Dan Carter, Richie McCaw, Beauden Barrett e Pieter-Steph du Toit: la lista di chi ha vinto il premio di World Rugby Men’s 15s Player of the Year più di una volta è molto breve e racchiude l’élite assoluta del rugby mondiale dal 2001 a oggi. Pieter-Steph du Toit non sembrava essere destinato ad essere incluso in questa lista se si guarda solo l’inizio della sua carriera. Era sì una promettentissima seconda linea, ma come il Sud Africa ne sforna ogni generazione, e i suoi primi anni da professionista sono stati segnati da tantissimi infortuni che sembravano averne segnato negativamente la carriera.

La prima parte di carriera

Du Toit nasce a Città del Capo nel 1992 in una famiglia di rugbisti: il nonno Pieter Stephanus (Piet) era stato un Pilone con Boland e Western Province negli anni ’50 e ’60 ed aveva giocato 14 volte con gli Springboks tra il ’58 e il ’61. Pieter-Steph muove i primi passi alla scuola superiore (Hoërskool) Swartland di Malmesbury (dove la sua famiglia possiede un fattoria). In Under 18 entra nella selezione provinciale del Boland e da li verrà notato e selezionato dagli Sharks prima per la Currie Cup poi per il Super Rugby.

Nel 2012 partecipa al Mondiale Under 20 giocato in casa, in una squadra sudafricana che comprende anche i futuri Springboks Steven Kitshoff, Handre Pollard, Jan Serfontein, Dillyn Leyds e Raymond Rhule (tra i convocati inizialmente erano incusi anche Johan Goosen e Marvin Orie che però non parteciperanno al torneo) oltre a giocatori che raggiungeranno il livello internazionale venendo equiparati da altre nazionali come Paul Willemse, Oli Kebble, Allan Dell e Braam Steyn. I Junior Boks vinceranno quel torneo battendo in semifinale l’Argentina (con, tra gli altri, Pablo Matera, Santiago Cordero, Facundo Isa e… Juan Ignacio Brex) e in finale la Nuova Zelanda (con, tra gli altri, Ofa Tu’ungafasi, Bryn Hall, Ihaia West e Pita Ahki).

Du Toit, in maglia Sharks, in una sfida in maul con Retallick nel Super Rugby 2013 (ESPN)

L’esordio da professionista

Nello stesso anno, prima del Mondiale Under 20, aveva già esordito in Super Rugby con la maglia degli Sharks. In questa stagione la franchigia di Durban arriva fino in finale perdendo però nettamente contro i Chiefs. Nei Test Match di Novembre 2013 esordisce anche con la maglia della nazionale maggiore (dopo aver dovuto lasciare il gruppo che preparava i test di Giugno per un infortunio allo sterno) entrando dalla panchina nelle partite contro Galles e Francia. Le stagioni 2014 e 2015 sono segnate da due gravi infortuni al crociato anteriore dello stesso ginocchio che gli fanno giocare solo una manciata di partite tra Super Rugby e Nazionale. Questi due infortuni avvenuti a 366 giorni di distanza allo stesso legamento segnarono pesantemente il suo inizio di carriera e sembrarono precludergli la possibilità di venire convocato dal Sud Africa per il Mondiale del 2015. L’intervento del padre, che gli donò un suo legamento, gli permise di rientrare per il Rugby Championship di quella estate e di venire convocato poi per il Mondiale. Il padre scherzerà in una successiva intervista che grazie al legamento donato anche lui (o un suo pezzo) avrà la possibilità di giocare con gli Springboks.

Du Toit con il padre dopo la donazione del legamento del ginocchio (Telegraph)

Finito il Mondiale 2015, Du Toit annuncia che proseguirà la sua carriera di club agli Stormers di Città del Capo avvicinandosi a casa. Agli Stormers riesce finalmente ad avere continuità senza infortuni e questo gli permette di entrare in modo veramente stabile nel gruppo della nazionale sudafricana.

Seconda e Terza Linea: andata e ritorno

Per capire l’evoluzione di Du Toit tra seconda e terza linea dobbiamo ripartire dalle origini e dai tempi della scuola superiore. Nei primi tre anni, fino all’Under 16, giocò sempre in terza linea, spesso anche da numero 8. In Under 17 venne escluso dalla selezione provinciale perché, dopo essere cresciuto molto tra i 16 e i 17 anni, venne considerato troppo alto dai selezionatori per giocare numero 8. Da questo momento gli venne sempre più spesso consigliato di passare in seconda linea, ma per un altro anno lui si rifiutò di fare questo passaggio di fatto rinunciando alla possibilità di venire convocato nelle selezioni provinciali. Fu solo dall’Under 18 che si “rassegnò” a giocare in seconda linea venendo così selezionato dalla provincia di Boland, e successivamente dagli Sharks.

Du Toit con la maglia degli Sharks (Sky Sports)

Una volta approdato nel rugby professionistico giocò sempre da seconda linea, o almeno fino al 2017. Uno dei pochi tentativi di farlo giocare in terza linea in questo periodo è stato nella famosa sconfitta di Brighton contro il Giappone nei gironi del Mondiale 2015 (il suo esordio da titolare con la maglia del Sud Africa). Le enormi polemiche successive a questa sconfitta sembravano aver relegato questo esperimento nella categoria di quelli non riusciti. Nel frattempo, a livello di club, passò dagli Sharks agli Stormers.

Hesketh ha appena segnato la meta della vittoria nel “Miracolo di Brighton” (The Flanker)

Il 2018 fu l’anno in cui du Toit tornò (o iniziò, se si considera solo la carriera da professionista) a giocare con costanza in terza linea. Questo definitivo cambio di ruolo coincise con l’arrivo sulla panchina degli Springboks di Rassie Erasmus. Inizialmente Erasmus si disse molto scettico sul valore assoluto di du Toit come giocatore vedendolo molto fisico, ma troppo lento e carente nel fondamentale del placcaggio (a distanza di pochissimo tempo sembrerà impossibile anche solo pensare questa cosa), non ritenendolo all’altezza di una maglia da titolare del Sud Africa. L’opinione di Erasmus venne però drasticamente ribaltata già nei primissimi allenamenti in preparazione dei Test match di Giugno 2018. Du Toit, infatti, fu il primo capitano del Sud Africa targato Rassie Erasmus.

Miglior giocatore del Mondo 2019

Du Toit al tempo non era ancora pronto al 100% per giocare terza linea a livello di test match. Però la sua volontà fino dai 17 anni era stata quella di imporsi in quel ruolo che sentiva realmente il suo, quindi in questo periodo portò in campo e in allenamento un enorme quantità di lavoro che gli permise di fare il salto di qualità necessario impressionando moltissimo Rassie Erasmus. Nel 2018 fu infatti il giocatore che mise a segno più placcaggi in tutto il rugby internazionale (172).

Un emozionato du Toit abbraccia Mbonambi dopo la vittoria contro gli All Blacks (la prima in Nuova Zelanda dal 2009) nel Rugby Championship 2018 (Sky Sports)

Da questo momento du Toit divenne un tassello fondamentale degli Springboks che si preparavano per il Mondiale 2019 fra mille polemiche. Iniziò a giocare Flanker con continuità anche negli Stormers in Super Rugby. Nonostante la vittoria del Rugby Championship (giocato in formato ridotto) al Mondiale il Sud Africa non si presentò tra le squadre in primissima fila per la vittoria finale. Passò il girone come seconda perdendo abbastanza nettamente per 23-13 nello scontro diretto per il primo posto contro la Nuova Zelanda, ai quarti vinse agevolmente 26-3 contro i padroni di casa del Giappone (ma chiudendo il primo tempo sul 5-3). La vittoria per 19-16 in una semifinale molto combattuta contro il Galles portò il Sud Africa in finale contro l’Inghilterra. Nonostante il pronostico molto equilibrato il Sud Africa vinse in modo netto per 32-12: du Toit con 11 placcaggi fu un componente fondamentale del pack sudafricano che demolì l’Inghilterra permettendo ai propri trequarti di segnare due mete e a Pollard di segnare 22 punti al piede.

Du Toit segna una meta nella sconfitta della fase a gironi contro la Nuova Zelanda (rnz)

A fine stagione du Toit fu candidato al premio di World Rugby Men’s 15s Player of the Year assieme a Tom Curry, Cheslin Kolbe, Alun-Wyn Jones, Ardie Savea e il carneade statunitense Joe Taufete’e. Du Toit e Kolbe erano entrambi componenti fondamentali del Sud Africa che aveva vinto sia Rugby Championship che il Mondiale (primi nella storia a riuscirci), ma du Toit prevalse per la sua continuità come pezzo imprescindibile della squadra e come componente fondamentale del pack di mischia più dominante del Mondiale.

Du Toit con Emily Scarratt: giocatore e giocatrice dell’anno 2019 (Independent)

Ancora il migliore tra i migliori

Subito dopo la Coppa del Mondo 2019 la carriera di du Toit fu contraddistinta da due eventi importanti: un grave infortunio e il trasferimento in Giappone. Durante la partita di Super Rugby contro i Blues del 29 Febbraio 2020 uscì per una botta al ginocchio. Fortunatamente il medico degli Stormers si accorse immediatamente che l’ematoma si stava aggravando. Venne trasportato d’urgenza all’ospedale dove subì un’operazione per liberare la pressione del sangue dall’interno del muscolo. Grazie all’intervento tempestivo del medico fu possibile riconoscere per tempo una rarissima sindrome (43 casi accertati prima del suo) che avrebbe potuto causargli l’amputazione della gamba.

Nel 2021, dopo lo stop per il Covid e il contestuale abbandono del Super Rugby da parte delle squadre sudafricane, du Toit decise di trasferirsi a giocare in Giappone nei Toyota Verblitz, dopo aver rifiutato alcune offerte dall’Europa. Anche molti altri giocatori nel giro della nazionale sudafricana in questo periodo si trasferirono in Giappone. Quell’estate il Sud Africa ospitò i British and Irish Lions vincendo la serie per 2-1, serie nella quale du Toit giocò solo due dei tre test a causa di un infortunio alla spalla subito nel secondo test.

Diversamente dal mondiale 2019, al Mondiale 2023 il Sud Africa si presentò nel gruppo delle favorite insieme a Nuova Zelanda, Irlanda e ai padroni di casa della Francia. Come nel 2019, perse una partita nella fase a gironi (contro l’Irlanda per 13-8) qualificandosi ai Quarti di finale come seconda. Incontrò la Francia, padrona di casa, con cui diede vita ad uno scontro durissimo deciso da un solo punto (29-28) in cui il Sud Africa prevalse grazie alla solita difesa asfissiante, all’enorme pressione nei punti d’incontro, e al precisissimo gioco al piede.

In semifinale incontrarono di nuovo l’Inghilterra, e nonostante arrivassero come netti favoriti, la partita si rivelò molto più complicata del previsto venendo decisa anche qui da un solo punto (16-15) grazie al totale dominio in mischia ordinata nel secondo tempo e ai calci di Pollard (quello decisivo al 77′ da quasi metà campo). In finale il Sud Africa incontrò i rivali di sempre: la Nuova Zelanda, con cui disputò un’altra battaglia epica. La partita fu segnata da 3 cartellini gialli, ma, soprattutto dal cartellino rosso a Cane nel primo tempo. Du Toit fu determinante per la vittoria finale, ancora di un punto (12-11), con 28 placcaggi vincendo il premio di Player of the Match.

Un placcaggio su Jordie Barrett nella finale del Mondiale 2023 in cui è Man of the Match (Guardian)

A fine 2024, Pieter-Steph Du Toit è stato nuovamente inserito fra i candidati al premio di World Rugby Men’s 15s Player of the Year insieme ai connazionali Etzebeth e Kolbe, e all’irlandese Doris. Nonostante le prestazioni eccellenti del Mondiale 2023 non vengano conteggiate nel premio del 2024, du Toit ha prevalso ancora vincendo il premio come caposaldo di un Sud Africa che ha dominato la stagione 2024 vincendo 11 delle 13 partite disputate, imponendosi come squadra più forte del mondo ovale. Nel 2023, nonostante la vittoria nella Coppa del Mondo, i sudafricani non avevano vinto ne il premio di giocatore ne quello di allenatore dell’anno, e il solo Etzebeth era stato inserito nel XV ideale della stagione.

Con il secondo premio di giocatore dell’anno nel 2024 (Independent)

A 32 anni con una carriera costellata da moltissimi infortuni in un ruolo estremamente logorante normalmente è lecito pensare che queste siano le sue ultime stagioni ad alto livello. La gestione di Erasmus negli ultimi anni, resa possibile dalla profondità della rosa sudafricana, ha permesso a molti titolari di non dover giocare tutte le partite della nazionale nell’arco della stagione. Questa cosa, unita al fatto di giocare a livello di club in un campionato meno logorante come quello giapponese, gli potrebbe però permettere di allungare ancora la sua carriera.

Il capitano Kolisi sull’importanza di du Toit dentro e fuori dal campo (YouTube)

Eredità

Portare una seconda linea in terza linea permette di aggiungere centimetri in touche, chili in mischia e un ulteriore ball carrier nel gioco aperto. Il rischio è quello di trovarsi con un pack più lento e meno presente in tutta la larghezza del campo. Questa soluzione è stata impiegata con diversi gradi di successo anche da altre squadre, tra i più importanti in tempi recenti ci sono stati Courtney Lawes e Maro Itoje nell’Inghilterra e Tadhg Beirne nell’Irlanda. Sempre di più si va alla ricerca nel Rugby di alto livello di seconde linee versatili e veloci che possano giocare senza problemi anche in terza, anche se non sempre i risultati sono quelli sperati. Du Toit in questo è stato sicuramente un precursore e un esempio di altissimo livello che le altre squadre cercano di imitare sperando nello stesso successo.

Un placcaggio di Courtney Lawes, altro esempio di Seconda Linea utilizzata con successo in Terza Linea (Rugby World)

Un pensiero riguardo “Il più forte del mondo, oltre gli infortuni e le critiche

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