Ha vinto le ultime due edizioni della Rugby World Cup – anche – grazie ad una difesa che porta la sua firma fatta di aggressione dello spazio e di un workrate elevatissimo. Ha portato il proprio nome tra i grandi di questo sport, e non stiamo parlando di un giocatore. Non stiamo parlando nemmeno di Rassie Erasmus. Qui si parla di Jacques Nienaber.

Tempo di lettura: 10 minuti

Jacques Nienaber a ridosso dei mondiali del 2023 (Planet Rugby)

L’inizio di tutto

La sua carriera inizia nel periodo di transizione del rugby mondiale. Negli anni in cui si sta passando da uno sport amatoriale ad uno sport professionistico, con sempre più attenzione ai dettagli ed alla cura degli atleti stessi. E così Nienaber entra nello staff dei Free State Cheetahs come fisioterapista nel 1997 restandoci fino al 2005, guadagnandosi il ruolo di Strength & Conditioning Coach, su consiglio e richiesta del nuovo allenatore capo – ed ex giocatore dello stesso club – Rassie Erasmus. Nel 2006 i Cats – la franchigia composta dai Free State Cheetahs e dai Lions – si divise come conseguenza del passaggio da 12 a 14 squadre partecipanti al Super Rugby e così Nienaber mantenne lo stesso ruolo anche nella neonata franchigia dei Cheetahs. In questi primi anni all’interno dello staff tecnico di una squadra professionistica iniziarono già ad essere raggiunti degli ottimi traguardi: i Free State Cheetahs conquistarono due edizioni della Currie Cup, nel 2005 e 2006.

La vera svolta avvenne però nel 2008, quando Erasmus divenne Director of Rugby degli Stormers e decise di portare con sè Nienaber in qualità di allenatore della difesa. L’apprendistato non fu dei più semplici. Passare da un ruolo prettamente di preparazione atletica ad un ruolo di tattica e strategia è un compito complesso, ma i suoi sforzi ripagarono ampiamente. Nel 2008 e 2009 gli Stormers mancarono i Playoff di Super Rugby, ma già dalla successiva edizione della Currie Cup si iniziarono a vedere i primi miglioramenti. Western Province fu infatti la squadra con il minor numero di punti subiti in tutta la stagione, e queste fondamenta vennero sfruttate anche dagli Stormers, che nel 2010 terminarono la stagione regolare di Super Rugby al secondo posto – concedendo quasi la metà dei punti della seconda miglior difesa – e raggiungendo la finale del torneo, seppur perdendola contro i Bulls.

Uno dei pochi video con la franchigia dei Cats protagonista – Fonte Official Springboks YouTube

La chiamata dall’alto

Il suo impressionante ruolino di marcia non passò per nulla inosservato, tanto che nel pieno della stagione di Currie Cup 2010 venne contattato dalla federazione per entrare a far parte dello staff degli Springboks, ma i suoi stessi colleghi ne impedirono la partenza – anche soltanto per un ruolo part-time – giudicandolo troppo importante per il proprio team. La chiamata però si fece troppo ghiotta per essere ignorata, e l’anno successivo entrò a far parte del coaching staff degli Springboks.

Era il 2011, l’anno dei mondiali ed il Sud Africa era campione uscente dall’edizione 2007. Certamente la nazionale non si presentava ai nastri di partenza come favorita, visto il pessimo ruolino di marcia nel Tri-Nations che recitava 3 sconfitte ed una sola vittoria. L’handicap di questa nazionale era proprio l’aspetto difensivo, e Jacques Nienaber ebbe un impatto decisamente importante su questo aspetto. Gli Springboks infatti vinsero il proprio girone chiudendo questa prima fase con la migliore difesa, avendo concesso soltanto 24 punti in 4 partite. La loro avventura mondiale si interruppe presto purtroppo, con una sconfitta contro l’Australia per 11 a 9 nei quarti di finale.

Jacques Nienaber agli Stormers (Limerick Live)

Dopo l’avventura nazionale, Nienaber tornò nel coaching staff degli Stormers nel 2012, mettendo sempre in mostra una struttura difensiva da primato che gli permise di vincere la Currie Cup con Western Province e di raggiungere le semifinali di Super Rugby con gli Stormers. Nienaber rimase nello staff della franchighia di Cape Town nonostante il corteggiamento dei Bulls, e nel contempo si unì ad uno staff itinerante con a capo Rassie Erasmus che si occupava di girare per il paese impartendo lezioni ed aiuti a tutti i livelli del rugby sudafricano. Nel 2014 lasciò gli Stormers per unirsi a tempo pieno alla federazione sudafricana. Nel 2016 la sua carriera prese un’ulteriore svolta: Rassie Erasmus venne assunto come Director of Rugby nella franchigia irlandese di Munster e la sua prima mossa fu quella di portare con se Jacques Nienaber con i compiti di Defense Coach.

E oramai sembrerà che stia ripetendo la solita solfa, ma la realtà è che Nienaber dimostra ancora una volta di saper fare dannatamente bene il proprio lavoro e porta Munster ad essere la migliore difesa della stagione regolare di Pro 12 e ad un passo dalla vittoria del torneo, perso contro degli Scarlets che quell’anno furono quasi surreali. Un canovaccio simile ebbe il percorso in Champions Cup, con il primo posto del girone e la difesa ancora una volta protagonista. Il percorso di Munster terminò però in semifinale contro Leinster, in una partita tiratissima e persa di un solo punto – 15 a 16 il risultato finale.

Non ci sono highlights delle vittorie in Currie Cup di Western Province, ma potete godervi l’intera finale del 2013 in cui uscirono però sconfitti – Fonte Geraint Powell – YouTube

La carriera spicca il volo verso l’Europa

Tutto era pronto per la stagione successiva, e le premesse erano ottime visto il ruolino di marcia dell’anno precedente. Ma le strade che ci si pongono davanti spesso non tengono conto dei nostri piani. E così, complice anche la forte crisi in cui navigavano gli Springboks da oramai un biennio, Erasmus venne richiamato dalla madre patria per ricoprire il ruolo di Head Coach della nazionale. Accettò la chiamata ad una sola condizione: che il suo fidato collega Jacques Nienaber fosse integrato nello staff, e così fu. Quindi il duo Erasmus-Nienaber a dicembre del 2017 lasciò Limerick per approdare nella calda estate sudafricana e risollevare le sorti di una nazionale smarrita e con scarsa consapevolezza dei propri mezzi.

Nienaber a colloquio con Lukhanyo Am (SA Rugby Mag)

Nei test match del 2018 – estivi ed invernali – cominciò la lenta risalita degli Springboks che collezionarono 4 vittorie su 7 match totali. Nel 2018 si giocò anche il The Rugby Championship in cui il Sud Africa si piazzò secondo alle spalle degli All Blacks, proponendo prestazioni altalenanti – due sconfitte di seguito con Argentina ed Australia seguite da una grande vittoria contro la Nuova Zelanda – ed un sistema di gioco ancora in rodaggio, ma che iniziava a mostrare le proprie potenzialità. Il 2019 è l’anno dei mondiali, è l’anno della verità e gli Springboks iniziano ad alzare il ritmo e l’intensità del proprio gioco. Ed i risultati iniziano ad essere tangibili: vittoria del Rugby Championship e di entrambi i test match estivi pre-mondiale ed un importante dato: 71 punti subiti in 5 partite. E gli avversari non erano sicuramente deboli, oltre ai match del Rugby Championship affrontò infatti l’Argentina ed il Giappone che quell’anno fece vedere i sorci verdi a Scozia ed Irlanda.

Sappiamo tutti come andò la campagna mondiale del 2019 per gli Springboks: dominio totale. Nonostante non fossero tra i principali favoriti nella corsa al titolo si presero la scena e si guadagnarono i favori dei pronostici mano a mano che passavano le partite, sino ad arrivare alla partita perfetta giocata in finale contro un’Inghilterra in forma e carica dalla vittoria contro gli All Blacks in semifinale. In quella partita gli Springboks dimostrarono tutta la propria dominanza fisica, tecnica e tattica mettendo all’angolo gli inglesi e vincendo così la terza Webb Ellis Cup della loro storia.

Qui il video di una splendida partita da parte di Munster nella semifinale di Pro12, in cui Nienaber era allenatore della difesa – Fonte canale YouTube URC

L’investitura finale

Successivamente alla vittoria mondiale i vertici della federazione sudafricana decisero di investire Erasmus del ruolo di Director of Rugby e di conseguenza di promuovere a Head Coach Jacques Nienaber. Da gennaio 2020 ricopre per la prima volta in carriera il ruolo di capo allenatore di una qualsiasi nazionale, anche se a causa della pandemia dovette aspettare il Tour dei Lions nel 2021 per poter mettere in campo le proprie idee. Idee che non sembrano sin da subito molto chiare per quanto parzialmente efficaci – le vittorie contro i Lions ne sono testimoni. Ma questa altalena di risultati tra il 2021 ed il 2022 – 16 vittorie e 10 sconfitte totali – non giova molto all’immagine di Nienaber, che soffre sicuramente della presenza mediaticamente ingombrante di Rassie Erasmus.

Certamente il secondo posto nel Championship 2022 è una boccata d’aria per l’head coach, che vede il suo piano prendere lentamente forma. L’idea di Nienaber è quella di creare una squadra fisicamente dominante, con un gioco solido e senza inutili fronzoli basato sulla forza del proprio pacchetto di mischia e su una difesa pressochè impenetrabile. Anche nel Championship 2022 infatti il premio per la miglior difesa fu appannaggio degli Springboks. Il 2023 fu l’anno in cui il Sud Africa iniziò ad alzare la mano per rimarcare la propria presenza tra i pretendenti al titolo che mai come quest’anno sembrava poter essere appannaggio di una tra Francia ed Irlanda. Se le prime uscite del 2023 non furono propriamente roboanti – vittorie contro Argentina ed un’Australia che si dimostrerà in grave difficoltà e sconfitta netta contro gli All Blacks nel Championship – di tenore diverso furono i test match pre-mondiali. In questi match è stato chiaro al mondo che la nazionale sudafricana ed il suo staff avevano lavorato 3 anni con il focus soltanto sulla competizione mondiale.

Jacques Nienaber scruta l’infinito (DFA)

Dopo una discreta vittoria con l’Argentina si susseguirono due roboanti trionfi contro Galles e Nuova Zelanda – 16 a 52 contro i gallesi e 7-35 contro i neozelandesi – che diedero la giusta dimensione di quelli che sarebbero stati gli Springboks a questo mondiale. E le aspettative non furono disattese. L’unico inciampo di tutta la campagna avvenne nei gironi contro un’Irlanda ancora fresca e motivata a dimostrare al mondo che cosa aspettarsi. Nella fase ad eliminazione gli Springboks non sbagliarono più nulla, nemmeno una virgola. Tutte le partite sono state preparate e studiate nei più minimi dettagli e scommettendo – spesso anche contro le opinioni di molti addetti ai lavori – sulle proprie caratteristiche vincenti. Il manifesto di tutto ciò che è stato il Sud Africa di Nienaber – ed in maniera più estesa anche tutte le squadre da lui stesso allenate – è la finale giocata contro la Nuova Zelanda.

Gli All Blacks arrivavano da un mondiale giocato in crescendo ed in cui ricordavano gli anni d’oro tra il 2011 ed il 2015 grazie ad un rugby spettacolare e con giocatori in forma e convinti dei propri mezzi. Gli Springboks arrivavano invece alla finale con una squadra sensibilmente più avanti con gli anni, molto provata da una semifinale intensa contro gli inglesi, e con un gioco tutt’altro che spumeggiante, seppur efficace. In finale i giocatori e lo staff misero in campo tutto ciò per cui hanno lavorato negli ultimi 4 anni. La difesa sudafricana in questa partita è il manifesto ultimo del pensiero Nienaberiano: aggressione e workrate. Non è questo l’articolo giusto per parlare del sistema di gioco sudafricano, ma è un qualcosa di affascinante soprattutto per quanto Nienaber chiede ai propri giocatori – soprattutto ai trequarti. Cioè di sprintare in avanti per chiudere il gioco avversario per poi recuperare sull’esterno sfruttando la velocità delle proprie ali. Un tipo di difesa ad elevato rischio, ma cucita su misura sulle caratteristiche dei giocatori a disposizione e sulla loro completa abnegazione verso la causa della vittoria. Vittoria conquistata – non senza qualche recriminazione – con forza e decisione e coscienza dei propri mezzi. Non sarà divertente, ma non credo che ad un singolo sudafricano importi qualcosa di questo.

Gli highlights di una delle partite più belle degli ultimi tempi, superata forse solamente dai quarti di finale tra Irlanda e Nuova Zelanda. Signori a voi il manifesto Nienaberiano – Fonte canale YouTube di World Rugby

La nuova avventura: Leinster e poi?

Smaltita la sbornia da vittoria di un mondiale back-to-back Nienaber proseguirà la propria carriera a Leinster – così come già annunciato ad Aprile – nel ruolo di Senior Coach a fianco del veterano Leo Cullen. Non ci sono ancora molti elementi per giudicare il suo operato nel nuovo ruolo, ma adetti ai lavori e analisti più bravi ed esperti del sottoscritto sostengono che già nel primo round di Champions Cup si siano visti i primi segni della mano di Jacques Nienaber. Che sia l’inizio di un processo lungo che porterà alla sudafricanizzazione di Leinster – e di conseguenza di tutta l’Irlanda? Non lo sappiamo, ma certo è che un gioco fisico e aggressivo come quello di Nienaber ben si presterebbe alle caratteristiche irlandesi.

“There is no place for mediocracy”, ha dichiarato Nienaber arrivato a Leinster (The Irish Independent). “Mediocracy” è un termine che si usa per riferirsi a un gruppo di persone considerate mediocri. Chissà a chi si riferiva.

Di certo è ancora presto per poter affermare che il bel gioco d’attacco multifase irlandese verrà accantonato per un super pragmatico gioco in stile Springboks, ma se l’Irlanda e Leinster vogliono tornare a vincere allora hanno probabilmente fatto la scelta giusta. Nienaber è sempre stato uno studioso, una persona che lavora duro e che non smette mai di imparare, un’analista. A Jacques Nienaber non piace il bel gioco, non è mai stato un estroso giocatore professionista. Nienaber è un fisioterapista che conosce a memoria il corpo umano a seguito di anni di studi e di pratica. Lo stesso concetto lo applica al rugby, dalla preparazione fisica alle tattiche di gioco. Nienaber non è un allenatore divertente, non inventa tattiche dal nulla solo per rendere il gioco più divertente. A Nienaber piace conoscere le cose, non lascia mai nulla al caso. Jacques Nienaber è una persona a cui non piacciono le sorprese. A Jacques piace solo una cosa: vincere.

Lascia un commento