I Bleus stanno cambiando pelle: che squadra aspetta l’Italia?

Dopo due sole giornate del Six Nations il derby transalpino è per la Francia una partita probabilmente più complicata del solito. All’appuntamento con l’Italia per il Trofeo Garibaldi (o Garibaldì, secondo i cugini) la Francia di Fabien Galthié si presenta con moltissime incognite rispetto al “percorso” intrapreso dal coach transalpino anni orsono. Il bacino di giocatori che l’Héxagone può fornire alla Nazionale è pressoché sterminato in ogni ruolo, ma l’equilibrio creato da una Francia capace di vincere due Grandi Slam nel Six Nations e presentarsi come una delle favoritissime ai Mondiali casalinghi, quello si, è venuto a mancare. Con una brutta sconfitta contro l’Irlanda (più che il risultato finale, le mete subite, la gran parte della partita giocata in 14 per l’espulsione di Willemse per doppio placcaggio alto, pesa il senso di superiorità imposto dagli irlandesi) e una vittoria contestata, discussa e centro di mille polemiche contro la Scozia (la palla è stata schiacciata? Si? No?) i Bleus arrivano alla sfida di Lille domenica 25 febbraio con diversi esordienti assoluti, un gruppo comunque impressionante per qualità e quantità e, ma, problema principale, una linea mediana che, fino ad ora, ha fatto rimpiangere il duo delle meraviglie Dupont-Ntamack.

La domanda che corre: è finito un ciclo o l’onda sta solo ricaricando? – quinzemondial.com

Fabien Galthié, la guida fino a questo momento, forte di una percentuale dell’80% di vittorie sulla panchina francese (ma anche questa certezza numerica sta assumendo per i commentatori d’oltralpe la caratteristica di un meme) è nell’occhio del ciclone, vuoi per la sanguinosa eliminazione ai Mondiali (vissuta davvero male dall’ovale francese), vuoi per le prestazioni non brillanti della squadra post mondiale. Al tecnico si imputa la mancanza di “gioco alla francese”, aver costruito un personaggio troppo arrogante a cui veniva perdonata la spinosità per gli ottimi risultati e il fatto che non abbia saputo preparare una soluzione B ai mediani titolari (oggi uno impegnato nella preparazione olimpica nel VII, l’altro alle prese col recupero dell’infortunio che gli ha fatto saltare il mondiale).

Che la Francia sia in rodaggio dopo la delusione mondiale è quasi scontato e oltre alla squadra anche le integrazioni allo staff tecnico nazionale stanno richiedendo più tempo di quanto il pubblico francese, abbagliato dal Grande Slam del 2022, è disposto ad aspettare. Quindi, come arriva la Francia?

IL GIOCO: LA DÉPOSESSION

In principio fu Shawn Edwards, il guru della difesa che aveva fatto la fortuna del Galles nella prima gestione Gatland dominando l’Europa a suon di fisicità e rush defence. La filosofia di Galthié si è perfettamente sposata con la visione arrembante della difesa come contrattacco di Edwards e non è un caso che, nelle prime due partite del Torneo, la Francia abbia realizzato il minor numero di passaggi (239) tra le compagini presenti, con un numero molto basso (11) anche di passaggi dopo il contatto, che invece erano stati un marchio di fabbrica del gioco transalpino. Il motivo? In primis la scelta di gioco è voluta: più che giocare la palla, Galthié privilegia nelle sue squadre l’occupazione territoriale dello spazio, andando ad aggredire l’avversario nella propria metà campo, combinandosi al meglio con l’efficacia dei placcaggi (89,05%, miglior squadra del Torneo) e nel breakdown (5 palloni rubati). Altri numeri: 46% del possesso palla contro l’Irlanda, 44% contro la Scozia e una media di 16’48’’ palla in mano (solo l’Italia peggio, con 15’24’’, mentre l’Irlanda guida la classifica con 21’57’’). E ancora: 1.995,3 metri guadagnati con 61 calci (media di 32,7 metri, meglio solo la Scozia con 34,4 metri) grazie alla trimurti Lucu-Jalibert-Ramos. Questo tipo di gioco è considerato, dai detrattori, estremamente logorante, in particolare per gli avanti, chiamati a tenere una pressione costante sugli avversari in fase di risalita del campo.

Cyril Baille e Paul Gabrillagues in azione contro la Scozia – dicodusport.fr

E proprio gli avanti sono uno degli aspetti più interessanti. Nei set-pieces si vede lo splendido lavoro di William Servat in mischia chiusa, fondamentale nel quale i francesi possono vantare il 100% di successo (seconda l’Italia, con l’83,33%), mentre i lineout la percentuale di successo scende al 78,6% (quarta posizione) ed è un punto dolente. A curare la touche post-Mondiali è stato chiamato Laurent Sempéré, ex tallonatore con oltre 200 presenze con la maglia dello Stade Français dal 2019 allenatore degli avanti dei parigini in rosa (anche sotto l’attuale allenatore dell’Italia, Gonzalo Quesada) e considerato un visionario nel campo. Complici le assenze e il tempo di assorbimento dei nuovi schemi questo punto è una nota particolarmente dolente per la compagine transalpina, brutalizzata dai maestri irlandesi nella sfida di Marsiglia alla prima giornata del Torneo. Le assenze, come vedremo, giocano un ruolo fondamentale in questo aspetto.

GLI ASSENTI

Antoine Dupont, Romain Ntamack, Anthony Jelonch, Gregory Alldritt, Melvyn Jaminet, Gabin Villière, Paul Willemse. E ancora: Jean-Baptiste Gros, Demba Bamba, Emmanuel Meafou, Thibaut Flament, Ethan Dumortier. Tutti fuori per infortunio, squalifica, scelte personali o in recupero. Se alcuni di questi giocatori stanno venendo conservati per sfide considerate più provanti (nello specifico Alldritt), si può notare che l’assenza di ben tre seconde linee potenzialmente titolari (Willemse, Meafou, Flament) abbia reso necessario allo staff francese a sperimentare, prima schierando due volte titolare il capitano dello Stade Français Paul Gabrillagues, poi inserendo la terza centro dello Stade Toulousain Alexandre Roumat (198 cm) in seconda linea e infine affiancandogli il fenomeno 19enne Posolo Tuilagi (entrambi dalla panchina). Solo Cameron Woki è diventato intoccabile. Anche l’assenza di Jelonch non va sottovalutata: il 6 titolare nella formazione tipo è in grado di giocare anche a 8 e data la fisicità è un’opzione validissima sia in touche, sia in campo aperto. L’elefante nella stanza però sono i due dioscuri tolosani, su cui la Francia aveva costruito e brillato negli ultimi anni: Antoine e Romain.

I grandi assenti di questo torneo, capaci di costruire un equilibrio perfetto col gioco di Thomas Ramos – TF1info.fr

Se l’“affaire Ntamack” è noto da prima del Mondiale (brutto infortunio al ginocchio), la scelta di Dupont di rincorrere il sogno olimpico col VII è stata tutt’altro che indolore e forse prematura dopo lo shock Mondiale. L’assenza del mediano di mischia, capitano della Nazionale, non solo pare far mancare un’importante componente di leadership alla squadra (benchè sia stato rimpiazzato da Alldritt, a sua volta già capitano dello Stade Rochelais), ma a livello di gioco, inventiva, colpi di genio è una perdita inquantificabile. La capacità di giocare “a tutto tondo” di Dupont (e la naturale confidenza con Ntamack) hanno portato alcuni commentatori francesi che, senza di lui, si perdono 10/12 giocate a partita, che poi sono la differenza tra una squadra vincente e una che vuole diventarlo. È quindi vero che quanto mostrato dall’attacco francese in queste prime giornate non è considerato all’altezza dei livelli migliori (ma anche in questo caso possiamo parlare di un periodo di adattamento con la nomina di Patrick Arlettaz, lo Zeman dell’USAP, a tecnico responsabile della fase offensiva post-Mondiale), ma l’assenza di così tanti giocatori paradigmatici per il gioco di Galthié richiede del tempo.

UNA MEDIANA SOTTO PRESSIONE

Maxime Lucu e Matthieu Jalibert pagano una situazione complessa. Viste le assenze e le caratteristiche del gioco di Galthié i due mediani dell’Union Bordeaux-Bègles (squadra che quest’anno sta facendo faville in Top 14, tanto da essere la terza forza per giocatori in Nazionale insieme ai due Stade, Toulousain e Rochelais) si sono trovati giocoforza a indossare la 9 e la 10 dei Bleus e raccogliere la scomodissima eredità di Dupont-Ntamack. Pur parlando di due giocatori di classe ed esperienza sopra la media, fino a questo momento la coppia mediana di Bordeaux offerto prestazioni decisamente sotto la media, facendo interrogare gli addetti ai lavori sul perché la loro titolarità non venga messa in discussione. Lucu in particolare paga un confronto impietoso con Gibson-Park alla prima giornata e una prova opacata contro la Scozia. Lento, confusionario, impreciso nel gioco al piede, ma anche alla mano (un possibile passaggio decisivo per Bielle-Barrey dopo un bel buco di Gael Fickou consegnato nelle mani di Duane Van der Merwe, ad esempio). Anche in difesa alti e bassi. Chiaramente il paragone con Antoine Dupont è impossibile da reggere, data la caratura del mediano titolare, ma l’impressione generale è che Galthié insista su di lui più per la reciproca conoscenza con il co-equipier Jalibert che non per meriti “di campo”. Inoltre dalla panchina spinge un Nolann Le Garrec (subentrato al 64’ e al 50’ nei primi due match) che vive una stagione di grazia e in particolare contro la Scozia ha data la più classica “scossa” all’attacco transalpino (ma di lui parleremo tra poco).

La coppia di mediani, già schierata durante i Mondiali – quinzemondial.fr

Su Matthieu Jalibert il discorso è fin più articolato. Che sia lui la prima alternativa a Ntamack è fuori discussione, soprattutto dopo che lo staff tecnico ha letteralmente fatto fuori quell’Antoine Hastoy numero 10 di La Rochelle che sembrava essere un forte competitor già al Mondiale (ne parlammo diffusamente in questo pezzo). Come prima alternativa a Jalibert c’è il polivalente Thomas Ramos, capace di passare da 15 a 10 e spesso impiegato come apertura a Tolosa (e particolarmente utile per la sua abilità nel gioco al piede) e, al limite, ha scalato le preferenze dell’allenatore un altro Racingman, l’apertura Antoine Gibert (26 anni, 8 mete lo scorso Top 14 e 3 questa stagione tra campionato e coppa), sempre in una logica di “gioco della coppie” tra compagni di squadra. Le maggiori critiche a Jalibert riguardano la sua leggerezza difensiva, messa a nudo dall’Irlanda in particolare nelle ripartenze da gioco statico. Consapevoli dei limiti dell’apertura nell’1 contro 1 gli allenatori francesi avevano immaginato un sistema difensivo che facesse schierare Jalibert sul canale del secondo centro, facendo “scivolare” all’interno Danty e Fickou per coprire meglio le cariche degli avanti irlandesi e approfittando della velocità dell’apertura al largo. Farrell e compagnia hanno quindi ritenuto opportuno far muovere la palla il più velocemente possibile per andare esattamente su quel canale, trovando di fatto il punto debole dello schieramento francese. Contro la Scozia il copione è stato un po’ diverso, ma il contenuto non troppo: prima è stato bersagliato dal gioco al piede, con conseguente pressione (3 ricezioni sbagliate sui calci in profondità), poi da Tuipulotu nelle ripartenze da fasi statiche. L’ingresso di Le Garrec e la maggiore velocità gli hanno permesso un lieve miglioramento, ma pochi squilli di tromba nella sua prestazione.

Per Gael Fickou una prestazione in crescendo e una meta contro la Scozia – ouest-france.fr

La difficoltà dei mediani nella conduzione del gioco ha, infine, due ricadute ulteriormente negative. Da una parte gli avanti vengono chiamati a un lavoro sfiancante di raddoppio in fase difensiva, attacchi “dritto per dritto” sullo stretto e un continuo gegen-pressing secondo la strategia della dépossession. Anche la coppia di centri Danty-Fickou sembra subire la “timidezza” della mediana, dove la mancanza di profondità e velocità della linea d’attacco (in particolare con l’Irlanda) ha messo la coppia sotto la costante pressione degli omologhi irlandesi.

CAMBIARE PELLE

Come sistemare velocemente il tutto? La Francia non è sicuramente una Nazionale in crisi, ma nella prospettiva del prossimo quadriennio è indispensabile un cambio d’aria. Se alcuni dei senatori sono ancora indispensabili (le prime linee, una terza linea dove aldilà di Alldritt e Ollivon sta facendo faville il flanker di Tolosa François Cros, Penaud e Ramos) in altri slot la nuova generazione di talenti 20enni sta spingendo e, a onore dello staff di Galthié, sta venendo progressivamente integrata nel gruppone.

È già il presente il 19enne Posolo Tuilagi (192 cm, 145 kg) il quale, in assenza di Willemse e di Emmanuel Meafou (che ha il posto da titolare praticamente assicurato) si è ritagliato a suon di ottime prestazioni un posto al sole nella martoriata seconda linea francese, scalzando un veterano come Gabrillagues e venendo premiato con la prima titolarizzazione proprio contro l’Italia. Ancora più inserito nella rosa è la ventenne ala Louis Bielle-Biarrey, scuola Grenoble ora all’UBB, titolare ai Mondiali (4 mete) ed eroe della vittoria a Murrayfield contro la Scozia (sua la meta che ha fissato il risultato sul 20-16). Due ulteriori nomi accattivanti in mischia. Esteban Abadie, terza linea del RCT che nella scorsa stagione con i colori del retrocesso CA Brive ha brillato come quarto miglior placcatore del Top 14 (quantitativamente, con 252 placcaggi) e miglior placcatore assoluto i termini di success rate (96%, con colo 10 placcaggi sbagliati). Per il classe ’97 però quello che salta all’occhio è la capacità nei lineout. Nella passata stagione si è imposto come il miglior saltatore del campionato (201 palloni ricevuti, il secondo migliore del Top 14 è a 109, oltre a 39 touche rubate), nonostante un fisico quasi “normale” per il rugby moderno (188 cm, 100 kg).

Abadie, in azione con il RCT, di cui è già vicecapitano – lequipe.fr

Infine ha molto intrigato il pubblico francese la convocazione per il camp di un altro nome forte dei campioncini dell’U20: Marko Gazzotti. Diciannove anni, numero 8 titolare dell’U20 campione del mondo, proveniente dalla Savoia, cresciuto a Grenoble e di discendenze italiane (come Ange Capuozzo), Marko la scorsa estate è stato al centro del più classico intrigo di mercato, con diversi top club del Top 14 in trattativa, il presidente del Grenoble amareggiatissimo per il trasferimento e la più tradizionale delle conclusioni: “UFFICIALE: Gazzotti all’UBB”. Terza-centro utilizzata anche come flanker pare essere una delle Next Big Things del rugby francese e il sostituto “naturale” di Alldritt. Andando ai trequarti, Nolann Le Garrec è a un passo dalla titolarizzazione e i numeri non mentono: in 16 partite tra campionato e coppa ha messo a segno 10 mete, accumulando già oltre 1000’ di gioco. Già lo scorso anno aveva impressionato la sicurezza con cui il ventunenne si era impadronito di una maglia da titolare di una squadra barragiste, ma quest’anno il passo di qualità è stato sostanziale e la velocità di pensiero e di mani dimostrata durante gli scampoli di partia concessi finora al 6 Nazioni sembrano essere solo un antipasto del futuro.

Nicolas Depoortère, che solo per il mullet meriterebbe la maglia – quinzemondial.fr

Infine, anche alla luce delle incertezze della coppia di centri Danty-Fickou, viene paventata la successione di una coppia di ventenni “d’oro”: Emilien Gailleton e Nicolas Depoortère. Del primo avevamo già discusso, riconoscendogli il ruolo di “apriscatole” del Top 14 la scorsa stagione (14 mete in 24 partite, giocando primo centro, secondo centro e ala) e osservando come anche quest’anno abbiamo accumulato tra campionato e coppa oltre 1300’ di gioco e 3 mete inseriti nell’ottima stagione della Section Paloise. Il secondo è invece l’ennesimo prodotto dell’UBB, di un anno più vecchio di Gailleton (21 contro 20), anche lui campione del mondo U20 e titolare indiscusso con la 13 di Bordeaux (1162’ e 5 mete in tutte le competizioni), con cui sta giocando una stagione clamorosa per qualità delle prestazioni sia in attacco sia in difesa. Largo ai giovani si è gridato, soprattutto dopo la lezione irlandese a Marsiglia, ma Galthié ha messo in chiaro il punto: “L’inserimento di un giocatore giovane non è mai facile”.

CONCLUSIONI

La partita di domenica a Lille vedrà una Francia con molto da dimostrare a sé stessa e al suo pubblico, con due settimane di lavoro in gruppo che dovrebbe essere servito a oliare una serie di meccanismi un po’ irrigiditi. La mischia chiusa e la difesa rimangono delle certezze, la linea mediana e di conseguenza i trequarti molto meno, ma parliamo comunque di giocatori capaci in qualsiasi momento di tirare fuori la magia nonostante l’assenza dell’arcimago Dupont. Un serpente che abbiamo visto quanto stia cambiando pelle, ma che rimane pur sempre velenosissimo.

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