Da quasi 30 anni, dopo l’inno nazionale Amhrán na bhFiann, la nazionale canta una seconda canzone che celebra il percorso di pacificazione fra Eire e Ulster. Ecco la sua storia.
Le lacrime del capitano
Prima di Irlanda-Francia del Sei Nazioni del 2023, all’Aviva Stadium di Dublino, le telecamere hanno indugiato a lungo sul volto rigato dalle lacrime del capitano Johnny Sexton, che cercava invano di frenare il flusso di emozioni che lo attraversavano mentre cantava Ireland’s Call. Nonostante le mille partite giocate in quella maglia e quello stadio, quel giorno quella canzone aveva colpito dritto al suo cuore, forse anche perché sapeva che quella era una delle ultime volte su quel campo per lui.
Quel campo che l’aveva visto regalare ai tifosi di un’intera isola delle gioie che fino a vent’anni prima non potevano neanche immaginare. La parola “intera” non è evidenziata a caso: come è noto, l’Irlanda è un’isola divisa in due nazioni, che ha attraversato un duro conflitto civile per più di trent’anni, e che da altrettanti sta percorrendo un processo di riappacificazione. Nel rugby union le due irlande giocano insieme come quattro provincie di un’unica nazione, una cosa che ha dell’incredibile anche perché avveniva perfino durante la guerra civile.
I secondi prima delle lacrime di Sexton (sulla sinistra) il giorno di Irlanda-Francia 2023 (Belfast Live)
“In the last almost 150 years the Irish rugby team is one of the only things which has persisted, in unity and solidarity on the island”
David Irwin
La parola alla vecchia guardia
Le lacrime di Sexton non erano casuali. Quella settimana, coach Andy Farrell aveva invitato in spogliatoio Brian O’Driscoll, leggenda del rugby irlandese, e David Irwin. Quest’ultimo magari non sarà un nome noto ai più giovani, ma si tratta di un ex-giocatore, attualmente nello staff di Ulster Rugby, che negli anni ’80 conquistò 25 caps con l’Irlanda. Irwin, però, è famoso per un altro fatto ben più triste: il 25 Aprile 1987 lui e altri due giocatori irlandesi dell’Ulster furono involontariamente colpiti da una bomba piazzata dall’IRA lungo una strada. Uno dei tre, Nigel Carr, dovette smettere di giocare per le lesioni.
Lo scopo di Andy Farrell invitandoli era far capire ai giocatori che rappresentavano l’Irlanda in quel momento cosa significa davvero Shoulder to Shoulder, il nome della canzone meglio nota come Ireland’s Call. Perché viene cantata, cosa significano quelle parole, e cosa vogliono ricordare. Ci sono stati anni in cui, per i giocatori di Ulster, andare a giocare una partita con l’Irlanda poteva significare perdere la vita. Irwin ha poi raccontato di esser stato colpito dalle reazioni dei giocatori, e dalla discussione che si è generata spontaneamente dopo il suo intervento in spogliatoio.
I giocatori irlandesi abbracciati durante l’inno all’Aviva Stadium.
Le tensioni interne
Il momento dell’inno è un momento complicato per gli irlandesi, da sempre. L’inno della Repubblica d’Irlanda è Amhrán na bhFiann, che significa “il canto del soldato”, una canzone scritta nei primi anni del novecento e cantata dai ribelli irlandesi nelle rivolte del 1916, la quale ha un linguaggio abbastanza forte nei confronti dell’invasore. Per alcuni troppo forte, soprattutto per i giocatori provenienti dall’Ulster e di matrice protestante, dato che l’invasore in questione sostanzialmente sono i britannici. Per contro, l’inno ufficiale dell’Irlanda del Nord nel calcio non è altro che God Save the King, l’inno che tutti associamo all’Inghilterra ma che di fatto funge da inno della Gran Bretagna.
Nei giochi del Commonwealth, invece, si usa spesso Londonderry Air. Magari non la conoscete, ma il titolo contiene l’indizio: “Londonderry”. L’Irlanda del Nord ha una storia fatta di conflitti fra le comunità di origine britannica, di stampo protestante, e quelle di origine irlandese, più tradizionalmente cattoliche. I conflitti, tuttavia, hanno più a che vedere con la lealtà verso la corona britannica o il desiderio di indipendenza e unificazione dell’Irlanda con una matrice repubblicana, e si allineano alle demografiche religiose solo in parte.
Il famoso murales nella zona repubblicana di Derry (Simon Knott)
Le due comunità sono presenti in quantità simili, ma storicamente soprattutto in Irlanda del Nord quella cattolica è stata oppressa da quella britannica lealista, e la sua oppressione è ciò da cui sorsero i cosiddetti Troubles, ovvero la guerra civile che ha attraversato l’isola dagli anni 70 agli anni 90. Nella città di Derry, che i lealisti continuano a chiamare “Londonderry”, sono avvenuti alcuni dei più sanguinosi scontri.
Per maggiori dettagli vi consigliamo di ascoltare un bellissimo podcast che si chiama proprio Troubles, dedicato a questo tema. Inoltre, per una visione più “leggera” consigliamo anche la serie Derry Girls di Netflix, divertente e ambientata nei primi anni ’90 in un’Irlanda che esce faticosamente dagli anni bui.
Un’immagine di repertorio di Irlanda-Inghilterra del 1972, giocata nel mezzo delle montanti tensioni interne del paese (InsideTheGames)
La musica per unire
Tutti conosciamo Zombie dei Cranberries. Rilasciata nel 1994 dalla band di Limerick, ci siamo commossi tutti quando abbiamo visto i tifosi irlandesi al mondiale di Francia 2023 cantarla a squarciagola negli stadi gremiti di maglie verdi. Zombieè stata scritta da Dolores O’Riordan, prematuramente scomparsa nel 2018, proprio per denunciare la guerra civile in corso da decenni che nessuna parte avrebbe potuto vincere, e di cui ne facevano le spese i civili e le generazioni future.
Ci fu, però, un’altra canzone scritta in quell’anno e rilasciata l’anno dopo, nel 1995, che aveva la stessa missione: unire. Questa canzone era proprio Shoulder to Shoulder, nota anche come Ireland’s Call, che è proprio quella che gli irlandesi cantano dopo l’inno ufficiale. Il tutto assume un significato molto profondo, perché bisogna ricordarsi che in campo ci sono giocatori di Ulster e giocatori della repubblica d’Irlanda. Ci sono i figli di chi ha lottato in entrambi i lati delle barricate, Through The Barricades come cantavano gli Spandau Ballet proprio su questo tema. E sono in campo insieme, come hanno sempre fatto, per rappresentare l’Irlanda, al di là di tutte le divisioni politiche interne.
Una delle peace lines dell’Irlanda del Nord, 60 muri che separano comunità a prevalenza unionista britannica da quelle a prevalenza repubblicana irlandese (Contested Representations)
Critiche discordanti
È importante chiarire fin da subito che Shoulder to Shoulder è da sempre un tema estremamente delicato in Irlanda e Irlanda del Nord. In un articolo che purtroppo non riesco a ritrovare (mi perdonerete) il giornalista irlandese diceva che Shoulder to Shoulder è qualcosa su cui in Irlanda (tutta l’Isola) è impossibile non avere un’opinione. Quando parte l’inno, soprattutto fino decennio scorso molte persone ignoravano la chiamata ad “alzarsi in piedi tutti uniti” (together standing tall) e stavano seduti in segno di scherno. La canzone è in passato stata definita una tortura (passive-aggressive audio-waterboarding) dall’Irish Times e per molti è sembrato un blando tentativo pacchiano di schiaffare una patina di sentimenti su una questione complessa.
Le cose stanno però cambiando in questa decade, soprattutto negli ultimi anni. Agli sportivi e ai tifosi sembra iniziare a piacere, forse anche complice una pace che sembra più duratura rispetto a 15 anni fa. Molti hanno detto che ci è voluto del tempo perché agli irlandesi non piace che gli si dica cosa pensare o cosa fare, e la canzone sembrava far quello. Oggi, però, rispecchia di più i sentimenti delle persone che non nel 1995. Ad oggi, bastano le prime note della banda e le persone iniziano a cantare a squarciagola.
Un’immagine dall’Aviva Stadium di Dublino all’¡ngresso dei giocatori in campo (Irish Rugby)
Cambio di rotta
In molti identificano un preciso momento in cui la canzone guadagnò il suo posto nell’olimpo degli inni nazionali. È il Sei Nazioni del 2007, e per via dei lavori di ristrutturazione di quello che oggi conosciamo come Aviva Stadium, la partita fra Irlanda e Inghilterra si gioca al Croke Park, stadio da 80,000 posti di Dublino dedicato esclusivamente agli sport gaelici. Per una pura coincidenza, il match si gioca esattamente 87 anni dopo la primaBloody Sunday, 14 persone morirono per mano di militari britannici in quello stadio. La partita finirà 43-13 per i verdi, ma la vera vittoria sarà vedere uno stadio intero, nota roccaforte repubblicana, cantare Shoulder to Shoulder a pieni polmoni.
Il Croke Park di Dublino allestito per una partita di Calcio Gaelico e tutto esaurito (Croke Park)
Shoulder to shoulder
Proprio in virtù di tutto quello che abbiamo discusso, capirete come diventa estremamente rilevante vedere quei giocatori cantare insieme Shoulder to shoulder abbracciati. Nello statuto dell’IRFU, infatti, è concesso ai giocatori di Ulster di non cantare Amhrán na bhFiann, mentre tutti cantano questa canzone. È un importante segnale di unione fra le due irlande, prima di tutto a livello umano.
Side by side We stand like brothers One for all and all together We will stay united through darker days And we’ll be unbeatable forever
Dal testo di Shoulder to Shoulder
Il testo della canzone parla di persone unite spalla contro spalla, nei giorni più bui, lottando finché hanno la forza di farlo e promettendo di non rompere mai i loro voti. In queste parole c’è molta forza. Nei primi anni ’90, infatti, le parti in lotta in Irlanda e Irlanda del Nord avevano iniziato a parlare di pace. Nel 1993 c’erano stati gli accordi di Downing Street fra UK e Repubblica d’Irlanda, e nonostante vi furono altri momenti tesi e violenti di lì a poco, le parti in lotta scelsero lentamente di procedere per una risoluzione pacifica del conflitto. Tutto questo portò al noto Good Friday Agreement nel 1998. Shoulder to Shoulder, benché scritta nel 1994-95, aveva colto bene il sentire comune.
La prossima volta che vedrete una partita dell’Irlanda, forse potrete capire perché, nonostante i tanti caps e l’enorme esperienza, giocatori del calibro di Sexton si commuovano cantandola. Dopo trent’anni di conflitti e altri trenta di percorso di pacificazione, gli animi irlandesi sono ancora scossi dal recente passato. Nei ricordi delle famiglie, dei nonni, dei genitori è ancora vivissimo come si viveva allora e i giocatori in campo adesso non sono che il prodotto di persone cresciute in quel clima di terrore. Una canzone è solo una canzone, qualche minuto di armonia, ma può voler dire molto di più.
Sono laureato in Biologia Molecolare a Padova, ho un Dottorato in Bioinformatica a Vienna, lavoro in Università a Barcellona e mi chiedo tutti i giorni se non dovevo fare l'ISEF quella volta e studiare sport. Nel tempo libero dal lavoro mi vesto di biancoverde, conduco il podcast "Leoni Fuori", scrivo articoli sul rugby, suono vari strumenti musicali e scrivo di film d'azione.
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