È da poco uscita la serie Netflix sul Sei Nazioni e non si parla d’altro. Stiamo entrando nel momento caldo dell’anno, cosa possiamo aspettarci?

Tommaso Menoncello con la maglia dell’Italia (The Rugby Paper)

Giant steps

Molti musicisti che si sono cimentati con il jazz hanno avuto a che fare con John Coltrane in un modo o nell’altro. È una questione di benchmark, un’asticella che ci si pone a una certa altezza né troppo facile né impossibile, convinti che si riuscirà a superarla con un potente salto, anche se non sarà una passeggiata. Uno dei suoi dischi più famosi, giant steps, è forse il disco più insegnato dai maestri di jazz di tutto il mondo. Ti piace il jazz? Impara questo. Non c’è nome più emblematico per un prodotto che, a tutti gli effetti, ti trasforma come artista in una versione più rifinita di te stesso: giant steps, grandi passi (avanti), un nome un perché.

Seb Negri dopo la vittoria con gli Stormers in campionato (Reddit)

Ambizioni rinnovate

Questa dinamica non è propria solo dell’arte ma anche dello sport e della vita in generale: ci si fissa degli obbiettivi, ci si assicura che non siano fuori da ogni logica, ci si sfida un pochino, e se si ha la pazienza e la capacità di cogliere le opportunità, li si raggiunge. Per parlare di Nazionale bisogna per forza parlare delle due franchigie che sottendono gli azzurri e giocano in URC. In questo articolo voglio dunque cercare di collegare le due narrazioni per poter capire come arriviamo a questo Sei Nazioni sulla base di come siamo arrivati finora in campionato e coppa con le due squadre celtiche. Quest’anno Benetton e Zebre si erano posti degli obbiettivi diversi ma ugualmente ambiziosi se rapportati al reciproco contesto. Da un lato una squadra che si è data l’obbiettivo di smetterla di girarci intorno e provare davvero a vincere un trofeo. Dall’altro una squadra che vuole scrollarsi di dosso l’etichetta di squadra-materasso del campionato e iniziare a macinare qualche risultato utile, valorizzando gli atleti di interesse nazionale. Sopra di esse, una nazionale stufa di vincere con la stessa frequenza di un giubileo, con grandi potenzialità ancora molto inespresse.

Simone Gesi con la maglia dell’Italia (Super Sport)

Voglia di vincere

A Treviso è tornata la sete di grandi sfide dopo la semifinale di Challenge Cup del 2022/23, nonostante il passivo pesante a fine partita (23-0). La società aveva neanche troppo velatamente dichiarato di voler provare a vincere la Challenge Cup negli anni a venire, e perché no, anche lo URC prima o poi: lo ha perfino dipinto nella sala conferenze della Ghirada. Tanta ambizione, che correla bene con il budget della società (circa 12,5 milioni di €). Di recente, la società ha anche annunciato il piano di espansione dello stadio di Monigo, che si affianca alla già rinnovata area hospitality e che vuole mettersi più al passo con gli altri club dell’elite europea dell’ovale. Una terza tribuna per fronteggiare i tutti esauriti uno di fila all’altro che la società sta inanellando, per innalzare gli introiti e di conseguenza il budget. Un circolo virtuoso sembra essersi innescato, ora bisogna tenerlo in funzione.

I giocatori del Benetton Rugby entrano in campo (Planet Rugby)

A Parma, in casa Zebre, dopo un anno terminato con zero vittorie ma tanta gavetta i giovani avevano fame di vittorie. L’obbiettivo era chiaro: vincere alcune partite chiave, diventare una squadra che può dire la sua fra le mura domestiche, valorizzare i giovani. Anche in questo caso obbiettivo centrato, con gli ottavi di finale di Challenge Cup raggiunti e alcuni scalpi importanti riportati alla base in campionato e coppa. Sul piano delle sponsorizzazioni ancora molto c’è da fare in quel di Parma, con un budget inferiore alla metà di quello di Treviso (nello specifico, attorno ai 6 milioni di €). Tuttavia, c’è la sensazione che le Zebre siano riuscite a legare almeno un po’ col territorio rispetto agli anni passati, come dimostra la maggior affluenza allo stadio e la presenza costante di un gruppo di tifosi molto accesi (gli Est 155).

Gonzalo Garcia, mediano dell’Argentina, all’opera con la maglia delle Zebre (SportParma)

In casa Italia, queste nuove ambizioni non possono che far bene. I giocatori arrivano al ritiro con coach Quesada carichi a mille dopo una prima metà di stagione spesso da protagonisti. Alcuni giovanissimi come Lorenzo Pani hanno avuto la fortuna di debuttare al mondiale, altri equamente giovani come Tommaso Menoncello lo hanno invece saltato per infortunio, fra le lacrime, e vorranno prendersi una rivincita. Infine ci sono quelli come Simone Gesi, stufi di esser messi in secondo piano perché considerati non pronti, non adatti, non. Adesso è il loro turno di prendersi la scena.

L’esultanza degli italiani dopo la partita con l’Uruguay (BBC)

Rinnovi, conferme e aggiunte

La rosa di Treviso quest’anno è composta di campioni dovunque la si guardi. All’apertura la staffetta Albornoz-Umaga sta dando grandi garanzie, come anche il trio di centri Brex-Menoncello-Fekitoa. In prima linea è uscito alla ribalta Mirco Spagnolo, neo-arrivato dal Petrarca. La terza linea ha talmente tanto talento che coach Bortolami sembra non saper mai chi schierare titolare fra Lamaro, Zuliani, Izekor, Lorenzo Cannone, Halafihi e Time-Stowers. In seconda Iachizzi, Ruzza, Snyman e Niccolò Cannone coprono bene il ruolo assieme a Favretto e gli altri. Potrei andare avanti ancora, ma è chiaro che quest’anno la rosa di Treviso è allestita alla perfezione per puntare a qualcosa di grande. Detto fatto, è Gennaio ed il Benetton Rugby si trova secondo in classifica di URC e ha passato i gruppi di Challenge Cup al primo posto dopo una bella vittoria sul Montpellier dell’ex Paolo Garbisi.

Malakai Fekitoa con la maglia del Benetton Rugby (Il Gazzettino)

A Parma la nuova stagione è iniziata con un ribaltone alla guida della società, con Michele Dalai non più presidente. Sono invece rimasti l’allenatore Fabio Roselli e molti dei giocatori giovani arrivati l’anno prima. La squadra è stata puntellata di innesti di spessore come Danilo Fischetti, Luca Morisi e Jake Polledri, tutti e tre nazionali provenienti dalla Premiership inglese alle prese coi debiti. L’arrivo di questi talenti importanti e di giovani promettenti come Montemauri ha dato un bel segnale all’ambiente, che ha iniziato a venire in maggior numero allo stadio. La vittoria contro gli Sharks in casa e il successivo pareggio contro Cardiff hanno dimostrato che i ragazzini di Roselli stanno diventando uomini e che sanno vincere. Il passaggio agli ottavi di Challenge Cup ne è solo la conferma. Come dice il titolo di quest’articolo, mille miglia cominciano con un passo. Non si costruisce una squadra e un progetto solido in un paio d’anni, serve progettazione e programmazione. Per fortuna, la società è riuscita a tenere i migliori e puntellare la rosa e i risultati hanno iniziato ad arrivare.

La foto che celebra il ritorno di Fischetti a Parma (Zebre Parma)

La nazionale che si appresta ad affrontare il Sei Nazioni 2024 è una nazionale ancora molto giovane. Al mondiale di Francia era la seconda squadra più giovane. Giocatori come Menoncello e Cannone, già certezze degli azzurri, hanno poco più di 20 anni. Varney e Garbisi hanno più caps che anni di età. C’è però in nazionale anche un nutrito gruppo di esperti. Giocatori come Tommy Allan e Seb Negri stanno avendo una specie di seconda giovinezza agonistica, tenendo salda sulle loro spalle la maglia da titolare azzurra. Questa competitività per ogni ruolo è sanissima e ci fa bene, perché forza tutti a dover sempre dare il massimo per esser sicuri di giocare dal primo minuto. Lungi da me dire che negli anni passati il posto fosse garantito, ma oggi di sicuro lo è un po’ meno in molti ruoli, non importa se sei il più cappato o il capitano. Speriamo che questo ci aiuti a far crescere ulteriormente atleti di livello assoluto.

Allan e Ioane festeggiano (Radio Times)

Senza perdere di vista l’obbiettivo

Non dimentichiamoci che siano un pesce piccolo in un mare grande. Giochiamo ogni anno il torneo più vecchio del mondo contro squadre di paesi con una tradizione più profonda e radicata del rugby nella società. Per noi, sviluppare talenti non è automatico. Avere più opzioni in ogni ruolo non è scontato. Noi dobbiamo sudarci tutto, ed è per questo che abbiamo bisogno di pianificare bene. Il nostro obbiettivo deve essere quello di portare entrambe le nostre franchigie ad essere competitive, e di elevare il livello della nazionale fino ad essere competitivo al Sei Nazioni. Questo si fa sviluppando ogni anno talenti. Si fa, anche, cercando di ridurre progressivamente la dipendenza dal talento straniero. In questo senso, i risultati del Benetton Rugby e in parte anche delle Zebre quest’anno sono ancora più importanti pensando che l’anno scorso si è ridotto il numero di giocatori non eleggibili permessi nei 23 di lista gara da 8 a 7. Sembra poco, ma non lo è. L’obbiettivo dev’essere quello di riuscire a diminuire ulteriormente questo numero in futuro, chiaramente producendo talento all’altezza.

Una scena dell’esultanza dopo la vittoria contro l’Uruguay al mondiale (TNT Sport)

A cosa si può puntare?

Le Zebre hanno pescato gli Sharks, al momento ultimi in URC ma squadra in realtà ricca di campioni (Eben Etzebeth, Bongi Mbonambi, Ox Nche, Lukhanyo Am, Aphelele Fassi, Grant Williams). Gli Springboks che hanno vinto il mondiale sono mancati nella prima parte di stagione e ora torneranno per dire la loro. Trasferta difficile a Durban per le Zebre che però dovranno provare a far valere una mischia spesso dominante. Il Benetton ha invece draftato i Lions, franchigia di Johannesburg mai facile da affrontare, anche se si gioca a Monigo (ricordiamoci di quegli otto minuti fatidici un anno fa). Se il pronostico vede le Zebre sfavorite, vede invece Treviso leggermente favorita nel passaggio di turno. Il cammino di Treviso verso un’ipotetica finale dovrà passare per Lions, una fra PAU e Connacht, e una fra Gloucester, Castres, Ospreys e Sale Sharks. Forse, a differenza dell’anno scorso, non avere un mostro come Tolone sul cammino potrebbe essere un’occasione da non perdere.

Al Sei Nazioni, invece, l’obbiettivo realistico è rimanere in partita in ogni match e provare a battere il Galles a Cardiff o la Scozia in casa. I gallesi avranno numerosi assenti e molti giovani, e l’Italia ha l’occasione di far valere la cilindrata e l’esperienza. Gli scozzesi vengono a Roma con una corazzata, ma l’Italia ha saputo spesso metterli in difficoltà. A Roma verranno anche gli inglesi, alla prima. Sebbene siano di un’altra stazza rispetto a noi, si tratta di un’Inghilterra orfana di Owen Farrell (neo acquisto del Racing 92) e leggermente in flessione. Seppur sfavoritissimi, è importante che gli azzurri vivano la partita contro gli inglesi come un’occasione di far bene davanti al proprio pubblico e dimostrare che tutto il lavoro svolto, gli anni passati a perdere e imparare, le dure analisi della sconfitta, siano serviti a far diventare i nostri ragazzi dei giocatori di rugby più completi e al passo con i migliori del mondo.

Un’immagine di repertorio di Italia-Inghilterra (England Rugby)

2 pensieri riguardo “Mille miglia cominciano con un passo

  1. Ma siamo sicuri che la regola dei 7 non eleggibili venga applicata? La regola diceva max 7 non eleggibili in lista gara. Treviso negli ultimi due derby mi sembra che abbia schierato 9 non eleggibili in lista gara.

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    1. Si, in teoria la regola rimane, ma alcuni infortuni hanno impedito a Treviso di schierarne un numero compatibile. Non ricordo chi e non ho modo di controllare perché non sono a casa ma per esempio Padovani.

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