Eccoci di nuovo qui per una nuova puntata dell’avvincente serie dedicata alle franchigie femminili! La Latin Cup, che ha visto sfidarsi due franchigie italiane da un lato – Benetton e Zebre – e due franchigie spagnole dall’altro – Iberians Sitges e Iberians Valencia – è terminata domenica (per tutti coloro che leggeranno questo articolo in futuro, le ultime due partite sono state giocate il 10 e l’11 febbraio 2024). È, quindi, tempo di tirare un po’ le somme di quest’esperienza.
Nelle puntate precedenti…
Dove eravamo rimasti? Nell’articolo dello scorso dicembre avevamo raccontato quello che era il progetto in generale, ovvero la creazione di due squadre formate da una selezione di giocatrici di interesse nazionale a cui dare minutaggio a livello internazionale.
All’epoca della pubblicazione del primo articolo era trascorso un mese dall’annuncio dell’istituzione della Latin Cup e mancava ancora un mese all’inizio della competizione. Come forse ricorderete (e, se non lo ricordate, correte a recuperare l’articolo che trovate a questo link), ci eravamo lasciati con numerose domande.
Nell’articolo di oggi proviamo a rispondere ad alcune di queste domande e cominciamo a fare un bilancio di questa esperienza e lo facciamo a partire da una chiacchierata che abbiamo fatto a fine gennaio con Plinio Sciamanna, allenatore della franchigia femminile delle Zebre (Nota: l’intervista è avvenuta prima della seconda partita, terminata poi 5-26 per le spagnole a Colorno).
L’intervista
Ora che siamo a metà di questa esperienza, qual è il bilancio finora?
Sicuramente il bilancio è molto positivo.
Abbiamo organizzato un raduno verso la fine di novembre, di circa due giorni e mezzo, e successivamente ci siamo ritrovati tre o quattro giorni prima della partita. Considerato il tempo a nostra disposizione, quindi, le cose su cui abbiamo cercato di lavorare si sono viste nel gioco. Inoltre, l’entusiasmo delle giocatrici nel far parte di questo progetto è molto alto. Sin dall’inizio sono state entusiaste della nascita di queste franchigie e questo entusiasmo si è mantenuto nel tempo. Infine, voglio ribadire il grande interesse e sostegno da parte della franchigia delle Zebre.
Per quanto riguarda le avversarie, come le avete trovate?
Sicuramente le abbiamo trovate migliorate rispetto anche alla partita di luglio che abbiamo disputato contro la Spagna. Anche osservando la partita tra la Benetton e le Iberians Sitges si è notato un notevole miglioramento.
Parlando nello specifico della nostra partita, abbiamo incontrato maggiori difficoltà fisiche, con impatti più intensi sulla nostra difesa. Le loro azioni difensive erano molto aggressive e il loro gioco di doppio placcaggio era costante e ben posizionato. Quindi, da quel punto di vista, abbiamo sicuramente affrontato una partita molto intensa e ci siamo comportati molto bene.
Mi hai detto in cosa sono state migliori loro, allora dimmi in cosa siete stati i migliori voi?
Penso che, rispetto alle Iberians Valencia, noi abbiamo espresso di più nel gioco, con una maggiore organizzazione e scelte più efficaci, soprattutto in attacco. Siamo state spesso abili nel prendere le decisioni giuste e abbiamo avuto un controllo significativo del possesso di palla, risultando forse più dominanti nelle fasi statiche. Questo ci ha aiutato a mantenere la pressione nel loro campo e a giocare gran parte del secondo tempo nella loro metà campo. Sicuramente il possesso di palla è stato fondamentale insieme all’organizzazione del gioco.

Sappiamo che queste sono franchigie di sviluppo, quindi abbiamo visto che è stata privilegiata una scelta delle giocatrici più giovani in ottica poi di sviluppo in vista della nazionale.
Come è avvenuta la selezione di queste giocatrici?
La selezione delle giocatrici è stata innanzitutto influenzata da un parametro “territoriale”. Possiamo dire che è avvenuta in maniera naturale, dividendo le giocatrici in due aree.
Successivamente, sono state considerate le ragazze della Nazionale Under 20 e quelle da poco entrate a far parte della Nazionale Maggiore, che quindi ancora con poca esperienza, a cui è necessario garantire opportunità di gioco ad un livello forse più elevato rispetto al campionato, per favorirne lo sviluppo.
Infine, abbiamo incluso anche alcune giocatrici esperte per fornire continuità e leadership all’interno del gruppo, al fine di innalzare il livello di tutte.
A proposito della divisione territoriale tra le due franchigie, abbiamo notato che soltanto le Zebre hanno una giocatrice dall’estero.
È proprio l’estero che è attribuito alle Zebre oppure è stata lasciata libera scelta?
È stata una scelta – diciamo – presa nei confronti della giocatrice nello specifico (Valeria Fedrighi, Stade Toulousain), perché stava giocando molto poco col club e quindi, dovendo arrivare al Sei Nazioni ed essendoci questa possibilità di farla giocare e di darle minutaggio a un livello un po’ più alto, è stato deciso quindi di farla partecipare a questa a questa competizione.
Qualcuno che ti ha particolarmente impressionato.
No, direi che il nostro gruppo si concentra molto di più sul collettivo rispetto alle singole giocatrici. Ci siamo concentrati molto sul lavoro di squadra e nessuna giocatrice ha spiccato più delle altre. Secondo me, tutte sono state molto brave nel fondersi nel collettivo
…ma qualcuna che ha avuto una una crescita sopra le tue aspettative?
Allora ti direi Luna Sacchi e Rubina Grassi. Si sono espresse molto bene, Sacchi – che nel club gioca in terza linea, ma ricopre anche altri ruoli – in terza linea ha fatto degli interventi di qualità e Grassi ha fatto veramente una bella partita sbagliando veramente poco. Hanno entrambe dato qualità a quello che è il nostro gioco.

Come avete gestito i rapporti con i club di provenienza delle giocatrici?
Sicuramente, la condivisione è stata la base che abbiamo cercato di porre fin dall’inizio. Come prima cosa abbiamo spiegato ai club il progetto e cosa esso implicasse. Successivamente, abbiamo cercato di condividere con loro la nostra idea anche dal punto di vista tecnico. Noi, dalla nostra parte, abbiamo club molto distanti fisicamente, quindi purtroppo riusciamo a lavorare poco insieme. Al di là di questo, cerco di girare per i club individualmente, in modo da lavorare insieme e condividere le informazioni. Tuttavia, purtroppo non abbiamo mai avuto l’opportunità di farlo tutti insieme. Abbiamo avuto alcune riunioni video in cui ci siamo confrontati su alcuni aspetti e hanno accesso ai nostri allenamenti tramite video. Ho cercato di garantire massima libertà e condivisione su questo aspetto. Dopo le partite, ci siamo risentiti tutti insieme per condividere le loro opinioni. Abbiamo discusso insieme i punti su cui lavorare di più.
Anche dopo la partita ci siamo confrontati, hanno espresso le loro opinioni e sono stati molto contenti di come il gruppo, nonostante il poco tempo di preparazione, abbia affrontato la partita.
È stato un match di 43 minuti di gioco effettivo, neanche al Sei Nazioni riusciamo a fare un tempo effettivo così, quindi i club erano contenti di aver visto del gioco ed erano d’accordo su i punti che abbiamo cercato di trasmettere alle giocatrici, anche chiedendoci di andare a concentrarci più su alcuni aspetti che su altri.
…e con la franchigia delle Zebre come sono stati i rapporti?
A livello pratico, ci hanno messo a disposizione delle persone che ci hanno aiutato in vari modi: dal punto di vista comunicativo, organizzativo e logistico, fino anche al semplice aspetto del vestiario.
Anche se indossavamo le divise con i colori delle Zebre, è stato bello vedere le giocatrici giocare con i calzettoni del loro club, ed è stato bello che la proposta sia partita proprio dalle Zebre. Noi, ovviamente, lo abbiamo accettato perché ci sembrava un’idea molto corretta e bella nei confronti dei club di provenienza delle ragazze.
A questo punto devo chiedertelo. Con la Benetton c’è stato un confronto?
Ovviamente abbiamo esigenze e contesti diversi, quindi non sempre è possibile. Ad ogni modo con Iannucci, anche per via dell’attività internazionale, c’è un confronto continuo.
Visto che stiamo parlando di Benetton, secondo te un derby avrebbe aggiunto qualcosa a questo torneo o sarebbe stato qualcosa di superfluo?
Alcuni si chiedono perché non ci sia stato un derby. Sarebbe stato bello vederlo, ma dal punto di vista dello sviluppo non è così utile. Dal nostro punto di vista, specialmente, abbiamo ancora bisogno di tempo per poter competere allo stesso livello di una franchigia come Benetton, che ha molte nazionali ed esperienza. Questo sicuramente dimostra l’efficacia del loro progetto, ma al momento abbiamo già molti impegni e per ora va bene così.
Una delle cose che mi hanno lasciata perplessa è stata la strategia comunicativa adottata per questo nuovo campionato.
Secondo te è stata efficace o avresti cambiato qualcosa?
No, ritengo che, considerando i tempi limitati per completare le varie attività, ci sia stata comunque una buona comunicazione da entrambe le franchigie riguardo al progetto. Forse non abbiamo avuto abbastanza tempo per affrontare alcuni dettagli specifici, ma credo che soprattutto nelle fasi vicine alle partite ci sia stata una comunicazione efficace. Penso che anche le Zebre siano state soddisfatte del lavoro svolto, sia in termini di comunicazione che di prestazioni. Hanno espresso grande soddisfazione per l’inizio e l’andamento iniziale di questo percorso, come avevo già notato a dicembre, quando ci hanno offerto un grande supporto. Posso confermare che questo entusiasmo è stato mantenuto nel tempo, e dopo la prima partita si è visto ancora più entusiasmo da parte loro. Quindi, sicuramente è una conferma positiva.

Diamo uno sguardo al futuro, so che l’anno prossimo aumenteranno le partite…
Dovrebbero… ma vedremo. Siamo ancora focalizzati su quest’anno e non abbiamo ancora direttive su quello che sarà l’anno prossimo. Penso che più avanti, dopo il prossimo Sei Nazioni, si comincerà a riprogrammare tutto.
E il futuro della competizione come lo vedi? Ti sembra possibile la creazione di uno URC femminile o la riunione con la Celtic Challenge?
Non sono in grado di dirlo esattamente, anche perché la Celtic Challenge è secondo anno di progetto (qui più informazioni).
Bisognerà valutare i numeri anche rispetto al campionato domestico, che resta importante. Inoltre, c’è un aumento delle partite internazionali sia di WXV che di Test Match, quindi ci sono molte competizioni in corso. Dovremmo valutare la sostenibilità del progetto anche in termini numerici, considerando il movimento generale. A mio parere, è ancora un lavoro in corso, poiché noi siamo partiti un anno dopo rispetto alle nazioni celtiche.
Tra uno o due anni, credo che sarà il momento di fare un bilancio per capire se è necessario apportare ulteriori modifiche o se il progetto andrà avanti così.
Vuoi dirci qualcosa per concludere?
No, ci tengo solo a ribadire che gli obiettivi di questo progetto sono sicuramente quelli di far giocare le ragazze a un livello più elevato, e questo è stato evidente anche durante le partite. La possibilità di giocare con un’intensità maggiore e con un minutaggio effettivo più significativo è sicuramente un elemento di grande valore. Pertanto, questo progetto ci offre l’opportunità di confrontarci con squadre in crescita come la Spagna, il che è fondamentale per il nostro sviluppo. Questo ci porta sicuramente in una direzione importante, sia in termini di quantità che di qualità del gioco.

…E invece non avevamo concluso
O meglio, l’intervista si era davvero conclusa qui, con ovvi saluti, ringraziamenti e buoni auspici per la partita del 10 febbraio.
E mi sarebbe davvero piaciuto pubblicare questa intervista parlando di due vittorie.
Purtroppo così non è stato. A Colorno, le Iberians Sitges hanno vinto per 5-26, unica meta segnata per le Zebre da Gaia Dosi al 78′.
Quindi ho richiamato Sciamanna chiedendogli un commento dopo la partita.
Ciao Plinio, siccome a breve dovrebbe uscire l’intervista, mi chiedevo se avessi voglia di aggiungere due parole sulla partita di sabato.
Aggiungo volentieri qualcosa sulla partita.
C’è il dispiacere non per il risultato, ma per non aver performato come avremmo voluto. Sapevamo che sarebbe stata una partita diversa da quella giocata a Valencia sia per la qualità e numero di giocatrici internazionali che ne fanno parte, sia per le condizioni meteo che non sarebbero state a favore delle nostre caratteristiche.
Siamo comunque molto contenti perché abbiamo raggiunto diversi obiettivi che ci eravamo prefissati tra cui:
- far fare esperienza ad un livello più alto alle giocatrici giovani.
- utilizzare il maggior numero di giocatrici possibili della rosa (ne abbiamo utilizzate 28).
- iniziare a costruire un gruppo con degli obiettivi condivisi
- trasmettere le basi del modello di gioco che vorremmo arrivare a fare.
- connettere la transizione delle giocatrici under 20 alla nazionale maggiore.
La partita di sabato ha evidenziato ancora di più quanto giornalmente le atlete debbano lavorare a 360° su tutti gli aspetti tecnici-fisici-mentali. Ed è stato proprio questo che abbiamo condiviso con loro a fine partita per far capire quanto sia fondamentale iniziare ad instaurare una mentalità il più professionale possibile.
Ci tengo a ringraziare le Zebre per il sostegno all’organizzazione di questo progetto, tutti i componenti dello staff che si sono adoperati al massimo per il raggiungimento degli obiettivi e tutti gli 8 club, con i loro staff, che ci hanno permesso di far partite questo progetto.
Questa era davvero la fine dell’intervista…
A presto con la terza e ultima parte di questa saga: l’intervista a Francesco Iannucci.
Un pensiero riguardo “Zebre Femminili un passo avanti: parola di Plinio Sciamanna”