Se oggi chiedessimo a un qualsiasi appassionato di rugby quali sono le realtà più importanti della palla ovale italiana, ci aspetteremmo probabilmente una risposta compresa tra Veneto ed Emilia (e anche Toscana e Lazio per i più ottimisti). Eppure la storia del rugby italiano comincia a Milano, e per i primi trent’anni di storia vede lì la sua capitale. Una storia che comincia più di un secolo fa e che ha permesso all’Amatori Rugby Milano, una società purtroppo ora non più esistente, di essere ancora oggi la più blasonata squadra della storia del rugby italiano.
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- Rugby, un nuovo sport di importazione francese
- Il primo rugby in Italia ha l’accento milanese
- Il declino dell’Amatori e la politica che entra nello sport
- La risalita e l’arrivo di Silvio Berlusconi
- Gli incredibili anni del Milan Rugby
- La fusione con Calvisano
- La fine di una società storica
- L’eredità dell’Amatori Rugby Milano
Rugby, un nuovo sport di importazione francese

La storia del rugby italiano ha una culla e due padri: Stefano Santo Natale Bellandi, nato nel 1892 a Soresina, un paesino in provincia di Cremona, e Pietro Mariani, nato anche lui nei primi anni ’90 dell’800. Quest’ultimo emigrò con la famiglia in Francia, dove Mariani conobbe il rugby, e tornato in Italia per il servizio militare nel 1909 decise di importare lo sport della palla ovale. Grazie al supporto di Stefano Bellandi, che faceva già parte dell’Unione Sportiva Milanese, fondata nel 1902, creò un primo nucleo di giocatori in seno alla polisportiva. Bellandi e Mariani, grazie ai contatti d’Oltralpe, organizzarono anche il primo incontro di rugby giocato su suolo italiano, tra una selezione francese e una svizzera, che si incontrarono a Torino il 2 aprile 1910, mentre l’anno successivo si disputò la prima partita che coinvolgeva una squadra italiana: l’Unione Sportiva Milanese perse 15 – 0 contro la francese Voiron.
L’inizio della Grande Guerra bloccò temporaneamente la diffusione del rugby in Italia, che riprese durante il ventennio fascista. Nel 1927 Stefano Bellandi fu tra i fondatori del primo rugby club milanese: dalla fusione tra la sezione rugbistica dell’Unione Sportiva Milanese e lo Sport Club Italia, nacque l’Ambrosiana. Due anni dopo, da questa nuova polisportiva si staccherà definitivamente l’Amatori Rugby Milano, ora indipendente e iscritta al neonato campionato di rugby italiano.
Nel 1927 infatti sempre Stefano Bellandi assieme a Pietro Mariani fondarono il Comitato di Propaganda del Gioco della Palla Ovale, che venne riconosciuto dal CONI e buttò le fondamenta per la costituzione della Federazione Italiana Rugby nel 1928.
Il primo rugby in Italia ha l’accento milanese

Il primo campionato italiano di rugby si giocò nella stagione 1928-1929, e vide partecipare 6 squadre: Bologna, Lazio, Leoni S. Marco (Padova), Leonessa (Brescia), Michelin (Torino) e l’Ambrosiana di Milano. Queste ultime avrebbero dovuto inaugurare il rugby di club italiano con la prima partita, ma venne rinviata per maltempo. Il primo scudetto venne assegnato proprio alla Ambrosiana, con una vittoria sulla Lazio per 3-0 nella finale di spareggio, giocata sul campo neutro di Bologna. L’anno successivo si costituì l’Amatori Rugby Milano, separandosi dalla polisportiva Ambrosiana, e nonostante la scissione che nel 1933 vide Bellandi e diversi giocatori allontanarsi dalla società per formare un club separato legato all’Esercito Italiano, l’Amatori si impose nel panorama del rugby italiano restando in cima al campionato fino al 1946, vincendo ben 14 edizioni su 16.
L’immediato dopoguerra vide un ridimensionamento dell’Amatori Milano, sia a causa della guerra che portò via alcuni giocatori importanti, sia perché il campionato italiano andava allargandosi, aumentando il livello e la competitività delle squadre presenti. L’ultimo campionato anteguerra del 1943 vedeva infatti schierate 9 società, per la maggior parte legate direttamente ai Gruppi Universitari Fascisti delle grandi città italiane; mentre nel 1949 il campionato divenne a 12 squadre e venne vinto dal Parma.
L’Amatori Milano restò comunque nella parte alta della classifica, pur non riuscendo a centrare più lo scudetto, per oltre un ventennio.
Il declino dell’Amatori e la politica che entra nello sport

A partire dalla seconda metà degli anni ’60 la storica società vide un lento ma costante declino, che la portò prima alla retrocessione in Serie B nel 1968 e poi in Serie C nel 1972. Negli anni ’70 l’Amatori Milano era in piena crisi, e tornò a fare parlare di sé nelle cronache nazionali quando il presidente di allora, Mario Campagna, cercò di trovare i fondi per evitare il fallimento della società affiliandosi alle Fiamme, movimento sportivo legato direttamente ai neofascisti e al Movimento Sociale Italiano. La tensione politica extraparlamentare era tale negli anni ’70 che ben 8 giocatori decisero di lasciare l’Amatori Milano, attirando l’attenzione del giornalismo nazionale. In quegli anni infatti l’estrema destra tentava di tornare al potere in Italia sia all’interno del parlamento, con l’MSI, sia all’esterno, con movimenti di piazza e di lotta politica, armata e non. Per acquisire consensi la destra extraparlamentare vide nel rugby, uno sport in crescita in Italia, un buon obiettivo su cui puntare: sia per l’aspetto combattivo e virile di questo sport, sia per le connessioni che aveva avuto il fascismo con la diffusione in Italia del rugby. Nel 1973 la tensione politica attorno al rugby si acuisce quando la Nazionale Italiana organizza la sua prima tournée all’estero in Sudafrica, in piena epoca di apartheid. Alla scelta, molto contestata, fece seguito l’annuncio di due partite che gli Springboks avrebbero dovuto giocare in Italia nel 1974, a Brescia e a Treviso. I movimenti politici di sinistra organizzarono però proteste e manifestazioni tali che le partite coi sudafricani in Italia vennero annullate.
La risalita e l’arrivo di Silvio Berlusconi

Negli anni ’80 la società venne affidata a Marco Bollesan, terza linea centro appena ritiratosi da giocatore all’Amatori Milano, che mise le basi per la rinascita del club. Nel 1980 la squadra venne promossa in Serie B e nel 1984 tornò in massima serie per la prima volta dal 1968.
Alla fine degli anni ’80 la società subì una vera e propria rivoluzione quando venne acquistata dal gruppo assicurativo Mediolanum di Silvio Berlusconi, che aveva in progetto la costituzione della Polisportiva Milan, un polo sportivo che, partendo dall’omonima società calcistica, avrebbe dovuto radunare i principali sport di squadra di Milano per portarli al trionfo in Italia e in Europa. Oltre all’Amatori Rugby Milano, il gruppo di Berlusconi acquisì anche le società cittadine di pallavolo, baseball e hockey. Oltre al nome della squadra, cambiato in Amatori Mediolanum, vennero cambiati anche i colori della maglia, passando dallo storico bianco-nero dell’Amatori Milano al canonico rosso-nero del Milano.
Gli incredibili anni del Milan Rugby

Gli investimenti del gruppo assicurativo permisero alla squadra di avvalersi di nomi internazionali come non se ne erano mai visti: fra tutti sono memorabili l’ala australiana David Campese, stella assoluta degli anni ’80-’90 e Campione del Mondo nel 1991, reduce da un primo periodo in Italia con il Petrarca venne ingaggiato nell’88 dalla neonata Amatori Mediolanum, che si aggiudicò il campione fino al ’93; e l’italo-argentino Diego Dominiguez, apertura dal piede micidiale che dal ’90 al ’97 militò nei rossoneri segnando 2.966 punti e diventando in soli 8 anni il terzo migliore segnatore della storia del campionato italiano dietro ad Andrea Scanavacca (3.368) e Stefano Bettarello (3.206), e migliore realizzatore di sempre della Nazionale Italiana con 983 punti segnati in maglia azzurra. Questi campioni andarono a rinforzare una rosa già ricca di talenti come Franco Properzi e i fratelli Massimo e Marcello Cuttitta, permettendo al Milan di tornare in vetta al rugby italiano per 4 volte, nel ’91, ’93, ’95 e ’96, portandosi alla quota fino ad oggi imbattuta di 18 scudetti vinti in totale. Questo periodo positivo raggiunse il suo apice nel 1997, con la vittoria del Milan in Heineken Cup contro il Leinster, storica franchigia irlandese, per 33-32.
La fusione con Calvisano

Dalla metà degli anni ’90, la Polisportiva Milan venne gradualmente dismessa, concentrando i fondi sul calcio e smantellando le rappresentative degli altri sport. Vista l’assenza di fondi per poter mantenere le spese del massimo campionato, il club milanese per evitare il fallimento decise di unirsi con una squadra della provincia di Brescia in crescita, il Calvisano, cedendo loro giocatori e titolo sportivo. In ragione della dissoluzione della Polisportiva Milan, i colori della neonata Amatori Calvisano furono stabiliti con bianco-nero-giallo (rispettivamente i colori storici dell’Amatori Milano e del Calvisano). Nonostante i buoni risultati nei campionati successivi, tra cui due finali scudetto perse nel 2001 e 2002, l’assenza di un club erede della storica Amatori a Milano spinse giocatori storici come Massimo Giovannelli e Marcello Cuttitta a ricostituire la società meneghina nel 2002, riacquisendo il titolo sportivo dal Calvisano e ricominciando dalla Serie C.
La fine di una società storica

Fonte AmatoriUnion
La squadra tornò rapidamente in Serie B nel 2004, ma mancò per due volte la promozione in serie A nel 2007 e 2008. Nel 2008 la società si fuse per un’altra volta, questa volta con la Leonessa di Brescia, formando la nuova Amatori Rugby Milano 2008, il cui titolo sportivo mutuato dalla squadra bresciana permetteva la partecipazione in serie A1. La fusione non permette però di evitare una nuova, grave crisi societaria, che porta la squadra alla retrocessione in serie B nel 2011. La caduta della storica squadra milanese si conclude proprio nel 2011, quando la FIR la squalifica dal campionato di Serie B a seguito della rinuncia della squadra di disputare tre partite consecutive a causa di mancanza del minimo di 15 giocatori richiesti per poter scendere in campo. La società quasi scomparve, e oggi l’erede più diretto della storica società è l’Amatori Union Rugby Milano, nata nel 2015 dalla fusione tra la costola giovanile dell’Amatori Rugby Milano e il club milanese Rugby Union 96. L’Amatori Union non ereditò però il titolo sportivo della vecchia Amatori Milano, decretando così la fine di uno dei più antichi e blasonati club di rugby d’Italia.
L’eredità dell’Amatori Rugby Milano
L’Amatori Rugby Milano è stata sicuramente una squadra che ha scritto la storia del rugby italiano. Dalla dominazione del campionato nell’anteguerra, fino al Milan dei grandi campioni, l’impronta dell’Amatori è chiara e indelebile nella traiettoria della palla ovale italiana, e l’attuale assenza di un club di spicco in una città grande e importante come Milano è pesante per tutto il movimento. Alcuni opinionisti associarono a posteriori la fine del grande rugby a Milano con l’acquisizione dell’Amatori da parte della Polisportiva Milan, azione che avrebbe allontanato investitori e tagliato i contatti con il resto del movimento rugbistico, e che avrebbe causato il tracollo della società nel momento in cui il gruppo guidato da Berlusconi avesse fatto un passo indietro. In effetti, tutte le società escluse dalla Polisportiva Milan ebbero una fine infausta, chiudendo i battenti e ritirando le squadre dai campionati dopo poco tempo.
A prescindere dalle cause di questo fallimento, la speranza di tutto il rugby italiano è di vedere crescere delle realtà solide a Milano, capaci di dare un degno seguito alla grande eredità lasciata dall’Amatori Rugby Milano.