Sabato 31 maggio, 17:15 – Stadio Sergio Lanfranchi, Parma: data, ora e luogo in cui si deciderà la vincitrice della Serie A Élite maschile 2024/2025. Rugby Viadana 1970 e FEMI-CZ Rugby Rovigo Delta scenderanno in campo per contendersi il titolo di Campioni d’Italia, in una finale inedita nella storia del massimo campionato. Per il Viadana è una seconda chance: l’anno scorso cadde proprio sul più bello, battuto nella sfida decisiva dai padovani del Petrarca, mentre quest’anno ha l’occasione di rifarsi contro i rossoblù rodigini. Un modello, quello del club giallonero, che vale la pena approfondire, tra Argentina e Caimani.
Gialloneri e rossoblù
La finale mette di fronte due club che hanno molto in comune, e che per certi versi sono la perfetta rappresentazione dei casi di maggior successo del rugby italiano. Viadana e Rovigo sono due piccole città di provincia (20’000 abitanti vs 50’000), con una tradizione rugbistica di lunga data che ha prodotto un profondo attaccamento tra città e club. In entrambe, il rugby è lo sport di squadra dominante, in cui sono stati raggiunti i maggiori successi. Realtà di provincia senza le risorse per essere competitive nel calcio, in cui la comunità, per una serie di motivi, ha scelto di abbracciare il rugby, tra tutti gli sport minori. Viadana milita stabilmente nel massimo campionato da 25 anni, fatta salva la parentesi Aironi, e può vantare in bacheca uno scudetto, tre Coppe Italia, tre Trofei Eccellenza e una Supercoppa italiana. Rovigo ha il primato della più lunga militanza nella massima divisione, che ha vinto ben 14 volte, senza mai essere retrocessa. I due club hanno in gestione i più grandi stadi della propria città, nonché del campionato, e il forte radicamento nelle realtà locali è dimostrato non solo dai numerosi sponsor ma anche dall’esistenza di diversi gruppi di tifo organizzato: una vera e propria rarità, nel rugby italiano. Allo Stadio Zaffanella, dotato di tre tribune coperte con 6’000 posti a sedere, sono sempre presenti gli storici Miclàs e i River Boys, mentre Posse Rossoblù, Amici di Boara e Passione Rossoblù colorano da anni gli spalti del Battaglini.

Mezzo secolo di rugby in riva al Po
Il rugby a Viadana nasce nel 1970. Come in molti casi, i racconti sui primi anni sono diventati quasi mitologia: la riunione fondativa al Bar Sport, gli allenamenti sulle spiagge del Po, lo spogliatoio “costituito da una specie di roulotte, completamente in legno, che aveva un aspetto di vagone con influenze gitane”. Anno dopo anno il club si consolida, mettendo radici nella cittadina al confine tra Lombardia e Emilia-Romagna, e scalando pian piano le serie minori. Serie D, poi una lunga militanza tra serie C e serie B, fino arrivare alla A2 e infine, a partire dalla stagione 1999/2000, il massimo campionato, che non ha più lasciato. Il Viadana vive i suoi momenti migliori nei primi anni 2000, mancando i playoff solo una volta tra 1999/2000 e 2009/2010. In quel decennio i gialloneri partecipano a ben quattro finali scudetto, ma per tre volte escono sconfitti per mano del Benetton Treviso. L’unica, storica, vittoria risale alla stagione 2001/2002, in cui i gialloneri battono l’Amatori & Calvisano schierando in campo, tra gli altri, i futuri Azzurri Santiago Dellapé e Kaine Robertson.
Per approfondire: La storia di Viadana: piccola città, grande rugby
La ripartenza dopo l’avventura Aironi è stata più difficile: nel decennio successivo, infatti, Viadana è arrivata in semifinale soltanto due volte, pur vincendo nel frattempo tre Trofei Eccellenza. In questo periodo i gialloneri sembrano aver perso il treno delle contendenti al titolo: squadre come Petrarca, Colorno, Rovigo e Valorugby sembrano avere maggiori risorse; il Calvisano è stato capace di strutturarsi in maniera quasi perfetta, prima della retrocessione volontaria; le Fiamme Oro godono di una forte attrattiva per i giocatori italiani; Mogliano è sempre una fucina di talenti, e si è progressivamente legata a doppio filo con il Benetton. Le prospettive dunque non sono le migliori, tuttavia il Viadana riesce a invertire la tendenza: nelle ultime due stagioni, infatti, i gialloneri sono stati capaci di arrivare primi nella stagione regolare e di giocarsi la finale scudetto. Nei prossimi paragrafi saranno messi in evidenza due fattori in particolare che hanno contribuito alla rinnovata competitività dei mantovani.
Viadaña – la colonia argentina
Vuoi per le dimensioni ridotte del bacino di riferimento, vuoi per scelte tecniche, una caratteristica distintiva del Viadana è sempre stata la presenza di diversi stranieri in rosa, provenienti in modo particolare dall’emisfero sud: tra gli altri, hanno vestito il giallonero Tana Umaga, Kaine Robertson e Quintin Geldenhuys. Il legame più forte che si è creato nel corso degli anni è quello con l’Argentina, favorito dalla possibilità di tesserare giocatori con ascendenza italiana. Un legame diventato ancora più profondo da quando nel 2019 proprio un argentino, Ulises Gamboa, è stato nominato general manager del club.

L’ex pilone si può definire ormai una figura storica del rugby viadanese: nel suo curriculum sono diverse le stagioni come giocatore e allenatore in riva al Po, tra Aironi, prima squadra del Viadana, e cadetta dei Caimani. Già da allenatore fu determinante nel portare in giallonero un fenomeno italo-argentino come Nacho Brex, ora da dirigente fa da vero e proprio ponte fra Viadana e Argentina. Negli ultimi anni, infatti, i sudamericani che grazie a lui sono passati tra le fila dei mantovani non si contano, che siano giocatori o tecnici. Il nome più importante è proprio quello di un allenatore, Germán Fernández, strappato alla UAR e ora in seno alla FIR, che nei due anni in cui ha guidato il primo XV ha fornito un contributo decisivo alla crescita dell’intero club.
Se andiamo a vedere la stagione attuale, lo staff tecnico, guidato dal trevigiano – ma ormai viadanese d’adozione – Gilberto Pavan, è ad alto tasso argentino: ad allenare la mischia sono Claudio Gamboa e Roberto Tejerizo, Mariano Castany si occupa della touche e Benjamin Madero è assistente ai trequarti. Per quanto riguarda i giocatori, nella rosa di inizio campionato il Viadana ne contava ben 20 di origine argentina su un totale di 49: 9 equiparati, 6 non eleggibili con passaporto italiano, 3 stranieri (Santillan, Sauze e Tejerizo) e 2 formati in Italia (Juan Alejandro Wagenpfeil, arrivato da San Isidro in under 18, e Facundo Sanchez). Contando le 18 partite della stagione regolare e le due semifinali, i gialloneri hanno schierato in media 8 giocatori nati in Argentina nel XV iniziale, 10 nei 23. La formazione della finale conferma la media, con 9 argentini nel XV di partenza, e 11 in totale (12 se Ciardullo andrà in panchina al posto di Bronzini).
| Giocatore | Status | Provenienza | Data di nascita | Ruolo |
|---|---|---|---|---|
| P. Baronio | ITA non el. | Rosario | 6/5/1996 | M. mischia |
| M. Casasola | Equiparato | Mendoza | 26/1/2002 | 3a linea / tall. |
| F. Ciardullo | Equiparato | Mendoza | 18/5/2002 | Ala |
| E. Dominguez | Equiparato | Villa Carlos Paz | 29/1/1999 | 3a linea |
| I. Dorronsoro | Equiparato | Resistencia | 8/10/2001 | Tall. / 3a linea |
| J.C. Gamboa | Equiparato | Buenos Aires | 22/4/2004 | 3a linea |
| B. Madero | ITA non el. | Buenos Aires | 18/6/1988 | M. apertura |
| J.F. Morosini | Equiparato | Salta | 19/12/1995 | Jolly 3/4 |
| E. Orellana | ITA non el. | Mendoza | 16/3/1997 | Centro |
| A. Oubiña | ITA non el. | Buenos Aires | 25/1/1993 | Pilone |
| R. Oubiña | ITA non el. | La Plata | 16/1/1992 | Pilone |
| M. Roger Farias | ITA non el. | Santiago d.E. | 22/10/1997 | Jolly 3/4 |
| F. Ruiz | Equiparato | Bella Vista | 25/4/1996 | 3a linea |
| F. Sanchez | ITA formazione | Cordoba | 8/5/2002 | Centro / Ala |
| P. Santillan | Straniero | S.M.d.Tucumàn | 11/9/2002 | 3a linea |
| M. Sauze | Straniero | S.M.d.Tucumàn | 25/2/1997 | Ala |
| G. Savino | Equiparato | Buenos Aires | 18/8/1999 | Jolly 3/4 |
| R. Tejerizo | Straniero | S.M.d.Tucumàn | 15/4/1988 | Pilone |
| B. Vallesi | Equiparato | Cordoba | 18/1/2005 | Pilone |
| J.A. Wagenpfeil | ITA formazione | Buenos Aires | 16/6/1997 | 3a linea |
La grande esperienza acquisita nell’attingere dal bacino argentino ha certamente favorito l’alzarsi del livello tecnico della squadra, creando un vantaggio competitivo nei confronti delle concorrenti. La mediana Baronio – Roger Farias, in particolare, è probabilmente la migliore del campionato; il mediano di mischia è stato chiamato in causa dalla Zebre Parma a inizio stagione, calcando i campi dello URC, e l’apertura ha fatto parte della lista ristretta dei candidati finali per il premio di MVP dell’anno. I fratelli Oubiña e il tallonatore Dorronsoro, poi, sono presenti regolarmente nel Team of the Week del torneo, come pure Wagenpfeil e Ciardullo. Tuttavia, la colonia argentina da sola non basta a spiegare i successi dell’ultimo periodo, anche perché di anno in anno viene saccheggiata dalle dirette avversarie, forti di budget maggiori.
La formazione giovanile e i Caimani
Risaliamo al 2019, e più precisamente al comunicato con cui Ulises Gamboa viene presentato come nuovo general manager del Viadana. Il dirigente si presenta con queste parole:
“Il club ha una gran voglia di riscatto, per questo motivo riteniamo opportuno puntare su giocatori formati dal nostro club, perché il senso di appartenenza sarà un valore fondamentale per conseguire i nostri obiettivi. Sono sicuro che il loro impegno e la loro volontà di emergere, potranno coinvolgere l’intero ambiente del Rugby Viadana e in particolare l’intero settore giovanile e la squadra cadetta”
Il focus è dunque su una crescita organica, da attuare investendo sulla formazione di giovani talenti, locali e non. Vista la ridotta dimensione del bacino di riferimento, limitato da ingombranti vicini come Colorno e Parma, i gialloneri infatti fanno scouting ad ampio raggio, dando possibilità di crescita a giocatori di tutta Italia e non solo. Un ruolo centrale lo hanno i Caimani, squadra che è diventata ufficialmente la cadetta del Viadana nel 2017 e dalla quale provengono sia il presidente Giulio Arletti che lo stesso Gamboa, loro allenatore in passato. Militanti per diversi anni in Serie B, e dalla stagione 2023/2024 in Serie A, i Caimani sono lo step ideale per mettere alla prova i giovani in uscita dalla categoria under 18 e per fornire un adattamento più graduale a giocatori provenienti da altre squadre e campionati. L’unità di intenti con il primo XV è totale: gli allenatori oggi sono i già citati Madero e Tejerizo, e gli scambi di giocatori sono frequenti, per dare profondità e nuove opzioni al Viadana.
Nella filiera giovanili – Caimani – primo XV, ormai ben oliata, sono cresciuti nomi noti come Giampietro Ribaldi e Samuele Locatelli, che l’anno prossimo saranno con ogni probabilità compagni alle Zebre, e diversi giocatori con presenze nelle nazionali giovanili, tra cui Simone Brisighella e Bruno Vallesi. Anche l’attuale head coach del Viadana, Gilberto Pavan, ha avuto modo di crescere nel ruolo di allenatore ai Caimani, prima di approdare al livello superiore.
Conclusioni
Per il secondo anno consecutivo, il Rugby Viadana 1970 è arrivato primo nella stagione regolare, superando poi i playoff per giocarsi la finale scudetto. Il club della cittadina al confine tra Lombardia e Emilia-Romagna non è nuovo ai piani alti del rugby italiano, ma gli exploit dell’ultimo biennio sono in netta controtendenza rispetto ai risultati del recente passato, in cui sembrava aver perso il treno delle contendenti al titolo. In questo articolo sono stati messi in evidenza due fattori che hanno contribuito alla ritrovata competitività dei gialloneri: da un lato, il legame profondo con l’Argentina, da cui vengono attinti sia giocatori che tecnici, dall’altro la filiera di formazione, legata a doppio filo con la squadra cadetta dei Caimani. Grazie ad essi il Viadana ha ritrovato la sua dimensione, ma sarà abbastanza per vincere il titolo e rimanere competitivo negli anni a venire?