al corrente della storia. Infatti, nonostante lo scudo della selezione dei Lions reciti “Est. 1888”, il nome “Lions” risale a circa 40 anni più tardi. Ma facciamo un passo indietro: a fine ottocento, il rugby era il gioco delle élite britanniche nell’impero, non solo in patria: le classi dirigenti e i ranghi militari dei domini dell’impero britannico nel mondo, il quale includeva molte delle nazioni che oggi consideriamo nazioni rugbistiche come Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia, spesso giocavano a rugby come sport invernale. Fu l’idea di un trio di giocatori inglesi di cricket quella di portare una selezione combinata dei migliori giocatori delle cosiddette home nations in tour in Australia e Nuova Zelanda, per solleticare l’interesse di tutti gli amanti dello sport dell’élite britannica dell’Emisfero Sud. Si trattava di tour lunghissimi (più di 30 partite) che duravano fino a 6-7 mesi, anche dato che il viaggio veniva affrontato in nave. Il rimborso spese era minimo: il rugby è stato amatoriale fino al 1995, almeno sulla carta, e nei primi del ‘900 non c’era dubbio che per poter andare in tour dovevi avere le risorse economiche per farlo. Non era certo uno sport da poveri.
Inizialmente conosciuti con nomi come “Combined british” o “British Isles”, oppure “British tourists”, il nome Lions viene adottato informalmente nel 1924 quando i giornalisti sudafricani si riferiscono a questa selezione così, basandosi sul leone cucito sulla maglia. È però solo nel 1950 che il nome viene adottato ufficialmente, intuendo che il brand che si stava creando dietro i “British Lions” (allora senza “& Irish”) muoveva molta attenzione e andava sfruttato. Nello stesso anno si passò anche dalla maglia blu scuro, che aveva caratterizzato i 40 anni precedenti, alla maglia rossa che ancora oggi conosciamo. La decisione fu presa per evitare quelli che oggi chiamiamo “kit clash”, dato che il blu scuro contro il nero degli All Blacks rendeva difficile distinguere i giocatori. Nel 2001, infine, si decise di modificare il nome in “British & Irish Lions” per marcare il fatto che il contributo irlandese alla squadra veniva sia dall’Ulster che dall’Eire, che dagli anni ‘20 era uno stato indipendente ma non veniva riflettuto nel nome della selezione.
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Per una storia completa dei Lions, e del rugby in generale, consigliamo la lettura di The Oval World, scritto da Tony Collins (link al libro).
Quando, dove e come
Uno dei grandi problemi del tour dei Lions è poterlo effettivamente vedere. Le partite vengono trasmesse dalle TV locali delle nazioni del tour (quest’anno in Australia su Stan Sport) ma in Europa l’unico modo è avere un abbonamento televisivo in UK e Irlanda, dove verrà trasmesso da Sky Sport UK. Dall’Italia, purtroppo, è probabile che dovrete arrangiarvi. Il tour del 2025, che sarà effettuato in Australia, vede 10 partite di cui 9 in suolo australiano e 1, la prima, a Dublino. Tradizionalmente, infatti, la prima partita del tour viene giocata “a casa” prima di partire contro un avversario internazionale di livello, dando modo anche al pubblico delle home nations di vedere la selezione dal vivo.
| Data | Avversario | Luogo | Inizio (orario italiano) |
|---|---|---|---|
| 20/06/2025 | Argentina | Dublin | 9:00 pm |
| 28/06/2025 | Western Force | Perth | 11:45 am |
| 02/07/2025 | Queensland Reds | Brisbane | 11:45 am |
| 05/07/2025 | NSW Waratahs | Sydney | 11:45 am |
| 09/07/2025 | ACT Brumbies | Canberra | 11:45 am |
| 12/07/2025 | Invitational AU & NZ | Adelaide | 11:15 am |
| 19/07/2025 | Wallabies | Brisbane | 11:45 am |
| 22/07/2025 | First Nations & Pasifika XV | Melbourne | 11:45 am |
| 26/07/2025 | Wallabies | Melbourne | 11:45 am |
| 02/08/2025 | Wallabies | Sydney | 11:45 am |
Leggendo la lista delle partite viene naturale chiedersi come possano giocare così tante partite, alcune ogni tre giorni, soprattutto se è il primo tour che seguite. Le partite che contano davvero sono i tre test contro la nazione ospitante: in quelle, scenderanno in campo i migliori. Nelle altre partite, invece, solitamente vengono fatti esperimenti tattici, dati minuti a giocatori che nei tre test dirimenti non avranno spazio se non scampoli di partita, e soprattutto, viene dato spettacolo. L’idea originale del tour del 1888, infatti, era innanzitutto portare il rugby più spettacolare in giro per il mondo.
Le scelte di Andy Farrell
Nei tre tour precedenti a questo il capo allenatore è stato Warren Gatland, storico allenatore neozelandese del Galles. “L’era-Gatland” (2007-2019) in Galles ha sicuramente coinciso con una grande componente gallese nella selezione dei Lions, forte di una generazione di fenomeni durata più di un decennio che ha portato il Galles nei luoghi più alti del rugby internazionale. Ad oggi, però, l’head coach è Andy Farrell (Inglese, padre di Owen, e head coach dell’Irlanda) e le cose appaiono molto diverse per il Dragone. Nelle scelte di Andy Farrell compaiono solo due giocatori gallesi (Jac Morgan e Tomos Williams), e ci sono stati dei dubbi persino su di loro. Una situazione molto diversa dalla selezione del 2021, che vedeva 12 gallesi di cui uno, l’intramontabile Alun Wyn Jones, capitano della selezione.
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La lista dei convocati include i seguenti giocatori:
- Piloni: Will Stuart, Pierre Schoeman, Zander Fagerson, Tadhg Furlong, Ellis Genge, Andrew Porter
- Tallonatori: Dan Sheehan, Luke Cowan-Dickie, Ronan Kelleher
- Seconde linee: Tadhg Beirne, Ollie Chessum, Scott Cummings, Maro Itoje, Joe McCarthy, James Ryan
- Terze linee: Josh Van Der Flier, Jack Conan, Tom Curry, Ben Earl, Jac Morgan, Henry Pollock
- Mediani di mischia: Tomos Williams, Alex Mitchell, Jamison Gibson-Park
- Mediani di apertura: Marcus Smith, Fin Smith, Finn Russell
- Centri: Sione Tuipulotu, Huw Jones, Bundee Aki, Garry Ringrose
- Ali/estremi: Duhan van der Merwe, James Lowe, Blair Kinghorn, Hugo Keenan, Mack Hansen, Tommy Freeman, Elliot Daly
Una cosa che salta all’occhio è che vari atleti selezionati, come Duhan Van Der Merwe, Blair Kinghorn e Sione Tuipulotu, sono al momento alle prese con infortuni di media-larga entità. Alcuni già dall’anno scorso come Tuipulotu, altri invece più recenti. Ha fatto comunque riflettere vedere il video-reaction postato da Blair Kinghorn al momento della selezione, con la caviglia nel tutore seduto sul divano.
I giocatori selezionati sono distribuiti in 15 club europei, fra i quali il più rappresentato è per distacco il Leinster con 12 convocati. Si tratta di un unicum nella storia dei Lions: mai nessun club aveva visto tanti convocati nella storia del rugby. Per dare le giuste proporzioni, al secondo posto ci sono Glasgow e Northampton con 4 convocati ciascuna. In molti hanno speculato che Farrell stia usando questo tour per fare delle prove tecniche, una specie di dry run, del mondiale australiano del 2027 che affronterà guidando l’Irlanda.
Ci sono, infine, molti giocatori al primo tour: ben 25 su 38 sono infatti novizi della maglia rossa, segno di un cambiamento forte. Anche visto che l’avversario, l’Australia, non si trova nel suo miglior momento sportivamente parlando, le scelte di Farrell sono incentrate su una squadra giovane e dinamica. Emblematiche, per esempio, le convocazioni dei giovanissimi Fin Smith e Henry Pollock, rivelazioni del rugby inglese di quest’anno.
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Gi esclusi
“To those who have not been picked for now, stay fit and stay sharp because we are watching”. Con queste parole, Andy Farrell ha suggerito ai non-convocati di non perdere la speranza, perché è molto facile che qualcuno venga convocato prossimamente. La selezione “degli esclusi”, infatti, è una squadra praticamente altrettanto forte che potrebbe tranquillamente giocarsela con chiunque. Sono sicuramente queste parole che ha in mente Jack Conan, convocato con i Lions alla prima chiamata verosimilmente grazie all’infortunio del suo conterraneo Caelan Doris. A prescindere dalle speculazioni, i non convocati che avevano speranza di andare faranno bene a non perdere forma da qui a giugno perché la chance di una chiamata è sempre dietro l’angolo.
Alcuni degli esclusi di lusso fra gli avanti sono Finlay Bealham, Nicky Smith, Ewan Ashman, Jamie George, Dafydd Jenkins, Jamie Ritchie, Sam Underhill, Jack Willis. Fra i mediani Ben White, Jack Van Poortvliet, Sam Prendergast, George Ford, Tom Jordan e Owen Farrell. Infine fra i trequarti puri Robbie Henshaw, Kyle Steyn, Fraser Dingwall, Jacob Stockdale, Ollie Sleightholme, George Furbank, Freddie Steward e Blair Murray. Oltre a questi nomi ce ne sarebbero altri, perché alla fine diciamocelo: unendo 4 nazionali fra le più forti del mondo in un’unica selezione, devi per forza lasciare fuori qualcuno che si meriterebbe di venire. Inizialmente Farrell lavorerà con un gruppo ridotto preparando la sfida del 20 Giugno contro l’Argentina, lasciando che i convocati terminino i rispettivi campionati. Infatti, la Premiership termina il 14 Giugno, come anche lo URC. In questo lasso di tempo tutto può succedere.
Come giocheranno?
Farrell è un allenatore estremamente situazionale: i suoi giocatori sanno sempre cosa fare perché sono allenati a prendere decisioni sotto stress, sul momento. Le squadre di Farrell danno il meglio nelle occasioni che contano, e i test match dei Lions saranno probabilmente l’apice di questo. La sua irlanda era (e sarà di nuovo) difficilissima da affrontare perché non ha un gameplan fisso e prevedibile, ma piuttosto un canovaccio interpretato da grandi attori, motivati, che non mollano mai. Con i giocatori scelti, soprattutto fra i trequarti, è probabile che si prediliga un gioco rapido e ricco di ruck veloci, per concentrare la difesa in un punto e cercare poi il buco coi trequarti.
Nel gruppo dei 38, Farrell ha scelto tanti piloni mobili e abili nel gioco aperto, affiancati da trequarti tecnici e poliedrici il cui compito sarà di concedere il minor numero di mischie possibile. Anche la mediana è ricchissima di talento, ma quantomeno per il primo test contro i Wallabies, è probabile che si prediliga un set di interpreti che si conosce bene per assicurare il risultato. Se è vero che gli esperti sono Gibson-Park e Finn Russell, non va sottovalutato come alternativa il già rodato “tridente inglese”: Mitchell a 9, Fin Smith a 10 e Marcus Smith a 15. Una tale formazione sarebbe capace di riguadagnare terreno al piede in ogni situazione e creare molti pericoli alla difesa, con schemi già automatizzati.
L’Australia e la “cura-Schmidt”
Nel triennio 2021-2024 l’Australia ha visto un susseguirsi di allenatori, tra cui Eddie Jones, che non ha consolidato un gioco o un’identità ma piuttosto rafforzato l’idea che il rugby australiano fosse in crisi. Si tratta di una conclusione legittima: ormai da anni il rugby union in Australia ha perso smalto e praticanti rispetto al League, vero sport nazionale quando si tratta di palla ovale. Gli interpreti di questa generazione non sembrano promettere un “ceiling” pari a quello di David Pocock, Michael Hooper, Quade Cooper e compagnia. È proprio in questo contesto, allora, che la federazione australiana ha deciso di affidarsi a uno dei big della panchina: Joe Schmidt, colui che ha portato l’Irlanda dov’è oggi.
Nel giro di un anno si è visto un cambio di attitudine, stile e capacità notevole, culminato con la vittoria contro l’Inghilterra nei test di Novembre 2024 (oltre a quella larga sul Galles). L’Australia ha mostrato tutta un’altra verve, esibendo un gioco difensivo asfissiante e un gioco offensivo complesso, ricco di movimenti a incrociare, e difficile da prevedere. Per fare questo gioco hai bisogno di interpreti di prim’ordine, e qui è il punto debole dell’Australia, soprattutto se gioca contro il meglio del rugby europeo congiunto. Per Schmidt, questa sarà una grande occasione per dimostrare la sua appartenenza al club dei migliori allenatori al mondo, soprattutto in ottica 2026. Ha infatti annunciato che non sarà lui a portare l’Australia al mondiale casalingo del 2027, cedendo il posto a Les Kiss (attuale head coach dei Queensland Reds).
A cosa fare attenzione
Ci sono tantissimi temi cui fare attenzione in un tour dei Lions, molti dei quali di contorno e non necessariamente inerenti al rugby. Senza dubbio, però, si tratta di una selezione dal tasso tecnico inarrivabile che permette allo spettatore di vedere un rugby di livello inaudito. Per questo motivo, la prima cosa cui stare attenti è senz’altro il gioco. Lo scontro fra titani che andrà in scena sarà quello tra una squadra ruvida, spietata e capace di ignorare il dolore con lo sguardo dritto alla meta, e una squadra clinica, precisa e ingegnerizzata, contro cui non si potrà fare molti errori. Cuore contro cervello, una delle sfide più vecchie del mondo, e non siamo pronti a godercela.
Un secondo tema è sicuramente il minutaggio che avranno i due giovani Henry Pollock e Fin Smith. Se già ha sorpreso la loro chiamata, sorprenderà ancora di più un loro utilizzo massiccio. Difficile immaginare di vederli titolari già al primo dei tre test match con i Wallabies, anche se per Fin Smith le probabilità sono più alte per i motivi discussi nei precedenti capitoli. Nelle altre partite, però, saranno probabilmente chiamati in causa, e se faranno la differenza, ci sarà spazio per loro anche nei tre veri test del tour.
Infine, un piccolo tocco di italianità: nel secondo test match dei tre, l’arbitro sarà l’italiano Andrea Piardi. Un onore enorme per un arbitro italiano, anche visto che il secondo test può determinare già chi vince la serie dei tre. Per Piardi sarà un’occasione per mostrare al mondo che fa parte della cerchia dei migliori, sperando che non sia un’altra partita con mischie no contest, cartellini, HIA ed errori di software tutti mescolati in dieci minuti di terrore (vedi Munster-Bulls di URC per capire).
A noi non resta che aspettare con ansia l’arrivo di questo appuntamento dal fascino antico inarrivabile.